Ti propongo un gioco: ti faccio alcuni nomi, che penso siano legati alle tue idee musicali, e tu mi dice se ci ho azzeccato e che cosa significano o hanno significato per te? Incomincio: Alva Noto, Fennesz, John Cage, Brian Eno, Steve Reich.
Quelli che mi stai citando sono tutti dei colossi, che con il loro genio hanno creato nella storia della musica elettronica una frattura tra il prima e il dopo. Il rischio è che vengano assunti come archetipi, come riferimenti assoluti, come miti da imitare pedissequamente. Sicuramente la strada dell’emancipazione dai propri riferimenti non è facile, ma vale la pena di tentare. Se non c’è ricerca non ha neppure senso cimentarsi. Essenziale è conoscere i paradigmi, non si può fare finta che non ci sia stato Cage o Eno, ma è anche fondamentale prenderne le distanze. Personalmente ci sono dischi di cui sono innamorato (Alva Noto e Sakamoto, Vrioon; John Cage, Imaginary Landscapes 1; Brian Eno, On land; Fennesz, Venice; Steve Reich, The desert music), e mi sono rimasti nel cuore. Del resto il bambino inizia a parlare per imitazione del genitore, ma poi la logica del discorso la sviluppa da sé.
Consigliaci cinque dischi per te indispensabili, da avere sempre con se.. i classici cinque dischi per l‘isola deserta…
Come al solito domanda difficilissima, e la scelta non può che variare a seconda dell’umore. La verità è che spero non mi succeda mai dover scegliere per davvero… Oggi mi gira così: Pauline Oliveros, Deep Listening; Steve Roach, Dreamtime return; David Sylvian, Gone to Earth; Sigur Ròs, Med sud i eyrum vid spilum endalaust; Helios, Eyngia.
A proposito di dischi.. è una mia sensazione o recentemente la scena glitch sta un po’ segnando il passo … tralasciando la sperimentazione verso una “cristallizzazione” delle forme? Io ti confesso che nel 2009 di cose veramente interessanti ho ascoltato solo l’ultimo disco di Fennesz, bellissimo, e Utp di Alva Noto e Sakamoto con l’Ensemble Modern che ho trovato semplicemente fantastico… che ne pensi? Comincio a invecchiare?
A proposito di dischi.. è una mia sensazione o recentemente la scena glitch sta un po’ segnando il passo … tralasciando la sperimentazione verso una “cristallizzazione” delle forme? Io ti confesso che nel 2009 di cose veramente interessanti ho ascoltato solo l’ultimo disco di Fennesz, bellissimo, e Utp di Alva Noto e Sakamoto con l’Ensemble Modern che ho trovato semplicemente fantastico… che ne pensi? Comincio a invecchiare?
Adesso che il suono glitch, se pur solamente come citazione, si è diffuso anche nelle produzioni del pop più commerciale e che la maggior parte di chi fa musica elettronica vi aderisce soltanto perché sembra essere lo stato dell’arte, forse è il caso di passare oltre, magari avendone fatto bagaglio, ma non un fine a sé stante. La ricerca del suono passerà pure per il glitch, ma non si deve fermare alla riproduzione di quello che è diventato uno stilema fatto, anche in questo caso, di regole non scritte cui tutti oggi sembrano fare riferimento. Qualche tempo fa leggevo un’intervista a Fennesz in cui il musicista sosteneva che la scena glitch fosse già vecchia, roba degli anni ’90. Beh, se lo dice lui?
Tra i dischi che mi hai citato quello che mi è piaciuto di più comunque è quello di Sakamoto. La risposta è: certo che stiamo invecchiando!
continua domani
Nessun commento:
Posta un commento