giovedì 28 giugno 2012
Si supieras di Rubén Andrés Costanzo, prima parte
Si supieras
¡° ¡Pero si sos más manyada
que el tango La Cumparsita!”0
I brani musicali di grande successo sono tanti e le loro storie riempono gli scaffali delle librerie, ma ancora è impossibile capire il meccanismo per creare un brano di fama internazionale.
Una cosa risulta chiara, non sono i gradini che portano al successo: la qualità della composizione, né i soldi spessi in promozioni pubblicitarie, né i premi vinti nei festival.
Ovunque si parli di tango non può evitare di parlare di: La cumparsita e colonne di questo blog non sono una eccezione, del perché del successo planetario di questo tango ne hanno parlato tutti i critici musicali, ma senza raggiunger ad una risposta, ma vorrei condividere con voi alcuni punti la storia rocambolesca di questo brano.
L'uruguayano Gerardo Matos Rodriguez (1899-1942), negli anni '10 del 1900 era uno studente d'architettura nella città di Montevideo, faceva parte della Federacion de Estudiantes del Uruguay, la legenda dice che Matos Rodriguez fecce una marcia per essere interpretata da una banda1che nelle sere di carnevale percorrerebbe le strade montevideane per raccogliere fondi per coprire le spese della sede della associazione universitaria, questo brano rimasse a dormire in un pentagramma con una scrittura musicale amatoriale per qualche tempo.
Nel 1916 arrivò a Montevideo Roberto Firpo con il suo quartetto, questo gruppo musicale era il più gettonato dell'epoca, Firpo farebbe all’epoca una serie di presentazioni nel locale La Giralda nel centro della città. Tramite alcuni amici, Gerardo Matos Rodriguez incontrò Firpo e consegnò il manoscritto della sua “marcia”, l'interesse del maestro per il branoscattò subito e decise di introdurlo nel repertorio del suo quartetto nelle serate montevideane, si come il manoscritto era molto semplice Firpo aggiunse alcune parti tratte da un suo brano intitolato La Gaucha Manuela che a sua volta conteneva parti del Miserere dell'opera Il Trovatore di G. Verdi, era la sera del 8 febbraio del 1916 2
Firpo offrì a Matos Rodrìguez di migliorare l'arrangiamento del tango e condividere la paternità del brano, offerta rifiutata gentilmente per parte di Matos, in quel momento suoi amici segnalarono come insensato il diniego perché la popolarità di Firpo avrebbe portato un grande successo a La Cumparsita.
Secondo il musicista uruguayano Alberto Alonso lo spartito di La Cumparsita comincio a circolare tra i musicisti montevideani questi lo interpretavano spinti dalla notorietà che gli diede Firpo, e dalla voglia di diffondere tanghi di autori uruguayani.
Nel 1917 Matos Rodriguez offrì i diritti di La Cumparsita alla casa editrice: Breyer Hermanos di Buenos Aires rappresentante in questa città della Casa Ricordi italiana, il brano, che già era stato presentato da Firpo a Buenos Aires3, non aveva ancora un grande valore commerciale e in una lettera del 6 aprile 19174 la Casa Breyer fece una controproposta al ribasso, offrendo per la Cumparsita 50 pesos argentinos più 30 copie dello spartito, l'autore accettò e cedete i diritti.
In quell'anno la casa discografica Victor di Buenos Aires acquista un “nuovo” impianto di registrazione offrendo al musicista uruguayano Alberto Alfonso e il suo quartetto formato da Alfonso al pianoforte, Juan Trocoli e Juan Josè Castellanos ai violini e Enrique “Minoto” Di Cico al bandoneòn5 di fare 20 incisioni l'amministratore della Victor il signor Hector Dell'Acqua propone ad Alonso di includere tra le incisioni il brano di Matos Rodriguèz La cumparsita, che secondo Horacio Ferrer fu la prima incisione del tango6. Nel sito Todotango.com Ricardo García Blaya sostiene che Firpo fece nel 1916 la prima registrazione del brano per la discografica Odeon con il numero di serie 486 colocando nello stesso anno la incisione di Juan Maglio “Pacho” fatta a Porto Alegre in Brasile. Sempre Garcia Blaya cita lo storico Héctor Ernié (in "La historia de La cumparsita", revista Tango nº 23), dando una nuova data di stampa dello spartito, non nel 1917 fatta dalla casa Breyer di Buenos Aires, ma quella del 1916 fatta in Montevideo dalla casa Arista y Lena.7
Il grande successo dell'opera viene raggiunto nel 1924 quando Enrique Maroni e Pascual Contursi (questo ultimo autore del tango Mi noche triste), aggiungono le parole alla musica de La Cumparsita, per essere interpretata nel sainete, (trad.: nome che si da alla commedia tipica del teatro di Buenos Aires): Un programma de Cabaret, il tango fu interpretato dal cantante Juan Ferrari il 6 giugno 1924 trasformando così il titolo La Cumparsita in: Si Supieras,
SI SUPIERAS
I
Si supieras que aùn dentro de mi alma
conservo aquel cariño que tuve para ti…
Quièn sabe, si supieras que nunca te he olvidado,
volviendo a tu pasado de acorderàs de mí...
II
Los amigos ya no vienen ni siquiera a visitarme,
nadie quiere consolarme en mi aflicción….
Desde el día que te fuiste
siento angustias en mi pecho.
Decí percanta, ¿qué has hecho
de mi pobre corazòn?
III
Al cotorro abandonado ya
ni el sol de la mañana
asoma por la ventana,
como cuando estabas vos
Y aquel perrito compañero,
que por tu ausencia non comía,
al verme solo, el otro dia,
tambien me dejò.
I bis
Sin embargo
yo siempre te recuerdo con el cariño
santo que tuve para ti,
Ya estás en todas partes pedazo de mi vida,
y aquellos ojos que fueron mi alegría
los busco por todas partes
y no los puedo hallar.
SE SAPESSI
I
Se sapessi che ancora dentro la mai anima
conservo quel affetto che ho avuto per te
Chi sa , se sapessi che non ti ho dimenticato
tornando al tuo passato ti ricorderai di me
II
Gli amici già non vengono nemmeno a visitarmi
nessuno vuole consolarmi nella mia afflizione
Dal giorno in cui ti ne andaste
sento angosce nel mio petto
Dimmi ragazza cosa hai fatto
nel mio povero cuore?
III
All'appartamento abbandonato già
nemmeno il sole del mattino
appare dalla finestra
come quando c'eri tu
E il cane compagno
che per la tua assenza non mangiava
al vedermi solo, l'altro giorno,
anche lui mi lasciò
I bis
Comunque
io sempre ti ricordo con l'affetto
santo che ho avuto per te
Già ci sei da tutte le parti pezzo della mia vita
e quei occhi che furono la mia gioia
li cerco ovunque
e non li posso trovare
Questo testo fece arrabbiare molto a Matos Rodriguez perché lui ne aveva altre parole per questo tango e per il fatto che non fu consultato sul cambiamento, ma lui non aveva più i diritti sull'opera e la casa Breyer poteva fare del brano quello che riteneva necessario. Le parole Matos Rodriguez per questo tango sono queste:
LA CUMPARSITA
I
La cumparsa de miserias sin fin,
desfila en torno
de aquel ser enfermo,
que pronto ha de morir de pena.
Por eso es que en su lecho,
solloza acongojando, recordando
el pasado que lo hace padecer.
II
Abandonò su viejita,
que quedò desamparada
y loco de pasion, ciego de amor,
corriò tras de su amada,
que era linda,
era hechicera,
de lujuria era un flor,
que burlò su querer hasta que se cansò
y por otro lo dejò.
I bis
Largo tiempo despuès,
cayò al hogar materno,
para poder curar
su enfermo y herido corazòn,
y supo que su viejta santa
la que él había dejado,
el invierno pasado
de frío se murió.
III
Hoy ya solo abandonado a lo triste de su suerte,
ansioso espera la muerte,
que bien pronto ha de llegar.
Y entre la triste frialdad
que lenta invade el corazòn
sintiò su cruda sensaciòn de su maldad.
I para Fin
Entre sombras, se le oye respirar sufriente.
al que antes de morir sonriè,
porque una dulce paz le llega.
Sintiò que desde el cielo,
la madrecita buena,
mitigando sus penas e sus culpas
loperdonò.
LA CUMPARSITA
I
La comparsa di miserie senza fine
sfila attorno
di quel essere malato
che presto morrà di penna
Per questo nel suo letto
piange angosciato, ricordando
il passato che lo fa soffrire
II
Lasciò sua madre
che rimasse abbandonata
e folle di passione, ceco d'amore,
corse dietro la sua amata
che era bella,
era strega,
di lussuria era un fiore,
che burlò il suo amore fino a stancarsi
e poi lo lasciò
I bis
Molto tempo dopo
tornò al focolare materno,
per poter guarire
il suo malato e ferito cuore,
e seppe che la sua madre santa
che lui aveva lasciato,
l'inverno scorso
di freddo morì
III
Oggi già solo abbandonato alla sua triste sorte
ansioso attende la morte
che ben presto arriverà
E tra la triste fredezza
che lenta invade il suo cuore
sentì la cruda sensazione della sua malignità
I per il finale
Tra le ombre, se lo sente respirare sofferente
a colui che prima di morire sorride
perché una dolce pace gli arriva
Sentì che dal cielo,
la mammina buona,
mitigando le sue pene e colpe
lo perdonò
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento