Parlare di un chitarrista e compositore come Terje Rypdal é impresa ardua e significa tracciare una vasta prospettiva di quello che é stata (ed é) la musica progressiva europea. La scarsa visibilità del personaggio, sia live che in rete, ne fanno uno dei grandi musicisti di culto di questi anni, sempre in bilico tra l'idea del chitarrista rock/jazz e il compositore colto ma che raramente ha avuto i riscontri che merita. Desidero, in questi miei appunti sparsi, approfondire l'aspetto musicale focalizzando la mia analisi soprattutto sui primi anni (gli anni "classici") e su alcune uscite successive, senza dare troppi cenni biografici: a questo pensa Wikipedia dove appare una discografia di 80 albums, una mole semplicemente impressionante di uscite (tra dischi a proprio nome e collaborazioni) che da sola giustificherebbe l'ascesa ad un improbabile Olimpo della chitarra, ma non é così... Rypdal é ancora un musicista di culto. Il suo stile volutamente evasivo lo ha portato a cercare sempre nuove strade e soluzioni incrociando gli stili più diversi e spesso disorientando l'ascoltatore: che si può dire di un compositore ed esecutore che alterna free jazz, composizioni orchestrali, collaborazioni heavy metal, elettroniche e via dicendo? Nella sua musica le influenze dei primi anni (The Shadows, Jimi Hendrix, Jeff Beck) si incrociano con quelle jazz degli anni della ricerca (Miles Davis, il free jazz), con quelle classiche dei suoi studi (avvicinabili a Sibelius, Sallinen, Part) arrivando perfino a pubblicare una recente trilogia di electro-metal con il chitarrista Ronni LeTekro; tutti questi diversi aspetti della sua musica ne fanno un compositore/esecutore completo in ogni suo aspetto. Soltanto Frank Zappa ha saputo eguagliare lo spettro di interessi musicali di Terje Rypdal, ma quest'ultimo é conosciuto solo dagli addetti ai lavori o dagli appassionati.
Dopo gli esordi con i misconosciuti VANGUARDS influenzati dagli Shadows (Hank Marvin é la prima vera influenza di Rypdal) e gli psichedelici THE DREAM (Get Dreamy 1967), Terje Rypdal assieme al collega Jan Garbarek entra subito in un giro jazz grazie all'interesse del grande arrangiatore George Russell (all'epoca residente in Scandinavia) che vuole il loro gruppo norvegese al completo in una serie di incisioni che vedranno la luce anni dopo nei dischi “Electronic Sonata for Souls Loved by Nature”, “Trip to Prillarguri" e “Listen To The Silence”, nonché nel consigliato “The Essence Of George Russell” (Soul Note, 1983). La citata “Electronic Sonata...” un classico dell'avanguardia jazz i quell'epoca, é un incisione del 1966/67 commissionata dalla Radio Svedese, davvero straordinaria se si pensa alla provenienza di Rypdal. Ma la sua preparazione “accademica” (Conservatorio) gli permette di poter spaziare nei generi mantenedo però una personale idea di ricerca; così la prima uscita ufficiale come solista é l'album “Bleak House” (Polydor/Universal1968) dove il suo stile é già praticamente presente, anche se un po' immaturo. Il disco, realizzato con una big band, di cui fanno parte anche Jan Garbarek e Jon Christensen del futuro gruppo "storico", é un caleidoscopio di pietrine luminose, tutte diverse. Se i brani “Dead Man's Tale” e “A Feeling Of Harmony” sono orecchiabili esempi di elegante pop rock fine anni 60 (in cui peraltro Rypdal si esibisce anche al canto, cosa più unica che rara), le composizioni “Wes” e “Bleak House” sono invece affreschi orchestrali decisamente influenzati dall'esperienza con George Russell e che evidenziano un sempre crescente interesse verso il jazz, cosa che di lì a poco sfocierà nella creazione del grande quartetto con Garbarek, Christensen e Andersen. Ma i brani più intessanti sono “Winter Serenade”, una sorta di improvvisazione free strutturata con una spazialità davvero innovativa e con quel gusto glaciale che caratterizzerà le sue opere future; e “Sonority” un gran pezzo aperto (con Rypdal alla chitarra e al flauto) talmente moderno che potrebbe essere attuale oggi e che sembra anticipare molto di quell'ambient/cool jazz che ha spopolato tra i DJ's e gli appassionati dalla fine degli anni 90 ad oggi.
Dopo gli esordi con i misconosciuti VANGUARDS influenzati dagli Shadows (Hank Marvin é la prima vera influenza di Rypdal) e gli psichedelici THE DREAM (Get Dreamy 1967), Terje Rypdal assieme al collega Jan Garbarek entra subito in un giro jazz grazie all'interesse del grande arrangiatore George Russell (all'epoca residente in Scandinavia) che vuole il loro gruppo norvegese al completo in una serie di incisioni che vedranno la luce anni dopo nei dischi “Electronic Sonata for Souls Loved by Nature”, “Trip to Prillarguri" e “Listen To The Silence”, nonché nel consigliato “The Essence Of George Russell” (Soul Note, 1983). La citata “Electronic Sonata...” un classico dell'avanguardia jazz i quell'epoca, é un incisione del 1966/67 commissionata dalla Radio Svedese, davvero straordinaria se si pensa alla provenienza di Rypdal. Ma la sua preparazione “accademica” (Conservatorio) gli permette di poter spaziare nei generi mantenedo però una personale idea di ricerca; così la prima uscita ufficiale come solista é l'album “Bleak House” (Polydor/Universal1968) dove il suo stile é già praticamente presente, anche se un po' immaturo. Il disco, realizzato con una big band, di cui fanno parte anche Jan Garbarek e Jon Christensen del futuro gruppo "storico", é un caleidoscopio di pietrine luminose, tutte diverse. Se i brani “Dead Man's Tale” e “A Feeling Of Harmony” sono orecchiabili esempi di elegante pop rock fine anni 60 (in cui peraltro Rypdal si esibisce anche al canto, cosa più unica che rara), le composizioni “Wes” e “Bleak House” sono invece affreschi orchestrali decisamente influenzati dall'esperienza con George Russell e che evidenziano un sempre crescente interesse verso il jazz, cosa che di lì a poco sfocierà nella creazione del grande quartetto con Garbarek, Christensen e Andersen. Ma i brani più intessanti sono “Winter Serenade”, una sorta di improvvisazione free strutturata con una spazialità davvero innovativa e con quel gusto glaciale che caratterizzerà le sue opere future; e “Sonority” un gran pezzo aperto (con Rypdal alla chitarra e al flauto) talmente moderno che potrebbe essere attuale oggi e che sembra anticipare molto di quell'ambient/cool jazz che ha spopolato tra i DJ's e gli appassionati dalla fine degli anni 90 ad oggi.
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