Quali sono invece i vostri cinque spartiti indispensabili?
Silvia: Estudios sencillos di Brower, il preludio alla suite Compostelana di Mompou, i preludi di Villa-Lobos, la Ciaccona di Paolo Ugoletti, Canciòn del Emperador di Narvaez.
Irene: La fuga degli amanti nella valle dell’eco di Brouwer, Frammento di Carlo Carfagna, Choros 1 di villa lobos, Retrato Brasileiro di Baden Powell, il preludio della Cavatina di Tansman ma anche qualcosa di Piazzolla.
Parliamo di marketing. Quanto pensate che sia importante per un musicista moderno? Intendo dire: quanto è determinante essere dei buoni promotori di se stessi e del proprio lavoro nel mondo della musica di oggi?
Silvia: E' fondamentale, per il nostro programma radio così come per il lavoro di musicista. E' un po' il lato oscuro del fare musica, ma che piaccia o meno non credo se ne possa comunque prescindere. Bisogna sapersi conquistare l'attenzione di chi ascolta per essere davvero un musicista oggi, tener presente che il pubblico è disattento e ha bisogno di essere continuamente richiamato e stimolato, senza per questo dover abbassare le proprie prospettive.
Irene: E’ una parte del proprio lavoro indispensabile. Spesso molto complicata, perché nessuno ci insegna come si faccia. Non basta solo avere cura del proprio “prodotto” e presentarlo nel miglior modo possibile. Si tratta di costruire reti di relazioni, comunità di interessi, nelle quali far vivere il nostro lavoro. Tutto ciò comporta grande fatica e molto dispendio di tempo e di energie fatto in modo ovviamente gratuito con la speranza che serva come investimento per il proprio futuro.
Come vede la crisi del mercato discografico, con il passaggio dal supporto digitale al download in mp3 e tutto questo nuovo scenario? Tutta questa passiva tendenza ad essere aggiornati e di possedere tonnellate di mp3 che difficilmente potranno essere ascoltati con la dovuta attenzione non comporta il rischio di trascurare la reale assimilazione di idee e di processi creativi?
Silvia: Ammetto che personalmente nel molto che ci è proposto faccio una gran fatica a non confondermi, a non distrarmi e a non perdere di vista ciò che cerco. Ma è un rischio che sono ben disposta ad affrontare visto che ne ricavo un'enorme quantità di stimoli e nuove idee facilmente fruibili e ancor più facilmente condivisibili.
Irene: Il mondo globalizzato ci impone di fare i conti con questi nuovi scenari completamente mutati. E la rete è uno strumento non secondario. Trovo fantastico poter possedere tonnellate di mp3. E’ come avere un’enorme enciclopedia musicale sempre a portata di mano, un infinito campo di possibilità. E’ sempre il mio sguardo, poi, a fare la differenza. Se sono una persona superficiale, difficilmente ascolterò con cura. L’abbondanza di mp3, quindi di informazioni musicali a nostra disposizione anche attraverso le condivisione in free download, ha rotto definitivamente il monopolio delle grandi case discografiche e anche della Siae. Che non l’hanno presa bene. Io credo che tutto ciò che pensiamo, creiamo e produciamo sia profondamente influenzato dall’ambiente in cui viviamo, da quello che è venuto prima di noi, da ciò con cui siamo entrati in contatto. Che di tutto questo diventi proprietaria la Siae mi sembra una follia, tanto assurdo quanto brevettare il genoma umano! Cambia il senso della cultura: non è fatta per essere condivisa? Ma anche per essere “remixata”? Cioè rielaborata da altri, mescolata, resa ibrida? Rimessa in circolo dopo essere stata reinventata da un punto di vista singolare? Al fondo della questione c’è anche un ricatto economico, nel momento in cui dobbiamo vivere del mestiere di musicisti. Penso che ci sia necessità di discutere pubblicamente di tutto questo e mi piacerebbe anche spostare radicalmente le coordinate del dibattito e chiedere che venga garantito alle professioni artistiche un reddito di base. Allora sì che non ci sarebbero più ricatti...
Silvia: Estudios sencillos di Brower, il preludio alla suite Compostelana di Mompou, i preludi di Villa-Lobos, la Ciaccona di Paolo Ugoletti, Canciòn del Emperador di Narvaez.
Irene: La fuga degli amanti nella valle dell’eco di Brouwer, Frammento di Carlo Carfagna, Choros 1 di villa lobos, Retrato Brasileiro di Baden Powell, il preludio della Cavatina di Tansman ma anche qualcosa di Piazzolla.
Parliamo di marketing. Quanto pensate che sia importante per un musicista moderno? Intendo dire: quanto è determinante essere dei buoni promotori di se stessi e del proprio lavoro nel mondo della musica di oggi?
Silvia: E' fondamentale, per il nostro programma radio così come per il lavoro di musicista. E' un po' il lato oscuro del fare musica, ma che piaccia o meno non credo se ne possa comunque prescindere. Bisogna sapersi conquistare l'attenzione di chi ascolta per essere davvero un musicista oggi, tener presente che il pubblico è disattento e ha bisogno di essere continuamente richiamato e stimolato, senza per questo dover abbassare le proprie prospettive.
Irene: E’ una parte del proprio lavoro indispensabile. Spesso molto complicata, perché nessuno ci insegna come si faccia. Non basta solo avere cura del proprio “prodotto” e presentarlo nel miglior modo possibile. Si tratta di costruire reti di relazioni, comunità di interessi, nelle quali far vivere il nostro lavoro. Tutto ciò comporta grande fatica e molto dispendio di tempo e di energie fatto in modo ovviamente gratuito con la speranza che serva come investimento per il proprio futuro.
Come vede la crisi del mercato discografico, con il passaggio dal supporto digitale al download in mp3 e tutto questo nuovo scenario? Tutta questa passiva tendenza ad essere aggiornati e di possedere tonnellate di mp3 che difficilmente potranno essere ascoltati con la dovuta attenzione non comporta il rischio di trascurare la reale assimilazione di idee e di processi creativi?
Silvia: Ammetto che personalmente nel molto che ci è proposto faccio una gran fatica a non confondermi, a non distrarmi e a non perdere di vista ciò che cerco. Ma è un rischio che sono ben disposta ad affrontare visto che ne ricavo un'enorme quantità di stimoli e nuove idee facilmente fruibili e ancor più facilmente condivisibili.
Irene: Il mondo globalizzato ci impone di fare i conti con questi nuovi scenari completamente mutati. E la rete è uno strumento non secondario. Trovo fantastico poter possedere tonnellate di mp3. E’ come avere un’enorme enciclopedia musicale sempre a portata di mano, un infinito campo di possibilità. E’ sempre il mio sguardo, poi, a fare la differenza. Se sono una persona superficiale, difficilmente ascolterò con cura. L’abbondanza di mp3, quindi di informazioni musicali a nostra disposizione anche attraverso le condivisione in free download, ha rotto definitivamente il monopolio delle grandi case discografiche e anche della Siae. Che non l’hanno presa bene. Io credo che tutto ciò che pensiamo, creiamo e produciamo sia profondamente influenzato dall’ambiente in cui viviamo, da quello che è venuto prima di noi, da ciò con cui siamo entrati in contatto. Che di tutto questo diventi proprietaria la Siae mi sembra una follia, tanto assurdo quanto brevettare il genoma umano! Cambia il senso della cultura: non è fatta per essere condivisa? Ma anche per essere “remixata”? Cioè rielaborata da altri, mescolata, resa ibrida? Rimessa in circolo dopo essere stata reinventata da un punto di vista singolare? Al fondo della questione c’è anche un ricatto economico, nel momento in cui dobbiamo vivere del mestiere di musicisti. Penso che ci sia necessità di discutere pubblicamente di tutto questo e mi piacerebbe anche spostare radicalmente le coordinate del dibattito e chiedere che venga garantito alle professioni artistiche un reddito di base. Allora sì che non ci sarebbero più ricatti...
continua domani
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