Nel libretto del cd Strong Strange Strings di Elena Càsoli leggo "Suono uno strumento che vive oggi uno dei momenti più felici della sua lunga storia. Uno strumento che ha saputo evolversi adeguando struttura e caratteristiche timbriche ai mutamenti del pensiero musicale, fino a trovare nel XX secolo una molteplicità di forme ed espressioni pari solo al periodo rinascimentale e barocco." Devo ammettere di essere rimasto molto impressionato da questa dichiarazione di intenti: spesso e volentieri ho letto di chitarristi lamentarsi della “povertà” del repertorio chitarristico, nei confronti di quello di altri strumenti come il violino e il pianoforte, questa dichiarazione riferita alla musica contemporanea ribalta completamente la situazione.. che ne pensate?
Silvia: Sono assolutamente d'accordo con ciò che dice Elena Càsoli: la contemporaneità è un periodo ricchissimo per la chitarra, pieno di aperture e contaminazioni. Ciò che nella storia della musica è stato motivo di discriminazione dello strumento (la sua presunta “non nobiltà”, il fatto di non far parte dell'orchestra, la quasi completa assenza dal repertorio della classicità musicale...) è oggi fonte d'interesse, sia da parte dei compositori che degli interpreti. La sua varietà di suoni, di timbri, di tecniche, di liuteria, la rende poi terreno adattissimo a sperimentazioni sonore, tecniche, compositive.
Irene: Anche io ero rimasta molto colpita leggendo il libretto di questo cd. In generale sono affascinata dalla personalità artistica di Elena Casoli e mi ha fatto veramente piacere poterla intervistare per la nostra trasmissione. La chitarra è un prisma ed è sempre stato uno strumento a cavallo tra il “colto” e il “popolare”. Questa sua natura così versatile le ha permesso oggi di essere all’altezza del tempo presente e anche protagonista nelle nuove tecnologie. Questo non è un fatto astratto, ma vive grazie a persone in carne ed ossa che portano avanti quest’idea di chitarra e che sono disposte a mettersi in gioco sperimentando e ricercando.
Berlioz disse che comporre per chitarra classica era difficile perché per farlo bisognava essere innanzitutto chitarristi, questa frase è stata spesso usata come una giustificazione per l’esiguità del repertorio di chitarra classica rispetto ad altri strumenti come il pianoforte e il violino. Personalmente ritengo che questa affermazione sia sempre più “messa in crisi” dal crescente interesse che la chitarra (vuoi classica, acustica, elettrica, midi) riscuote nella musica contemporanea e mi sembra che le proposte musicali che voi fate nel vostro programma sottolineino bene questa nuova situazione dobve sempre più compositori, anche non chitarristi, scrivono per la sei corde….
Silvia: Tantissimi compositori per chitarra oggi non sono chitarristi. Un po' credo sia dovuto alla caduta dei pregiudizi con cui il nostro strumento ha fatto i conti per secoli, e che tenevano lontani tutti coloro che non conoscevano a fondo le potenzialità delle sei corde. In parte però penso che il merito vada al fatto che il suono della chitarra si adatti perfettamente ai sentimenti contemporanei, al bisogno di intimismo, al gusto per le piccole sfumature, per le sonorità più popolari o più lontane dalla nostra cultura.
Irene: Non credo che sia indispensabile essere chitarristi. Sicuramente ogni compositore si confronta con lo strumento per cui decide di scrivere ma vale per tutti, non solo per il nostro strumento. Possedere una tecnica chitarristica è un elemento che certamente incide su una composizione ma non è escludente rispetto al desiderio di scrivere. Qualche mese fa mi è stato chiesto di partecipare ad un progetto musicale trascrivendo per chitarra classica alcuni brani pensati per musica elettronica e voce. Da qui è nato un gruppo, gli “Oh!The Lady Stone” (http://www.myspace.com/ohtheladystone) dove chitarra classica e musica elettronica convivono senza problemi. I live per ora hanno carattere acustico ma coltivano l’aspetto ibrido di questo progetto. Penso che ci sia un interesse crescente verso questo strumento anche da un punto di vista non strettamente accademico e lo penso anche quando vedo tanti liutai produrre chitarre classiche amplificate di ottimo livello. Questo ci permette di poter conservare le peculiarità di questo strumento che spesso si perdono ricorrendo ad amplificazioni con una ripresa microfonica esterna.
Silvia: Sono assolutamente d'accordo con ciò che dice Elena Càsoli: la contemporaneità è un periodo ricchissimo per la chitarra, pieno di aperture e contaminazioni. Ciò che nella storia della musica è stato motivo di discriminazione dello strumento (la sua presunta “non nobiltà”, il fatto di non far parte dell'orchestra, la quasi completa assenza dal repertorio della classicità musicale...) è oggi fonte d'interesse, sia da parte dei compositori che degli interpreti. La sua varietà di suoni, di timbri, di tecniche, di liuteria, la rende poi terreno adattissimo a sperimentazioni sonore, tecniche, compositive.
Irene: Anche io ero rimasta molto colpita leggendo il libretto di questo cd. In generale sono affascinata dalla personalità artistica di Elena Casoli e mi ha fatto veramente piacere poterla intervistare per la nostra trasmissione. La chitarra è un prisma ed è sempre stato uno strumento a cavallo tra il “colto” e il “popolare”. Questa sua natura così versatile le ha permesso oggi di essere all’altezza del tempo presente e anche protagonista nelle nuove tecnologie. Questo non è un fatto astratto, ma vive grazie a persone in carne ed ossa che portano avanti quest’idea di chitarra e che sono disposte a mettersi in gioco sperimentando e ricercando.
Berlioz disse che comporre per chitarra classica era difficile perché per farlo bisognava essere innanzitutto chitarristi, questa frase è stata spesso usata come una giustificazione per l’esiguità del repertorio di chitarra classica rispetto ad altri strumenti come il pianoforte e il violino. Personalmente ritengo che questa affermazione sia sempre più “messa in crisi” dal crescente interesse che la chitarra (vuoi classica, acustica, elettrica, midi) riscuote nella musica contemporanea e mi sembra che le proposte musicali che voi fate nel vostro programma sottolineino bene questa nuova situazione dobve sempre più compositori, anche non chitarristi, scrivono per la sei corde….
Silvia: Tantissimi compositori per chitarra oggi non sono chitarristi. Un po' credo sia dovuto alla caduta dei pregiudizi con cui il nostro strumento ha fatto i conti per secoli, e che tenevano lontani tutti coloro che non conoscevano a fondo le potenzialità delle sei corde. In parte però penso che il merito vada al fatto che il suono della chitarra si adatti perfettamente ai sentimenti contemporanei, al bisogno di intimismo, al gusto per le piccole sfumature, per le sonorità più popolari o più lontane dalla nostra cultura.
Irene: Non credo che sia indispensabile essere chitarristi. Sicuramente ogni compositore si confronta con lo strumento per cui decide di scrivere ma vale per tutti, non solo per il nostro strumento. Possedere una tecnica chitarristica è un elemento che certamente incide su una composizione ma non è escludente rispetto al desiderio di scrivere. Qualche mese fa mi è stato chiesto di partecipare ad un progetto musicale trascrivendo per chitarra classica alcuni brani pensati per musica elettronica e voce. Da qui è nato un gruppo, gli “Oh!The Lady Stone” (http://www.myspace.com/ohtheladystone) dove chitarra classica e musica elettronica convivono senza problemi. I live per ora hanno carattere acustico ma coltivano l’aspetto ibrido di questo progetto. Penso che ci sia un interesse crescente verso questo strumento anche da un punto di vista non strettamente accademico e lo penso anche quando vedo tanti liutai produrre chitarre classiche amplificate di ottimo livello. Questo ci permette di poter conservare le peculiarità di questo strumento che spesso si perdono ricorrendo ad amplificazioni con una ripresa microfonica esterna.
continua domani
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