sabato 9 ottobre 2010

IL CANTO DEL GABBIANO NORVEGESE gli anni classici di Terje Rypdal di Alessandro Monti, quinta parte



"Odyssey" (ECM 1975) é il suo capolavoro che chiude idealmente la prima fase della sua carriera discografica. E' un doppio album (vincitore quell'anno anche del premio della critica tedesca) in cui lo spettro della sua musica si arricchisce di nuove possibilità, ma che nella scandalosa e inspiegabile versione digitale (sia su singolo cd che in download) omette il brano più interessante "Rolling Stone", una maratona di un'intera facciata in cui lo stile aperto del chitarrista risplende in tutta la sua bellezza e creatività. Perchè la ristampa in cd abbia escluso quello stupendo brano non ci é dato di sapere (un doppio cd era la cosa più ovvia), ma é certo che acquistare l'album originale (ancora reperibile second-hand) sia l'unica possibilità per avere l'immagine completa del lavoro. E' curioso notare che la stessa "Rolling Stone" appare anche, in una versione dimezzata, nel disco dal vivo "1. New Jazz Festival - Hamburg 1975" (Polydor 1975) a conferma anche del potenziale live del brano e dell'intensa attività concertistica dell'Odyssey Band" ora ampliata dall'ingresso stabile di un organo (Brynjulf Blix) e un trombone (Torbjørn Sunde). Che il gruppo andasse in giro per l'Europa a suonare si vede anche dalla bella foto di copertina dove lo stesso Rypdal (che per la prima volta compare in foto) sta seduto sul retro di un classico furgoncino da tour con una strana Fender in mano, ancora uno strumento anomalo per un jazzista! Oltre alla citata "Rolling Stone" l'album contiene dilatate fantasie elettriche ("Darkness Falls", "Over Birkerot") e lente ballate del nord ("Adagio", "Better Off Without You", "Ballade") sottolineate da un organo che ricorda molto il suono che Miles Davis usa proprio in quegli anni sul bellissimo preludio di Get Up With It ("He Loved Him Madly"). Si può affermare che tutta la poetica di Terje Rypdal sia racchiusa in questo splendido doppio Lp.

Così dopo tutto il fermento degli ultimi anni sente il bisogno di fermarsi e riflettere: "After The Rain" (ECM 1976) é l'album più vicino al pop-rock che l'etichetta tedesca abbia pubblicato fino a quel momento; é pervaso da una sorta di strano romanticismo bucolico e l'immagine della collina verde in copertina ne é la prova: Il materiale é molto vicino all'approccio di due polistrumentisti quali Mike Oldfield o Bo Hansson. Rypdal vi suona tutto da solo con la sola voce di Inger Lise Rypdal a disegnare paesaggi con tenui colori pastello e sembra davvero che il mondo del pop sia sempre più vicino. Nel corso dello stesso anno infatti collabora ad un interessante progetto del trombettista e compositore Michael Mantler, "The Hapless Child" (WATT 1976) assieme a Robert Wyatt, Carla Bley, Steve Swallow e Jack DeJohnette registrando addirittura negli studi di Nick Mason (Pink Floyd). Il disco é un bellissimo esempio di musica scritta su testi già esistenti del grande disegnatore Edward Gorey, le cui tavole sono state pubblicate anche da noi in un libro della Milano Libri Edizioni ("Trilogia") nonchè in un secondo volume della BUR. La chitarra distorta di Rypdal, qui in veste di puro esecutore delle partiture di Mantler, é particolarmente funzionale ai brani, e fornisce una perfetta contrapposizione melodica alle declamazioni surreali di Wyatt.

Negli anni 1978-81 prosegue la sua avventura solista incidendo due volumi con un il trio denominato Rypdal/Vitous/DeJohnette (l'omonimo del 1978 e "To Be Continued" del 1981) e con alcuni musicisti fissi tra cui il trombettista Palle Mikkelborg in "Waves" (ECM 1978): la collaborazione con quest'ultimo sarà molto intensa sia live che in studio e ci regalerà anche il suggestivo "Descendre" (ECM 1980) con un'altra variante in trio Rypdal/Mikkelborg/Christensen, disco piacevole e arioso con la tromba a duettare con chitarra e tastiere. Ma la vera sorpresa arriva nel 1984 con "Eos", fantastico duo con il violoncellista David Darling: gli echi del cello elettrico si sommano alle nuove timbriche della chitarra Casio di Rypdal ricamando trame elettroniche indefinibili. Negli anni successivi Rypdal suonerà sempre più elettrico arrivando a formare un vero e proprio "power trio", The Chasers con Bjorn Kyellemyr al basso e Audun Kleive alla batteria ("Chaser" 1985, "Blue" 1987, parti di "The Singles Collection" 1989 e "If Mountains Could Sing" 1995), e perfino a collaborare con il giovane chitarrista metal Ronni LeTekro (TNT) che lo aveva riconosciuto come ispiratore e maestro. Con quest'ultimo incide tre album sorprendenti per fantasia ed energia ("Rypdal & Tekro", "Rypdal & Tekro II", "The Radiosong" e parti del "Double Concerto" 2000), contribuendo a scrivere anche il disco solo di LeTekro "Magica Lanterna": Rypdal viene ispirato dalla tecnica straordinaria del collega definita "machine gun" e offre alcuni dei momenti più entusiasmanti della sua carriera in una sorta di continua contaminazione tra rock, elettronica e musica classica; questi dischi sono ora di difficile reperibilità ma sono consigliati caldamente da tutti coloro che vogliono ascoltare fino a dove si é spinta l'audacia senza confini di Rypdal. Infine nella frenetica attività di "collaboratore" (Nordic Quartet, Ketil Bjørnstad, Markus Stockhausen, Michael Galasso, Supersilent) vorrei segnalare un'ottima prova relativamente recente: "Skywards" (ECM 1997) realizzata con l'aiuto di un batterista italiano tal Paolo Vinaccia che, nel corso di una rara performance con Terje Rypdal alla RAI (Roxy Bar con Red Ronnie) ha rivelato di essersi recato in Norvegia per una battuta di pesca, e di non esser più tornato a casa: almeno per la musica ha fatto un'ottima scelta...!

- prima parte
- seconda parte
- terza parte
- quarta parte
- quinta parte

Alessandro Monti

Un sincero ringraziamento da parte mia per il bellissimo articolo, un grande augurio per la sua carriera musicale e un invito sincero a tornare presto sulle pagine del Blog. Grazie Monti!

Empedocle70

3 commenti:

unfolk ha detto...

Hey Mr.Blogger, grazie a te per avermi lasciato una completa libertà d'azione: é stata una rara occasione per scrivere qualcosa su questo straordinario musicista di cui non appare molto in rete, soprattutto nella nostra lingua. Ovviamente il mio contributo é solo una traccia, un'indicazione personale di un percorso tutto da scoprire che spero sia utile a tutti gli appassionati di chitarra e oltre.

APPENDICE: non ho citato volutamente i molti lavori orchestrali che meriterebbero uno spazio a parte e che gravitano in un'orbita esterna all'attivita di performer di Rypdal, uno di questi Q.E.D. ("Quod Erat Demonstrandum") merita sicuramente una citazione. Consiglio inoltre la visione di un prezioso dvd "TRIO RYPDAL, VITOUS & GURTU Live in Concert" (TDK), un grande concerto a Stuttgart nel 1994 che riunisce un artista Norvegese, un Cecoslovacco e un Indiano: una sintesi cosmopolita di jazz, rock e musica etnica. Infine anche l'inevitabile You Tube merita di essere visitato per i tanti clips (alcuni dei quali sono stati scelti da te con raro gusto). Dulcis in fundo: proprio in questi giorni d'ottobre 2010 é apparso un suo nuovo disco "Crime Scene" (non ancora ascoltato dal sottoscritto) con un quartetto e una big band: si tratta del primo nuovo disco dai tempi del live "Vossabrygg", sempre ed esclusivamente su ECM.

Andrea Aguzzi ha detto...

Hey Mr. Unfolk!
SOno io che ti ringrazio per il tuo prezioso contributo e ti invito a venirci a trovare quando e come vuoi: mi casa es tu casa!

e... be careful in the Dangerous Kitchen! :-D

Anonimo ha detto...

Rypdal è un grande musicista ed un chitarrista entusiasmante. Questa bellissima bio è preziosa anche per un fan come me e non poteva che scriverla Monti, che di Rypdal ne capisce come pochi.
massimo berizzi