Una precisazione: vorrei con questo scritto esaminare alcune caratteristiche dello stile compositivo di John Zorn, in particolare la sua particolare struttura musiscale a “blocchi” e l’impiego del rumore all’interno delle sue musiche analizzando la figura di Zorn come compositore postmoderno, al sua visione più pragmatica che teorica e la sua visione “politica”. La musica di Zorn produce degli effetti palpabili nei suoi ascoltatori, o almeno li incita ad una forma di azione, di risveglio: attiva l'ascoltatore in una maniera che molta musica convenzionale e commerciale, che si autoassegna un ruolo consolatorio o di anestetico, non fa.
Ma nel fare questo Zorn realizza questa affettività, ironicamente sfruttando, ribaltando e facendo esplodere le convenzioni e le forme trite, conosciute e usurate dalla cosiddetta “musica commerciale”.
La forma musicale in se stessa, in quanto legata sia alla sfera della produzione che della funzione sociale sia alla convenzione artitsico-estetica, fornisce una possibile chiave di interpretazione per la dialettica delle sfere sociali ed estetiche, e così come permette di effettuare una rapida incursione (e critica) all’interno del problema della prassi metodologica postmoderna. La Musica, come scrive Jacques Attali nel suo bellissimo libro “Noise: The Political Economy of Music”, manifesta la sua vera natura come "strumento di conoscenza", come “nuova forma teoretica” per indagare le dinamiche delle strutture sociali. La Musica, come Attali fa capire, può offrire una congiunzione vitale, pienamente realizzata tra il teoretico ed il pratico, una forma teorica a cui far rscontro con una pratica formale. Ma dove, per Attali, questa visione si muove su un carattere chiaramente utopistico, il contratos tra la creatività dell’artista e l’inaridimento generato dalla struttura massificata dalla società, temi molto cari ad Adorno, la "novità" e l"originalità" della musica di Zorn si basano precisamente nel suo rifiuto nell’accettare sia l'originale sia il nuovo come categorie valide di espressione artistica, sia nell’ambito della sfera compositiva che nella performance.
La politica della musica di Zorn, la sua spinta affettiva emerge dall'interno delle manifestazioni formali delle sue parodie di genere e di forma, della sua musicalità tecnocraticamente satura di postmodernismo, delinenado una corrente politica significativa che corre attraverso l’appiattimento dei generi musicale, la rinuncia alla figura del compositore deus ex machina, una struttura musicale collettiva, una visione liberatoria del rumore e il riscatto della logica consumistica dell’industria musicale.
La caratteristica immediatamente udibile della musica di John Zorn è la sua rumorosità. Abrasive, forti, veloci, sgradevoli, dissociative, le tessiture musicali di Zorn non sono mai dolci o soddisfacenti nel senso convenzionale del termine. Ascoltando le grida primitive di Yamatsuka Eye sulle prime due registrazioni dei Naked City, il punk-jazz trash del suo tributo a Ornette Coleman, Spy vs Spy, o i suoi “sdrucciolevoli”, sghembi arrangiamenti dei lavori di Kurt Weill o Ennio Morricone si comprende facilmente come nei suoi lavori non trovano posto nè la grazia della musica classica né la pretenziosità del Romanticismo, a meno che questi elementi non siano utilizzati come forme musicali antagoniste. Allo stesso tempo il suo lavoro non ammette senza problematiche le convenzioni della musica da camera moderna e contemporanea. Il lavoro per quartetto d’archi come Forbidden Fruit incorpora i "giradischi" suonati da Christian Marclay, nel quale pezzi casuali e distorti di musica pre-registrata si inseriscono attraverso le tessiture già frammentate degli stessi archi del Kronos Quartet. Un lavoro per ensemble cameristico come Cobra non solo usa strumentazione orchestrale e convenzionale inclusi arpa, ottoni, strumenti a fiato, percussioni, ma anche incorpora chitarra elettrica e basso, giradischi, organo scadente, e suoni preparati che variano dai nitriti equini ai richiami per anitre, suonerie telefoniche ed echi di suoni industriali.
Zorn, pur affermando il suo status di "compositore di formazione classica", rivendica la propria posizione di artista scomodo, anticonvenzionale e post-modernista fondendo liberamente tra loro materiali del "mondo classico" con la musica popolare, l’hardcore punk, l’heavy metal, il jazz (free e tradizionale), le colonne sonore televisive, e sound effects, in un lavoro costantemente eclettico, ibrido e polisemico che pesca nel torbido e nel trash della cultura popolare.
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Grande zorn
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