martedì 16 novembre 2010

Recensione di Modulante del Gorni Kramer Quartet, Falcon Music, 2008


Bel disco questo del Gorni Kramer Quartet, davvero, bello e allo stesso tempo coraggioso, per eleganza, stile e leggerezza. Vi sembra poco? In un epoca in cui musica colta e musica popolare sembrano continuare a muoversi su due binari paralleli ora ignorandosi ora insultandosi a vicenda, è bello trovare un gruppo di musicisti così affiatati che suonando una musica così leggera riesce a dare dimostrazione di come essa possa anche essere colta, intelligente e musicalmente ricca di idee e contenuti.
Pochi compositori e musicisti sono stati in grado di muoversi con disinvoltura su questi due binari, senza strafare, senza peccare di superbia o sciatteria ma anzi sapendo attingere al meglio dei due fronti creando una musica allo stesso tempo popolare e colta. Vediamo … Ennio Morricone, Burt Bacharah, Carl Stalling e ancora Paolo Conte, Ivano Fossati.. Inconfondibili.
Il Gorni Kramer Quartet per questo disco attinge a un repertorio di musiche leggere, quasi da varietà, musiche che suonano immediatamente familiari al nostro orecchio perché da sempre le abbiamo ascoltate e metabolizzate attraverso la radio e i programmi televisivi, magari anche tramite a San Remo o a trasmissioni ormai storiche come Canzonissima. Nulla di strano in paesi come gli Stati Uniti dove i brani di musica pop diventano spesso e volentieri nuovi standard per i jazzisti, una piacevole novità per l’Italia dove operazioni di questo tipo non se ne contano molte e quasi sempre legate al mondo del jazz. Eccoli quindi suonare lo Shopping Valse di Thomain e il Fai Male di Martino, o destreggiarsi con il Franco Califano di “E la chiamano Estate” e di “Baciami per Domani” o i pezzi sincopati di Gorni Kramer. Il tutto sempre con eleganza, con scioltezza e allo stesso tempo con un virtuosismo che si intuisce nella fisarmonica liquida di Sebastiano Zorza, nel basso robusto e versatile di Aleksandar Paunovic, nelle spazzole energiche di Giorgio Fritsch e nella chitarra swingante di Marko Feri ma che non viene mai reso manifesto e che anzi si nasconde con galanteria nelle pieghe della musica. Una chicca su tutte? La versione di “Estate”, sempre di Martino, che vede alla voce la presenza di Martina Feri, a me è piaciuta molto di più di quella pubblicata qualche anno fa dalla bravissima Amalia Gres … impeccabile sia per l’arrangiamento che per l’interpretazione.

Empedocle70

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