Cari Amiche e cari Amici: una piccola novità, spero a Voi gradita, da oggi 31 agosto prende il via il lato inglese del Blog Chitarra e Dintorni.
http://chitarraedintornienglish.blogspot.com/
A partire da oggi verrano ripubblicati in inglese gli articoli già pubblicati sul sito in italiano con l'aggiunta di nuovo materiale. Spero che la cosa vi faccia piacere e che possa essere di aiuto per la diffusione della musica che noi tutti amiamo. Anche in questo caso il logo è stato realizzato dall'amica Sarah France http://www.sarahfrance.com/
Vi chiedo solo un po' di pazienza, comprensione e aiuto ... non sono un traduttore esperto e quindi vi saranno di sicuro errori e inesattezze, per favore, se ne trovate segnalatemele alla casella email del blog: chitarraedintorni@gmail.com Grazie!
salutoni
Empedocle70
Dear friends, welcome to the English site of the italian Blog Chitarra e Dintorni
http://chitarraedintornienglish.blogspot.com/
Here you will find the same articles and essays that have been published and that will be published on the italian site. I beg your pardon if you will find any mistakes! I'm not a professional translator so there can be mistakes or misunderstandings, please send me an email to chitarraedintorni@gmail.com showing them to me and I will correct them as soon as possible!
The logo has been made by Sarah France http://www.sarahfrance.com/
all the best
Empedocle70
lunedì 31 agosto 2009
Pat Ferro
Care Amiche e cari Amici, questa settimana viene dedicata all'amica Pat Ferro e alla casa discografica di jazz indipendente Improvvisatore Involontario.
Di Pat avete già potuto vedere le belle foto pubblicate assieme all'articolo "Che cos'è quella cosa chiamata Tango?" di Rubén Andrés Costanzo, questa settimana scoprirete che oltre che una
eccellente fotografa è una brava ballerina di tango e anche manager e promoter di diversi musicisti...
salutoni
Empedocle70
Di Pat avete già potuto vedere le belle foto pubblicate assieme all'articolo "Che cos'è quella cosa chiamata Tango?" di Rubén Andrés Costanzo, questa settimana scoprirete che oltre che una
eccellente fotografa è una brava ballerina di tango e anche manager e promoter di diversi musicisti...
salutoni
Empedocle70
Pat Ferro: Biografia
Nasce nella palude del basso polesine nel maggio del 1978, tra Adige e Po, che lascia, a 18 anni, per la laguna veneziana per iscriversi a Cà Foscari dove studia lingue e culture orientali. Al Cairo, tra il 2001 ed il 2002, dove si trova per motivi di ricerca, frequenta l'Istituto di Cultura Francese che la porta a visitare mostre ed appassionarsi alla fotografia. Tornata dall'Egitto espone a Venezia la sua prima personale di fotografie dal titolo "Esperienze - Tournant", recensita da Exibart, che racchiude circa 15 foto in bianco e nero e calligrafie in arabo, su legno decorato, della stessa. Nello stesso anno la nota un fotografo inglese con la quale comincia a collaborare, ampliando la sua conoscenza in campo di assistenza in studio, sviluppo ed archiviazione dell'immagine. In questi anni accumula numerose collaborazioni come fotografa ufficiale di eventi e spettacolo. Ha lavorato con la Photo-Crew di Luca D'Agostino per Rototom-Sun Splash festival 2008 e 2009. E' fotografa ufficiale della nota associazione ed etichetta discografica Improvvisatore Involontario. Collabora con il Teatro Fondamenta Nove di Venezia come fotografa degli eventi della rassegna Risonanze. Si segnalano anche la partecipazione ad una mostra collettiva per Amnesty International, per la campagna contro la violenza sulle donne e la collaborazione con la ricercatrice Maria Elena Paniconi per la presentazione della giornata dedicata al nobel Maguib Mahfouz alla Casa della Cultura di Milano. Attualmente sta lavorando ad una pubblicazione sulla storia del tango in collaborazione con il musicologo Ernesto Serra.
Pubblicazioni: Jazzcolours, XL di Repubblica, All About Jazz, Il giornale della Musica, Blow Up, Vanity Fair.
BOOKING AND MANAGEMENT
Marco Cappelli
Dean Bowman
Francesco Cusa
Riccardo Pittau
Paolo Sorge
Dario De Filippo
Federico Squassabia
http://www.patferro.com/
Pat Ferro calle cavalli sestiere castello 6536/a - 30122 Venezia mobile. +39.347.6604914 booking@improvvisatoreinvolontario.com
Pat Ferro calle cavalli sestiere castello 6536/a - 30122 Venezia mobile. +39.347.6604914 booking@improvvisatoreinvolontario.com
Rasenta la follia per la granita siciliana e la milonga.
domenica 30 agosto 2009
«Cover - L'arte a 33 giri», a Napoli
Negli anni Novanta, con il passaggio degli album musicali dal supporto Lp a quello Cd abbiamo perso tanto. E non solo in termini di «calore» del suono: gli Lp, con le loro copertine cartonate, offrivano a graphic designer e artisti l'occasione di parlare a un pubblico ancora più vasto proprio mentre la rivoluzione pop abbatteva ogni confine tra cultura alta e bassa. Alle «contaminazioni incrociate» tra arti figurative e musica è dedicata la mostra «Cover - L'arte a 33 giri», in programma al Museo Madre di Napoli fino al 9 settembre. Gli album esposti sono sintomaticamente 333, tutti a disposizione dei visitatori che oltre ad apprezzarne la grafica possono anche procedere all'ascolto. Dalla metà degli anni Cinquanta i rapporti tra musica e arte si fanno sempre più interessanti: la busta che conteneva il disco cessa di essere un anonimo contenitore e si trasforma nel plico chiuso e illustrato, con fotografie o disegni talvolta di pregevole fattura. Alcune delle firme più celebri del periodo si cimentano con questo che, a tutti gli effetti, può essere considerato un nuovo medium artistico: nel 1967 il profeta della Pop Art americana Andy Warhol lancia il «suo» gruppo, i Velvet Underground, con il leggendario album della banana sbucciabile mentre dall'altra parte dell'oceano il suo «omologo» italiano Mario Schifano decorava con le «Stelle» il progetto psichedelico «Dedicato a…». Altro maestro del Pop (stavolta inglese) per «Sgt. Pepper's Lonely Heart Club Band», capolavoro dei Beatles dello stesso anno: sir Peter Blake che per quel lavoro storico, secondo la leggenda, avrebbe incassato appena 200 sterline. Lo stesso Warhol tornerà più volte sul tema grazie ai Rolling Stones (indimenticabile «Sticky fingers» del '71 ma bello anche «Love you live» del '77) ma anche a prodotti più commerciali come il «Silk electric» di Diana Ross dell'82. Per restare in ambito Pop, Roy Lichtenstein presta uno dei suoi celebri profili da comics a Bobby O per «I cry for you» (1983). Il fotografo Robert Mapplethorpe interpreta a suo modo il piano americano di Patti Smith nella copertina di «Horses» (1975). La mostra napoletana passa per il graffitismo dei vari Keith Haring e Jean-Michel Basquiat, le linee sensuali di Guido Crepax e Milo Manara, fino ad approdare ai recenti esperimenti di Julian Schabel per «By the way» dei Red Hot Chili Peppers (2002) e Damien Hirst per «See the light» degli Hours (2009). Ma il supporto, in questi ultimi due casi, è il ben più piccolo Cd. Tutta un'altra musica.
«Cover. L'arte a 33 giri»
Napoli, Museo Madre,
dal 3 luglio al 9 settembre 2009
A cura di Carmine D'Onofrio
Orari: 10-24. Martedì chiuso
Ingresso: intero euro 7; ridotto euro 3,50
Per informazioni: 081 19313016
http://www.museomadre.it/
«Cover. L'arte a 33 giri»
Napoli, Museo Madre,
dal 3 luglio al 9 settembre 2009
A cura di Carmine D'Onofrio
Orari: 10-24. Martedì chiuso
Ingresso: intero euro 7; ridotto euro 3,50
Per informazioni: 081 19313016
http://www.museomadre.it/
sabato 29 agosto 2009
L'industria musicale in risalita in Gran Bretagna
Secondo i dati raccolti da Prs for Music (la Siae britannica), nel 2008, il giro d'affari del settore è salito del 4,7% raggiungendo quota 3,6 miliardi di sterline. Un dato rilevante perché riguarda un un settore, quello discografico, che già prima della recessione non godeva certo di ottima salute a causa sia della pirateria online che della contraffazione che hanno fatto colare a picco le vendite di cd, prodotto di punta del settore. Ma il calo che sembrava inesorabile subisce ora un'inversione di rotta ed è significativo che questa avvenga in Gran Bretagna, paese che da solo rappresenta il 10% del mercato globale. I dati della Prs for music parlano chiaro: nel 2008 i ricavi del settore hanno toccato quota 3,6 miliardi di sterline, dai 3,5 del 2007. Un risultato a cui ha contribuito notevolmente il comparto della musica dal vivo, i cui ricavi sono saliti del 13% a quota 1,391 miliardi di sterline. È proprio dal "live" che ora arrivano i principali proventi per i i musicisti. Se dieci anni fa si facevano concerti per promuovere i dischi, oggi accade esattamente il contrario. C'è poi fetta del "B2B" (diritti d'autore, licenze e pubblicità) che cresciuta del 10% arrivando a rappresentare un terzo della torta del mercato britannico (926milioni di sterline). Venendo poi alla nota dolente del "retail", si segnala la crescita a doppia cifra del download a pagamento (+50%) che ha limitato i danni legati al crollo della vendita di cd (-10%). L'intera fetta della musica a pagamento (che con 1,309 miliardi di sterline rappresenta ancora oltre un terzo del business nel Regno Unito) ha così registrato un calo del 6%. Un dato che, coi tempi che corrono, viene giusticato ampiamente positivo. Il download digitale rappresenta ancora una fetta limitata dei ricavi (circa il 15%). Ma la strada è segnata. «Prs for music» stima che, se i trend e i volumi rimarranno stabili, nel 2011 il calo della vendita dei cd potrà essere compensato dall'aumento del download a pagamento. E in Italia? La strada appare ancora lunga da fare. Ma, anche se a ritmo più contenuto, stiamo andando nella stessa direzione. Nel primo trimestre del 2009, secondo i dati di mercato raccolti da Deloitte, che la Fimi (Federazione dell'industria musicale italiana) ha anticipato al sole24ore.com, il fatturato della musica su internet è salito del 45 % (con un +32% per i singoli brani e un +24% per gli album e un +150% per i ricavi dal video streaming tipo YouTube)
fonte (IlSole&24Ore)
fonte (IlSole&24Ore)
venerdì 28 agosto 2009
Recensione di The Stroke that kills di Seth Josel, New World Records 2008
Electric guitar gets run over by a car on the highway
This is a crime against the state
This is the meaning of life.
To tune this electric guitar
Non so se Seth Josel conosce i Talking Heads e in particolare questa canzone contenuta nel disco Fear of Music e intitolata Electric Guitar, perché il testo della canzone si sposa particolarmente bene con le musiche contenute in questo suo cd realizzato nel 2008 per l’etichetta newyorchese New World Records e interamente dedicato a musiche composte esclusivamente per la chitarra elettrica da sei diversi compositori in un periodo di tempo che va dal 1993 al 2005. Lo sforzo e la cifra stilistica qui espresse dal chitarrista newyorkese sembrano essere quelle di assemblare e registrare un repertorio di musiche ad hoc per lo strumento elettrico conferendogli una dignità pari a quella degli strumenti classici con dei brani studiati appositamente. Non si tratta quindi di trascrizioni di musiche previste originariamente per altri strumenti ma musiche strettamente specifiche che facciano uso qui anche dei vari effetti e pedaliere che sono da più di 40 anni patrimonio comune di tutti i chitarristi elettrici indipendentemente dallo stile seguito.
Si inizia col sognante Until It Blaze di Eve Beglarian. Poco più di dieci minuti di delicate sovrapposizioni melodiche generate tramite l’effetto delay fino al crash distorto finale, all’epico e malinconico Strum City I,II,III di Alvin urran per 5 chitarre e 2 bassi elettrici, a 12 minuti del distorto Slapback di Michael Fiday, ai cluster di accordi del brano che da il nome al disco The Stroke that Kills di David Dramm, al quasi noise Stoned Guitar/TIG Welder di Gustavo Metamoros chiudendo con il progressivo Canon for Six Guitars di Tom Johnson.
Sicuramente non un disco facile e magari più alla portata di chi viene dal rock alternativo piuttosto di chi ha studiato in un Conservatorio, ma comunque un disco sicuramente interessante, innovativo, che lascia molte domande e chiede altrettante risposte e un’altra prova della bravura e dell’intelligenza di Seth Josel: non è da tutti saper e voler rischiare così!
Empedocle70
All listening to records
This is a crime against the state
This is the verdict they reach:
Never listen to electric guitar
giovedì 27 agosto 2009
Recensione di Black Sea di Fennesz,Touch 2008
C’è un qualcosa di ipnotico nella musica di Fennesz che ti spinge ad ascoltare e riascoltare questo disco, ultimo prodotto delle sue fatiche e delle sue intuizioni sulla chitarra elettrica processata dal computer. Comprato d’impulso alla fine del suo coinvolgente e applauditissimo concerto a Venezia al Teatro Fondamenta Nuove, questo cd non tradisce nè le atmosfere del concerto né il suo titolo: è un mare di suoni e di musiche, compatto, denso, di cui non si vede ne avverte la profondità e in cui si intravedono tra le lente, distorte, irridiscenti onde bagliori sonori e sprazzi cromatici.
Siamo lontani dagli assolati pomeriggi di Endless Summer, qui si ascolta un continuum sonoro potente, visionario, senza alcun alleggerimento nella sua pressione acustica, un tessuto sonoro venato di imperfezioni, screzi, sostanze grumose, con uno spessore armonico ad elevata densità materia. Il tutto si muove su un equilibrio perfetto tra manipolazione, creatività, improvvisazione e ricerca sonora, giocando tra i chiaroscuri cromatici e gli impercettibili silenzi, alla fine rimane nelle orecchie un eco potente, nostalgico e quasi epico, tracce di uno spleen lontano e allo stesso tempo futuribile. Meraviglioso e potente.
Empedocle70
mercoledì 26 agosto 2009
Cos’è quella cosa chiamata tango? di Rubén Andrés Costanzo parte seconda
Nonostante il vento di guerra che soffiava in Europa durante la seconda decade del ‘900 il tango continuava la sua corsa contro la censura da parte potere politico e religioso del vecchio continente e io vorrei fare una parentesi per lasciarvi due visioni sul tango in Italia del 1914, ho trovato molto intelligente l’apologia sul tango apparsa nel mensile romano: “Noi e il mondo”, del messe di marzo di quell’anno, scelgo questo paragrafo di Renato Berninzoni, aurore dell’articolo intitolato “Tango” : “Dunque abbasso la polka e tutte le anticaglie del genere! È giunta l’ora di trovare una danza che sia la parola (dato puta caso che –come dicono gli esteti- si possa parlare anche con le gambe) una danza dunque che sia la parola della nostra civiltà e condensi quel tutto di squisitamente perverso, di ipersensibile, di cerebrale che costituisce il substrato del nostro «io»”. Il resto dell’articolo dimostra che l’autore conosceva bene com’era lo svago nella società italiana dell’epoca e quali erano i balli di moda e le discussioni sulla moralità degli stessi, lui senza dubbio si schierava a favore del tango. Anche Guglielmo Emanuel si schierò a favore del tango, ma non essere certo della sua onestà intellettuale; infatti, sempre nell’anno 1914 ma sulla rivista “L’illustrazione italiana” in un articolo intitolato L’età del Tango, egli inizia un racconto, in prima persona, affermando di aver assistito nella campagna argentina ad una veglia funebre di un bambino celebrata con una festa dove si ballava il tango; è probabile che si riferisse ad un “funerale del angelito8” che nulla centra col tango, ma ha quell’aurea di esotico che colpisce al lettore non informato, il resto dell’articolo è un’interessante e molto dettagliata descrizione del tango danza, ma la prima parte oscura tutto il resto. Purtroppo ancora oggi manca onestà intellettuale su quello che si scrive sul tango, scaffali pieni di libri e articoli di giornale che tentano di parlare di tango ma… forse era meglio non averli scritti.
Dopo la prima guerra mondiale, a Buenos Aires il tango si prepara a una nuova trasformazione che possiamo definire come la migrazione del tango dai piedi dei ballerini alla voce del cantante: la nascita del tango canzone, che non è il tango cantato (genere che già esisteva) ma una nuova amalgama tra musica e poesia quasi inscindibile, inaugurata da Carlos Gardel. La società porteña aveva bisogno di una voce e il tango non poteva rimanerne fuori. Agli inizi del 1920 la Guardia Vieja lascia il palcoscenico all’epoca Decariana, stile di interpretare e comporre il tango che ha il suo rappresentante più importante nella figura dal violinista Julio De Caro, stile che sarà l’essenza tanghera fino al 1955, quando inizia a sorgere la figura di Astor Pantaleòn Piazzola. Entrambi gli stili si sono adattati ai cambiamenti della società rioplatense, non senza polemiche che generalmente iniziavano con la frase: “questo non è tango”.
Questo susseguirsi di stili non vuol dire che uno annulla il precedente, ma che il nuovo raccoglie il testimone del vecchio e a volte, come nel caso di Piazzola, va a cercare in un tango più antico qualcosa che lo stille decariano aveva trascurato: il canyengue, termine utilizzato per identificare il ritmo proprio del tango.
Per ora mi fermo qui, so di aver lasciato aperti molti interrogativi, non era mio interesse fare una storia del tango. Vorrei però continuare a conversare di tango con voi, percorrerlo con le vostre curiosità e i miei dubbi. Forse dovremo buttar giù dalla finestra qualche stereotipo, forse sarà necessario entrare in polverose biblioteche, tra i libri dalla carta ingiallita, nei labirinti di Borges o farse raccontare qualche storia dall’Angelo grigio di Dolina e, perché no, fare un corso accelerato di spagnolo per matti e capire il surrealismo di Ferrer, o fare un giro al giorno in settanta giorni insieme a Cortàzar.
Vi lascio, ho un appuntamento con una pallida biondona di un racconto di Tuñòn, voglio sapere se è vero che il tango è nato nel bordello. Arrivederci alla prossima.
Dopo la prima guerra mondiale, a Buenos Aires il tango si prepara a una nuova trasformazione che possiamo definire come la migrazione del tango dai piedi dei ballerini alla voce del cantante: la nascita del tango canzone, che non è il tango cantato (genere che già esisteva) ma una nuova amalgama tra musica e poesia quasi inscindibile, inaugurata da Carlos Gardel. La società porteña aveva bisogno di una voce e il tango non poteva rimanerne fuori. Agli inizi del 1920 la Guardia Vieja lascia il palcoscenico all’epoca Decariana, stile di interpretare e comporre il tango che ha il suo rappresentante più importante nella figura dal violinista Julio De Caro, stile che sarà l’essenza tanghera fino al 1955, quando inizia a sorgere la figura di Astor Pantaleòn Piazzola. Entrambi gli stili si sono adattati ai cambiamenti della società rioplatense, non senza polemiche che generalmente iniziavano con la frase: “questo non è tango”.
Questo susseguirsi di stili non vuol dire che uno annulla il precedente, ma che il nuovo raccoglie il testimone del vecchio e a volte, come nel caso di Piazzola, va a cercare in un tango più antico qualcosa che lo stille decariano aveva trascurato: il canyengue, termine utilizzato per identificare il ritmo proprio del tango.
Per ora mi fermo qui, so di aver lasciato aperti molti interrogativi, non era mio interesse fare una storia del tango. Vorrei però continuare a conversare di tango con voi, percorrerlo con le vostre curiosità e i miei dubbi. Forse dovremo buttar giù dalla finestra qualche stereotipo, forse sarà necessario entrare in polverose biblioteche, tra i libri dalla carta ingiallita, nei labirinti di Borges o farse raccontare qualche storia dall’Angelo grigio di Dolina e, perché no, fare un corso accelerato di spagnolo per matti e capire il surrealismo di Ferrer, o fare un giro al giorno in settanta giorni insieme a Cortàzar.
Vi lascio, ho un appuntamento con una pallida biondona di un racconto di Tuñòn, voglio sapere se è vero che il tango è nato nel bordello. Arrivederci alla prossima.
Rubén Andrés Costanzo
la foto è di Pat Ferro
Bibliografia di riferimento:
Lauro Ayestaràn La musica en el Uruguay. Montevideo. Servicio Oficial de Difusiòn Radio Electrica. 1953
AAVV Historia del Tango: Sus origenes. vol. 1 Buenos Aires. Ediciones Corregidor. 1976
AAVV Historia del Tango: Primera Epoca . vol. 2 Buenos Aires. Ediciones Corregidor. 1993
AAVV Historia del Tango: La Guardia Vieja. vol. 3 Buenos Aires. Ediciones Corregidor. 1977
Horacio Ferrer. El libro del Tango vol. 1 e 2 Buenos Aires Ediciones Ossorio-Vargas. 1970
Blas Matamoro. La ciudad del tango. Buenos Aires. Editorial Galerna. 1969
Ventura R. Lynch. Cancionero Bonaerense. (riestampa della prima edizione del1883) Buenos Aires. Imprenta de la Universidad. 1925
Tulio Carella. El Tango mito y esencia. Buenos Aires Ediciones doble P. 1956
Luis Adolfo Sierra. Historia de la orquesta tìpica. Buenos Aires. A. Peña Lillo Editor srl. 1976
Note:
1 Horacio Ferrer op. cit. in Ernesto Sabato Tango discusiòn y clave. Buenos Aires Editorial Losada 1963
2 Rioplatense: Rio de la Plata è il fiume sul quale sono state fondate le città di Montevideo e Buenos Aires, il termine rioplatense è l’aggettivo che identifica la provenienza da quella zona
3 Porteño: aggettivo che identifica la provenienza dalla città di Buenos Aires
4 Josè Gabello. El tango como sistema de incorporaciòn. Buenos Aires, Academia Porteña del Lunfardo. 1987
5 Jorge Luis Borges. Il tango, Poesia del libro L’altro, lo stesso. JLBTutte Le opere. Arnoldo Mondadori Editore. Milano.1994
6 Viejo Tanghero: Vecchio Tanghero
7 Guardia Vieja: Vecchia Guardia
8 Funeral del angelito: Rito religioso nato dal sincretismo tra antiche tradizioni sudamericane e le tradizioni del culto Cattolico Romano praticato in varie zone di Latinoamrica e nel nord ovest della Argentina, la credenza popolare sostiene che con la morte un bambino diventa un angioletto in paradiso e viene celebrato con danze e musiche
2 Rioplatense: Rio de la Plata è il fiume sul quale sono state fondate le città di Montevideo e Buenos Aires, il termine rioplatense è l’aggettivo che identifica la provenienza da quella zona
3 Porteño: aggettivo che identifica la provenienza dalla città di Buenos Aires
4 Josè Gabello. El tango como sistema de incorporaciòn. Buenos Aires, Academia Porteña del Lunfardo. 1987
5 Jorge Luis Borges. Il tango, Poesia del libro L’altro, lo stesso. JLBTutte Le opere. Arnoldo Mondadori Editore. Milano.1994
6 Viejo Tanghero: Vecchio Tanghero
7 Guardia Vieja: Vecchia Guardia
8 Funeral del angelito: Rito religioso nato dal sincretismo tra antiche tradizioni sudamericane e le tradizioni del culto Cattolico Romano praticato in varie zone di Latinoamrica e nel nord ovest della Argentina, la credenza popolare sostiene che con la morte un bambino diventa un angioletto in paradiso e viene celebrato con danze e musiche
martedì 25 agosto 2009
Museo Carlo Zauli Residenza d'Artista 2009 - 2010 Luca Trevisani
Dal 31 agosto al 5 settembre il Museo Carlo Zauli ospita Luca Trevisani, artista invitato a condurre il prossimo “workshop di ceramica nell’arte contemporanea” all’interno dell’8° edizione di Residenza d’Artista.
Tra i più interessanti artisti della sua generazione, Luca Trevisani sperimenterà il materiale ceramico tentando nuovi approcci in sintonia con la sua personale poetica artistica, insieme ad un gruppo di otto studenti selezionati, oltre che dai locali istituti ISA e ISIA, dalle Accademie di Belle Arti di Ravenna, Bologna e Venezia.
Durante la settimana del workshop, oltre alle attività di laboratorio e le attività didattiche, saranno aperti momenti di confronto e di dialogo con altri enti culturali della città. In piena sintonia con il modello di pianificazione strategica del Distretto Culturale Evoluto, il Museo Carlo Zauli ha chiesto alle associazioni culturali Do Nucleo Culturale e Sala Teatro Fellini – anch’esse comprese nel circuito Moto d’Idee – di collaborare al workshop attraverso due diversi progetti.
Dalla collaborazione con il Do si sviluppa l’allestimento del “Dormitorio”, sorta di ostello della gioventù realizzato dai creativi dell’Atelier Resign, che consentirà di ospitare gli studenti nei giorni di frequenza del corso; e la produzione di un film documentario basato sull’esperienza del workshop stesso: “un film breve che parli il linguaggio dei punti di vista”.
Un ulteriore progetto che viaggia in parallelo con il workshop vede coinvolta la Sala Teatro Fellini, partner del Museo Zauli nell’organizzazione di un Cineforum gratuito ed aperto alla città, curato direttamente dall’artista, che presenta in tre diverse serate una selezione di film d’autore incentrati sulle problematiche linguistiche del mezzo cinematografico.
Programma eventi collaterali:
CINEFORUM a cura di Luca Trevisani
2-4 Settembre 2009 ore 21.15
Sala Teatro Fellini - P.zza S.Maria Foris Portam 2, Faenza
ingresso gratuito
Mer. 2 - PEEPING TOM di Michael Powell, UK 1960, 103ʼ
Gio. 3 - FREAKS di Tod Browning, USA 1932, 64ʼ
Ven. 4 - BLOW-UP di Michelangelo Antonioni, UK/ITA 1966, 106ʼ
FESTA!
Sabato 5 Settembre 2009 ore 22.00
DO Nucleo Culturale - Via Mura Mittarelli 34, Faenza
ingresso gratuito
Tel.: 0546 22123 / 347 5251961 - info@museozauli.it / http://www.museozauli.it/
MCZ Blog
Tra i più interessanti artisti della sua generazione, Luca Trevisani sperimenterà il materiale ceramico tentando nuovi approcci in sintonia con la sua personale poetica artistica, insieme ad un gruppo di otto studenti selezionati, oltre che dai locali istituti ISA e ISIA, dalle Accademie di Belle Arti di Ravenna, Bologna e Venezia.
Durante la settimana del workshop, oltre alle attività di laboratorio e le attività didattiche, saranno aperti momenti di confronto e di dialogo con altri enti culturali della città. In piena sintonia con il modello di pianificazione strategica del Distretto Culturale Evoluto, il Museo Carlo Zauli ha chiesto alle associazioni culturali Do Nucleo Culturale e Sala Teatro Fellini – anch’esse comprese nel circuito Moto d’Idee – di collaborare al workshop attraverso due diversi progetti.
Dalla collaborazione con il Do si sviluppa l’allestimento del “Dormitorio”, sorta di ostello della gioventù realizzato dai creativi dell’Atelier Resign, che consentirà di ospitare gli studenti nei giorni di frequenza del corso; e la produzione di un film documentario basato sull’esperienza del workshop stesso: “un film breve che parli il linguaggio dei punti di vista”.
Un ulteriore progetto che viaggia in parallelo con il workshop vede coinvolta la Sala Teatro Fellini, partner del Museo Zauli nell’organizzazione di un Cineforum gratuito ed aperto alla città, curato direttamente dall’artista, che presenta in tre diverse serate una selezione di film d’autore incentrati sulle problematiche linguistiche del mezzo cinematografico.
Programma eventi collaterali:
CINEFORUM a cura di Luca Trevisani
2-4 Settembre 2009 ore 21.15
Sala Teatro Fellini - P.zza S.Maria Foris Portam 2, Faenza
ingresso gratuito
Mer. 2 - PEEPING TOM di Michael Powell, UK 1960, 103ʼ
Gio. 3 - FREAKS di Tod Browning, USA 1932, 64ʼ
Ven. 4 - BLOW-UP di Michelangelo Antonioni, UK/ITA 1966, 106ʼ
FESTA!
Sabato 5 Settembre 2009 ore 22.00
DO Nucleo Culturale - Via Mura Mittarelli 34, Faenza
ingresso gratuito
Tel.: 0546 22123 / 347 5251961 - info@museozauli.it / http://www.museozauli.it/
MCZ Blog
Cos’è quella cosa chiamata tango? di Rubén Andrés Costanzo parte prima
“… il sapore del tango c’e, non si crea, non si fabbrica, si intuisce. E per questo il tango non è un’opera, né un uomo, né uno strumento -basi invariabili sulle quali si costruiscono le più assurde definizioni letterarie-; non è neanche una notazione musicale”1
Una coppia di ballerini impegnati in una danza passionale, erotica, con una coreografia complessa che sembra lottare contro il ritmo invece di farsi portare da lui, è questa l’immagine che un italiano o un europeo ha del tango. Indagando tra gli abitanti di Buenos Aires, scopriamo invece che la percezione del tango è come una corda invisibile che lega tutta la città, il tango evoca il proprio quartiere, gli amici del bar, la madre, un amore non corrisposto, la nostalgia del presente, rabbia. Una sola cosa e due percezioni che viaggiano in direzioni opposte. Non è facile definire con parole il tango e capita molto spesso che le parole non siano gli strumenti più adatti per definire una cosa ma sono indispensabili per descrivere la cosa.
Cosa fare allora? Circoscriviamo il tango dentro alcuni limiti. Geografico: il tango è un fenomeno nato di una fusione di diverse culture che si sviluppò nelle città di Montevideo in Uruguay e Buenos Aires in Argentina. Temporale: origine fine XIX secolo e primi anni del XX secolo, per alcuni etnomusicologi il tango nasce nelle ultime decadi del 1800 come l’imitazione di danze d’origine africane, gli imitatori erano immigranti europei che abitavano i quartieri poveri delle città menzionate, questo “nuovo” ballo non aveva musica propria e fu adottando e adattando diversi ritmi musicali presente in quella zona geografica, tra cui la milonga, l’habanera e persino la mazurca, alla fine dell‘800 esisteva anche un altro ritmo musicale proveniente dalla Spagna che si chiamava tango o tanguillo andaluz, molto di moda negli spettacoli teatrali rioplatensi2. Ci sono altre teorie e analisi musicali sull’origine del tango, indicherò una bibliografia di alcuni interessanti lavori sull’argomento, per chi desidera approfondire. Ora focalizziamo l’attenzione sul fenomeno tango a partire del 1897, anno della creazione del tango El Entrerriano, uno dei tanghi più antichi di cui si conosce l’autore: Rosendo Cayetano Mendizabal; scopriamo se esiste una “tanghità”, cioè un’essenza, che dia la medesima identità a El Entrerriano di Mendizabal e alla Suite Troileana di Astor Piazzola composta nel 1975, includendo tutti i tanghi composti fra queste due date da migliaia di musicisti.
La sfida è interessante: determinare se l’essenza di un fenomeno che attraversa 100 anni di storia, mutando forma a seconda delle circostanze storiche, delle mode e delle contaminazioni, continua ad essere la stessa o pure chiamiamo tango cose diverse.
Nell’introduzione segnalavo le differenti percezioni che hanno sul tango gli europei e i porteños3ma dentro alla società porteña, anche se la percezione del tango è la stessa, il dibattito sulla vera essenza del tango e aspro e antico come il tango.
Immaginate il tango come un fiume che nasce nelle alte montagne dall’apporto di ruscelli formati dallo scioglimento delle acque e poi, man mano che avanza verso il mare cambia forma, colore e misura. Il tango come sostiene Josè Gobello: “non è centrifugo come il jazz del quale si separano in maniera costante nuove specie musicali. È centripeto. Tutto attira verso di se. Tutto incorpora. Tutto ciò che mette nel suo corpo: lo ingerisce, digerisce e metabolizza”4. Di conseguenza, tutto ciò che rimane “fuori” anche se assomiglia non è tango.
Ma fuori da cosa? vi prego di scusare il campanilismo rioplatense nella risposta, l’essenza principale del tango non può essere altra che quella di rappresentare, spiegare, trasmettere e condividere il modo di essere degli abitanti di Montevideo e Buenos Aires. Il tango, come musica, nasce alla fine dell‘800 per dare all’abitante di Buenos Aires un ritmo adatto ai passi di una nova danza, che aveva bisogno di una musica con frasi melodiche corte e un’esecuzione ritmica veloce (i primi tanghi erano eseguiti in 2/4) per eseguire la sua frenetica coreografia, con la quale esaltare le capacità individuali e dimostrare chi era il boss di quell’universo che Borges chiamò “la setta del coltello e del coraggio5”, soddisfare questa necessità per il tango fu la sua prima essenza.
Non solo nei sobborghi di Buenos Aires e Montevideo le abitudini sociali cambiavano. Il mondo alla fine del ‘800 stava cambiando, le masse incominciavano ad avere un ruolo importante nelle scelte politiche, sociali e culturali, cambiavano le abitudini, le vecchie e caste danze dove uomini e donne si sfioravano appena, lasciavano spazio ai balli di coppia dove i ballerini si legavano in un abbraccio, l’esempio più rappresentativo: il valzer. Sotto questo vento di cambiamento e in un’Europa aperta a tutte le novità esotiche fa la sua apparizione il tango. Nel 1906 i cadetti della Fregata Sarmiento (nave scuola delle flotte navali argentine) nel loro viaggio annuale di circumnavigazione, lasciarono in ogni porto visitato spartiti del tango La Morocha, nel 1907 un gran magazzino di Buenos Aires, la Casa Gath & Chàvez, invita a Parigi il compositore e interprete Angel Villoldo, con Alfredo Gobbi e sua moglie Flora Hortensia Rodrìguez a registrare alcuni tanghi su disco. Villoldo farà ritorno a Buenos Aires nel 1908, mentre i coniugi Gobbi resteranno in Europa diffondendo il tango fino allo scoppio della Prima Guerra Mondiale.
Questi sono dati che le cronache dell’epoca hanno documentato, ma con molta probabilità il tango ha avuto altri pionieri sconosciuti in Europa. Nel 1908 uno studio cinematografico londinese aveva messo a disposizione del pubblico un documentario dove maestri argentini insegnavano i primi passi del tango, fatto che dimostra il successo commerciale della nuova danza.
L’eco del successo del tango in Europa non tardò ad arrivare al Rio de la Plata, dove il tango danza non era ancora accettato come ballo di società in alcuni settori conservatori di Buenos Aires. Nel 1913 il Barone De Marchi spinto dal successo del tango in Europa, organizza una festa in un locale della città di Buenos Aires per “introdurre” il tango nell’alta società, mossa inutile secondo alcuni cultore del tango. Un giornalista dell’epoca, che scriveva con lo pseudonimo di Viejo Tanghero6, criticò l’evento replicando che la danza esibita in quell’occasione non fosse tango, ma una danza creata per uso e consumo degli europei e non il vero tango dei sobborghi di Buenos Aires. Per noi è molto difficile conoscere qual era il “vero tango” cui facesse riferimento il giornalista, perché il tango “folklorico” non è mai stato registrato, tranne che in alcune descrizioni non molto dettagliate. Da questa cronaca una cosa rimane: la sentenza del Viejo Tanguero: “Questo non è tango” che sarà una costante per identificare i grandi cambiamenti dentro del fenomeno tango. Ma dopo quest’europeizzazione del tango la sua essenza dov’era rimasta? Il fiume del tango seguiva il suo corso, a partire del 1910 la società rioplatense diventava più omogenea, i figli degli immigranti nati a Buenos Aires avevano voglia di lasciare le vecchie imitazioni e le sfide di danza che caratterizzavano i tempi passati e avevano bisogno di un tango diverso dove poter riflettersi dando spazio all’età d’oro della Guarda Vieja7.
Una coppia di ballerini impegnati in una danza passionale, erotica, con una coreografia complessa che sembra lottare contro il ritmo invece di farsi portare da lui, è questa l’immagine che un italiano o un europeo ha del tango. Indagando tra gli abitanti di Buenos Aires, scopriamo invece che la percezione del tango è come una corda invisibile che lega tutta la città, il tango evoca il proprio quartiere, gli amici del bar, la madre, un amore non corrisposto, la nostalgia del presente, rabbia. Una sola cosa e due percezioni che viaggiano in direzioni opposte. Non è facile definire con parole il tango e capita molto spesso che le parole non siano gli strumenti più adatti per definire una cosa ma sono indispensabili per descrivere la cosa.
Cosa fare allora? Circoscriviamo il tango dentro alcuni limiti. Geografico: il tango è un fenomeno nato di una fusione di diverse culture che si sviluppò nelle città di Montevideo in Uruguay e Buenos Aires in Argentina. Temporale: origine fine XIX secolo e primi anni del XX secolo, per alcuni etnomusicologi il tango nasce nelle ultime decadi del 1800 come l’imitazione di danze d’origine africane, gli imitatori erano immigranti europei che abitavano i quartieri poveri delle città menzionate, questo “nuovo” ballo non aveva musica propria e fu adottando e adattando diversi ritmi musicali presente in quella zona geografica, tra cui la milonga, l’habanera e persino la mazurca, alla fine dell‘800 esisteva anche un altro ritmo musicale proveniente dalla Spagna che si chiamava tango o tanguillo andaluz, molto di moda negli spettacoli teatrali rioplatensi2. Ci sono altre teorie e analisi musicali sull’origine del tango, indicherò una bibliografia di alcuni interessanti lavori sull’argomento, per chi desidera approfondire. Ora focalizziamo l’attenzione sul fenomeno tango a partire del 1897, anno della creazione del tango El Entrerriano, uno dei tanghi più antichi di cui si conosce l’autore: Rosendo Cayetano Mendizabal; scopriamo se esiste una “tanghità”, cioè un’essenza, che dia la medesima identità a El Entrerriano di Mendizabal e alla Suite Troileana di Astor Piazzola composta nel 1975, includendo tutti i tanghi composti fra queste due date da migliaia di musicisti.
La sfida è interessante: determinare se l’essenza di un fenomeno che attraversa 100 anni di storia, mutando forma a seconda delle circostanze storiche, delle mode e delle contaminazioni, continua ad essere la stessa o pure chiamiamo tango cose diverse.
Nell’introduzione segnalavo le differenti percezioni che hanno sul tango gli europei e i porteños3ma dentro alla società porteña, anche se la percezione del tango è la stessa, il dibattito sulla vera essenza del tango e aspro e antico come il tango.
Immaginate il tango come un fiume che nasce nelle alte montagne dall’apporto di ruscelli formati dallo scioglimento delle acque e poi, man mano che avanza verso il mare cambia forma, colore e misura. Il tango come sostiene Josè Gobello: “non è centrifugo come il jazz del quale si separano in maniera costante nuove specie musicali. È centripeto. Tutto attira verso di se. Tutto incorpora. Tutto ciò che mette nel suo corpo: lo ingerisce, digerisce e metabolizza”4. Di conseguenza, tutto ciò che rimane “fuori” anche se assomiglia non è tango.
Ma fuori da cosa? vi prego di scusare il campanilismo rioplatense nella risposta, l’essenza principale del tango non può essere altra che quella di rappresentare, spiegare, trasmettere e condividere il modo di essere degli abitanti di Montevideo e Buenos Aires. Il tango, come musica, nasce alla fine dell‘800 per dare all’abitante di Buenos Aires un ritmo adatto ai passi di una nova danza, che aveva bisogno di una musica con frasi melodiche corte e un’esecuzione ritmica veloce (i primi tanghi erano eseguiti in 2/4) per eseguire la sua frenetica coreografia, con la quale esaltare le capacità individuali e dimostrare chi era il boss di quell’universo che Borges chiamò “la setta del coltello e del coraggio5”, soddisfare questa necessità per il tango fu la sua prima essenza.
Non solo nei sobborghi di Buenos Aires e Montevideo le abitudini sociali cambiavano. Il mondo alla fine del ‘800 stava cambiando, le masse incominciavano ad avere un ruolo importante nelle scelte politiche, sociali e culturali, cambiavano le abitudini, le vecchie e caste danze dove uomini e donne si sfioravano appena, lasciavano spazio ai balli di coppia dove i ballerini si legavano in un abbraccio, l’esempio più rappresentativo: il valzer. Sotto questo vento di cambiamento e in un’Europa aperta a tutte le novità esotiche fa la sua apparizione il tango. Nel 1906 i cadetti della Fregata Sarmiento (nave scuola delle flotte navali argentine) nel loro viaggio annuale di circumnavigazione, lasciarono in ogni porto visitato spartiti del tango La Morocha, nel 1907 un gran magazzino di Buenos Aires, la Casa Gath & Chàvez, invita a Parigi il compositore e interprete Angel Villoldo, con Alfredo Gobbi e sua moglie Flora Hortensia Rodrìguez a registrare alcuni tanghi su disco. Villoldo farà ritorno a Buenos Aires nel 1908, mentre i coniugi Gobbi resteranno in Europa diffondendo il tango fino allo scoppio della Prima Guerra Mondiale.
Questi sono dati che le cronache dell’epoca hanno documentato, ma con molta probabilità il tango ha avuto altri pionieri sconosciuti in Europa. Nel 1908 uno studio cinematografico londinese aveva messo a disposizione del pubblico un documentario dove maestri argentini insegnavano i primi passi del tango, fatto che dimostra il successo commerciale della nuova danza.
L’eco del successo del tango in Europa non tardò ad arrivare al Rio de la Plata, dove il tango danza non era ancora accettato come ballo di società in alcuni settori conservatori di Buenos Aires. Nel 1913 il Barone De Marchi spinto dal successo del tango in Europa, organizza una festa in un locale della città di Buenos Aires per “introdurre” il tango nell’alta società, mossa inutile secondo alcuni cultore del tango. Un giornalista dell’epoca, che scriveva con lo pseudonimo di Viejo Tanghero6, criticò l’evento replicando che la danza esibita in quell’occasione non fosse tango, ma una danza creata per uso e consumo degli europei e non il vero tango dei sobborghi di Buenos Aires. Per noi è molto difficile conoscere qual era il “vero tango” cui facesse riferimento il giornalista, perché il tango “folklorico” non è mai stato registrato, tranne che in alcune descrizioni non molto dettagliate. Da questa cronaca una cosa rimane: la sentenza del Viejo Tanguero: “Questo non è tango” che sarà una costante per identificare i grandi cambiamenti dentro del fenomeno tango. Ma dopo quest’europeizzazione del tango la sua essenza dov’era rimasta? Il fiume del tango seguiva il suo corso, a partire del 1910 la società rioplatense diventava più omogenea, i figli degli immigranti nati a Buenos Aires avevano voglia di lasciare le vecchie imitazioni e le sfide di danza che caratterizzavano i tempi passati e avevano bisogno di un tango diverso dove poter riflettersi dando spazio all’età d’oro della Guarda Vieja7.
la foto è di Pat Ferro
lunedì 24 agosto 2009
Vi presento Rubén Andrés Costanzo
Care Amiche e cari Amici, da oggi inizia la sua collaborazione con il blog un nuovo Amico. Ho il piacere di presentarvi Rubén Andrés Costanzo che scriverà in particolare su un argomento a me molto caro: Il Tango!
Leggetevi il suo curriculum e non perdetevi il suo primo articolo intitolato "Cos’è quella cosa chiamata tango?" che sarà pubblicato domani e dopodomani qui sul Blog Chitarra e Dintorni
Benvenuto Rubén!
Empedocle70
Leggetevi il suo curriculum e non perdetevi il suo primo articolo intitolato "Cos’è quella cosa chiamata tango?" che sarà pubblicato domani e dopodomani qui sul Blog Chitarra e Dintorni
Benvenuto Rubén!
Empedocle70
Rubén Andrés Costanzo: biografia
Nato a Buenos Aires il 1° maggio 1963 in una casa frequentata da musicisti e poeti del arrabal porteño, in quegli anni il tango era scomparso dalla cultura ufficiale della città di Buenos Aires. A differenza dei suoi coetanei, da adolescente scopre la passione per il tango, che non abbandonerà più.
Nel Campus della Universidad Adventista del Plata, (ubicata nella Regione di Entre Rìos) dove otienne il suo diploma universitario; lavora come autore nella Radio Universitaria dal 1980 fino al 1982.
Nel 1983 tornato a Buenos Aires, inizia a lavorare nella ditta di famiglia, dedicata alla commercializzazione di prodotti industriali. Nonostante questo impegno, non lascia le attività culturali e si avvicina al giornalismo scrivendo per la casa editrice Uccello Editores, diretta dal prof. Alberto Novel, dedicata alla redazione di supplementi settimanali per due prestigiosi quotidiani rioplatensi: “Cronista Comercial” di Buenos Aires e “El Pais” di Montevideo. In quegli anni inizia una solida collaborazione che ancora continua con la S.A.I. (Sociedad Argentina de la Informaciòn), diretta dal Dr. Raúl Daniel Escandar. L’attività della S.A.I. si sviluppa nel campo delle ricerche sui mass media, la biblioteconomia e le pubblicazioni scientifiche.
Nel 1990 lascia la Repubblica Argentina per radicarsi a Forlì, dove ancora risiede.
Pur mantenendo, quale attività professionale, il ruolo di commerciale nel settore metalmeccanico; coltiva i propri interessi culturali collaborando con diversi enti ed associazioni, tra cui il Centro Astor Piazzolla della città di Pesaro, diretto dal M° Hugo Aisemberg, che ha per scopo la diffusione della cultura argentina, attraverso concerti, conferenze e seminari, in collaborazione con l'Ambasciata Argentina a Roma. Nel 1995/96 con Fara Editori di Rimini e l’Associazione EX&Tra collabora nei concorsi per scrittori extracomunitari in lingua italiana. Con la casa editrice MOBYDICK di Faenza, partecipa a numerose rassegne letterarie e discografiche su temi Latinoamericani. Dal 2005, nella emittente Radiofonica RVS di Forlì (FM 104.55) è autore e conduttore del programma settimanale “Di che musica sei?” volto alla creazione di uno spazio di comunicazione per i musicisti locali. Nel 2000 con la Fondazione Tito Balestra di Longiano; ha selezionato e tradotto i testi per lo spettacolo dell'attore Alessandro Haber insieme al M° Hugo Aisemberg: “Sagge sono le Muse”. Con lo staff della Fotografa Lucia Baldini ha partecipato nella realizzazione dei libri: “Giorni di Tango” (Ed. Auditorium), “Anime altrove” (Colombi Editori) e “Tangomalia” (Post Card edizioni).
Dal 1995 accompagna come narratore al saxofonista Silvio Zalambani nelle due formazioni: Tango Tres e Grupo Candombe, in diversi concerti in Italia e all’estero si è esibito insieme a loro nella tournee a Buenos Aires nel 2008 in LRA1 Radio Nacional BsAs e in diversi locali della città tra cui il Centro cultural Torquato Tasso senza dubbio il più prestigio locale di concerti di tango a Buenos Aires) Senza dimenticare le tre edizioni della “Cumbre mundial del Tango”, Siviglia (Spagna) 2005, Valparaiso (Cile) nel 2007, Bariloche, (Argentina) nel 2009, questa ultima realizzata grazie al contributo della Consulta per l’immigrazione della Regione Emilia-Romagna.
Ultima, ma non meno importante, la grande passione per il libro antico che lo ha portato alla creazione di una piccola biblioteca privata, relativa alla cultura Ispanoamericana.
Nel Campus della Universidad Adventista del Plata, (ubicata nella Regione di Entre Rìos) dove otienne il suo diploma universitario; lavora come autore nella Radio Universitaria dal 1980 fino al 1982.
Nel 1983 tornato a Buenos Aires, inizia a lavorare nella ditta di famiglia, dedicata alla commercializzazione di prodotti industriali. Nonostante questo impegno, non lascia le attività culturali e si avvicina al giornalismo scrivendo per la casa editrice Uccello Editores, diretta dal prof. Alberto Novel, dedicata alla redazione di supplementi settimanali per due prestigiosi quotidiani rioplatensi: “Cronista Comercial” di Buenos Aires e “El Pais” di Montevideo. In quegli anni inizia una solida collaborazione che ancora continua con la S.A.I. (Sociedad Argentina de la Informaciòn), diretta dal Dr. Raúl Daniel Escandar. L’attività della S.A.I. si sviluppa nel campo delle ricerche sui mass media, la biblioteconomia e le pubblicazioni scientifiche.
Nel 1990 lascia la Repubblica Argentina per radicarsi a Forlì, dove ancora risiede.
Pur mantenendo, quale attività professionale, il ruolo di commerciale nel settore metalmeccanico; coltiva i propri interessi culturali collaborando con diversi enti ed associazioni, tra cui il Centro Astor Piazzolla della città di Pesaro, diretto dal M° Hugo Aisemberg, che ha per scopo la diffusione della cultura argentina, attraverso concerti, conferenze e seminari, in collaborazione con l'Ambasciata Argentina a Roma. Nel 1995/96 con Fara Editori di Rimini e l’Associazione EX&Tra collabora nei concorsi per scrittori extracomunitari in lingua italiana. Con la casa editrice MOBYDICK di Faenza, partecipa a numerose rassegne letterarie e discografiche su temi Latinoamericani. Dal 2005, nella emittente Radiofonica RVS di Forlì (FM 104.55) è autore e conduttore del programma settimanale “Di che musica sei?” volto alla creazione di uno spazio di comunicazione per i musicisti locali. Nel 2000 con la Fondazione Tito Balestra di Longiano; ha selezionato e tradotto i testi per lo spettacolo dell'attore Alessandro Haber insieme al M° Hugo Aisemberg: “Sagge sono le Muse”. Con lo staff della Fotografa Lucia Baldini ha partecipato nella realizzazione dei libri: “Giorni di Tango” (Ed. Auditorium), “Anime altrove” (Colombi Editori) e “Tangomalia” (Post Card edizioni).
Dal 1995 accompagna come narratore al saxofonista Silvio Zalambani nelle due formazioni: Tango Tres e Grupo Candombe, in diversi concerti in Italia e all’estero si è esibito insieme a loro nella tournee a Buenos Aires nel 2008 in LRA1 Radio Nacional BsAs e in diversi locali della città tra cui il Centro cultural Torquato Tasso senza dubbio il più prestigio locale di concerti di tango a Buenos Aires) Senza dimenticare le tre edizioni della “Cumbre mundial del Tango”, Siviglia (Spagna) 2005, Valparaiso (Cile) nel 2007, Bariloche, (Argentina) nel 2009, questa ultima realizzata grazie al contributo della Consulta per l’immigrazione della Regione Emilia-Romagna.
Ultima, ma non meno importante, la grande passione per il libro antico che lo ha portato alla creazione di una piccola biblioteca privata, relativa alla cultura Ispanoamericana.
domenica 23 agosto 2009
sabato 22 agosto 2009
venerdì 21 agosto 2009
giovedì 20 agosto 2009
ISOLE CHE PARLANO Festival Internazionale di Musica Teatro e Arti Visive XIII EdizionePalau 6/13 settembre 2009
ISOLE CHE PARLANO
Festival Internazionale di Musica Teatro e Arti Visive
Tra tradizione popolare ed eterodossia
XIII EdizionePalau 6/13 settembre 2009
oncerti, mostre fotografiche, incontri, cinema indipendente, laboratori arte/infanzia per la XII edizione del festival Isole che Parlano dall'6 al 13 Settembre a Palau (OT). La manifestazione - ideata da Nanni e Paolo Angeli - giunge alla XIII edizione con un carattere marcato, infrangendo le barriere tra i generi, le arti, prediligendo la multidisciplinarietà. La formula è quella consolidata negli undici anni precedenti, con dislocamento degli eventi in aree archeologiche, nei monumenti naturali, nelle spiagge, nei luoghi suggestivi del centro urbano. E' un viaggio sospeso tra Cina, Africa, Israele, Italia, India, Argentina, America. Gli artisti - provenienti da continenti, tradizioni e culture profondamente diverse - danno un senso a questa navigazione simbolica nel mondo contemporaneo e la Sardegna - nello specifico Palau - diventa il naturale punto di approdo e condivisione di questo immaginifico viaggio. Il binomio tradizione e Innovazione costituisce l'asse portante della manifestazione.
oncerti, mostre fotografiche, incontri, cinema indipendente, laboratori arte/infanzia per la XII edizione del festival Isole che Parlano dall'6 al 13 Settembre a Palau (OT). La manifestazione - ideata da Nanni e Paolo Angeli - giunge alla XIII edizione con un carattere marcato, infrangendo le barriere tra i generi, le arti, prediligendo la multidisciplinarietà. La formula è quella consolidata negli undici anni precedenti, con dislocamento degli eventi in aree archeologiche, nei monumenti naturali, nelle spiagge, nei luoghi suggestivi del centro urbano. E' un viaggio sospeso tra Cina, Africa, Israele, Italia, India, Argentina, America. Gli artisti - provenienti da continenti, tradizioni e culture profondamente diverse - danno un senso a questa navigazione simbolica nel mondo contemporaneo e la Sardegna - nello specifico Palau - diventa il naturale punto di approdo e condivisione di questo immaginifico viaggio. Il binomio tradizione e Innovazione costituisce l'asse portante della manifestazione.
info: 339-1459168,
ISOLE CHE PARLANO
INTERNATIONAL FESTIVAL OF MUSIC THEATRE AND VISUAL ARTS
BETWEEN POPULAR TRADITION AND HETERODOXY
BETWEEN POPULAR TRADITION AND HETERODOXY
XIII EDITIONPALAU 6/13 SEPTEMBER 2009
The XIII edition of ‘Isole che parlano’ - 6/13 September, Palau (OT) - presents concerts, photographic exhibitions, meetings, independent cinema, and art laboratories for children.The festival, created by Nanni and Paolo Angeli, reaches its xii edition with a marked character, breaking the barriers among genres and arts in favor of multidisciplinary. The formula is the one established in the preceding eleven years, with a placement of its events in archeological areas, among natural monuments, on the beaches, in the suggestive places of Palau’s urban center. It's at a journey suspended among China, Africa, Israel, Italy, Argentina, America. The artists, coming from deeply different continents, traditions and cultures, give a meaning to the symbolic navigation in the contemporary world - Sardinia, specifically Palau, provides the natural point of landing and sharing for such a journey of the imagination.The binary ‘tradition and innovation’ constitutes the leading axe of the festival. More informations at:
The XIII edition of ‘Isole che parlano’ - 6/13 September, Palau (OT) - presents concerts, photographic exhibitions, meetings, independent cinema, and art laboratories for children.The festival, created by Nanni and Paolo Angeli, reaches its xii edition with a marked character, breaking the barriers among genres and arts in favor of multidisciplinary. The formula is the one established in the preceding eleven years, with a placement of its events in archeological areas, among natural monuments, on the beaches, in the suggestive places of Palau’s urban center. It's at a journey suspended among China, Africa, Israel, Italy, Argentina, America. The artists, coming from deeply different continents, traditions and cultures, give a meaning to the symbolic navigation in the contemporary world - Sardinia, specifically Palau, provides the natural point of landing and sharing for such a journey of the imagination.The binary ‘tradition and innovation’ constitutes the leading axe of the festival. More informations at:
info: 339-1459168,
mercoledì 19 agosto 2009
Masterclass di Chitarra sola ed in ensemble di Giorgio Tortora 2 – 6 settembre 2009
“LA CHITARRA/LE CHITARRE”
Masterclass di Chitarra sola ed in ensemble
Giorgio Tortora
2 – 6 settembre 2009
Gorizia(Italy)
Per iscrizioni o informazioni (for subscrition or informations):
Fondazione Musicale “Città di Gorizia”,
Via Leoni 33 – 34170 – Gorizia.
Segreteria (secretery):
tel. 0481 531607
martedì 18 agosto 2009
lunedì 17 agosto 2009
Elena Càsoli in Concert
- 27/09/2009 Venezia -BiennaleMusica2009- G. Kürtag - E. Càsoli, Z. Pesko, Orch. Teatro La Fenice
- 03/10/2009 Venezia - BiennaleMusica2009 - Exit_02 Gabriele Manca - Maurizio Pisati Michele Tadini - Elliott Carter
- 05-06/10/2009 Sassari - Conservatorio L. Canepa - Masterclass
- 15/10/2009 Milano - Festival MilanoMusica 2009 - Palazzo Reale - T. Takemitsu
- Dec 2009 Bern - INGM - Dampfzentrale - Duo Càsoli-Ruck - B.Ferneyhough, K.Ospald, C.S.Mahnkopf, H.Lachenmann
domenica 16 agosto 2009
MITO SettembreMusica 2009 - Lo Studio di Fonologia
Castello SforzescoMuseo degli Strumenti Musicali - Sala Balla
Presentazione del volume
Presentazione del volume
Lo Studio di Fonologia.
Un diario musicale 1954 - 1983
a cura di Maddalena Novati
Intervengono:
Intervengono:
Francesco Micheli,
Maddalena Novati,
Enzo Restagno,
Claudio Salsi,
Salvatore Sciarrino
Al termine della conferenza sarà possibile visitare gratuitamente la sala dello Studio di Fonologia all’interno del Museo degli Strumenti Musicali.
sabato 15 agosto 2009
MITO SettembreMusica 2009 - Tango y algo mas
Tango y algo mas
Musica sull’acqua
Musiche diIturralde, Galliano, Piazzolla, Zanchini, Gismonti, Girotto
Ensemble Strumentale Scaligero
Stefano Menato, sassofoni
Musica sull’acqua
Musiche diIturralde, Galliano, Piazzolla, Zanchini, Gismonti, Girotto
Ensemble Strumentale Scaligero
Stefano Menato, sassofoni
Simone Zanchini, fisarmonica
Paolo Zannini, pianoforte
Concerto itinerante: la barca con i musicisti attraversa la Darsena tra l’Alzaia Naviglio Grande e l’Alzaia Naviglio Pavese - Conchetta... e il pubblico segue dalle rive.
Concerto itinerante: la barca con i musicisti attraversa la Darsena tra l’Alzaia Naviglio Grande e l’Alzaia Naviglio Pavese - Conchetta... e il pubblico segue dalle rive.
venerdì 14 agosto 2009
Addio a Les Paul, genio della chitarra elettrica
E' scomparso all'età di 94 anni Les Paul, musicista pioniere della chitarra elettrica nonché progettista del modello che, insieme alla Stratocaster della Fender, ha forse conosciuto maggior fortuna nella storia del rock, ovvero la Gibson che porta il suo nome: all'artista sono state fatali le complicazioni di una polmonite. A dare notizia della morte di Les Paul è stato il suo agente, Tom Cassidy dell'Americas Music Agency, che non ha aggiunto altri particolari.
MITO SettembreMusica 2009 - Ryoji Ikeda
Co–commissionato da AV Festival 06, Zero
One San Jose & ISEA 2006Co–prodotto da les Spectacles Vivants, Centre Pompidou, and YCAMcon il sostegno di Recombinant Media Labs
L'evento fa parte di "FocusGiappone"
Ritenuto dalla critica uno dei più radicali ed innovativi compositori nella scena della musica elettronica contemporanea, Ikeda usa dati puri come fonte per suoni e immagini. datamatics combina rappresentazioni astratte e figurative della materia, del tempo e dello spazio in un opera a tutto tondo che lascia senza fiato, sfidando ed esplorando le soglie delle nostre percezioni
L'evento fa parte di "FocusGiappone"
Ritenuto dalla critica uno dei più radicali ed innovativi compositori nella scena della musica elettronica contemporanea, Ikeda usa dati puri come fonte per suoni e immagini. datamatics combina rappresentazioni astratte e figurative della materia, del tempo e dello spazio in un opera a tutto tondo che lascia senza fiato, sfidando ed esplorando le soglie delle nostre percezioni
giovedì 13 agosto 2009
MITO SettembreMusica 2009 - Carl Craig/Les Siècles
Versus di Carl Craig/Les Siècles
Prima esecuzione italiana
Carl Craig, elettronica, composizioni
Orchestra Les Siècles
François-Xavier Roth, direttore
Francesco Tristano Schlimé, pianoforte, arrangiamenti
Moritz von Oswald, elettronica, percussioni
Dopo il debutto parigino alla “Cité de la Musique”, MITO SettembreMusica presenta, in prima italiana, il progetto creato dalla leggenda della musica techno Carl Craig, con l’Orchestra Les Siècles, il pianista Francesco Tristano Schlimé e Moritz von Oswald, nome di punta dell'elettronica berlinese.
Carl Craig, elettronica, composizioni
Orchestra Les Siècles
François-Xavier Roth, direttore
Francesco Tristano Schlimé, pianoforte, arrangiamenti
Moritz von Oswald, elettronica, percussioni
Dopo il debutto parigino alla “Cité de la Musique”, MITO SettembreMusica presenta, in prima italiana, il progetto creato dalla leggenda della musica techno Carl Craig, con l’Orchestra Les Siècles, il pianista Francesco Tristano Schlimé e Moritz von Oswald, nome di punta dell'elettronica berlinese.
Un’esperienza unica che rompe le frontiere tra techno music e musica contemporanea.
Produzione Instant Pluriel
mercoledì 12 agosto 2009
Maurizio Grandinetti in Concert 2009
27.08.2009 Weimarer Kunstfestes 2009
Utopia von Thomas Kessler UA
26.09.2009 Festspielhaus St. Poelten - Austria
Joaquin Schlömer Eröffnungshow duos with Cristina Zavalloni and the dancer Clint Lutes
link
7.10.2009 Novara Conservatorio "G. Cantelli"
7.10.2009 Novara Conservatorio "G. Cantelli"
Festival "Il Mondo della Chitarra"
Recital (Francesconi, Cage, Carter, Tüür)
Do 15. 10 2009 Festspielhaus St. Poelten - Austria
19:30 UhrTonkünstler-Orchester Niederösterreich. SolistInnen: Danusha Waskiewicz Viola, Marcelo Nisinman Bandoneon, Maurizio Grandinetti E-Gitarre. Dirigent: Diego Matheuz
1/2.11.2009 Basel, Gare du Nord, 20.00
UhrEnsemble Phoenix Basel
Luca Francesconi: A fuoco - Roberto Gerhard: Libra
17.18.24.25/11.2009 Basel - Bird's Eye Jazz Club
Matteis Project
27.11.2009 Basel - Tinguely
Museum Matteis Project
28.11.2009
BoswilMatteis Project
22.03.2010 Berliner Philarmonie
Utopia von Thomas Kessler UA
Die Grosse Bäckereiaattacke Kammeroper von Misato Mochizuki
Die Grosse Bäckereiaattacke Kammeroper von Misato Mochizuki
Luzerner Theater
Sa 24.01.09, Premiere Fr 30.01.09 Sa 07.02.09 Do 12.02.09 So 15.02.09 Do 26.02.09 Sa 28.02.09 Do 05.03.09 Fr 13.03.09 So 29.03.09 Mi 01.04.09 So 05.04.09
MITO SettembreMusica 2009 - Toshio Hosokawa
Nato nel 1955 a Hiroshima, Toshio Hosokawa ha iniziato i suoi studi musicali in Giapppone e li ha proseguiti in Europa dove è stato allievo di Isang Yun e di Klaus Huber.Dai suoi maestri europei Hosokawa fu esortato ad approfondire la conoscenza delle tradizioni musicali, pittoriche e filosofiche del Giappone. Da questo duplice impegno è sortita una fertilissima sintesi musical-filosofica tra Oriente e Occidente ben rispecchiata in queste parole del compositore: “ La mia musica è calligrafia, dipinta sul margine intonso del tempo e dello spazio. Ciascun suono possiede una forma simile a quella delle linee e dei punti tracciati dal pennello. Questa linea è dipinta sulla tela del silenzio. Il bordo di questa tela, che fa parte del silenzio, è importante quanto i suoni udibili”.E per sottolineare l’incidenza che il pensiero orientale ha nella definizione della sua musica, Hosokawa aggiunge: “Nella meditazione Zen la cosa più importante è la respirazione; un’inspirazione molto lenta e una espirazione altrettanto lenta. Attraverso questo processo si medita e si entra in un’altra dimensione. E’ così che vorrei realizzare la mia musica: come un viaggio verso l’interiorità”.
martedì 11 agosto 2009
Programma Laboratorio e Masterclass di Chitarra Florindo Baldissera e Elena Càsoli
Manifestazioni
lunedì 24 agosto
ore 21 - Chiesetta di Fornesighe
Concerto del BACH GUITAR DUO
Florindo Baldissera - Vittorino Nalato
musiche di J.S. Bach, D. Scarlatti, J. Ch. Witt
martedì 25 agosto
ore 18. 30 - Saletta del Piodech di Fornesighe
Concerto degli allievi del Laboratorio di chitarra
sabato 28 agosto
ore 18. 30 - Saletta del Piodech di Fornesighe
Concerto degli allievi del Laboratorio di chitarra
domenica 30 agosto
Saletta del Piodech di Fornesighe
ore 11
Seminario di ELENA CÀSOLI
ore 21
Concerto di GILBERT IMPERIAL
musiche contemporanee per chitarra
lunedì 31 agosto
ore 18. 30 Saletta del Piodech di Fornesighe
Concerto degli allievi della Masterclass di chitarra
lunedì 24 agosto
ore 21 - Chiesetta di Fornesighe
Concerto del BACH GUITAR DUO
Florindo Baldissera - Vittorino Nalato
musiche di J.S. Bach, D. Scarlatti, J. Ch. Witt
martedì 25 agosto
ore 18. 30 - Saletta del Piodech di Fornesighe
Concerto degli allievi del Laboratorio di chitarra
sabato 28 agosto
ore 18. 30 - Saletta del Piodech di Fornesighe
Concerto degli allievi del Laboratorio di chitarra
domenica 30 agosto
Saletta del Piodech di Fornesighe
ore 11
Seminario di ELENA CÀSOLI
ore 21
Concerto di GILBERT IMPERIAL
musiche contemporanee per chitarra
lunedì 31 agosto
ore 18. 30 Saletta del Piodech di Fornesighe
Concerto degli allievi della Masterclass di chitarra
MITO SettembreMusica 2009 - Tradizioni del Giappone
Iniziati nella seconda metà del secolo XIX, i rapporti tra l’Occidente e il Giappone sono ben lontani dall’aver raggiunto una approfondita conoscenza reciproca. La precisione e raffinatezza che riconosciamo nella tecnologia nipponica hanno un parallelo altrettanto solido nelle arti della scena che rappresentano appieno lo spirito del Giappone.Con la ieratica gestualità del teatro Nō, con la tradizione musicale danzata del gagaku, con i tamburi taiko che sanno sussurrare o rombare come il tuono, con il canto e i flauti e il liuto biwa o la cetra koto, con la cerimonia del tè, MITO SettembreMusica si affaccia sull’arcipelago culturale nipponico, e va in cerca di quella perfezione che accomuna il giardiniere, il monaco zen, il musicista, il danzatore e l’attore, nell’aspirazione di essere portatori di un frammento di eternità. Tadao Kamei, con la compagnia teatrale nō Sanyokai, Sukeyasu Shiba con il gagaku dell’Orchestra Imperiale Reigakusha, Hajime Takasugi con la sua cerimonia del tè, i tamburi Taikoza, l’Ensemble Sankyokay e i solisti Etsudo Chida e Denjiro Tanaka ci introdurranno nell’orizzonte dell’antica arte tradizionale giapponese.
Progetto realizzato in collaborazione con: Associazione Scènes de la Terre, Coordinamento e produzione di Chantal e Jean-Luc Larguier per Interarts Riviera SA
Progetto realizzato in collaborazione con: Associazione Scènes de la Terre, Coordinamento e produzione di Chantal e Jean-Luc Larguier per Interarts Riviera SA
lunedì 10 agosto 2009
Laboratorio di chitarra e Masterclass Florindo Baldissera e Elena Càsoli Fornesighe di Forno di Zoldo (BL) 24-29 agosto e 30-31 agosto
Laboratorio di chitarra
Florindo Baldissera
Loc. Fornesighe di Forno di Zoldo (BL)
24-29 agosto 2009
Corso-laboratorio aperto a chitarristi classici di ogni livello purché già in grado di eseguire un repertorio musicale. Il numero massimo di partecipanti è 12, selezionati in base alla data di arrivo della domanda di iscrizione. Gli allievi iscrittisi oltre il numero accettato potranno partecipare
eventualmente in veste di uditori. Le attività si apriranno il primo giorno alle ore 14,30 con una audizione degli iscritti che suoneranno un programma libero da 5 a 10 minuti. Seguiranno lezioni nelle giornate successive articolate fra mattina e pomeriggio, così organizzate:
• ore 9 esercizi collettivi di tecnica strumentale
• ore 10-13 lezioni individuali
• ore 14,30-18 lezioni individuali
• ore 18,30 concerto degli allievi
Masterclass di chitarra
Elena Càsoli
Loc. Fornesighe di Forno di Zoldo (BL)
30-31 agosto 2009
In apertura della Masterclass il 30 agosto alle ore 11 si terrà il seminario Compositori e nuove musiche per chitarre. I lavori proseguiranno nel pomeriggio con lezioni individuali. Il 31 agosto sarà dedicato interamente a lezioni individuali. Alle 18,30 si terrà il concerto conclusivo degli allievi della masterclass. Sono previsti allievi effettivi ed uditori.
Condizioni e Costi
Tassa di iscrizione
unica 50 € va versata con bonifico bancario sul conto n. 000004689940
Codice IBAN – ITALIA : IT 11C 02008 61130 000004689940
BIC – SWIFT : UNCRITB1M85
intestato a AL PIODECH ZOLDAN ass. Culturale e Ricreativa
causale: Iscrizione Laboratorio\Masterclass 2009
Allegare una copia del bonifico al modulo di iscrizione.
Tassa di frequenza
Laboratorio (Baldissera): 150 €
Masterclass (Càsoli): effettivi 120 € - uditori 60 €
Laboratorio + Masterclass come effettivo: 250 €
Laboratorio + Masterclass come uditore: 200 €
Va versata il giorno di avvio delle relative lezioni
Download Depliant
http://www.piodech.it/Resources/Documents/piegh.piodech.pdf
Florindo Baldissera
Loc. Fornesighe di Forno di Zoldo (BL)
24-29 agosto 2009
Corso-laboratorio aperto a chitarristi classici di ogni livello purché già in grado di eseguire un repertorio musicale. Il numero massimo di partecipanti è 12, selezionati in base alla data di arrivo della domanda di iscrizione. Gli allievi iscrittisi oltre il numero accettato potranno partecipare
eventualmente in veste di uditori. Le attività si apriranno il primo giorno alle ore 14,30 con una audizione degli iscritti che suoneranno un programma libero da 5 a 10 minuti. Seguiranno lezioni nelle giornate successive articolate fra mattina e pomeriggio, così organizzate:
• ore 9 esercizi collettivi di tecnica strumentale
• ore 10-13 lezioni individuali
• ore 14,30-18 lezioni individuali
• ore 18,30 concerto degli allievi
Masterclass di chitarra
Elena Càsoli
Loc. Fornesighe di Forno di Zoldo (BL)
30-31 agosto 2009
In apertura della Masterclass il 30 agosto alle ore 11 si terrà il seminario Compositori e nuove musiche per chitarre. I lavori proseguiranno nel pomeriggio con lezioni individuali. Il 31 agosto sarà dedicato interamente a lezioni individuali. Alle 18,30 si terrà il concerto conclusivo degli allievi della masterclass. Sono previsti allievi effettivi ed uditori.
Condizioni e Costi
Tassa di iscrizione
unica 50 € va versata con bonifico bancario sul conto n. 000004689940
Codice IBAN – ITALIA : IT 11C 02008 61130 000004689940
BIC – SWIFT : UNCRITB1M85
intestato a AL PIODECH ZOLDAN ass. Culturale e Ricreativa
causale: Iscrizione Laboratorio\Masterclass 2009
Allegare una copia del bonifico al modulo di iscrizione.
Tassa di frequenza
Laboratorio (Baldissera): 150 €
Masterclass (Càsoli): effettivi 120 € - uditori 60 €
Laboratorio + Masterclass come effettivo: 250 €
Laboratorio + Masterclass come uditore: 200 €
Va versata il giorno di avvio delle relative lezioni
Download Depliant
http://www.piodech.it/Resources/Documents/piegh.piodech.pdf
MITO SettembreMusica 2009 03-24 Settembre 2009 terza edizione
..."terzo appuntamento con MITO SettembreMusica, un evento che ha creato un nuovo clima di fiducia, di sviluppo e di simpatia al processo di avvicinamento delle città di Milano e Torino.
Quest'anno, poche settimane dopo la conclusione del Festival, si inaugurerà la tratta ferroviaria ad alta velocità che collegherà i due centri cittadini in meno di un'ora: il tempo per leggere un giornale o un capitolo di un buon libro, per scrivere una nota da utilizzare durante l'incontro di lavoro per il quale ci spostiamo. La musica ha anticipato il senso di questa straordinaria nuova infrastruttura e ha aperto la strada ad altre forme di cooperazione tra le due città in campo culturale (l'arte contemporanea, la musica giovanile) ma non solo: basti pensare alle potenzialità di Italia 150 e dell'Expo 2015.
MITO SettembreMusica si è affermato in questi tre anni per la sua ventata di novità. È un Festival al quale non manca nulla dal punto di vista della qualità degli esecutori e della raffinatezza delle scelte programmatiche. Ma che sa anche come fare per non escludere nuove esperienze sociali. C'è, infatti, un modo particolare di accedere ai luoghi del festival, riscontrabile persino nella scelta dell'abbigliamento. C'è un modo particolare di applaudire. C'è un modo particolare di trattenersi a commentare dopo gli spettacoli. Tutto questo è passato dalla più antica esperienza torinese alla più recente vicenda milanese con una sorprendente naturalezza. E la conferma arriva direttamente dagli esecutori: “L’aria che si respirava in Torino Settembre Musica, che ci colpiva per il suo maggiore calore rispetto agli altri festival musicali, l’abbiamo ritrovata tale e quale a Milano.” Sarebbe interessante che qualcuno studiasse e spiegasse questo fenomeno.
Oggi molte sono le obiettive difficoltà di carattere generale che non possano non riguardare anche questa iniziativa. Ma faremo tutto il possibile per far sì che il nostro grande Festival e il suo spirito possano avere quella funzione anticiclica oggi tanto preziosa. Anche MITO può e deve dare il suo contributo per diffondere la speranza che la crisi economica passi presto per lasciare spazio a un nuovo e diverso rapporto tra economia e territorio, tra città e cultura, secondo una logica di sviluppo sostenibile, eticamente orientata all’arte...."
Quest'anno, poche settimane dopo la conclusione del Festival, si inaugurerà la tratta ferroviaria ad alta velocità che collegherà i due centri cittadini in meno di un'ora: il tempo per leggere un giornale o un capitolo di un buon libro, per scrivere una nota da utilizzare durante l'incontro di lavoro per il quale ci spostiamo. La musica ha anticipato il senso di questa straordinaria nuova infrastruttura e ha aperto la strada ad altre forme di cooperazione tra le due città in campo culturale (l'arte contemporanea, la musica giovanile) ma non solo: basti pensare alle potenzialità di Italia 150 e dell'Expo 2015.
MITO SettembreMusica si è affermato in questi tre anni per la sua ventata di novità. È un Festival al quale non manca nulla dal punto di vista della qualità degli esecutori e della raffinatezza delle scelte programmatiche. Ma che sa anche come fare per non escludere nuove esperienze sociali. C'è, infatti, un modo particolare di accedere ai luoghi del festival, riscontrabile persino nella scelta dell'abbigliamento. C'è un modo particolare di applaudire. C'è un modo particolare di trattenersi a commentare dopo gli spettacoli. Tutto questo è passato dalla più antica esperienza torinese alla più recente vicenda milanese con una sorprendente naturalezza. E la conferma arriva direttamente dagli esecutori: “L’aria che si respirava in Torino Settembre Musica, che ci colpiva per il suo maggiore calore rispetto agli altri festival musicali, l’abbiamo ritrovata tale e quale a Milano.” Sarebbe interessante che qualcuno studiasse e spiegasse questo fenomeno.
Oggi molte sono le obiettive difficoltà di carattere generale che non possano non riguardare anche questa iniziativa. Ma faremo tutto il possibile per far sì che il nostro grande Festival e il suo spirito possano avere quella funzione anticiclica oggi tanto preziosa. Anche MITO può e deve dare il suo contributo per diffondere la speranza che la crisi economica passi presto per lasciare spazio a un nuovo e diverso rapporto tra economia e territorio, tra città e cultura, secondo una logica di sviluppo sostenibile, eticamente orientata all’arte...."
- Letizia Moratti
- Massimiliano Finazzer Flory
- Sergio Chiamparino
- Fiorenzo Alfieri
domenica 9 agosto 2009
Cles Settimana Corale 2009
17-23 Agosto 2009 Valle di Non
Concerti
Giunta alla seconda edizione, la Settimana Corale 2009 offre un calendario di concerti di particolare interesse culturale, grazie anche alla presenza di diverse formazioni ospiti di prestigio nazionale ed internazionale.
La Corale Monteverdi di Budapest (Ungheria) e il Coro Studium Canticum di Cagliari (Sardegna) per la polifonia sacra e profana, il coro delle voci bianche di Barcellona Pozzo di Gotto (Sicilia) insieme alla corale Monteverdi di Cles e il coro giovanile e delle voci bianche C.Eccher saranno gli interpreti dei concerti che avranno luogo nelle cornici più suggestive della Valle di Non.
Workshop per direttori di coro
Il workshop della settimana corale 2009 è un'occasione per poter incontrare alcuni importanti direttori di coro, che si sono distinti sia dal punto di vista artistico sia nella didattica e nella pedagogia del canto corale nelle formazioni di voci bianche, coro giovanile e coro misto.
Naomi Faran (Israele) Nicola Conci (Italia) Pierpaolo Scattolin (Italia) sono il team del workshop 2009. Il filo conduttore “il coro: esperienza culturale fondamentale per la formazione dell’individuo” sarà proposto dai docenti con percorsi di lavoro a seconda della propria esperienza e sensibilità, con l’obiettivo di valorizzare l’esperienza corale basata sui principi fondamentali che si possono sintetizzare in tre parole: anima, mente e corpo. Un percorso che, se condiviso dal coro e dal suo direttore, porterà entrambi a raggiungere un arricchimento culturale e artistico indimenticabile.
Download locandina
Concerti
Giunta alla seconda edizione, la Settimana Corale 2009 offre un calendario di concerti di particolare interesse culturale, grazie anche alla presenza di diverse formazioni ospiti di prestigio nazionale ed internazionale.
La Corale Monteverdi di Budapest (Ungheria) e il Coro Studium Canticum di Cagliari (Sardegna) per la polifonia sacra e profana, il coro delle voci bianche di Barcellona Pozzo di Gotto (Sicilia) insieme alla corale Monteverdi di Cles e il coro giovanile e delle voci bianche C.Eccher saranno gli interpreti dei concerti che avranno luogo nelle cornici più suggestive della Valle di Non.
Workshop per direttori di coro
Il workshop della settimana corale 2009 è un'occasione per poter incontrare alcuni importanti direttori di coro, che si sono distinti sia dal punto di vista artistico sia nella didattica e nella pedagogia del canto corale nelle formazioni di voci bianche, coro giovanile e coro misto.
Naomi Faran (Israele) Nicola Conci (Italia) Pierpaolo Scattolin (Italia) sono il team del workshop 2009. Il filo conduttore “il coro: esperienza culturale fondamentale per la formazione dell’individuo” sarà proposto dai docenti con percorsi di lavoro a seconda della propria esperienza e sensibilità, con l’obiettivo di valorizzare l’esperienza corale basata sui principi fondamentali che si possono sintetizzare in tre parole: anima, mente e corpo. Un percorso che, se condiviso dal coro e dal suo direttore, porterà entrambi a raggiungere un arricchimento culturale e artistico indimenticabile.
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18° Festival di MIlano Musica 24 settembre 8 novembre
On line il programma del 18° Festival di Milano MusicaDal 24 settembre all'8 novembre si svolgerà il Festival di Milano Musica. La novità di questa 18° edizione riguarda la struttura del Festival in cui accanto alla sezione monografica, quest'anno dedicata al compositore Toru Takemitsu (Tokyo, 1930-1996), figura chiave nella vita culturale giapponese e sulla scena internazionale della musica contemporanea, cui ha contribuito con centinaia di composizioni, si affiancheranno i tradizionali "Percorsi di musica d'oggi".
Il 18° Festival di Milano Musica, il cui progetto è stato elaborato da Andrea Pestalozza, presenta da quest’anno una nuova struttura: una monografia dedicata a un compositore, accostata ai tradizionali Percorsi di musica d’oggi, con nuove proposte senza vincoli tematici.
Toru Takemitsu (Tokyo 1930-1996) è stato, e forse ancora è, il compositore giapponese per antonomasia, noto, amato ed eseguito in tutto il mondo. È stato una figura chiave nella vita culturale giapponese e sulla scena internazionale della musica contemporanea, cui ha contribuito con centinaia di composizioni. Intellettuale poliedrico oltre che compositore di genio, appassionato di cinema, ha scritto 93 colonne sonore di film, di cui ne verranno presentati alcuni con la regia di Kurosawa e Teshigawara, ed è stato autore di una decina di libri fra cui testi di estetica e di poetica musicale ma anche un giallo e un libro di ricette…
«Questi due mondi, l'oriente e l'occidente, talvolta mi circondano con dolcezza, ma più spesso mi lacerano». Nel corso della sua vita Takemitsu entra in contatto con le forme più significative della cultura europea del ‘900: Debussy, Messiaen, Stockhausen, Cage, Xenakis. Curioso e attento assorbe i vari vocabolari senza mai perdere di vista la propria meta. Si interessa all’elettronica. Il programma, con concerti sinfonici e da camera, ci invita a conoscere il suo universo sonoro: «Nel nostro mondo esistono il silenzio e un suono senza limiti. Scrupolosamente, voglio scolpire quel suono con le mie mani sino ad arrivare ad un singolo suono. E questo suono avrà abbastanza forza da potersi confrontare con il silenzio.» Il Festival si chiuderà con il Requiem di Takemitsu, l’opera ammirata da Stravinskij, e con il capolavoro di Hosokawa in prima italiana, Voiceless Voice in Hiroshima, una sorta di Canto sospeso giapponese.
Nei Percorsi, tre gruppi per la prima volta ospiti di Milano Musica: l’Ensemble Scharoun dei Berliner Philharmoniker, il Trio di Parma e il Quartetto di Cremona, con programmi che accosteranno il repertorio classico a lavori di giovani compositori. Al live electronics, da sempre al centro delle scelte del Festival, verrà dedicata una serata con lavori per strumento solista o voce ed elettronica di cinque compositori: Boulez, Francesconi, Manzoni, Stroppa, Tadini. Due i recital pianistici: Gregorio Nardi in un originale programma da Carter a Kodaly, ed Emanuele Arciuli che debutterà al Teatro alla Scala con musiche dedicate alla notte di Schumann, Liszt, Sciarrino, l’iperbole pianistica delle Night Fantasies di Elliott Carter e Bartók. Béla Bartók sarà inoltre protagonista della prova generale (che il Teatro alla Scala offre agli abbonati di Milano Musica) del concerto della Filarmonica, diretta da Pierre Boulez, con Maurizio Pollini.
Tutte le serate saranno registrate da RAI Radio Tre.
Toru Takemitsu (Tokyo 1930-1996) è stato, e forse ancora è, il compositore giapponese per antonomasia, noto, amato ed eseguito in tutto il mondo. È stato una figura chiave nella vita culturale giapponese e sulla scena internazionale della musica contemporanea, cui ha contribuito con centinaia di composizioni. Intellettuale poliedrico oltre che compositore di genio, appassionato di cinema, ha scritto 93 colonne sonore di film, di cui ne verranno presentati alcuni con la regia di Kurosawa e Teshigawara, ed è stato autore di una decina di libri fra cui testi di estetica e di poetica musicale ma anche un giallo e un libro di ricette…
«Questi due mondi, l'oriente e l'occidente, talvolta mi circondano con dolcezza, ma più spesso mi lacerano». Nel corso della sua vita Takemitsu entra in contatto con le forme più significative della cultura europea del ‘900: Debussy, Messiaen, Stockhausen, Cage, Xenakis. Curioso e attento assorbe i vari vocabolari senza mai perdere di vista la propria meta. Si interessa all’elettronica. Il programma, con concerti sinfonici e da camera, ci invita a conoscere il suo universo sonoro: «Nel nostro mondo esistono il silenzio e un suono senza limiti. Scrupolosamente, voglio scolpire quel suono con le mie mani sino ad arrivare ad un singolo suono. E questo suono avrà abbastanza forza da potersi confrontare con il silenzio.» Il Festival si chiuderà con il Requiem di Takemitsu, l’opera ammirata da Stravinskij, e con il capolavoro di Hosokawa in prima italiana, Voiceless Voice in Hiroshima, una sorta di Canto sospeso giapponese.
Nei Percorsi, tre gruppi per la prima volta ospiti di Milano Musica: l’Ensemble Scharoun dei Berliner Philharmoniker, il Trio di Parma e il Quartetto di Cremona, con programmi che accosteranno il repertorio classico a lavori di giovani compositori. Al live electronics, da sempre al centro delle scelte del Festival, verrà dedicata una serata con lavori per strumento solista o voce ed elettronica di cinque compositori: Boulez, Francesconi, Manzoni, Stroppa, Tadini. Due i recital pianistici: Gregorio Nardi in un originale programma da Carter a Kodaly, ed Emanuele Arciuli che debutterà al Teatro alla Scala con musiche dedicate alla notte di Schumann, Liszt, Sciarrino, l’iperbole pianistica delle Night Fantasies di Elliott Carter e Bartók. Béla Bartók sarà inoltre protagonista della prova generale (che il Teatro alla Scala offre agli abbonati di Milano Musica) del concerto della Filarmonica, diretta da Pierre Boulez, con Maurizio Pollini.
Tutte le serate saranno registrate da RAI Radio Tre.
sabato 8 agosto 2009
LISZTMANIA ‘09 Seconda edizione - da Franz Liszt alla musica d’oggi
Sabato 22 agosto, ore 21.00
Fondazione Rockefeller
“Liszt Piano Recital”
Fabio Grasso: pianoforte musiche di F. Liszt
Domenica 30 agosto, ore 21.00
Grand Hotel Villa Serbelloni
"La musica corale da Liszt ai nostri giorni"
Coro da Camera di Bologna Pier Paolo Scattolin: direttore
musiche di C. Wick-Schumann, F. Liszt, C. M. von Weber, F. Mendelssohn, J. Brahms, C. Debussy, B. Bartók, I. Stravinskij, G. Scelsi, P. P. Scattolin
Sabato 12 settembre, ore 21.00
Fondazione Rockefeller
“Quartettando...” Open Quartet
Donato D'Antonio: chitarra,
Roberto Noferini: violino,
Vanni Montanari: flauti,
Anselmo Pelliccioni: violoncello
musiche di J. S. Bach, N. Paganini, F. Liszt / Spinosa, M. Biscardini, A. Piazzolla, C. Corea, F. Zappa
Giovedì 22 ottobre, ore 21.00
Grand Hotel Villa Serbelloni
“Bacalov: pianista compositore oggi”
Luis Bacalov: pianoforte solo
Luis Bacalov e Rossella Spinosa: due pianoforti
musiche di L. Bacalov (in prima esecuzione “Baires Suite per due pianoforti” )
-------
Ingresso libero fino ad esaurimento posti (ingresso a partire dalle ore 19.45)
LISZTMANIA ‘09
Seconda edizione - da Franz Liszt alla musica d’oggi
Direzione artistica: Rossella Spinosa
Bellagio (CO), 22 agosto / 22 ottobre 2009
Per informazioni: info@liszt2011.com
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Ingresso libero fino ad esaurimento posti (ingresso a partire dalle ore 19.45)
LISZTMANIA ‘09
Seconda edizione - da Franz Liszt alla musica d’oggi
Direzione artistica: Rossella Spinosa
Bellagio (CO), 22 agosto / 22 ottobre 2009
Per informazioni: info@liszt2011.com
venerdì 7 agosto 2009
14° Festival Internazionale della Chitarra ad Ascoli Piceno dal 21 al 28 agosto
Dal 21 al 28 Agosto 2009, nella splendida cornice della città di Ascoli Piceno, si svolgerà la tredicesima edizione dei corsi internazionali di perfezionamento chitarristico tenuti da docenti di chiara fama. I corsi sono aperti ad allievi di qualsiasi nazionalità e di qualsiasi età, che
vogliano partecipare sia come effettivi che uditori.
I genitori degli allievi minorenni dovranno compilare e firmare l’apposita dichiarazione.
La sera del giorno 20 Agosto sarà dedicata alla sistemazione dei docenti ed allievi nei rispettivi alloggi. Il mattino del giorno 21 Agosto avranno inizio le lezioni che si svolgeranno nei seguenti orari: 8,30-12,30 e 15,00-19,00. Il mattino del giorno 29 Agosto sarà dedicato alle partenze.
NOVITÀ:
In questa edizione del Festival, ci sono grandi novità:
- lezioni giornaliere di Yoga con il Maestro Pietro Antinori
- Laboratorio di Musica Contemporanea con il Maestro Arturo Tallini
- conferenza dei Maestri Mauro Storti e Angelo Barricelli sul tema "Nuovi Orizzonti della Didattica Chitarristica"
ALLIEVI ISCRITTI
Tutti gli allievi iscritti in qualità di effettivi ai corsi, avranno diritto a:
1- un minimo di 4 lezioni individuali con il docente scelto
2- poter assistere alle lezioni degli altri docenti
3- partecipare gratuitamente alla formazione della “International Guitar Orchestra”
4- ingresso gratuito ai concerti del 14° Festival Internazionale della Chitarra
5- Corso di Yoga con il Maestro Pietro Antinori
6- Laboratorio di Musica Contemporanea con il Maestro Arturo Tallini
7- Conferenza sulla Didattica Chitarristica.
Oltre alle lezioni con il docente scelto, agli allievi viene offerta la possibilità di effettuare una lezione gratuita con uno dei docenti partecipanti, previo accordo con il docente stesso. Tale scelta dovrà essere indicata il giorno 23 Agosto.
MODALITÀ DI ISCRIZIONE
L’iscrizione agli stages potrà essere effettuata tramite posta inviando all’indirizzo Orchestra Internazionale d’Italia, via Vittorio Veneto, 17 - 63023 Fermo (AP) la seguente documentazione:
1- scheda di iscrizione
2- 2 foto formato tessera
3- la tassa di iscrizione, unitamente alle quote dei Corsi verranno versate direttamente alla Segreteria il giorno 21 Agosto.
Le iscrizioni dovranno essere inviate entro il 10 Agosto 2009 (farà fede il timbro postale).
Si raccomanda la puntualità nella spedizione delle domande entro i termini previsti e la precisione nella compilazione delle stesse. I docenti scelti non potranno essere cambiati al momento di inizio degli stages.
Luogo di svolgimento
Sede degli stages sarà il seminario “Madonna della Perseveranza” (Ascoli Piceno - località Carpineto direzione Colle S.Marco) che sarà il luogo dove si volgeranno le lezioni ed alloggeranno gli allievi in camere da 2 a 4 posti letto fornite di lenzuola e coperte (si prega di portare gli
asciugamani al seguito).
Il costo della pensione completa per la durata del corso è di Euro 350,00 comprensivi della cena e pernottamento del 20/08 e della colazione del 29/08. Non saranno accettate richieste di alloggiare per periodi inferiori alla durata dei corsi. Chi vorrà usufruire dell’offerta dovrà indicarlo nella scheda di iscrizione. Per gli allievi di età inferiore ai 13 anni che volessero alloggiare presso
il seminario, è richiesta la presenza di un genitore o di un accompagnatore al seguito
vogliano partecipare sia come effettivi che uditori.
I genitori degli allievi minorenni dovranno compilare e firmare l’apposita dichiarazione.
La sera del giorno 20 Agosto sarà dedicata alla sistemazione dei docenti ed allievi nei rispettivi alloggi. Il mattino del giorno 21 Agosto avranno inizio le lezioni che si svolgeranno nei seguenti orari: 8,30-12,30 e 15,00-19,00. Il mattino del giorno 29 Agosto sarà dedicato alle partenze.
NOVITÀ:
In questa edizione del Festival, ci sono grandi novità:
- lezioni giornaliere di Yoga con il Maestro Pietro Antinori
- Laboratorio di Musica Contemporanea con il Maestro Arturo Tallini
- conferenza dei Maestri Mauro Storti e Angelo Barricelli sul tema "Nuovi Orizzonti della Didattica Chitarristica"
ALLIEVI ISCRITTI
Tutti gli allievi iscritti in qualità di effettivi ai corsi, avranno diritto a:
1- un minimo di 4 lezioni individuali con il docente scelto
2- poter assistere alle lezioni degli altri docenti
3- partecipare gratuitamente alla formazione della “International Guitar Orchestra”
4- ingresso gratuito ai concerti del 14° Festival Internazionale della Chitarra
5- Corso di Yoga con il Maestro Pietro Antinori
6- Laboratorio di Musica Contemporanea con il Maestro Arturo Tallini
7- Conferenza sulla Didattica Chitarristica.
Oltre alle lezioni con il docente scelto, agli allievi viene offerta la possibilità di effettuare una lezione gratuita con uno dei docenti partecipanti, previo accordo con il docente stesso. Tale scelta dovrà essere indicata il giorno 23 Agosto.
MODALITÀ DI ISCRIZIONE
L’iscrizione agli stages potrà essere effettuata tramite posta inviando all’indirizzo Orchestra Internazionale d’Italia, via Vittorio Veneto, 17 - 63023 Fermo (AP) la seguente documentazione:
1- scheda di iscrizione
2- 2 foto formato tessera
3- la tassa di iscrizione, unitamente alle quote dei Corsi verranno versate direttamente alla Segreteria il giorno 21 Agosto.
Le iscrizioni dovranno essere inviate entro il 10 Agosto 2009 (farà fede il timbro postale).
Si raccomanda la puntualità nella spedizione delle domande entro i termini previsti e la precisione nella compilazione delle stesse. I docenti scelti non potranno essere cambiati al momento di inizio degli stages.
Luogo di svolgimento
Sede degli stages sarà il seminario “Madonna della Perseveranza” (Ascoli Piceno - località Carpineto direzione Colle S.Marco) che sarà il luogo dove si volgeranno le lezioni ed alloggeranno gli allievi in camere da 2 a 4 posti letto fornite di lenzuola e coperte (si prega di portare gli
asciugamani al seguito).
Il costo della pensione completa per la durata del corso è di Euro 350,00 comprensivi della cena e pernottamento del 20/08 e della colazione del 29/08. Non saranno accettate richieste di alloggiare per periodi inferiori alla durata dei corsi. Chi vorrà usufruire dell’offerta dovrà indicarlo nella scheda di iscrizione. Per gli allievi di età inferiore ai 13 anni che volessero alloggiare presso
il seminario, è richiesta la presenza di un genitore o di un accompagnatore al seguito
Recensione di Forestare, ATMA Classique 2007
Le due foto in bianco e nero a pagina dodici e tredici del bel libretto di 32 pagine cha accompagna il cd mostrano i quindici chitarristi che compongono questo interessante ensemble in posa quasi marziale con le loro chitarre, lo sguardo determinato e concentrato, una leggera tensione nell’aria, quasi fossero pronti in un istante a imbracciare i loro strumenti e a suonare all’unisono.
Sono stato tentato dall’acquisto di questo disco per due motivi, il primo perché si tratta di un ensemble di chitarre e il secondo perché adoro cercare versioni diverse di quel capolavoro che è Electric Counterpoint di Steve Reich. Così ho deciso di correre il rischio e di ordinarlo in internet, ogni tanto ci vuole e comunque ne è valsa la pena. Oltre al pezzo di Reich il disco presenta una bella versione di “Acerca del cielo, el aire y la sonrisa” di Leo Brouwer e altri sei brani ci compositori residenti in Quebec: Pascal Sasseville Quoquochi, Richard Desjardins, Denis Goungeon, Francio Marcoux e Francois Gauthier, tutti molto interessanti e con parti cantate in francese (i due pezzi di Desjardins), più vicine alla canzone d’autore francese che non al cantato classico.
La cosa che colpisce subito nell’ascolto è il suono, forte, ampio, intenso, le quindici chitarre generano un’ambienza e una dinamica impressionante ben rispettate nella registrazione del cd, in Electric Counterpoint l’effetto è ancora più evidente rispetto alla “normale” esecuzione con l’ausilio delle parti pre-registrate, il pezzo acquista una portanza e una ariosità davvero piacevoli, la sensazione è davvero quella di essere al centro di una piccola orchestra superando i limiti del suono prodotto da un solo strumenti.
Bravi Forestare, il vostro nome rende davvero merito ai legni delle vostre chitarre e alla vostra abilità musicale.
Empedocle70
giovedì 6 agosto 2009
Intervista con il Maestro Davide Ficco di Empedocle 70
Maestro Ficco .. uno stage di chitarra piuttosto insolito quello dal 3 al 6 settembre a Zuccarello .. ce ne vuole parlare?
L'idea è nata recentemente tra me e un caro amico osteopata fisioterapista, Mauro Banfi, che lavora spesso coi musicisti (compresi i cantanti, dei quali tratta l'apparato fonatorio e la postura respiratoria e legata alla performance sul palco): perchè non lavorare insieme sulla musica e sul corpo, full time, partendo dalla postura specifica e andando oltre? Abbiamo disposto le ore permettendo a tutti di farsi seguire sullo strumento, ma anche di lavorare fino a quattro ore al giorno con Mauro.Naturalmente nulla è obbligatorio e non è richiesto un livello particolare: ogni iscritto porterà con sè le proprie esperienze, i problemi da risolvere (musicali o meno) e la propria...età! Nella tecnica chitarristica pratica e postura si intrecciano costantemente. Possiamo dire che, con questa formula, la micro e la macro-postura saranno affrontate entrambe; ma la musica prima di tutto, ovviamente.
Come mai la scelta di dedicare una così grande importanza alla postura con la presenza di un fisioterapista osteopata come Mauro Banfi? La chitarra ha sempre .. segnato la schiena e le articolazioni dei suoi amanti.. è giunta l’ora di un approccio diverso allo strumento?
La tecnica non dovrebbe mai segnare schiena e articolazioni del chitarrista, secondo me. Personalmente, direi a livello istintivo, connaturato, ho rivolto sempre molta attenzione alla postura e alla meccanica dei movimenti: non in modo ossessivo (da ragazzino, come tutti, suonavo spesso sulla gamba destra, i Beatles o Giuliani che fossero), ma quando lo studio diventava serio e c'erano cose piccole e grandi da risolvere, orientandomi per il massimo rilassamento muscolare, i pesi lasciati cadere verso il basso, il controllo rapido e costante di tensione-rilassamento nei movimenti esecutivi. In questo, devo dire, mi sono incontrato pienamente con gli intenti dei miei maestri di allora: Locatto (per un anno), Margaria (per i cinque anni di Conservatorio) e Ghiglia (nei quattro anni alla Chigiana), che mi piace qui ringraziare e ricordare per il lavoro fatto insieme. Col tempo, quindi, ho dato a ogni scelta un nome e un perchè. Penso che non sia così recente l'attenzione verso questo tipo di approccio (peraltro ben consolidato nel caso del pianoforte, ad esempio): io ho 47 anni e ho iniziato a curare la mia tecnica, secondo determinati criteri, da quando ne avevo 15 (1977); pensando alla generazione che mi precede, senza arretrare agli albori pionieristici della tecnica chitarristica classica, John Williams o Manuel Barrueco, per citare due grandi nomi, sono strumentisti evidentemente razionali nel perseguire tecnicamente gli obiettivi preposti (come lo era già Segovia, tra l'altro): quindi, solo con loro stiamo parlando ormai di quasi cinquant'anni! Ma ancora oggi, in molti ragazzi che si presentano ai corsi o agli esami vedo con dispiacere (e anche stupore, devo dire) che l'attenzione verso i movimenti meccanici delle mani e/o la postura in generale sia ancora relativa, a volte un po' arruffona e improvvisata (quando non colpevolmente cieca all'evidenza ed egoriferita, e qui...il pensiero corre inevitabilmente ai loro insegnanti). Sia bene inteso, però, lontani da ogni presunzione: nessuno possiede la verità assoluta per quanto riguarda la tecnica esecutiva ed è giusto, vitale direi, che ogni esecutore trovi il proprio modus e ogni insegnante si prodighi in scienza e coscienza per aiutare gli allievi: non tutto può o deve essere per forza condiviso. Ma quando una mano destra si contorce in movimenti malamente finalizzati, senza acchiappare le corde o producendo un tremolo, un arpeggio inconsistenti e traballanti o una mano sinistra fa una gran fatica ad arrivare alla fine del pezzo, sorvolando su legati e passaggi difficili con felina nonchalance, allora mi chiedo su quali criteri l' insegnante di quel ragazzo stia insistendo... Non so, forse talune scelte non sono poi così banali e si scontrano con la ripetizione di modelli maestro-allievo spesso granitici e non sempre fortunati.
Qualche tempo fa sul Blog si era parlato di problemi posturali nell’intervista al Maestro Christian Saggese in occasione della sua Cello Guitar, una chitarra a 10 corde che lui suona in posizione verticale, come se fosse un violoncello, lei che ne pensa di questi esperimenti – sviluppi sul modo di fare chitarra?
Ho conosciuto Chirstian alcuni anni fa e nella sua casetta di montagna ci siamo messi a suonare insieme per divertirci un po': è un chitarrista di vero talento e un solido e aperto musicista (ottimo improvvisatore, tra l'altro); se ha deciso di sperimentarsi in una nuova postura, intendendo la chitarra diversamente dal solito, vuole dire che in quel modo ha constatato di potersi meglio esprimere come musicista e chitarrista, e sarò ben lieto di ascoltarlo alla prima occasione che capiti. Sono certo che una ricerca personale, però, non debba sfociare necessariamente in un' opera di proselitismo e Christian, che è una persona intelligente, penso sia il primo a non voler mettere tutti per forza con la chitarra in verticale... Spero registri presto qualcosa, così potremo condividere tutti la musica secondo il suo punto di vista.
Parliamo di marketing. Quanto pensa sia importante per un musicista moderno? Intendo dire: quanto è determinante essere dei buoni promotori di se stessi e del proprio lavoro nel mondo della musica di oggi? E in confronto al passato? Il mecenatismo illuminato è stato semplicemente sostituito dal libero mercato? Com’è la situazione in questo momento, questa crisi si sente o.. è solo psicologica?
La questione non è psicologica, ma concreta: a parte il panorma economico-culturale generale, che non aiuta certo le persone facilmente deprimibili (!), esiste un problema d' interesse da parte del pubblico, di possibilità reale di proporsi e di denaro concretamente disponibile. Senza farla lunga, ogni Paese o continente ha mercati e risorse diversi, approcci alle organizzazioni concertistiche più o meno facili, gusti differenti: ci si deve muovere con intelligenza e assiduità. Certo...negli anni sessanta o settanta c'era una spinta diversa, forse un pubblico e delle organizzazioni più permeabili o più risorse in generale per la cultura: proporsi (a parità di bravura) sarebbe stato più facile e fruttuoso. Non so bene come sia per gli altri strumenti, ma talvolta le cose oggi si complicano perchè spesso le rassegne chitarristiche praticano lo scambio tra organizzatori, precludendo quasi la presenza di altri musicisti in cartellone (a meno che non servano come specchietto di richiamo).Posso capire benissimo le motivazioni di questa scelta, ma è certo che essa finirà per inaridire ancora di più il libero mercato concertistico. In una realtà siffatta si deve meditare bene come muoversi. Scartando a priori come esempi le poche star internazionali che vivono (o hanno vissuto) molto di attività artistica e meno di altro, secondo me si dovrebbe partire da un' analisi innanzitutto individuale: a quale livello artistico sono realmente? Cosa sto proponendo e dove voglio arrivare? Ottenute risposte al possibile lucide e veritiere (non è una battuta!) e appurato che la mia voglia di propormi, di credere in me stesso, di fare davvero il chitarrista sono reali e intimamente solide, allora procederei nel capire in quali ambiti presentarmi e come farlo. Siamo tutti diversi e possiamo proporre cose diverse. Probabilmente c'è sempre uno spazio, piccolo o grande, per tutti, con più o meno soldi e gloria, ma la tua domanda sul marketing farebbe presupporre la possibilità, volendo, di potersi organizzare una vita professionale al pari di un architetto, un medico o un ingegnere; mi chiedo, però, se questo possa avvenire davvero o se fare il chitarrista oggi non preveda compromessi e una articolazione dei propri interessi un po' diversa rispetto alla classica e ormai anacronistica idea di chitarrista-giramondo, che manda in giro qualche proposta e torna a casa dopo qualche anno... Penso si debba lavorare molto sulla originalità e sul peso qualitativo delle nostre proposte, rapportandosi con le persone e le organizzazioni in modo assiduo, al fine di costruire, nel tempo, una rete di date, eventi, impegni. Indubbiamente "sapersi vendere" è importante, ma gli aspetti da risolvere, bravura data per scontata, sono anche altri: tutto può concorrere (anche un po' di fortuna, ovviamente) per accendere una buona professione o meno. Sta di fatto che si deve resistere, magari modulando le proprie aspettative, tenendo in vita i nostri progetti e facendoci conoscere comunque: questo sì, è un consiglio che darei a un giovane chitarrista. Certo, il riscontro lavorativo è importante, ma chi suona lo fa innanzitutto per il piacere di farlo e questo aspetto deve essere preservato.
Il mecenatismo legato alla musica classica si è trasformato in una grande frammentazione di risorse, piccole o grandi, private e pubbliche, gestite e finalizzate in modi diversi. I mecenati esistono ancora oggi, ma ognuno opera con un criterio personale e verso soggetti diversi. Il problema è accedere a queste risorse non occasionalmente, ma con regolarità. In Francia, dopo alcuni anni e garantendo un' attività costante e di una certa consistenza, lo Stato concede un sussidio (tra l'altro non risibile). Da noi questo non avviene e penso mai avverrà.
Per quanto riguarda me e l'autopromozione, il discorso mi si chiarì abbastanza presto e feci una scelta quasi radicale (anche se combattuta e con qualche ripensamento): dato che avevo già provato qualche delusione nel rapportarmi col complicato mondo chitarristico (ma non con quello musicale in generale) -ero giovane e disinteressatamente candido- sapevo di non essere capace di assoggettarmi a questa o quella parrocchia per ottenere qualche favoritismo (pur avendo sempre voglia di imparare da qualcuno, ma questo è un altro argomento) e non volevo snaturare la mia voglia di dedicarmi alla chitarra, decisi di allungare i tempi, costruire le cose che mi interessavano con lentezza artigianale e libertà, anche se con un riscontro concertistico o economico in qualche modo limitati. Oggi non sono affatto scontento di questa scelta, che mi ha permesso di avere una ricca vita personale e di ricevere lo stesso molte gratificazioni dalla chitarra. Questo è avvenuto, naturalmente, anche grazie ad amici che hanno creduto in me, come Frédéric Zigante (per quanto riguarda la sua collana per la Stradivarius e non solo) ed altri. La mia, però, è solo una delle cento strade percorribili.
Berio nel suo saggio “Un ricordo al futuro” ha scritto: “.. Un pianista che si dichiara specialista del repertorio classico e romantico, e suona Beethoven e Chopin senza conoscere la musica del Novecento, è altrettanto spento di un pianista che si dichiara specialista di musica contemporanea e la suona con mani e mente che non sono stati mai attraversati in profondità da Beethoven e Chopin.” Lei suona sia un repertorio tradizionalmente classico che il repertorio contemporaneo … si riconosce in queste parole?
In pieno: un musicista che non sappia emozionarsi (non dico sempre nella stessa misura, ma con vivacità interiore) nel suonare un quasiasi genere colto (tutti: dal '400 a Carter), non capisco come possa esprimere il meglio presentando un solo periodo o addirittura un solo autore: che cosa ci metti dentro se ti manca la reale sedimentazione del resto? In una quinta di Stravinsky non c'è forse tutto un mondo arcaico che emerge? Quando suoni Bach sei una persona, quando suoni Bertotto un'altra, ma entrambe si arricchiscono a vicenda e sono in realtà la stessa, che cresce. Questo vale anche se nell' ambito in cui operi sei uno strumentista specializzato: se suoni la ribeca si presume che i tuoi studi sugli strumenti ad arco siano stati più ampi, no?
Che cosa può aspettarsi un musicista, uno studente che decide di frequentare il vostro corso estivo a Zuccarello?
Beh...innanzitutto il nostro sforzo per condividere competenza ed esperienza, pensando alle necessità di ogni singolo allievo. E poi un approccio più globale ai problemi e tutto sommato anche distensivo, per passare insieme quattro giorni in modo arricchente (anche per noi). Naturalmente, questo è un seminare: si sa che gli stages sono dei suggerimenti e altro è il lavoro costante nel tempo. E poi...Zuccarello è un bel borgo medioevale a un quarto d'ora dal mare ligure e si possono fare delle belle escursioni!
Quali sono i suoi prossimi progetti? Su cosa sta lavorando?
Sto finendo di lavorare a due master registrati da tempo: Barrios/Lauro e Giuliani e al libretto dell'integrale di Bettinelli. Inoltre, devo finire di scrivere un paio di pezzi per chitarra sola e uno per quattro chitarre. Ci vorrà il tempo necessario e mi sa che anche quest' estate vedrò poco la spiaggia...ah ,ah!
L'idea è nata recentemente tra me e un caro amico osteopata fisioterapista, Mauro Banfi, che lavora spesso coi musicisti (compresi i cantanti, dei quali tratta l'apparato fonatorio e la postura respiratoria e legata alla performance sul palco): perchè non lavorare insieme sulla musica e sul corpo, full time, partendo dalla postura specifica e andando oltre? Abbiamo disposto le ore permettendo a tutti di farsi seguire sullo strumento, ma anche di lavorare fino a quattro ore al giorno con Mauro.Naturalmente nulla è obbligatorio e non è richiesto un livello particolare: ogni iscritto porterà con sè le proprie esperienze, i problemi da risolvere (musicali o meno) e la propria...età! Nella tecnica chitarristica pratica e postura si intrecciano costantemente. Possiamo dire che, con questa formula, la micro e la macro-postura saranno affrontate entrambe; ma la musica prima di tutto, ovviamente.
Come mai la scelta di dedicare una così grande importanza alla postura con la presenza di un fisioterapista osteopata come Mauro Banfi? La chitarra ha sempre .. segnato la schiena e le articolazioni dei suoi amanti.. è giunta l’ora di un approccio diverso allo strumento?
La tecnica non dovrebbe mai segnare schiena e articolazioni del chitarrista, secondo me. Personalmente, direi a livello istintivo, connaturato, ho rivolto sempre molta attenzione alla postura e alla meccanica dei movimenti: non in modo ossessivo (da ragazzino, come tutti, suonavo spesso sulla gamba destra, i Beatles o Giuliani che fossero), ma quando lo studio diventava serio e c'erano cose piccole e grandi da risolvere, orientandomi per il massimo rilassamento muscolare, i pesi lasciati cadere verso il basso, il controllo rapido e costante di tensione-rilassamento nei movimenti esecutivi. In questo, devo dire, mi sono incontrato pienamente con gli intenti dei miei maestri di allora: Locatto (per un anno), Margaria (per i cinque anni di Conservatorio) e Ghiglia (nei quattro anni alla Chigiana), che mi piace qui ringraziare e ricordare per il lavoro fatto insieme. Col tempo, quindi, ho dato a ogni scelta un nome e un perchè. Penso che non sia così recente l'attenzione verso questo tipo di approccio (peraltro ben consolidato nel caso del pianoforte, ad esempio): io ho 47 anni e ho iniziato a curare la mia tecnica, secondo determinati criteri, da quando ne avevo 15 (1977); pensando alla generazione che mi precede, senza arretrare agli albori pionieristici della tecnica chitarristica classica, John Williams o Manuel Barrueco, per citare due grandi nomi, sono strumentisti evidentemente razionali nel perseguire tecnicamente gli obiettivi preposti (come lo era già Segovia, tra l'altro): quindi, solo con loro stiamo parlando ormai di quasi cinquant'anni! Ma ancora oggi, in molti ragazzi che si presentano ai corsi o agli esami vedo con dispiacere (e anche stupore, devo dire) che l'attenzione verso i movimenti meccanici delle mani e/o la postura in generale sia ancora relativa, a volte un po' arruffona e improvvisata (quando non colpevolmente cieca all'evidenza ed egoriferita, e qui...il pensiero corre inevitabilmente ai loro insegnanti). Sia bene inteso, però, lontani da ogni presunzione: nessuno possiede la verità assoluta per quanto riguarda la tecnica esecutiva ed è giusto, vitale direi, che ogni esecutore trovi il proprio modus e ogni insegnante si prodighi in scienza e coscienza per aiutare gli allievi: non tutto può o deve essere per forza condiviso. Ma quando una mano destra si contorce in movimenti malamente finalizzati, senza acchiappare le corde o producendo un tremolo, un arpeggio inconsistenti e traballanti o una mano sinistra fa una gran fatica ad arrivare alla fine del pezzo, sorvolando su legati e passaggi difficili con felina nonchalance, allora mi chiedo su quali criteri l' insegnante di quel ragazzo stia insistendo... Non so, forse talune scelte non sono poi così banali e si scontrano con la ripetizione di modelli maestro-allievo spesso granitici e non sempre fortunati.
Qualche tempo fa sul Blog si era parlato di problemi posturali nell’intervista al Maestro Christian Saggese in occasione della sua Cello Guitar, una chitarra a 10 corde che lui suona in posizione verticale, come se fosse un violoncello, lei che ne pensa di questi esperimenti – sviluppi sul modo di fare chitarra?
Ho conosciuto Chirstian alcuni anni fa e nella sua casetta di montagna ci siamo messi a suonare insieme per divertirci un po': è un chitarrista di vero talento e un solido e aperto musicista (ottimo improvvisatore, tra l'altro); se ha deciso di sperimentarsi in una nuova postura, intendendo la chitarra diversamente dal solito, vuole dire che in quel modo ha constatato di potersi meglio esprimere come musicista e chitarrista, e sarò ben lieto di ascoltarlo alla prima occasione che capiti. Sono certo che una ricerca personale, però, non debba sfociare necessariamente in un' opera di proselitismo e Christian, che è una persona intelligente, penso sia il primo a non voler mettere tutti per forza con la chitarra in verticale... Spero registri presto qualcosa, così potremo condividere tutti la musica secondo il suo punto di vista.
Parliamo di marketing. Quanto pensa sia importante per un musicista moderno? Intendo dire: quanto è determinante essere dei buoni promotori di se stessi e del proprio lavoro nel mondo della musica di oggi? E in confronto al passato? Il mecenatismo illuminato è stato semplicemente sostituito dal libero mercato? Com’è la situazione in questo momento, questa crisi si sente o.. è solo psicologica?
La questione non è psicologica, ma concreta: a parte il panorma economico-culturale generale, che non aiuta certo le persone facilmente deprimibili (!), esiste un problema d' interesse da parte del pubblico, di possibilità reale di proporsi e di denaro concretamente disponibile. Senza farla lunga, ogni Paese o continente ha mercati e risorse diversi, approcci alle organizzazioni concertistiche più o meno facili, gusti differenti: ci si deve muovere con intelligenza e assiduità. Certo...negli anni sessanta o settanta c'era una spinta diversa, forse un pubblico e delle organizzazioni più permeabili o più risorse in generale per la cultura: proporsi (a parità di bravura) sarebbe stato più facile e fruttuoso. Non so bene come sia per gli altri strumenti, ma talvolta le cose oggi si complicano perchè spesso le rassegne chitarristiche praticano lo scambio tra organizzatori, precludendo quasi la presenza di altri musicisti in cartellone (a meno che non servano come specchietto di richiamo).Posso capire benissimo le motivazioni di questa scelta, ma è certo che essa finirà per inaridire ancora di più il libero mercato concertistico. In una realtà siffatta si deve meditare bene come muoversi. Scartando a priori come esempi le poche star internazionali che vivono (o hanno vissuto) molto di attività artistica e meno di altro, secondo me si dovrebbe partire da un' analisi innanzitutto individuale: a quale livello artistico sono realmente? Cosa sto proponendo e dove voglio arrivare? Ottenute risposte al possibile lucide e veritiere (non è una battuta!) e appurato che la mia voglia di propormi, di credere in me stesso, di fare davvero il chitarrista sono reali e intimamente solide, allora procederei nel capire in quali ambiti presentarmi e come farlo. Siamo tutti diversi e possiamo proporre cose diverse. Probabilmente c'è sempre uno spazio, piccolo o grande, per tutti, con più o meno soldi e gloria, ma la tua domanda sul marketing farebbe presupporre la possibilità, volendo, di potersi organizzare una vita professionale al pari di un architetto, un medico o un ingegnere; mi chiedo, però, se questo possa avvenire davvero o se fare il chitarrista oggi non preveda compromessi e una articolazione dei propri interessi un po' diversa rispetto alla classica e ormai anacronistica idea di chitarrista-giramondo, che manda in giro qualche proposta e torna a casa dopo qualche anno... Penso si debba lavorare molto sulla originalità e sul peso qualitativo delle nostre proposte, rapportandosi con le persone e le organizzazioni in modo assiduo, al fine di costruire, nel tempo, una rete di date, eventi, impegni. Indubbiamente "sapersi vendere" è importante, ma gli aspetti da risolvere, bravura data per scontata, sono anche altri: tutto può concorrere (anche un po' di fortuna, ovviamente) per accendere una buona professione o meno. Sta di fatto che si deve resistere, magari modulando le proprie aspettative, tenendo in vita i nostri progetti e facendoci conoscere comunque: questo sì, è un consiglio che darei a un giovane chitarrista. Certo, il riscontro lavorativo è importante, ma chi suona lo fa innanzitutto per il piacere di farlo e questo aspetto deve essere preservato.
Il mecenatismo legato alla musica classica si è trasformato in una grande frammentazione di risorse, piccole o grandi, private e pubbliche, gestite e finalizzate in modi diversi. I mecenati esistono ancora oggi, ma ognuno opera con un criterio personale e verso soggetti diversi. Il problema è accedere a queste risorse non occasionalmente, ma con regolarità. In Francia, dopo alcuni anni e garantendo un' attività costante e di una certa consistenza, lo Stato concede un sussidio (tra l'altro non risibile). Da noi questo non avviene e penso mai avverrà.
Per quanto riguarda me e l'autopromozione, il discorso mi si chiarì abbastanza presto e feci una scelta quasi radicale (anche se combattuta e con qualche ripensamento): dato che avevo già provato qualche delusione nel rapportarmi col complicato mondo chitarristico (ma non con quello musicale in generale) -ero giovane e disinteressatamente candido- sapevo di non essere capace di assoggettarmi a questa o quella parrocchia per ottenere qualche favoritismo (pur avendo sempre voglia di imparare da qualcuno, ma questo è un altro argomento) e non volevo snaturare la mia voglia di dedicarmi alla chitarra, decisi di allungare i tempi, costruire le cose che mi interessavano con lentezza artigianale e libertà, anche se con un riscontro concertistico o economico in qualche modo limitati. Oggi non sono affatto scontento di questa scelta, che mi ha permesso di avere una ricca vita personale e di ricevere lo stesso molte gratificazioni dalla chitarra. Questo è avvenuto, naturalmente, anche grazie ad amici che hanno creduto in me, come Frédéric Zigante (per quanto riguarda la sua collana per la Stradivarius e non solo) ed altri. La mia, però, è solo una delle cento strade percorribili.
Berio nel suo saggio “Un ricordo al futuro” ha scritto: “.. Un pianista che si dichiara specialista del repertorio classico e romantico, e suona Beethoven e Chopin senza conoscere la musica del Novecento, è altrettanto spento di un pianista che si dichiara specialista di musica contemporanea e la suona con mani e mente che non sono stati mai attraversati in profondità da Beethoven e Chopin.” Lei suona sia un repertorio tradizionalmente classico che il repertorio contemporaneo … si riconosce in queste parole?
In pieno: un musicista che non sappia emozionarsi (non dico sempre nella stessa misura, ma con vivacità interiore) nel suonare un quasiasi genere colto (tutti: dal '400 a Carter), non capisco come possa esprimere il meglio presentando un solo periodo o addirittura un solo autore: che cosa ci metti dentro se ti manca la reale sedimentazione del resto? In una quinta di Stravinsky non c'è forse tutto un mondo arcaico che emerge? Quando suoni Bach sei una persona, quando suoni Bertotto un'altra, ma entrambe si arricchiscono a vicenda e sono in realtà la stessa, che cresce. Questo vale anche se nell' ambito in cui operi sei uno strumentista specializzato: se suoni la ribeca si presume che i tuoi studi sugli strumenti ad arco siano stati più ampi, no?
Che cosa può aspettarsi un musicista, uno studente che decide di frequentare il vostro corso estivo a Zuccarello?
Beh...innanzitutto il nostro sforzo per condividere competenza ed esperienza, pensando alle necessità di ogni singolo allievo. E poi un approccio più globale ai problemi e tutto sommato anche distensivo, per passare insieme quattro giorni in modo arricchente (anche per noi). Naturalmente, questo è un seminare: si sa che gli stages sono dei suggerimenti e altro è il lavoro costante nel tempo. E poi...Zuccarello è un bel borgo medioevale a un quarto d'ora dal mare ligure e si possono fare delle belle escursioni!
Quali sono i suoi prossimi progetti? Su cosa sta lavorando?
Sto finendo di lavorare a due master registrati da tempo: Barrios/Lauro e Giuliani e al libretto dell'integrale di Bettinelli. Inoltre, devo finire di scrivere un paio di pezzi per chitarra sola e uno per quattro chitarre. Ci vorrà il tempo necessario e mi sa che anche quest' estate vedrò poco la spiaggia...ah ,ah!
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