venerdì 5 marzo 2010

Intervista con Fabrizio De Rossi Re, quarta parte



Nel 1968 Derek Bailey chiese a Steve Lacy di definire in 15 secondi la differenza tra improvvisazione e composizione, la risposta fu “In 15 secondi la differenza tra composizione e improvvisazione è che nella composizione uno ha tutto il tempo di decidere che cosa dire in 15 secondi, mentre nell’improvvisazione uno ha 15 secondi” .. la risposta di Lacy era troppo ironica o corrisponde a verità?

Corrisponde senz’altro a verità.. A me capita spesso di improvvisare qualcosa al pianoforte che poi sulla carta diventa una vera e propria partitura. I 15 mesi di lavoro che occorrono magari per scrivere una grande partitura necessitano spesso di quei 15 secondi improvvisati illuminanti..

Qual è il ruolo dell’Errore nella sua visione musicale? Dove per errore intendo un procedimento erroneo, un’irregolarità nel normale funzionamento di un meccanismo, una discontinuità su una superficie altrimenti uniforme che può portare a nuovi sviluppi e inattese sorprese...

Un’inattesa sorpresa derivante da un errore mi capita talvolta lavorando in studio nell’ambito della musica elettronica .. ricordo ad esempio che la grottesca riproduzione (per un errore tecnico) di un normale coro femminile all’interno di un’opera musicale che stavo scrivendo per la radio diventò improvvisamente, proprio quell’errore, l’elemento centrale di tutto il lavoro.. Credo che nell’ambito della musica elettronica dove il suono, non facilmente codificabile come in un tradizionale strumento musicale, possa diventare improvvisamente imprevedibile e sviluppare cose inaudite..

Parliamo di marketing. Quanto pensa che sia importante per un musicista moderno? Intendo dire: quanto è determinante essere dei buoni promotori di se stessi e del proprio lavoro nel mondo della musica di oggi?

Quando comporre è una vera e profonda urgenza creativa bisogna necessariamente tentare di proporsi al mondo per cercare di realizzare le proprie utopie.. anche turandosi il naso ogni tanto. Conosco tanti buoni musicisti e compositori, inevitabilmente sconosciuti, che non propongono mai la propria musica..vivono in una sorta di turris aeburnea, e questo con evidenza nasce in fondo dalla paura di mettersi in gioco..
E’ necessario essere in trincea per fare questo lavoro e capire in quale direzione sta andando il mondo musicale..


Come vede la crisi del mercato discografico, con il passaggio dal supporto digitale al download in mp3 e tutto questo nuovo scenario? Tutta questa passiva tendenza ad essere aggiornati e di possedere tonnellate di mp3 che difficilmente potranno essere ascoltati con la dovuta attenzione non comporta il rischio di trascurare la reale assimilazione di idee e di processi creativi?

Certamente si vive molto in superficie.. l’approfondimento non è più di moda. Tuttavia bisogna fare i conti con questa realtà. E’ necessario che le case discografiche, la Siae, i teatri e le istituzioni musicali si adeguino al mondo del web. I miei figli divorano la musica dal web, è un processo inevitabile.

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