mercoledì 7 settembre 2011

Stefano Pilia, Action Silence Prayers


Al primo ascolto, un pensiero immediato. Kranky. Quel suono lento, quasi stanco, un procedere meditato, senza ansie, sulle ali di una melodia dilatata oltre ogni limite. Una eredità, una reliquia quasi semiologica del post rock della seconda metà anni’ 90? Ho forse sbagliato disco? Sono tornati i Labradford? O sono i Tortoise che si sono “asciugati” togliendo le percussioni di McEntire?
Niente di tutto questo, il disco è datato 2008 e siamo in Italia, meglio ancora a Bologna e la chitarra che produce questi suoni è quella ispirata di Stefano Pilia.
Rispetto al già notevole “Healing memories and other scattering times” in questo cd uscito per la Die Schachtel, etichetta milanese che negli ultimi anni si è fatta ben notare per la notevole qualità e per la pregevole estetica delle sue uscite discografiche, Pilia sembra aver virato verso suoni e contorni da tratti più elegiaci e intimi. La sua chitarra dilatata, trattata e integrata con l’elettronica assume venature più romantiche e sognanti allontanandosi da un concetto di drone minimalista, asciutto e quasi asettico emotivamente così caro a LaMonte Young per definire una propria poetica dai toni delicati ma allo stesso tempo sorretti dall’amplificazione della sua sei corde. Gli stesi titoli dei brani come Sea, Water, Question, Sky, Window e Land, suggeriscono un qualcosa più vicina alle idee delal prima ambinet di Brian Eno e a un concetto di musica come “fattore immersivo”, per citare David Toop. Lasciatevi lentamente andare alla deriva, perdersi e ritrovarsi è piacevole con la chitarra di Stefano Pilia, non pensiate però che l’ascolto sia del tipo easy listening. E’ richiesta concentrazione e dedizione.