domenica 31 agosto 2008

Concerto dell'Orchestra Giovanile da Camera "Goffredo Petrassi", sabato 06/9/2008 Palazzo Rospigliosi di Zagarolo


Comunicato STAMPA
Istituzione Palazzo Rospigliosi – Città di Zagarolo
Concerto dell'Orchestra Giovanile da Camera "Goffredo Petrassi", direttore M° Francesco Vizioli – solisti Sivia Paparelli, pf;
Marco Ciampa, oboe; Michele Greci, chit.
Musiche di: Petrassi, Finzi, Vivaldi, Schubert
Palazzo Rospigliosi di Zagarolo
sabato 06/9/2008 ore 21:00
INGRESSO LIBERO
Programma: Goffredo Petrassi (1904 - 2003) Tre Invenzioni per pianoforte (1944)
Gerald Finzi(1901 – 1956) Interlude, per oboe e archi (1936)
Antonio Vivaldi (1678 - 1741) Concerto in Re maggioreper chitarra e archi Allegro Largo Allegro
Franz Schubert(1797 - 1828) Sinfonia n. 5 in si bemolle maggiore Allegro Andante con moto Minuetto Allegro vivace

L'Orchestra Giovanile da Camera "Goffredo Petrassi" di Zagarolo nasce dalla volontà del Comune di Zagarolo di creare un laboratorio di formazione orchestrale permanente per i giovani, seguendo in questo i desideri del grande Maestro zagarolese Goffredo Petrassi. I concerti presentati sono infatti il risultato degli stages di studio che via via nel corso dell'anno vengono effettuati, ed in cui ogni volta viene analizzato e studiato un repertorio diverso. Lo stage tipico di quattro giorni prevede infatti tre giorni di intenso studio e l'esecuzione di un concerto finale. I giovani componenti l'orchestra, diretti dal M° Francesco Vizioli, sono guidati nel loro studio formativo da due validissimi tutors: il M° Liza Green per gli archi e il M° Angelo Giovagnoli per i fiati. I giovani orchestrali percepiscono inoltre una borsa di studio e godono di ulteriori facilitazioni. Il chiaro intento dell'Amministrazione comunale è quindi quello di coinvolgere e promuovere lo studio della Musica, dando nel contempo ai giovani musicisti la possibilità di esibirsi, cioè di affacciarsi sul mondo del lavoro. Grande attenzione viene riposta nella scelta del repertorio, in cui spicca ovviamente l'omaggio alle opere del grande Maestro Goffredo Petrassi, con l'inserimento di brani rari od in prima esecuzione, allo scopo di presentare sempre uno spettacolo di alto livello e di grande godibilità.

info:Istituzione Palazzo Rospigliosi di Zagarolo
Presidente: dott. Marcello Mariani
htpp://www.istituzionepalazzorospigliosi.it
e-mail: f.senesi@zagarolo.comnet.roma.it
tel. 0695769403 - 360715910
Consulente Musicale: M° Michele Greci

IKONA PHOTO GALLERY in Campo del Ghetto Nuovo la mostra: Carlo Aymonino “La bella architettura”.




Campo del Ghetto Nuovo, Cannaregio 2909 - Venezia

Carlo Aymonino “La bella architettura”
Inaugurazione: Giovedì 11 settembre 2008, ore 18

Durata: dall’11 settembre al 15 ottobre
Orario: dalle 11.00 alle 19.00 – chiuso il sabato
Mostra a cura di Živa Kraus, Ikona Photo Gallery, in collaborazione con Comune di Venezia, Beni, Attività e Produzioni CulturaliMusei Civici Veneziani - Museo Fortuny

L’11 settembre 2008, alle ore 18, verrà inaugurata a Venezia nella sede di IKONA PHOTO GALLERY in Campo del Ghetto Nuovo la mostra: Carlo Aymonino “La bella architettura”.


Nel vivo dell’XI Biennale di Architettura, che reclama “un’architettura che interroghi la realtà”, Ikona Gallery presenta la mostra di Carlo AYMONINO (Roma 1926), che ha sempre dichiarato: “un’architettura nuova è necessaria solo là dove altri strumenti – quali il restauro scientifico, il ripristino filologico o il recupero edilizio – non hanno senso operativo e tanto meno solutivo. Il modo che ho seguito è stato sempre quello di far del nuovo intervento occasione di restauro e recupero delle parti storiche preesistenti, in modo che il progetto nel suo insieme fosse effettivamente completamento del luogo urbano”. La mostra è composta dal progetto del Teatro “Carlo Gesualdo” di Avellino (iniziato nel 1987 ed inaugurato dapo anni di lavori nel 2002), dal progetto per il Campidoglio di Roma (1996-2005), dal Colosso di Roma (1982-1984), accompagnati inoltre da vari disegni originali e plastici.


Carlo Aymonino nasce nel 1926 a Roma, dove si laurea in Architettura nel 1950. Dal 1963 al 1981 è professore presso lo IUAV di Venezia, dello stesso è Rettore dal 1974 al 1979. Moltissimi sono i suoi progetti, pubblicazioni e collaborazioni nazionali ed internazionali, tra i quali anche a Venezia. Nel 1999 riceve la Medaglia d'Oro per meriti della scienza e della cultura dal Ministero della Pubblica Istruzione, mentre nel 2000 l’Hononary Fellow dal The American Institute of Architects.

informazioni: ikona venezia tel +39 0415289387 email: mail@ikonavenezia.com

venerdì 29 agosto 2008

Alcune osservazioni sulla 'poesia in dialetto' nel secondo '900

Nel testo che segue sono riportate alcune osservazioni scritte molti anni fa da Fauvel in occasione dell’uscita del volume ‘Le parole perdute. Dialetti e poesie nel nostro secolo’ Einaudi, Franco Brevini, 1990. Le riproponiamo oggi convinti del fatto che il tempo trascorso non abbia assolutamente reso inattuali molte delle considerazioni ivi riportate. Anzi…


Giustamente Brevini constata come, a partire dagli anni ’60-’70, si dia il caso di una crescita significativa di poesia in dialetto, parallelamente alla repentina accelerazione del processo di smantellamento delle culture originarie avviato fin dall’inizio del secolo.
E –fatto altrettanto significativo- come questa produzione poetica non rispetti più la tipica contrapposizione tra livello comico-realistico, proprio della letteratura dialettale, e livello ‘alto’, aulico, caratteristico della letteratura ‘in lingua’. Qui senz'altro, come vedremo meglio in seguito, si pone uno degli snodi cruciali del fenomeno e non è difficile collegarlo al tema più generale delle varie forme di protesta e rifiuto che hanno accompagnato da sempre l’affermazione dei modelli vincenti (e omologanti) della cultura di massa. Altrettanto significativamente, però, è un fenomeno che non rivela alcuna parentela con la tendenza al recupero delle tradizioni locali 'sub specie storia delle classi subalterne’, così tipico del movimento del folk revival degli anni ’50 e ’60, le cui vicende sono intimamente connesse allo sviluppo delle lotte politiche e sociali di quegli anni. Scrive Franco Fortini in una sua recensione al volume di Brevini, dal titolo emblematico ‘Le parole stravolte nella tensione dei dialetti’: ‘L’emersione dei neo-dialettali aiuta a capire quale potente controspinta di separazione e di accanita volontà di chiudersi in un catalogo memoriale (e anche di esclusione e di orgoglio nella sconfitta) si accompagni al processo di massificazione sociale vittoriosa delle differenze e distruttiva delle particolarità’. Non a caso uno di questi poeti parla di una lingua della affettività domestica, della privazione, della soggezione sociale divenuta destino.. A prima vista, non ci potrebbe essere dichiarazione di resa più.. disarmante: l’unico spazio ancora concesso al poeta sembrerebbe quello della testimonianza, del ricordo di ciò che ormai è morto o moribondo.. Questa sensazione di orgogliosa auto-esclusione risulta addirittura più forte se si guarda il lavoro di questi poeti dal punto di vista strettamente formale. Ancora Fortini: ‘chi scrive oggi in dialetto.. cerca una via per dichiararsi fuori dal gioco. La sua è una negativa dichiarazione di voto, un annullare la scheda..’ E infatti più che evocare e invocare una più profonda autenticità e pienezza di esperienze (rispetto alla omologazione della cultura di massa) la poesia neodialettale appare segnata da un grado di intenzionalità letteraria, di operazione formale, addirittura maggiore della poesia in lingua.

Certo, scegliere di scrivere in dialetto all’interno di una società e cultura parlante e scrivente in lingua non è la stessa cosa che scrivere in dialetto quando, fuori dalla Toscana, solo una esigua minoranza conosceva la lingua italiana. Come definire allora la sperimentazione di tanti autori che vengono da un lungo operare in lingua e ricorrono al dialetto con esiti di ‘accentuata polisemia e agglutinazione fonica’, lungo un percorso, in fondo, parallelo a quello di tanta poesia sperimentale in qualsivoglia gergo o lingua o babele di lingue sia stata concepita e scritta? Al punto che è senz’altro giusto chiedersi (e chiedere) che senso abbia il ricorso ad una parlata dialettale con intenti fondamentalmente anticomunicativi, di sperimentazione iperletteraria.. Dice ancora Fortini: ‘Anche dove si tratta di normali ‘personalizzazioni' del dialetto –Noventa, Loi- non ci si allontana dal girone della poesia di oggi, delle sue contraddizioni e tic dominanti’. Un altro esempio? Capita di leggere (nel n.0 della rivista letteraria Baldus) che viene ‘scelta la contaminazione quale campo privilegiato di riflessione’ e che ‘l’apertura ai dialetti, come alla citazione, è condizionata dal grado di torsione cui vengono sottoposti i materiali..’ etc. Più oltre, si parla delle c.d. ‘false traduzioni’ in vernacolo da autori di ogni tempo e lingua: in buona parte queste ‘versioni’ sono esperimenti di terzo grado compiuti da chi adatta in lingua propria testi originariamente redatti in una lingua sconosciuta o non perfettamente nota e si serve di una versione in italiano come di un trasformatore o un interfaccia.. Insomma si tratta di imitazioni, plagi, variazioni sul tema, esercizi di stile, chiamateli come vi pare, comunque cose che denotano, senza ombra di dubbio, un atteggiamento ‘manieristico’ verso la lingua e il lavoro ‘poetico’ su di essa. Ora chi scrive –occorre precisarlo- non ha alcun preconcetto negativo nei confronti del manierismo, anzi.. E potrebbe sembrare discutibile, da un certo punto di vista, distinguere fra un manierismo in lingua e un manierismo in dialetto. Poi però uno pensa al fatto che il dialetto, in quanto lingua del popolo, possedeva una sua vitale carica di contestazione e contrapposizione rispetto alla cultura e alla lingua dominante, o, per dirla con Fortini, ‘un’energia dirompente accumulata da una secolare tradizione di subordinazione’ . E allora, se questa carica, questa energia viene meno; se il dialetto è piegato a declamare il sublime, in forme lirico-elegiache, piuttosto che il comico in forme epico-realistiche; insomma se anche il vernacolo si pone come autoreferenziale, cioè come lingua letteraria di convenzione e di maniera, dove andiamo a finire?
Fingendo la comunicazione cum mortuis in lingua mortua, si ottiene soltanto 'una tiepida perpetuazione decorativa interessante soprattutto i vicini di collegio o di gruppo' conclude brutalmente Fortini. Questa volontà di chiamarsi fuori dal gioco, di rinchiudersi in una dimensione 'domestica', 'materna', ormai fuori dal tempo e dalla storia, d’altra parte, non è neutra, culturalmente e neanche politicamente. Lo si voglia o no, si rischia di ritrovarsi a fare i conti con una Vandea nostalgico-reazionaria, di cui l’affermarsi di un movimento politico come la Lega Nord è sintomo inquietante. Ed è paradossale, infine, che i reduci dalla stagione del folk revival, dopo essersi fatti le ossa imparando antiche lingue ed usanze cantando le canzoni 'popolari' di protesta, si trovino oggi circondati da questa Vandea, che sembra parlare –ma è solo un’illusione ottica- la stessa lingua!

Fauvel



Alcune notizie su Franco Brevini e la sua opera (poche per la verità..)


http://perception.unibg.it/cerco/persone/user.asp?ID=67


http://www.bol.it/libri/scheda/ea978880612211.html;jsessionid=A05E5B3DD76E256E18625DBE43CD048B

giovedì 28 agosto 2008

“MUSICA PER LA PACE” Per la prima volta 200 musicisti casertani insieme per l'Unicef


Vi segnaliamo che nell'ambito del Settembre al Borgo, noi di Casertamusica, Domenica 31 Agosto, verrà presentato con concerto alle 22:30 in Piazza Duomo il doppio cd “MUSICA PER LA PACE” cui partecipa anche il DIrettore Artistico del nostro Blog: M° Angelo Barricelli.



“MUSICA PER LA PACE”
Per la prima volta 200 musicisti casertani insieme per l'Unicef

Il disco pro UNICEF "Musica per la pace", prodotto dall’associazione Euterpe e realizzato dall’associazione Casertamusica è un doppio cd che vede riuniti tantissimi artisti casertani per un progetto promosso dall’Unicef al fine di raccogliere fondi per i bambini che vivono in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza.
Una operazione mai tentata prima nella storia della nostra provincia; oltre 32 tracce di musiche originali, circa 200 musicisti casertani coinvolti in questa iniziativa benefica che rappresenta una fotografia molto variegata della musica casertana e una vera pietra miliare della nostra storia musicale.

Avion Travel, N.C.C.P., Enzo Avitabile e i bottari di Portico, Tony Esposito, Lello Panico, Pietro Condorelli, Marco Sfogli e Matt Guillory, 900 Big Band, Corepolis, Antonio De Innocentis, Tullio Pizzorno, Gino Licata sono solo alcuni nomi della lunga lista di artisti che partecipano all’iniziativa.

Un disco destinato ai "piccoli" non poteva non comprendere anche "piccoli artisti": molti musicisti si sono avvalsi del contributo del Coro dei bambini dell'Accademia di Musica "Città di Caserta" e dell'Orchestra di Archi della Scuola di Musica Suzuki di Casagiove.
Il progetto ha toccato anche le scuole con la partecipazione degli alunni della classe a indirizzo musicale dell’istituto Alfonso Ruggiero di Caserta. Anche questi "musicisti di domani" si sono sottoposti a lunghe prove e a sessioni di registrazione con una professionalità che ha dato i punti ai "musicisti meno giovani".

Il doppio CD della durata di 2h7min è stato registrato presso gli studi della PoMi Musica sfruttando le tecnologie più avanzate. La PoMi Musica è dotata del sistema di registrazione Pro ToolsHD3 — Suono, Flessibilità, Creazione allo Stato Puro. Il sistema più completo nel suo genere, Pro ToolsHD offre ai professionisti audio qualità ed efficienza eccellenti tramite una ambiente di produzione integrato ed intuitivo. Questo sistema ad alta definizione incorpora le ultime innovazioni Digidesign, includendo tecnologia all'avanguardia per offrire una fedeltà sonora ed un rapporto prezzo/prestrazioni mai raggiunti prima. Caratterizzato da enorme potenza DSP, ampio supporto per frequenze di campionamento, nuovissime interfacce audio e periferiche opzionali ad alta risoluzione, numero di tracce e I/O in abbondanza, grande flessibilità nell'assegnazione canali e molto altro. Grazie al lavoro di Ferdinando Ghidelli e Mauro De Santis nell’utilizzo del Pro ToolsHD è stato possibile creare un prodotto che rispondesse ai più severi requisiti di professionalità individuati dagli addetti ai lavori.

Copertina e retro del Booklet sono stati interamente realizzati da Monica Auriemma, autrice, scrittrice, fotografa che dal 2004 ha deciso di dedicarsi all’illustrazione per l’infanzia.Ho ricevuto la Menzione Speciale della giuria per le immagini al Concorso Nazionale per una fiaba illustrata: “Dietro…dentro…oltre lo specchio”, indetto dal Comune di Biella in collaborazione con “Lo Specchio” de “La Stampa”.

Elenco (in ordine alfabetico) dei musicisti:

'900 Big Band - Orchestra Di Ritmi Moderni

Accademia Città Di Caserta

Agnese Ginocchio

Alas De Esperanza
Andrea Russo

Angelo Barricelli

Avion Travel

Carmine Migliore

Corepolis

Cristina Zitiello E Ferdinando Ghidelli

Enzo Avitabile & Bottari

Enzo De Rosa + Vladimir Cocaqui + Armand Pritfuli

Enzo Vitale

Fiammetta De Innocentis e Antonio De Innocentis

Francesco Oliviero
Francis Boys

Franco Mantovanelli + Orchestra Suzuki

Gennaro Vitrone

Gino Licata

J. Christ

Lello Panico

Marco Sfogli e Matt Guillory

Mimmo Cappuccio

Naskà

Nuova Compagnia Di Canto Popolare

Orchestra Suzuki Di Casagiove

Paki Palmieri

Peppe Rienzo

Pietro Condorelli

Saltatempo
Sonamundi

Tony Esposito

Tullio Pizzorno

Wince Gnesutta

Stefano Grondona plays F. Chopin: Mazurka op.33 n. 4

Stefano Grondona plays Mendelssohn: Song Without Words

martedì 26 agosto 2008

Recensione di Respuesta di Stefano Grondona e Humoresque di Stefano Grondona e Laura Mondiello di Empedocle70



Dedizione: Disponibilità a mettere le proprie energie, le proprie qualità a disposizione di qlcu. o di qlco.
Sinonimi: abnegazione, amore, anima, attaccamento, culto, affezione, impegno, zelo, altruismo, fedeltà, lealtà, attenzione, carità, dipendenza, passione.

Credo sia questa la parola che mi è più rimbalzata in testa mentre ascoltavo e riascoltavo in questi ultimi giorni i due dischi Respuesta e Humoresque usciti il primo dalla chitarra di Stefano Grondona e il secondo in duo con Laura Mondiello. E’ ormai quasi difficile immaginare la chitarra di Grondona al di fuori del repertorio novecentesco in cui ha deciso di operare ed è ancora più difficile non notare una tale “dedizione” nei confronti di Llobet. La sua è una ricerca inesauribile ed inesausta, che raggiunge nei momenti in cui suona una quasi totale identificazione col compositore catalano. Non si tratta di pura e semplice erudizione o tecnica chitarristica, si tratta di dedizione totale.
Ricerche bibliofile e filologiche, la ricerca di un suono quanto mai il più possibile vicino all’originale che lo porta non solo a suonare con una Torres originale ma addirittura a riscoprire le corde per chitarra in budello animale per i cantini e di seta rivestista per i bassi, opera del cordaio Mimmo Peruffo. Nostalgia? No. La ricerca di un materiale, lo studio attento per una modalità costruttiva, la ricerca di un suono moderno, attuale e vivo per poter guardare serenamente al passato, salire sulle spalle dei giganti che ci hanno preceduto e continuare sulle loro orme, riattualizzando un patrimonio compositivo che l’oblio del tempo per troppo tempo ci aveva tenuto nascosto.
Altre due cose mi sento di aggiungere prima di addentrarmi nello specifico di ciascun compact disk.
La prima riguarda il suono di questi cd. Sono dei benchmark, dei punti di riferimento non solo per ogni appassionato di chitarra di ogni audiofilo. Pulizia del suono, dinamica eccellente, qualità di registrazione eccezionale. Di solito i tecnici del suono vivono un successo di un disco nell’ombra, rilegati nelle note di copertina ma credo sia giusto lodare l’eccellente lavoro svolto su entrambi i cd da Davide Piva che ha saputo registrare due capolavori.
La seconda riguarda il packaging. In un epoca in cui la “materialità” del supporto della registrazione sembra perdere ogni giorno sempre più colpi contro l’immaterialità e la semplicità del formato mp3 (nonché contro il download illegale) Patrizia Peruffo ha realizzato due confezioni elegantissime, con dei prestigiosi libretti in più lingue arricchiti da una grafica bellissima e contenenti dei veri mini saggi scriiti dallo stesso Grondona, addirittura un doppio cd per Llobet e uno splendido cartonato per le registrazioni in duo.

Datemi fiducia, sono soldi ben spesi.

Empedocle70


Respuesta di Stefano Grondona


Respuesta come risposta, risposta di riscatto della figura di una grande compositore come Llobet, la cui produzione è rimasta in gran parte ancora inesplorata e poco studiata. Stefano Grondona realizza un nuovo evento con questa incisione su doppio cd, una registrazione osannata dalla critica e dagli adetti ai lavori e che stata presentata come Editor's Choice su Gramophone.
Il programma prevede l’incisione dell’integrale dei lavori per chitarra sola di Llobet tra i quali oltre le famose Canzoni catalane, si trovano pagine di grande fascino e impegno come le variciones sobre un tema de Sor, il foglio d’album Respuesta da cui prende il titolo il cd e altre cose come i Cinque Preludi e i tre Estilos Argentinos, composizioni di Quijano che fano riferimento al periodo concertistico trascorso in Argentina. A completare si aggiungono una serie di trascrizioni e arrangiamenti realizzati dal maestro catalano, espressioni di “colpi d’occhio che dalla spirito catalano di Llobet venivano dati a musiche di paesi che egli ha avvicinato nel trascorso delle proprie esperienze” come scrive lo stesso Grondona nel bel libretto allegato al doppio cd. In questo “piatto misto” segnalo la Mazurka de Severina dell’italiano Federico Bufaletti, “nota di personale compiacimento” del chitarrista genovese e testimonianza dei legami con l’Italia.
Grondona realizza qui un mondo sonoro nuovo e allo stesso tempo nostalgico, legato a quel rapporto diretto e privilegiato che egli è riuscito a instaurare con la liuteria d’eccellenza otto-novecentesca rappresentata qui dalla chitarra Torres, modello 1887 da lui utilizzato per l’incisione, che sembra farsi nelle sue mani diretta portavoce delle sfumature dell’animo così sensibile e delicato del compositore catalano lasciando l’ascoltatore rapito e stupito di fronte a tanta bravura e bellezza.
Una registrazione da possedere e custodire gelosamente nella propria discoteca, chitarristi e non. Qui si va ben oltre al semplice apprezzamento per uno strumento e il suo repertorio.

Humoresque di Stefano Grondona e Laura Mondiello

Nei primi del Novecento nella società argentina e in particolare a Buenos Aires si registrò un interesse e uno sviluppò notevole per il mondo della chitarra, accogliendo artisti e liutai di Barcellona. Il catalano Domingo Prat, che era allievo del grande Miguel Llobet, si trasferì a Buenos Aires e portò con sé un po’ alla volta tutto il mondo catalano. Llobet arrivò in Argentina nel 1910 fece molti giri concertistici,e si pensava addirittura ad un suo trasferimento.Maria Luisa Anido (1907-1996), una grande chitarrista argentina, già allieva di Prat, divenne poi allieva di Llobet.
Si formò così uno storico duo di chitarre con un repertorio che Llobet stesso preparò ad hoc, e che purtroppo fece solamente due tournée di concerti, nel 1925 e nel 1929. Parte del repertorio fu pubblicato negli anni ‘60, parte andò perduto. Nessuno ne ha saputo più niente, finchè Stefano Grondona, nel corso della sua ossessiva e entusiastica riscoperta e rivalutazione del personaggio Llobet, non lo ha trovato a Barcellona, e ne ha cominciato la divulgazione tramite la formazione del duo con Laura Mondiello, e con proiezioni discografiche, inizialmente con il CD Homenaje e ora sempre per la Stradivarius con questo ottimo Humoresque.
Questo disco offre tutte le altre musiche ufficiali, sia quelle già conosciute che quelle finora inedite, del repertorio del duo non inclusi in Homanaje, realizzato una Word Premiere Recordings di assoluto rispetto. Sono presenti nel disco le musiche di Albeniz e Granados ma anche quelle del musicologo catalano Lopez-Chavarri, così come le trascrizioni dai classici : Daquin, Mozart, Beethoven, Brahms, Mendelssohn e Tchaikovsky.
Si apre un mondo nuovo con queste registrazioni, rigorosamente effettuate con due Torres originali, un mondo in cui Llobet poteva testare e approfondire gli aspetti creativi e armonici della chitarra, arrivando, anche grazie alla innovativa liuteria di Torres, a scoprire nuove possibilità e nuovi colori musicali.
Oggetto di critiche all’epoca l’opera di questo duo e il suo repertorio trova finalmente la sua giusta posizione tra i giganti della chitarra grazie alla passione e al virtuosismo di Stefano Grondona e Laura Mondiello. Ascoltatelo e rimanetene incantati, difficile segnalare un brano rispetto a un altro, anche se personalmente ho gradito moltissimo l’inedito della famosa Danza Hungara n.5 di Brahms. Indispensabile.

lunedì 25 agosto 2008

Laura Mondiello: Biografia

Foto di Antonio De Luca


Laureata con il titolo di Solista (Solistendiplom) alla Musik-Akademie di Basilea, Scuola di Alto Perfezionamento, dopo aver conseguito il diploma al Conservatorio di Benevento.Durante questi anni frequenta Masterclasses in Italia e in Europa tenute da Julian Bream, Oscar Ghiglia, Angelo Gilardino, Josè Tomàs, Stefano Grondona, Hopkinsons Smith, Manuel Barrueco, Paul Galbraith. Vincitrice di Borsa di studio durante i Corsi annuali di perfezionamento di Conegliano Veneto, tenuti da Stefano Grondona.Riceve per tre anni consecutivi il Diploma di Merito con assegnazione di Borsa di studio Straordinaria “Emma Contestabile” e “Saverio Boccardi” durante i corsi organizzati dall’Accademia Chigiana; successivamente invitata dalla stessa a collaborare con l’Orchestra città-lirica di Pisa diretta da Alessandro Pinzauti, e con l’Orchestra da camera di Siena nell’ambito dei corsi di direzione d’orchestra tenuti da Gianluigi Gelmetti.Premiata al concorso internazionale “Palma d’oro” di Finale Ligure.
Secondo premio al XXV concorso internazionale “Incontri chitarristici di Gargnano”.Ha suonato come solista per importanti istituzioni quali St. John’s College di Cambridge per i concerti nella Master’s Lodge; Festival internazionale Musica Riva di Riva del Garda; Festival delle Nazioni, Asolo Musica; Accademia Chigiana, Siena; I Rassegna internazionale del Centro Romano della Chitarra, Roma; Palazzo Mercantile, Bolzano; Académie musicale de Montbozon, Francia; Festival “Omaggio a Roma”; Teatro Flavio Vespasiano, Rieti, Teatro Comunale di Ferrara e ancora per il Teatro di Pisa, Teatro del Giglio di Lucca, , Teatro sociale di Mantova, Teatro dei Rinnovati di Siena, Teatro Alighieri di Ravenna per la rassegna “Progetto per la Lirica”.Fra gli ultimi impegni in rilievo il Concerto “Omaggio a Ségovia” per il Festival Internazionale Euro Mediterraneo a Villa Adriana, Tivoli.Svolge attività didattica dal 1990.Vincitrice del concorso per l’insegnamento nei Conservatori , 1994.Assistente di Stefano Grondona ai corsi annuali di Alto perfezionamento dal 2001, presso la Scuola Diocesana di Musica S. Cecilia, Brescia.Insegna nel Conservatorio di Brescia per l’anno scolastico 2002-03.Ospite del Circolo artistico di Venezia, Palazzo delle Prigioni, e dell’Istituto Musicale Malipiero a Villa Pisani, Treviso per i Corsi annuali di perfezionamento negli anni 1998-99-2000.Ha inciso per la Dynamic, in collaborazione con il percussionista Guido Facchin, per la realizzazione di un CD dedicato al compositore americano Lou Harrison.Di prossima pubblicazione per la Stradivarius il CD di composizioni inedite di Miguel Llobet in duo con Grondona e con il Torres Guitar Ensemble, con strumenti originali d’epoca.Approfondisce gli studi che riguardano la Fenomenolgia della musica, come chiave di ricerca della relazione elementare fra l’uomo e il suono, presso l’ Ass. des musiciens pour la pérennité et l’héritage musical de Sergiu Celibidache, Gy, (Francia), sotto la direzione di Konrad Von Abel.
Oscar Ghiglia: “Laura Mondiello è una concertista destinata ai vertici più alti della sua arte.I suoi concerti lasciano un ricordo indimenticabile a testimonianza della profondità delle sue interpretazioni.Come docente ottiene risultati eccezionali, grazie alla sua completa conoscenza della chitarra, alla sua tecnica, al suo repertorio e al suo modo di comunicare ai suoi alunni il suo sapere e l’amore per lo studio e per la ricerca”.
Stefano Grondona: “ …si tratta di una eccezionale figura artistica fondata sul più profondo rapporto conoscitivo con gli elementi che in ogni brano determinano la genesi della sua vitalità musicale ed ispirativa. Detta qualità, unita ad una forte presenza carismatica, fa si che ogni esecuzione di L. M. avvinca l’ascoltatore in una esperienza di inequivocabile chiarezza ed unicità”.

Tratto da “DIZIONARIO dei chitarristi e liutai italiani” di Giacomo Parimbelli, Edizioni Villadiseriane 2008

Stefano Grondona plays E. Granados: La Maja de Goya

Stefano Grondona: Biografia


Nel 1981 Andrès Segovia disse: "Grondona è un giovane chitarrista la cui futura carriera è assicurata"; in seguito aggiunse: "ho seguito da diversi anni la linea ascendente del suo talento che attraverso un nobile lavoro, lo ha posto in un luogo prominente nella sua vita musicale internazionale. È un artista di prima classe".
Ancora nel novembre del 1985, ha dichiarato che Grondona, insieme a John Williams, Oscar Ghiglia e Alirio Diaz, è stato tra gli allievi che gli hanno dato le maggiori soddisfazioni. Stefano Grondona nasce a Genova nel 1958, studia con Sergio Notaro e Oscar Ghiglia, diplomandosi con il massimo dei voti, lode, menzione speciale e ottenendo anche il diploma di merito dell'Accademia Chigiana di Siena.
Si è affermato in prestigiosi concorsi internazionali: Parma (1975), Gargnano(1976), Alessandria (1978), Palma de Mallorca (1979), Leeds Castle (1981), Città del Messico e ARD di Monaco di Baviera (1982). Ha tenuto concerti in tutta Europa, Africa, Israele, Messico, Stati Uniti, Singapore e Giappone, collaborando con diverse orchestre, tra cui l'orchestra Rai di Milano e Torino, la London Soloist Chamber Orchestra e la Vivaldi Concertante di Londra, la Scarlatti di Napoli, il Concertino Ensemble di Lubecca, il Ripieno di Zurigo, il Berliner Kammerorchester, il Giovane Quartetto Italiano e il Quartetto di Venezia. Stefano Grondona ha registrato per la Rai, la BBC, la WIGE, la Toledo (USA) e altre radiotelevisioni europee. Ha inciso per la CGD, Dynamic, Ricordi, Rivo Alto e Divox.
Il suo repertorio include, fra l'altro, tutta l'opera di J.S. Bach, M.M. Ponce e H.W. Henze; pertanto è stato spesso invitato a manifestazioni celebrative di questi compositori. 1982: M.M.Ponce, le Sonate per chitarra, Roma e Città del Messico 1985: J.S.Bach, Le Quattro Suites per liuto, Ludwigsburg e Roma 1986: H.W.Henze, Royal Winter Music, Torino, Monaco e Roma. Nel 1998 è stato invitato a Tokio come ospite d’onore in occasione delle celebrazioni per il centenario della nascita del liutaio Robert Bouchet.
Grondona ha sviluppato un particolare interesse verso la liuteria e la sua storia,culminato nella recente stesura del libro “La Chitarra di Liuteria-Masterpieces of Guitarmaking” e in una serie di registrazioni discografiche su strumenti storici. Il CD "la Guitarra de Torres" ha ottenuto il premio come miglior disco dell’anno al IV convegno nazionale della chitarra di Alessandria e la rivista tedesca Klassik Hoste Empfendung l’ha segnalato tra i migliori CD del 1999.
Su segnalazione degli autori è stato prescelto dalla RAI per presentare in prima esecuzione assoluta il "Concerto per chitarra, vibrafono e orchestra" di B. Bettinelli e "Orpheus" di H.W. Henze. E' titolare della cattedra di chitarra al Conservatorio di Vicenza e tiene corsi di perfezionamento in autorevoli istituzioni sia in Italia che all'estero.
Attualmente si sta dedicando ad alcuni progetti discografici nonché a "La chitarra di liuteria" (anticonvenzionale festival concertistico e di liuteria), di cui è ideatore e organizzatore per il Conservatorio di Vicenza dove insegna da anni. Nel 2002 ha nuovamente ricevuto il premio “Chitarra d’oro” per “Lo Cant dels Aucells”. Nel 2005 ha ritirato a Barcellona il prestigioso premio IPECC, a riconoscimento della sua attività nella ricerca e diffusione della cultura e musica catalana. Il suo più recente CD “Respuesta”, dedicato all’opera per chitarra sola di M. Llobet ha ottenuto il prestigioso “Editor’s Choice” della rivista inglese Gramophone


Tratto da “DIZIONARIO dei chitarristi e liutai italiani” di Giacomo Parimbelli, Edizioni Villadiseriane 2008

mercoledì 13 agosto 2008

Santórsola Guitar Quartet in Concerto 22 agosto Taranto



L' Associazione Jonica della Chitarra in collaborazione con l' Associazione di Promozione Sociale Punto a Capo, l' Agenzia di Promozione Turistica , e il Museo Nazionale Archeologico di Taranto promuovono una importante iniziativa nel Chiostro del Museo Venerdi 22 Agosto 2008: insieme all' apertura serale sino alle 22.30 del Museo vi sarà alle 20.30 il concerto del Quartetto di chitarre Santorsola. L' occasione nasce da un importante circostanza: il Quartetto (formato da quattro musicisti tarantini: Antonio Rugolo, Angelo Gillo, Vincenzo Zecca, Livio Grasso) è dedicatario di un una nuova Opera del compositore vercellese Angelo Gilardino che ha scritto per Loro un Omaggio al più grande maestro compositore e chitarrista di tutti i tempi Pugliese, Mauro Giuliani (1781-1829).
Abbiamo pensato quindi di organizzare nella nostra città la Prima esecuzione Mondiale del brano "Sonetti Giuliani" diviso in sette "momenti" ispirati ad altrettanti Studi del maestro di Bisceglie


PROGRAMMA CONCERTO


Angelo GILARDINO (1941)

Sonetti Giuliani (2008) * (scritti intorno agli Studi di Mauro Giuliani)

I. Agitato - Op.48 n.5
II. Larghetto grazioso - Op. 98 n.3
III.Andantino – Op.51 n.11
IV. Allegro Vivo (Tarantella) – Op.50 n.6
V. Allegretto grazioso – Op.100 n.12
VI. Andante cantabile – Op.111/II n.3
VII. Allegro – Op.48 n.2


Angelo GILARDINO (1941)

Veneziana (dalla suite “Feste lontane” - 2007)

Ernesto LECUONA (1895-1963)

Andalucìa (Versione per quattro chitarre di Angelo Gilardino)

I. Cordoba
II. Andalucìa
III. Alhambra
IV. Gitanerìas
V. Guadalquivir
VI. Malagueña

*opera dedicata al Quartetto “Santòrsola” (Prima Esecuzione Assoluta)


Santórsola Guitar Quartet

Il Quartetto di chitarre "Santórsola" dedica il suo nome al compositore Guido Santórsola, nato in Puglia come i quattro componenti del Quartetto (Antonio Rugolo, Angelo Gillo, Vincenzo Zecca e Livio Grasso), vissuto prima in Brasile e poi in Uruguay, e autore di importanti pagine dedicate a questa formazione.
Il Quartetto nasce sul finire del 2006, come coronamento di una lunga amicizia tra ex compagni di studi, oggi docenti e concertisti, accomunati dal desiderio di esplorare ed approfondire un repertorio che dal '900 in poi si è arricchito sempre più di importanti opere originali, per via dell'interesse crescente manifestato da compositori, anche autorevoli, che hanno trovato motivo della loro ispirazione nei colori, nelle atmosfere e nei ritmi che quattro chitarre ricreano.
Seguendo percorsi di studio originali e raramente battuti da altre formazioni, il quartetto giunge, dopo pochi mesi densi di concerti e ricerche, ad interpretare al Teatro Sancarlino di Brescia, nel novembre 2007, la Sinfonietta "Feste Lontane" di Angelo Gilardino, opera di ampio respiro e grande spessore artistico e culturale e a loro affidata prima della pubblicazione. In seguito al successo di questo evento, nel maggio 2008 Gilardino scrive e dedica al quartetto i “Sonetti Giuliani”, sette brevi composizioni scritte intorno ad altrettanti studi per chitarra del noto compositore e chitarrista pugliese Mauro Giuliani, brano che verrà questa sera presentato in prima esecuzione mondiale.
I componenti del quartetto suonano chitarre che il liutaio milanese Roberto De Miranda ha appositamente costruito per loro, tra cui una chitarra ad otto corde ed una chitarra quintina.

Antonio Rugolo
Ha al suo attivo due dischi da solista pubblicati dalla Stradivarius di Milano, accolti con unanime favore dalla critica internazionale. Recensiti in tutta Europa, negli USA e in Canada (Classical Guitar, Allegro, Classic Voice, Fronimo, Amadeus, Suonare News ecc.), vengono regolarmente trasmessi dalle reti RAI Radio 3, Filodiffusione, Radio Svizzera P2, CBC Canadese ecc.. Angelo Gilardino in un articolo dedicato al suo primo disco “Guitarreo” ha scritto: “La chitarra ha bisogno di menti e mani come le sue”. Marco Riboni, riferendosi al suo ultimo lavoro su Santórsola registrato con il Quartetto d'archi Paul Klee, scrive: Rugolo sfoggia una interpretazione eccellente… estremamente rigoroso e preciso, espressivo e suadente, impeccabile tecnicamente… Insomma siamo in presenza di un disco importante che merita di essere ascoltato. Ha studiato con Frèdèric Zigante a Losanna, con Oscar Ghiglia all’Accademia Chigiana di Siena, con Alirio Diaz e Pino Forresu e ha vinto diversi Concorsi Chitarristici Internazionali (1° ad Isernia, 1° a Savona, 1° al “Fago”, 2° a Gargnano). Diplomato con il massimo dei voti, è docente di chitarra e concertista.

Vincenzo Zecca
Diplomatosi brillantemente nel 1989 presso il conservatorio “N. Piccinni” di Monopoli (Ba) sotto la guida di Pino Forresu, si perfeziona con Oscar Ghiglia a Gargnano e con Ruggiero Chiesa a Milano e frequenta i corsi di David Russell, Alirio Diaz e Frédéric Zigante. Risulta vincitore di vari Concorsi Chitarristici Internazionali, tra i quali: 2° al “Fago”, 3° a Stresa, 2° al “Sor” di Roma, 2° al “Pittaluga” di Alessandria, 1° al T.I.M. Nel 1997 partecipa alla Convention Internazionale dell’ A.D.G.P.A. Tenutasi a Soave, dividendo il palco con illustri chitarristi della scena mondiale: Albert Lee, Larry Coryell, Walter Lupi, Gigi Cifarelli. Svolge attività concertistica ed è docente di chitarra nei corsi ad indirizzo musicale presso le Scuole Statali.


Livio Grasso
Nato a Casarano (Le) nel 1979, intraprende lo studio della chitarra classica all’età di 10 anni sotto la guida di Vincenzo Zecca e prosegue gli studi con Pino Forresu fino al conseguimento del diploma (2000). Negli anni della sua formazione segue corsi tenuti da Alirio Diaz e Manuel Barrueco e concorre in numerosi concorsi nazionali ed internazionali per categorie risultando sempre vincitore di 1° o 2° premio (Brindisi, Ostuni, Lecce, Bari, Barletta, Lamporecchio ecc.). Dal 2000 al 2003 segue i corsi annuali di perfezionamento tenuti da Paolo Pegoraro e Stefano Viola presso l’Accademia di Interpretazione Chitarristica “Francisco Tarrega” di Pordenone, presso la quale ha l’occasione di seguire le lezioni dei maestri Alexander Swete, Eduardo Isaac, Vladislav Blaha e Betho Davezac e di tenere alcuni concerti nell’ambito del “Festival chitarristico internazionale” del Friuli Venezia Giulia. Nel 2004 si unisce in duo stabile con Angelo Gillo, con cui segue i corsi di perfezionamento tenuti da Frèdèric Zigante e Lorenzo Micheli e con cui vince numerosi concorsi nazionali ed internazionali. È laureato con Lode nella facoltà di “Conservazione dei beni culturali” dell’Università del Salento e svolge attività didattica presso le scuole medie ad indirizzo musicale.


Angelo Gillo
Nato a Taranto nel 1979, intraprende lo studio della chitarra classica all’età di 11 anni sotto la guida di Vincenzo Zecca. Consegue il diploma a Trieste nel 2001 con il massimo dei voti, nella classe di Frédéric Zigante, ottenendo la borsa di studio. Allievo dal 1997 nei corsi di perfezionamento tenuti da Zigante a Lippiano (Arezzo), frequenta diverse Master Classes, tra le quali quelle di Alirio Diaz a Taranto, di Oscar Ghiglia a Cannes (Francia), di Laurent Blanquart e Olivier Chassain presso l’ “Académie de Musique de Primtemps” di Gap (Francia). Si afferma in vari concorsi nazionali ed internazionali (Taranto, Mottola, Ancona, Grosseto, Isernia) e nel 2004 vince il primo premio assoluto in nove concorsi nazionali consecutivi (Piombino, Taurisano, Corato ecc.). Nello stesso anno si unisce in duo stabile con Livio Grasso, con il quale prosegue nell’attività concertistica e nel perfezionamento con Frèdèric Zigante e Lorenzo Micheli. Insegna nelle scuole medie ad indirizzo musicale e frequenta il biennio specialistico di II livello presso il Conservatorio di Trieste.

lunedì 11 agosto 2008

Prima edizione dell’International Guitar Festival Gubbio dal 5 al 7 settembre 2008 Di Ciro Carbone


Avrà luogo a Gubbio dal 5 al 7 Settembre la prima edizione dell’International Guitar Festival, una manifestazione dedicata al mondo della chitarra classica, alla liuteria, alla poesia.
Tutti gli eventi si articoleranno nello splendido refettorio del complesso monumentale di S. Pietro di Gubbio, recentemente ristrutturato e messo a disposizione della cittadinanza.
Si incomincerà venerdì 4 settembre alle 21,30 con i concerti dei famosi chitarristi Roberto Fabbri, Ciro Carbone e Francesco Taranto, che suonerà in coppia con il violinista Franco Scozzafava.
Ad intervallare, reading di poesie di Marco Carbone a cura dell’associazione “Arte & Dintorni”; voci recitanti: Marco Panfili, Chiara Acacia, Federico Amoni.
Il giorno seguente, poi, alla stessa ora, un doveroso omaggio a Federico Garcia Lorca, grande appassionato di poesia e cantore della cultura andalusa, con lettura dei suoi più famosi versi dedicati alla chitarra, e a seguire i concerti del Real Duo Damiani Libraro e di Luis Quintero, vero ambasciatore della chitarra venezuelana nel mondo e grande virtuoso.
La serata conclusiva (domenica 7 Settembre), organizzata in collaborazione con il Lions Club Piazza Grande di Gubbio, prenderà il via alle 21,30 con i concerti di Laurent Boutros, grande chitarrista e compositore francese, e di Angelo Barricelli , chitarrista dalle eccezionali doti tecniche e musicali e valido promotore dello strumento, e si concluderà con un momento di beneficenza a favore dell’AIRCC.
Durante la manifestazione si terranno anche delle master class dirette dal M° Luis Quintero a cui tutti i giovani chitarristi potranno iscriversi per affinare il loro talento.
Per tutti e i tre giorni sarà anche allestita un’interessante mostra di liuteria del maestro Angelo Spataffi, figlio dell’illustre liutaio eugubino.
L’intero evento è organizzato dall’associazione Andres Segovia e dal Cinema Teatro “Astra” di Gubbio, in collaborazione con il Lions Club Piazza Grande e con Arte & Dintorni, e con il patrocinio e il contributo della Regione Umbria e il patrocinio del Comune di Gubbio.

Direttore artistico della manifestazione è il M° Ciro Carbone, uno dei maggiori chitarristi italiani, che vanta al suo attivo molteplici esperienze sia come organizzatore di eventi, è infatti direttore artistico anche del Festival Internazionale di chitarra di Forio Ischia, che come concertista.
Diplomatosi brillantemente presso il Conservatorio San Pietro a Maiella di Napoli, il M° Carbone ha sin da subito avviato un’intensa attività che lo ha portato ad esibirsi in diverse manifestazioni musicali in Italia e all’estero tra cui il “Festival di Nantes” a Parigi, il “Festival en Beaujolais” a Lione, ancora poi all’Water Club di New York, all’Ambasciata Italiana ad Algeri, a Bengasi, ad Hammamet, a Tunisi e al Palazzo della Letteratura di Monaco di Baviera.
Negli ultimi anni ha tenuto in Italia una serie di concerti con la partecipazione del maestro Alirio Diaz, è stato ospite, poi, del Festival International de Guitarra "Antonio Lauro" (Venezuela), suonando con l'orchestra sinfonica del Estado Sucre diretta dal maestro Angelo Pagliuca, si è esibito al Festival internazionale della chitarra “Città di Fiuggi”, al Festival “Andres Segovia” di Madrid, al Festival Internazionale della chitarra “Città di Cassino” e al Festival di Limonges “Nuits Musicales de Cieux”, testimoniando con la sua incessante attività, estrema professionalità e un amore profondo verso la chitarra e la divulgazione delle sue opere.
L’ “International Guitar Festival” nasce quindi proprio con l’intento di voler far conoscere al grosso pubblico il meglio del repertorio chitarristico contemporaneo, in speciale modo quello sudamericano, e far apprezzare dal vivo le esecuzioni di grandi artisti internazionali.
Sponsor unico dell’evento è la “Franco Monacelli Costruzioni”, che con grande entusiasmo ha voluto aderire al progetto.
Tutti i concerti e gli eventi sono ad ingresso gratuito e l’invito a partecipare è esteso chiaramente a tutti.
Vi aspettiamo numerosi.



Prima edizione dell’International Guitar Festival Gubbio 2008 Di Ciro Carbone



Programma

Venerdì 5 Settembre 2008 ore 21,30

Francesco Taranto (chitarra) - Franco Scozzafava (violino)
Ciro Carbone
Roberto Fabbri

Recital di Poesie
“L’amore è per i tristi luna park”
di Marco Carbone
in collaborazione con Arte & Dintorni
Voci recitanti:
Marco Panfili, Chiara Acacia, Federico Amoni


Sabato 6 Settembre 2008 ore 21,30

Luis Quintero
Real Duo Damiani – Libraro

Recital di Poesie
Omaggio a Federico Garcia Lorca
a cura di Marco Carbone
in collaborazione con Arte & Dintorni


Domenica 7 Settembre 2008 ore 21,30

Laurent Boutros
Angelo Barricelli

Premiazione master classe
di Luis Quinterno

Serata in favore dell’AIRCC
In collaborazione con i Lions Piazza Grande Gubbio

Dal 5 al 7 Settembre 2008
Mostra di liuteria
Angelo Spataffi

giovedì 7 agosto 2008

Appunti sul tema: crittografia musicale di Fausto Bottai

Come si sa, le lettere che compongono l'alfabeto italiano sono 21. E’ naturalmente un fatto puramente casuale il fatto che 21 sia un multiplo di 7 e che 7 sia il numero delle note comprese nella classica scala diatonica, che costituisce –è altrettanto noto- la pietra miliare su cui la musica occidentale si è sviluppata. Sfruttando comunque questa semplice relazione numerica possiamo ottenere il seguente sistema cifrato


















in cui simboli appartenenti a codici di comunicazione diversi possono essere rimpiazzati vicendevolmente in modo da ottenere due diversi messaggi, a seconda appunto del codice usato per interpretarli: è il principio della crittografia, ossia del sistema che permette di ‘codificare messaggi in simboli non comprensibili a prima vista, in modo che non possano essere interpretati da chi non possiede la corretta chiave di lettura’.Chi fosse interessato ad una breve, ma esauriente introduzione al tema specifico delle crittografie musicali può leggere questo saggio di Eric Sams





Senza entrare troppo nel dettaglio, in questa sede basterà constatare, con Sams, ‘come simboli o idee musicali siano stati usati in crittografia e discipline alleate fin dai primordi (e) che idee quasi crittografiche siano state usate liberamente in musica.’ Dopo aver affermato che molti crittografi sono stati musicisti eminenti e che compositori come Tartini, Michael Haydn, Schumann, Elgar sono noti per il loro interesse verso la crittografia, Sams conclude: ‘v’è (dunque) qualche prova che le due abilità siano decisamente correlate. La connessione fu anche riconosciuta e sfruttata durante la Seconda Guerra Mondiale dal servizio britannico di critto-analisi, ai cui candidati veniva chiesto tra le altre cose se fossero in grado di leggere una partitura orchestrale’. Il saggio di Sams si articola significativamente in due aree separate, da un lato la crittografia che usa idee e simboli musicali, dall’altro la musica che usa concetti crittografici e relativi alla crittografia, fino ad ipotizzare una possibile convergenza, più o meno occasionale, fra le due attività. Anzi ‘questa tendenza è diventata più marcata negli anni più avanzati del XX secolo. L’impeto combinatorio venne da ambedue le parti. I crittografi hanno sempre anelato a rendere i loro codici musicali il più possibile simili alla musica reale, così da aumentare la loro validità in quanto codici. Alcuni compositori, al contrario, possono aver ben pensato che la loro musica si arricchisse con il giudizioso additivo di elementi crittografici. (..) Le partiture moderne offrono impareggiabili opportunità per sistemi cifrati d’ogni genere, e senza dubbio vi sono esponenti non dichiarati di tecniche compositive legate a codici nascosti.’
Come si sa, Bach morì il 28 luglio 1750 lasciando incompiuta una grande fuga sul tema: si bemolle, la, do, si; B.A.C.H. in notazione tedesca. (N.B Gli esempi musicali che riportiamo sono tratti dal saggio di Sams citato poco fa.)









Si sa anche che questo tema è stato inglobato da J.S. in altre opere (a quanto pare lo considerava una sorta di rappresentazione della croce in virtù del suo andamento a zig zag sul pentagramma). Molti altri compositori si ispirarono al tema B.A.C.H. (fra gli altri, Beethoven, Schumann, Listz, Busoni etc.).. ma se il gioco motivico legato a queste quattro lettere è forse quello più noto, non si tratta certo di un caso isolato. Chi avesse voglia di leggere il saggio citato di E.Sams scoprirà, per es., che il più grande e prolifico fra i musicisti dediti a simili ‘giochi crittografici’ fu Schumann. In ogni caso, l’uso di lettere per creare temi partendo da parole (o da nomi di persone) era –direi- scontato nei paesi in cui le note musicali venivano comunemente indicate con le lettere dell’alfabeto. Bisogna però anche aggiungere che la creazione di un sistema cifrato coerente e completo comporta l’abbinamento di tutte le lettere dell’alfabeto alle note di una struttura scalare, come si vede negli esempi seguenti, attribuiti a composizioni di Ravel (es.8) e Poulenc (es.9)





















Come si vede, il criterio con il quale Poulenc distribuisce le 24 lettere del suo alfabeto fra le 8 note dell’ottava è simile a quello che abbiamo usato poc’anzi per distribuire le 21 lettere dell’alfabeto italiano: ciascuno ha il suo! e, come dicevamo all’inizio, il fatto che talvolta esistano queste relazioni numeriche ( che 21 sia multiplo di 7 e 24 di 8) non ha gran significato, tanto è vero che il sistema cifrato usato da Ravel, che non presenta la stessa ‘simmetria’, ha lo stessa validità degli altri due.. Semmai, per quanto riguarda il nostro caso, proporrei una variante: ovvero le lettere non definiscano le note, ma i gradi della scala diatonica, lasciando così il compositore libero di scegliere caso per caso l’altezza delle note corrispondenti ai vari gradi; per dir meglio, lasciandolo libero di scegliere ogni volta la struttura modale che preferisce per ciascuno dei suoi esperimenti. Se stabiliamo che il primo grado della scala sia DO, e il brano nel modo maggiore, avremo per conseguenza III grado=mi e VI=la; viceversa nel modo minore III=mib, VI= lab, VII=sib; nel modo misolidio VII=sib e così via…
Per finire, ecco un piccolo esempio musicale, lo spartito di un pezzo per chitarra, la cui melodia rappresenta la ‘traduzione’ in note del verso iniziale della Commedia dantesca:

Nel mezzo del cammin di nostra vita.

Ringrazio l’amico Sergio Pes, che gentilmente ha rivisto e trascritto ex-novo la partitura per chitarra che è possibile scaricare qui, insieme, volendo, al relativo midi-file


n.b. La 'serie' su cui si basa l’esempio musicale suddetto







ricavata seguendo la cifratura note-lettere di cui allo schemino iniziale, è trattata un po' come i dodecafonici trattavano la loro serie (dodecafonica), cioè inserendo note ribattute, di passaggio, di volta, dove ritenevano opportuno e soprattutto trasformandola liberamente sul piano ritmico..

Fausto Bottai

domenica 3 agosto 2008

I Fotografi e la Chitarra: Liuteria, foto di Tasmin78


laboratorio
Inserito originariamente da Tasmin78
Liuteria: Foto di Tasmin78

Galleria Flickr: http://www.flickr.com/photos/77094911@N00/

I Fotografi e la Chitarra: Liuteria, foto di Tasmin78


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I Fotografi e la Chitarra: Liuteria, foto di Tasmin78



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I Fotografi e la Chitarra: Liuteria, foto di Tasmin78


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I Fotografi e la Chitarra: Liuteria, foto di Tasmin78


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I Fotografi e la Chitarra: Liuteria, foto di Tasmin78


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sabato 2 agosto 2008

Michelangelo Galilei di Jacopo da Montaio

Michelangelo Galilei (ca 1575-1631) era figlio di Vincenzo, una delle figure più importanti nella vita musicale del tardo Rinascimento italiano, e fratello del più famoso Galileo, fisico, astronomo e matematico. Le poche notizie che si hanno della sua vita provengono dal Dizionario universale dei musicisti (Casa Editrice Sonzogno, Milano 1937), secondo il quale ‘Michelangelo.. fu versatissimo nella musica e la esercitò per professione; essendo stato buon liutista non v’è dubbio che fosse allievo egli pure di suo padre Vincenzo. Fra gli anni 1601-1606 visse in Polonia al servizio di un conte palatino; nel 1610 era a Monaco di Baviera ove insegnava musica, e in una lettera datata del 16 agosto di quell’anno, egli pregava il fratello Galileo, di acquistargli grosse corde di Firenze per suo bisogno et dei suoi scolari..’ Da queste scarne notizie è ovviamente impossibile ricostruire i motivi che indussero Michelangelo a lasciare Firenze, la sua città natale, e l’Italia: sta di fatto che, come scrive Ruggero Chiesa nella prefazione a ‘Il primo libro d’intavolatura di liuto’, trascritto in notazione moderna (ed. Suvini Zerbini, 1977), ‘Galilei fu uno dei primi musicisti che percorse a ritroso la via che nel XVI secolo aveva portato in Italia gli autori stranieri, i fiamminghi soprattutto, desiderosi di plasmare la loro tecnica con la sensibilità della cultura latina.’ Il Chiesa per la verità sostiene che una delle cause di questa migrazione può essere stato il declino del liuto in Italia , e più in generale della musica strumentale solistica, argomento a cui dedica un ampio paragrafo introduttivo nella prefazione testé citata (quando in Germania lo strumento avrebbe mantenuto un ruolo importantissimo, anzi si stava avviando ‘incontro al periodo più fecondo della sua esistenza, che si sarebbe protratto fino alla fine del ‘700’). Ma anche se sono ampiamente condivisibili le argomentazioni addotte a tale riguardo, è difficile collegarle con certezza alla personale vicenda biografica di Michelangelo, tanto più che lo stesso Chiesa afferma poco dopo che la decadenza dello strumento non fu 'clamorosamente improvvisa' agli inizi del XVII secolo. Anzi, nel primo quarto del ‘600 videro ancora la luce molte opere di autori di valore, fra i quali, oltre allo stesso Galilei, Giovanni Francesco Anerio, Alessandro Piccinini e Johann Hieronymus Kapsberger, giustamente compreso fra gli italiani, perché, pur essendo tedesco di nascita, visse ed operò lungamente nella penisola.
Comunque, tornando al nostro compositore, l’unica sua opera a noi pervenuta è appunto il ‘Libro d’intavolatura di liuto’ edito nel 1620 a Monaco in italiano contemporaneamente all’edizione in tedesco ‘Galilei M. A. Tabulaturbuch auff der Lauten’. Il volume contiene 52 brani, per lo più Toccate (10), Volte (20) e Correnti (16), oltre a 2 Gagliarde ed altrettanti Saltarelli e Passemezzi.

Come sostiene il Chiesa, le Toccate costituiscono la parte più complessa dell’opera di Galilei, anche se pure nella musica per danza ‘egli profonde una ricca inventiva melodica e ritmica’. Soprattutto nelle toccate, però, si avverte la presenza dei procedimenti tipici della ‘nuova musica’ degli inizi del ‘600 (prevalenza della voce superiore, numerose modulazioni, armonie ricercate). Di questa ‘novità’ Michelangelo era ben consapevole, dal momento che in un’ avvertenza ai lettori posta all’inizio del libro, egli così scriveva: ‘.. oltra, trovandosi in quest’Opera, molte durezze o dissonanze, non si pensi che sieno errori di stampa perché deuono star così e si assicuri ciascuno, che io ho riueduto più volte, minutamente tutt’il libro, e son certo che è correttissimo..’. Ricordiamo che il periodo di cui stiamo parlando segue di pochi anni la famosa, aspra polemica Artusi-Monteverdi intorno alle imperfezioni (o alla perfezione) della moderna musica!
Per concludere citiamo integralmente il parere del Chiesa a proposito delle ‘durezze’ galileiane: ‘In realtà.. (esse) non sono altro che accordi insoliti per la sensibilità dell’epoca, ma appaiono assolutamente prive di quelle stravaganze comuni a tanti compositori di scarso valore, i quali volevano a tutti i costi inserirsi nel nuovo stile.. Le dissonanze di Galilei sono frutto di un istintivo desiderio di rinnovamento, che lo conduce sempre a scelte perfette. L’equilibrio della costruzione, il raffinato impiego delle armonie e la profonda spiritualità pongono le sue toccate tra le creazioni più vive ed importanti del primo barocco italiano.






alcuni esempi musicali

http://lutecast.blogspot.com/2005/11/michelangelo-galilei-1575-1631.html


















Jacopo da Montaio

Speciale Christian Saggese: Video Agua y vinho by Egberto Gismonti

venerdì 1 agosto 2008

Speciale Christian Saggese: Video Randy Rhoads "DEE"

Speciale Christian Saggese: Intervista di Angelo Barricelli parte seconda

Angelo Barricelli: Cosa pensa delle sue incisioni, stupende a mio avviso.

Christian Saggese: Si, sono soddisfatto di alcune mie registrazioni, ma credo molto di più nelle registrazioni live, sono meno manipolabili con editing e trucchi vari. Mi è capitato di ascoltare cd meravigliosi poi non confermati dall'ascolto live del chitarrista. Consiglio sempre di andare ai concerti, si possono imparare molte cose...

AB: Collabora con musicisti di altissimo livello anche di estrazioni culturali diverse e/o alternative alla chitarra classica,ce ne può parlare?

CS: Diciamo che ho avuto la fortuna di collaborare con musicisti da cui ho imparato moltissimo, ricordo piacevolmente Jerry Marotta, Pat Mastelotto (batterista dei King Crimson), ma l'esperienza più emozionante fin ora è stato conoscere e lavorare con compositori come M.Kagel e G.Kurtag

AB: La cosa che mi ha spinto a farle questa intervista,oltre alla sua eccellenza musicale,è stata sicuramente la sua apertura a 360 gradi e la disponibilità che ha con tutti,è solamente il segreto dei grandi chitarristi oppure c'è altro?

CS: Non ho mai considerato la musica "classica" come l'unica degna di essere chiamata musica con la M maiuscola, e posso aggiungere che ho imparato molto più sul suono ascoltando Jaco Pastorius, Stan Gets e Django Reinhardt... che consumando cd di chitarristi classici famosi

AB: Chitarrista classico preferito?

CS: Ida Presti

AB: attualmente come vede il livello chitarristico italiano? E' una mia impressione,oppure ci sono chitarristi bravi,pochi, che si esprimono soprattutto all'estero e nel nostro paese rare volte?

CS: Si, chitarristi bravi ce ne sono tantissimi.... ma è molto più difficile trovare "musicisti" che suonano la chitarra. Trovo che ci siano tanti cloni, che imitano i divi del momento (a volte anche le pettinature ed il vestito) e che manchi in molti casi l'originalità e la consapevolezza di quello che la chitarra classica può offrire.Molti sono ossessionati dalla continua ricerca del "bel suono" (solitamente scuro) ma penso che il nostro strumento sia molto di piu... Non c'è cosa più noiosa ed irritante di un solo colore, sempre "bello" e "pulito".

AB: I suoi progetti per il futuro,sono sicuramente di grande livello,vuole parlarne?

CS: Preparare il mio prossimo lavoro discografico, studiare nuova originale per decacordo, lavorare sulle mie trascrizioni ed uno studio approfondito sulla musica per chitarra sola di Angelo Gilardino.

AB: Cosa pensi dei concorsi?

CS: Penso che siano utilissimi come banco di prova per i propri nervi, ma è importante capire subito che vincerne molti non vuol dire essere bravo più bravo di altri, le giurie esprimono soltanto un giudizio, ma non è la verità assoluta. Ho assistito a numerose eliminazioni di chitarristi strepitosi, soltanto perchè non si avvicinavano al modo di suonare di Russel o Barrueco, o perchè proponevano un programma troppo "raffinato" per la commissione. Una cosa importante da dire, non ho mai modificato il mio modo di suonare per vincere una competizione, mai!.... e potevo farlo facilmente.Grazie molte e auguri per il futuro!

Angelo Barricelli