venerdì 8 ottobre 2010

IL CANTO DEL GABBIANO NORVEGESE gli anni classici di Terje Rypdal di Alessandro Monti, quarta parte



Ma "What Comes After" é un capitolo memorabile soprattutto per la musica d'assieme: raramente un gruppo che lavora in supporto ad un solista é così equilibrato e le composizioni sono arricchite da arrangiamenti minimalisti e quasi cameristici ("Sejours") o semiacustici ("Yearning", "Back Of J."). Il contributo compositivo di Barre Phillips é eccezionale e il suo uso dell'archetto con eco lascia il segno nel corso dei brani. La scelta di accordi, particolarmente scarni e glaciali (un brano si chiama "Icing"), e le armonie inusuali sono caratteristiche uniche del chitarrista e lasciano stupefatti anche a distanza di così tanti anni; ricordo ancora la prima esperienza di ascolto di questo disco nel corso di un "Per Voi Giovani" alla Radio, era musica che non aveva paragoni e che costituiva uno dei migliori esempi di chitarra "progressive" nel vero senso della parola. Quel disco é un'opera essenziale nello sviluppo dell'intero linguaggio chitarristico, non solo europeo. Pochi dischi riescono ad essere altrettanto creativi in quel momento, ma vorrei citare almeno due classici: "Guitar Solos" di Fred Frith e l'anno successivo "Guitars" di Philip Catherine. La collaborazione con il contrabbassista Barre Phillips continuerà nel 1978 con "Three Day Moon", stupenda jam (chitarra, contrabbasso, sintetizzatore, tabla) dalle atmosfere quasi West Coast

In "Whenever I Seem To Be Far Away" (ECM 1974) il collegamento con il rock progressivo di quegli anni si fa sentire per la presenza stabile del mellotron in formazione (Pete Knutsen): le tre composizioni hanno un sapore fortemente orchestrale. Il primo lato é occupato da due lunghe tracce "Silver Bird Is Heading For The Sun" e "The Hunt" con la chitarra in primo piano circondata da uno strumento inconsueto come il corno francese (Odd Ulleberg) che intreccia i temi con le sonorità distorte del chitarrista. Ma é proprio il mellotron a definire il suono generale con un'atmosfera a tratti non distante dai King Crimson di "Larks' Tongues In Aspic", che in effetti collegava la scena rock con l'improvvisazione (Jamie Muir proveniva dalla Music Improvisation Company). L'intero secondo lato é occupato dalla title track, un brano per chitarra e archi che rappresenta la prima vera e propria escursione in quel territorio colto e sinfonico che sarà sempre frequentato da Rypdal parallelamente alla sua normale attività di gruppo. Le affinità con i lavori orchestrali di David Bedford e Mike Oldfield sono tante (soprattutto gli estratti citati nelle "Collaborations" dell'album antologico "Boxed"); comunque le influenze della musica nordica sono molto presenti e non danno adito ad equivoci di alcun genere: Rypdal é tanto innamorato della musica classica quanto del rock e del jazz. Non gli piace certo essere classificato solo come chitarrista e dato che Manfred Eicher (il boss dell'ECM) gli offre l'opportunità, ha la ferma intenzione di sperimentare in tutte le direzioni.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Guardando quel clip "live", ho avuto la netta sensazione di assistere ad un incrocio tra Xenakis e Saucerful Of Secrets... i due chitarristi creano suoni fantastici che si fondono perfettamente con l'orchestra: un connubio di rara potenza!