giovedì 21 giugno 2012

Recensione di Tales of the Flying Whale, Duo Nautilus, Setola di Maiale



Signori, i fatti sono inoppugnabili e scientificamente dimostrati. E’ ormai dimostrato ed evidente che le balene volino e che, fatto ancora più sorprendente, le balene sognino.
La cosa è ormai di dominio pubblico e non dovrebbe stupire più nessuno, eppure se da tempo rimaniamo incantanti nel vedere le balene abitare i nostri cieli (Disney aveva anticipato e previsto tutto con Fantasia 2000), non siamo ancora in grado di capacitarci che le balene possano sognare.
In realtà lo stupore è comprensibile. Sognare è cosa tipicamente umana. Solo agli artisti e, in particolare, ai poeti finora è stata poi data  licenza di trasformare la materia cromatica dei sogni in luci percorsi in grado di emozionare chi, come me, dimentica i sogni alle prime luci dell’alba.
Ma cosa possono sognare questi giganteschi mammiferi che attraverso i cieli con la stessa calma eleganza con cui nuotano nei mari?
Sogni di abissi? Sognano le infinite sfumature del blue dei mari e dei cieli? Le danze acquatiche nei mari del nord e del sud? Le distese dei fondali degli oceani? E mentre torme di psicologi e di scienziati si sono lanciati nelle più incredibili congetture, analizzando il problema in ogni modo possibile, solo un duo di musicisti, il Nautilus Duo (Mirko Busatto alla chitarra elettrica e Paolo Calzavara alle apparecchiature elettroniche) hanno provato a raccontare questi sogni e farceli ascoltare.
Perché la grande verità è che i sogni delle balene non si possono vedere, si possono solo ascoltare, le balene sognano suoni colorati, ampi, distesi, policromi. Sognano tessuti sonori dalla diversa densità come diversa è la densità delle acque degli oceani alla loro diversa profondità. E nei sogni lanciano richiami, raccontano storie di viaggi, di incontri.
Forse è per quello che Achab cacciava la balena bianca, aveva capito, pover uomo, la balena sognava e che i suoi sogni erano più grandi di quelli di un uomo e che ascoltare quei sogni poteva mettere in dubbio la centralità dell’uomo nell’universo, spezzare l’ascesa infinita del processo evolutivo umano, ridefinire per l’ennesima volta la fragilità dell’essere umano.
Oppure. Oppure aveva ascoltato gli incubi della balena e dopo non era più stato in grado di essere lo stesso uomo di prima.
Ma voi fate come me. Ascoltate i sogni della balena. Dove? Solo su Setola di Maiale, che diamine! Chi altro poteva dare casa agli eredi del Capitano Nemo?

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