La sua idea sperimentale e provocatoria di No Wave e il successo “indie” frutta a Blood un contratto con la Columbia (CBS in Europa) che distribuirà i suoi dischi successivi in modo capillare rendendoli disponibili anche al grande pubblico. Il nuovo contratto é subito onorato con un altro grande album “FREE LANCING” (Columbia 1981) un titolo perfetto per una musica sempre in bilico tra free e intricate sezioni armolodiche. Registrato prevalentemente in trio con l'innesto di Calvin Weston alla batteria, Free Lancing é un disco senza compromessi ancor più straordinario perchè inciso per una Major. La fisicità della musica si fa sentire anche nelle parti più complicate e l'album contiene alcune innovazioni come l'uso di coriste soul-funk in alcuni brani e un secondo chitarrista aggiunto (Ronnie Drayton) in altri. Blood e il suo gruppo suonano in “Pleasure Control” e “Hijack” un funk estremo davvero irresistibile con una ritmica poderosa, mentre “High Time” ha un incedere lento dalle atmosfere new wave, (o no wave?) perfettamente contemporanee. Gli “scatti” solisti di Blood e i flashes di accordi improvvisi sono sorretti dalla sezione di fiati già sperimentata nel disco precedente come nella frenesia zappiana di “Rush Hour”. La chitarra usata é quasi sempre una Gibson semiacustica dalla cassa spessa e dal tono caratteristico, molto versatile sia per le ritmiche che i solos; Blood predilige un suono sporco che talvolta colora con un uso sapiente del pedale wah wah, sicuramente il migliore dai tempi di Hendrix, ma la cosa più curiosa é un'accordatura aperta in cui tutte le corde sono intonate ad una sola nota!
“BLACK ROCK” l'anno successivo (1982) cementa le credenziali di Blood e riporta il rock a casa, in quella black music da cui era originariamente partito con un disco che sembra inglobare tutte le esperienze progressive degli ultimi anni. L'inizio con “Open House” é folgorante, puro Blood al meglio che sprizza funk da tutti i pori/solchi mentre la band é compatta più che mai con l'aggiunta in molti brani di un secondo batterista per creare una ritmica senza paragoni; “Black Rock” che dà il titolo all'album é un altro funk stellare, mentre in “Moon Beam” un elegante arrangiamento di sax si snoda su un irresistibile basso slap di Amin Ali, un pezzo davvero molto originale; un altro stupendo esempio di musica free strutturata é “More Blood” ma ci sono anche un paio di episodi a parte che calmano per un attimo quella musica in continua ebollizione: “Family Affair” e “Love Have Two Faces” fanno affiorare infatti delle piacevoli influenze soul/gospel grazie all'uso della voce femminile, completando così il quadro della migliore black music, insomma un altro album strepitoso che assieme al precedente conclude la fase dei gruppi “ampliati”.
“BLACK ROCK” l'anno successivo (1982) cementa le credenziali di Blood e riporta il rock a casa, in quella black music da cui era originariamente partito con un disco che sembra inglobare tutte le esperienze progressive degli ultimi anni. L'inizio con “Open House” é folgorante, puro Blood al meglio che sprizza funk da tutti i pori/solchi mentre la band é compatta più che mai con l'aggiunta in molti brani di un secondo batterista per creare una ritmica senza paragoni; “Black Rock” che dà il titolo all'album é un altro funk stellare, mentre in “Moon Beam” un elegante arrangiamento di sax si snoda su un irresistibile basso slap di Amin Ali, un pezzo davvero molto originale; un altro stupendo esempio di musica free strutturata é “More Blood” ma ci sono anche un paio di episodi a parte che calmano per un attimo quella musica in continua ebollizione: “Family Affair” e “Love Have Two Faces” fanno affiorare infatti delle piacevoli influenze soul/gospel grazie all'uso della voce femminile, completando così il quadro della migliore black music, insomma un altro album strepitoso che assieme al precedente conclude la fase dei gruppi “ampliati”.
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