Per ascoltare questo disco non fate come me. Non scegliete una accecante giornata di sole estiva. Ascoltatelo in autunno, meglio, magari in una di quelle giornate un po’ nebbiose, quando i colori accesi delle foglie si uniscono al grigio uniforme delle nebbie e i suoni attorno diventano ovattati e confusi. Perfino gli odori diventano un po’ dolciastri e ci si sente tristi e un po’ introspettivi.
Sono sicuro che allora darà il meglio di se.
Un disco bellissimo questo, con Stefano Pilia che tratta, modifica, gioca con la sua chitarra ricavandone drones intensi, spetrali e colorati come aurore boreali. Un disco vicino a certe idee di “quasi prog” di altre scene musicali come quella attorno a cui gravitano gruppi come i GodSpeed You BlackEmperor e i Sigur Ros, ma senza quella epica che carica l’ensemble canadese e quel senso di animazione sospesa del gruppo islandese.
Non ci sono voci, solo in alcuni brani gli inserimenti elettronici di Massimo Carozzi e Valerio Tricoli, per il resto domina il suono saturo, a volte nitido, a volte distorto della chitarra di Pilia che si dilata, aleggia, si sparpaglia, ritorna a illuminare titoli come “healing memories..”, “the holy sailor” … “godspeed gnome” … prometto di riascoltarlo in autunno … a tutto volume, perdendomi nei suoi drones e nei suoi loop. September is here again.
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