martedì 12 ottobre 2010

Intervista a Petra Polackova di Giuseppe Chiaramonte, prima parte


Giuseppe Chiaramonte: Hai inziato molto presto lo studio della chitarra, all’età di sei anni. Quanto pensi sia importante per un musicista iniziare a studiare così presto? Quanto lo è stato per te?


Petra Polackova: Io penso che in realtà dipenda molto da ognuno, siamo tutti diversi. Conosco musicisti che hanno iniziato tardi e dopo tre anni erano allo stesso livello di altri che già suonavano da sei anni. Si dice anche che non è mai troppo tardi per iniziare a praticare un hobby o studiare uno strumento.
Comunque, iniziare presto porta ad avere più esperienza, cresci consapevole che suonare uno strumento sia parte della tua vita, di un tuo programma quotidiano ed un sacco di cose (come ad esempio le abilità tecniche) vengono automaticamente. Incominciando così giovane acquisti una forma mentis “musicale”, impari presto a stare su un palco, a studiare da solo, a risolvere i problemi etc. Non penso che per me sia stato così importante incominciare presto, è stato invece importante incominciare! C’è anche da dire che in Repubblica Ceca noi abbiamo la possibilità (e la cosa si verifica abbastanza spesso) di iniziare a frequentare lezioni di musica non appena iniziamo un corso di istruzione di base.


G.C.: Tu hai una tecnica perfetta e le tue interpretazioni sono straordinariamente espressive. Tra i maestri con i quali hai studiato, chi è stato il più importante per la tua carriera?


P.P.: Ho incontrato parecchi interpreti nella mia vita che mi hanno ispirato soprattutto per la loro personalità e le loro idee musicali. Certo, le loro idee musicali sono state molto importanti per me, ma spesso ho anche osservato in ciascuno il complesso mondo di peculiarità, abilità etc., cosa facesse, come vivesse, suonasse, si comportasse, intendesse la musica, vivesse con lo strumento, cosa potessi imparare da lui/lei.
Penso che l’esperienza più importante per me sono state le lezioni con Nigel North perché mi piace come vive la musica e lo strumento, e soprattutto ammiro l’eccezionale tranquillità in ogni cosa esso faccia.
Inoltre, sono rimasta particolarmente impressionata da chitarristi italiani come G. Bandini, M. Felici, L. Micheli, S. Palamidessi perché hanno una ricca formazione sulla teoria e la storia della musica e sulla tecnica chitarristica: tutti loro mi hanno ispirato. Anche se devo dire che la mia prima lezione con Paolo Pegoraro è stata speciale, differente… è stato qualcosa che non potrò dimenticare. Appena entrata nell’aula di lezione ho subito avvertito che proprio lui aveva quel modo di pensare che io stavo cercando. Qualcosa di simile ti capita quando provi nuove chitarre, ne puoi provare venti, ma poi ne trovi una che dici di voler suonare per il resto della vita: qualcosa di magico! Già da quella lezione iniziai a sognare di poter continuare i miei studi in Italia con Paolo, ma temevo che ciò non fosse possibile. Bene, a distanza di sei anni posso affermare che se davvero vuoi qualcosa allora la ottieni. Quindi, spero di iniziare a studiare con Paolo Pegoraro in Ottobre a Graz.
Vorrei anche citare altre persone che mi hanno aiutato molto e con le quali ho seguito delle bellissime lezioni: Z. Dukič, E. Papandreou, T. Müller-Pering, J. Perroy, P. Steidl, T. Offermann e P. Zaleski, con il quale ho seguito le prime masterclass della mia carriera musicale.
Un grande grazie va ai miei insegnanti. Bohuslav Faltus e Miroslava Pavelková sono stati i primi che ho conosciuto. Loro mi hanno mostrato la strada che porta alla musica. Zdeněk Dvořák fu quasi una guida spirituale per me. Petr Saidl mi fece capire come pensare in modo musicale, come ascoltare la musica, come lavorare con i colori, l’armonia e la melodia e grazie a lui io ho conosciuto molto interpreti (non solo chitarristi), per cui ho avuto la possibilità di trarre ispirazione anche da altri strumenti.


continua domani

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