lunedì 4 ottobre 2010

Recensione del concerto di Virginia Arancio, 28 - 08 - 2010, Fornesighe (BL)


Nella suggestiva cornice della cittadina zoldana di Fornesighe, nelle montagne bellunesi, si rinnova lʼimpegno della Associazione culturale “Al Piodech Zoldan” a favore della promozione di attività musicali che vedono protagonista la chitarra.
A confermare lʼottimo lavoro dellʼanno scorso, é stato riproposto anche questʼanno un progetto per favorire la maturazione artistica con lʼeducazione pedagogico-formativa del Laboratorio del M° Florindo Baldissera e della Masterclass di Elena Càsoli, rivolta allʼ esplorazione del repertorio
contemporaneo. Ad arricchire lʼ attività didattica, una piccola “stagione”concertistica visti impegnati sia musicisti ospiti, sia gli allievi stessi.
Ed é proprio in questo contesto che, sabato 28 agosto, si inserisce il concerto della chitarrista piemontese - bernese dʼ adozione- Virginia Arancio.
Lasciata dunque nel silenzio la voce elettronica e più sperimentale della chitarra, il programma proposto muove lungo un percorso tanto eterogeneo quanto straordinariamente coerente, dove la voce narrante delle sei corde dimostra di avere ancora molte cose da comunicare.
Si comincia con Wie Fliehen, composizione frutto dellʼimmaginazione della compositrice australiana Cathy Milliken, cofondatrice dellʼ Ensemble Modern, suscitata da Volaverunt, Capriccio 61 del complesso degli 80 Caprichos dellʼ artista spagnolo Francisco Goya. Il carattere fortemente ritmico e percussivo della prima sezione, eseguita principalmente sulla quinta corda a vuoto, viene scandito da violenti accenti che, in un rapporto antinomico, si contrappongono ad una seconda più estesa e lirica sezione che però ne risulta vittima, rinviando ad un temperamento di natura nervosa ed irrequieta.
Eʼ sempre il contatto con altre realtà artistiche a favorire in Toru Takemitsu la nascita dei quattro pezzi di All In Twilight. Ispirata, infatti, da alcune rappresentazioni del pittore Paul Klee, é musica, questa, che prende corpo, accordo dopo accordo, melodia dopo melodia, in cui la lenta trasformazione cromatica - intelligentemente ridipinta da Virginia Arancio con liricità e gestualità raffinate - avviene con il passaggio da toni scuri dei primi due movimenti sino a sfumature più chiare e liberatorie degli ultimi due.
Ancora non ne é esaurito lʼ eco, che nuove immagini compaiono: si tratta di Quattro Studi, estratti dagli Undici Studi per chitarra del compositore milanese Luca Mosca. Figurazioni queste ben concrete ma al contempo sfuggenti per la loro brevità, poiché in poche battute altamente caratterizzanti vengono rappresentati piccoli, ma altresì eloquenti, quadri musicali. Si parte
da Quinte giuste sino a giungere alla Siciliana, passando per le piccole contraddizioni di Sonorità Opposte e le tenere dinamiche di The Waves e del Piccolo Notturno, che lʼ attenta sensibilità dellʼinterprete ben riesce a creare.
Quasi a voler nuovamente cominciare un discorso precedentemente interrotto, manifestandolo con ben altra dialettica, Virginia Arancio ci ricorda ancora una volta Francisco Goya, e in particolar modo il capriccio 28, reinventato dalla fantasia dello sloveno Uros Rojko. In Chiton (Pst!) si riscoprono altre capacità espressive della chitarra, utilizzata come fosse uno strumento a percussione, in cui ritmi ben scanditi si intrecciano con la precisione formale della fantasia rinascimentale.
A chiudere, Over The Rainbow in una altrettanto personale rivisitazione di Toru Takemitsu, per sciogliere le tensioni di un percorso cromaticamente cangiante e poliedrico, che tanto si intona con i colori e i volti di queste montagne dʼagosto. Lʼ attenzione, la chiarezza espositiva del discorso musicale e la gestualità sono apparsi sempre vigili in una personalità artistica che ci si augura vivamente di poter al più presto riascoltare.


Carlo Siega

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