mercoledì 28 gennaio 2009

Un restauro complesso: un organetto senza scala di Leonardo Perretti



















Fig. 1- L’organetto

Alla relazione del restauro di questo strumento, stilata da Leonardo Perretti, vi sono da aggiungere alcune note che il restauratore ha omesso forse per troppa modestia: Chi non restaura strumenti musicali o non è fra gli "addetti ai lavori", come si dice in genere, non sa che gli strumenti musicali meccanici, a differenza di quelli classici, non hanno una scala musicale universale. Ogni costruttore decideva la propria scala musicale, ovvero quali note far suonare allo strumento e in quale ordine (generalmente dalla più grave alla più acuta), e raramente le diverse tipologie di strumenti che venivano fabbricate nella stessa ditta mantenevano l'ordine delle note inalterato. Generalmente quando si compra uno strumento antico quest'ultimo è mal ridotto: nel caso di uno strumento cordofono spesso le corde sono mancanti o totalmente stonate, mentre per gli aerofoni, come in questo caso, le canne hanno subito tanti e tali danni da suonare note totalmente diverse da quelle per cui erano state costruite. Per le motivazioni appena esposte si sconsiglia sempre di acquistare unicamente strumenti musicali meccanici che abbiano la scala musicale ben contrassegnata (in generale dietro ogni canna o accanto alle caviglie delle corde sono leggibili le lettere della scala musicale antica o tedesca) poichè, tranne nel caso in cui si disponga di uno strumento identico in buone condizioni, è praticamente impossibile ritrovare la giusta accordatura delle terminazioni sonore. Nel caso dello strumento ora in questione, l'acquirente sapeva che esso non era una strumento da comprare poichè, oltre al non suonare, non disponeva della propria scala musicale. Lo strumento venne ugualmente acquistato per via della particolarità costruttiva (é piuttosto raro incontrare spalloni-così viene detto questo strumento- che abbia delle canne al posto delle corde, terminazioni ben più consone in questa tipologia di strumento). Questo strumento è stato inviato da numerosi restauratori italiani ed europei senza che nessuno di questi riuscisse a trovarne la giusta scala musicale. Ogni speranza sembrava perduta sinchè lo strumento non venne affidato agli studi di Leonardo Perretti, eccellente e noto restauratore italiano, che trovò la chiave per risolvere il problema in un modo eccezionale ed innovativo... Preannunciato tutto questo lasciamo il racconto dei fatti a colui che ha ridato voce al nostro spallone a canne: Leonardo Perretti.

Un restauro complesso

E' in via di completamento il restauro di un piccolo ma interessante organo da strada; si tratta di uno strumento piuttosto inusuale, conformato alla stessa maniera dei cosiddetti "spalloni", cioè strumenti trasportati a spalla, con delle cinghie di cuoio, ma in questo caso, anziché essere a corde, esso è un piccolo organo a canne. Questo strumento era stato recuperato dal nostro Presidente Franco Severi e si trovava in uno stato di completo abbandono, le canne asportate e accantonate, molte mancanti, al punto che non si aveva neanche la possibilità di determinarne la scala.













Fig. 2- Cartello indicante il restauratore Borneto Giovanni ('800)

Sulla sua origine nulla ci è dato sapere; la tecnica costruttiva riporta alla seconda metà dell'800 e l'unica indicazione documentaria disponibile è un cartellino, incollato sulla canna più grande, di un "riparatore-accordatore" genovese, tale Borneto Giovanni (fig. 2) Il cartellino, a stampa, reca decorazioni stilizzate di stile liberty. Dopo alcuni tentativi infruttuosi di ripristino, si è deciso di tentare la ricostruzione della scala partendo dall'analisi del cilindro, ripercorrendo cioè, in un certo senso, a ritroso le tappe della notazione, utilizzando tecniche informatico-digitali. Il metodo utilizzato è stato il seguente. Si è partiti da una ripresa fotografica con macchina digitale (Minolta Dimage 7 Hi), suddividendo il cilindro in tre fasce (sinistra-centro-destra); per ogni fascia sono state scattate 65 fotografie, tenendo la macchina fotografica fissa a distanza costante di circa 3 metri dal cilindro e ruotandolo, per ogni scatto, di circa 5,6 gradi (la 65a foto serviva solo per completare la copertura sovrapponendosi alla prima).












Fig. 3- Il cilindro. Nel particolare le linee di riferimento per la trascrizione delle note.

Il passo successivo è consistito nel "ritagliare" digitalmente le fasce centrali di ciascuna foto, perpendicolari all'obiettivo, per un'altezza di circa 1 centimetro, in modo da minimizzare l'errore di prospettiva, e poi unirle a quelle adiacenti, così da ottenere l'immagine completa del cilindro "srotolato" suddivisa nelle tre fasce longitudinali. La fig. 4 è l'immagine di una delle fasce. L'alta risoluzione utilizzata nelle riprese fotografiche permette di ingrandire i chiodi e la superficie del cilindro in modo da visualizzarne i dettagli più minuti. Le immagini complessive sono state poi inserite in un programma di grafica vettoriale, inquadrate all'interno di una griglia dimensionale, evidenziando le linee dei chiodi da analizzare. Si è deciso di rilevare i primi due brani (il cilindro contiene 10 brani) trascrivendo, per ciascuna linea di chiodi, le posizioni iniziale e finale di ciascun chiodo rispetto alla linea iniziale. Poiché nell'utilizzo normale il cilindro ruota con velocità costante, le distanze dei chiodi dalla linea iniziale sono proporzionali al tempo, e indicano, a meno di una costante di proporzione, l'istante esatto in cui la nota verrà eseguita. Una volta rilevate le posizioni di ciascun chiodo o ponte, queste misure sono state trascritte all'interno di un programma di composizione musicale (Cakewalk Metro) come eventi MIDI. Questo programma possiede una funzione molto utile per il nostro caso, e cioè consente di visualizzare il brano come fosse un "rullo perforato", il cui aspetto è, ai fini pratici, identico al cilindro chiodato (vedi fig. 5) Il programma permette inoltre di spostare in blocco le note corrispondenti a un determinato tasto (=linea di chiodi) da un tasto all'altro della tastiera virtuale. A questo punto abbiamo il nostro brano ricostruito nel programma di composizione, ma non conosciamo le note corrispondenti alle varie linee di chiodi, e qui comincia la parte più delicata e incerta dell'indagine. Si è cercato di recuperare tutti gli indizi ed elementi utili allo scopo; una prima indicazione è venuta dalla disposizione delle canne sul somiere. Poiché le canne, come si è detto, erano asportate dall'organo, e molte di esse erano mancanti, non era possibile determinarne l'esatta posizione, tuttavia alcune di esse hanno caratteristiche tali per cui la loro posizione è obbligata; inoltre, sopra le canne erano apposte varie numerazioni, delle quali una, apparentemente la più antica e quindi verosimilmente quella tracciata dal costruttore originale, fornisce ulteriori indicazioni; infine, esiste una regolarità nell'andamento delle canne, che indica una disposizione a cuspide per quelle dei bassi, e a cuspide rovesciata per quelle acute. Va anche detto che il cilindro reca, in prossimità del margine sinistro, due numerazioni parallele che suddividono la circonferenza una in 48, l'altra in 32 parti, corrispondenti evidentemente alla suddivisione delle battute dei brani, e questo costituisce un ulteriore elemento che aiuta nella loro reinterpretazione. Riorganizzando opportunamente le file di chiodi sulla base di questi dati si è ottenuta una prima ipotesi di scala, che è stata verificata ascoltando i brani, sintetizzati dal computer; operando successivamente vari spostamenti e verifiche delle note, si è arrivati ad un'ipotesi finale ragionevolmente congrua, considerato che i due brani presi in considerazione erano ignoti, per lo meno al restauratore. La scala che ne è risultata è quella diatonica con l'aggiunta del Sib, estesa dal Do di 4' al Mi di 1/4'. Una volta determinata la scala, le canne sono state accordate di conseguenza, utilizzando molte di quelle già ricostruite nei tentativi precedenti per completare le lacune.

Leonardo Perretti


Ringraziamo l'Associazione Musica Meccanica Italiana
ttp://www.ammi-italia.com/
per aver concesso la pubblicazione di questo testo.

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