Com'è la situazione del mercato in questo momento, questa crisi si sente o.. è solo psicologica?
Devo dire che sono fortunato, comunque sto superando la crisi indenne. Probabilmente la fascia di mercato in cui mi sono collocato si è salvata. Il grosso rischio, sempre considerando i limiti della mia esperienza e delle realtà che ho conosciuto, è quello di operare in un settore molto definito e limitato come il nostro. Il vantaggio, invece, è che si tratta di un settore di alta qualità, con una clientela mediamente molto esigente. Se devo pensare al'economia italiana, credo che l'unico scudo alla crisi economica, so di non dire una novità, sia puntare sull'alta qualità.
Se dovessi distinguere i clienti di uno strumento di liuteria potrei definire quattro categorie:
L'allievo che frequenta i primi corsi, che in genere ha bisogno di uno strumento funzionale per affrontare i primi esami e per capire se completerà o no il percorso formativo. Ovviamente gli “sponsor” sono i genitori che si trovano ad affrontare una spesa di una certa cifra, magari inaspettata. Per loro pagare uno strumento 2000 o 3000 euro spesso vuol dire sacrificare due o tre mensilità.
La seconda categoria sono i diplomandi o gli studenti di corsi avanzati, con già un'idea di quello che vogliono, e spesso con desideri che superano le proprie possibilità economiche raccimulate con i primi lavori.
La terza categoria è quella dei docenti e dei concertisti, ovviamente la fascia più difficile, che sa bene quello che cerca ed è disposto ad investire molto perchè è lo strumento che gli permette di lavorare.
L'ultima fascia è quella dei dilettanti, cioè gli appassionati tra i 30 e i 70 anni, che ad un certo punto della vita decidono di regalarsi uno strumento di liuteria ma, non essendo professionisti, guardano bene al portafoglio.
Quando ho deciso il mio prezzo e la gestione del suo aumento, ho ben riflettuto su queste categorie. Un prezzo più elevato, diciamo dai 3000 euro in su, esclude quasi completamente gli allievi ai primi corsi e i dilettanti. Un prezzo più basso, sotto i 3000 euro esclude i diplomandi ed i professionisti che legano, per questioni di psicologia di mercato, la qualità al prezzo: più spendo più ottengo. Considerando che, anche proponendo a 1000 euro, una chitarra che non suona o è costruita male, nessuno te la prende, io in linea di massima riesco a coprire tutte le quattro fasce di mercato. A volte il mio prezzo è un'arma a doppio taglio, perchè, come dicevo, un cliente che vuole lo strumento di alta qualità non mi prende in considerazione perchè ritiene che costo troppo poco, altre volte, prima provano la chitarra, poi mi chiedono il prezzo e rimangono piacevolmente colpiti di poter spendere molto molto meno del previsto. Per me l'importante è far girare gli strumenti, questa è la nostra migliore pubblicità, piuttosto che girare con gli strumenti, per cercare di venderli ad un prezzo che, probabilmente, non è quello giusto.
Progetti per il futuro? Pensi continuerai a dedicarti solo di chitarre classiche?
Credo che la costruzione di chitarre classiche rimarrà sempre la priorità.
Posso anticiparti dei desideri che ho e che vorrei realizzare un giorno, quando avrò un po di tempo, prima di andare in pensione! Vorrei realizzare almeno un liuto e un violoncello. Probabilmente, per curiosità, proverò a fare delle copie di chitarre antiche.
Per concludere questa piacevole intervista .. vuoi raccontarci qualche aneddoto successo durante o dopo la costruzione di uno dei tuoi strumenti?
Il panico. Quando il Prof. De Nardis (docente al conservatorio di Venezia) che mi ha visto nascere professionalmente e mi ha aiutato con i suoi indispensabili consigli, mi ha affidato per la prima volta il restauro di una delle sue chitarre più importanti Una Leone Sanavia stupenda alla quale lui è particolarmente legato. Dopo tutte le raccomandazioni mi chiede di rifare la tastiera, io sicuro di me, gli dico di non preoccuparsi. Elimino i vecchi tasti, rettifico l'ebano e inserisco i nuovi tasti utlizzando il mio bel martelletto di teflon. Il problemino è che arrivato all'ultimo tasto, prendendo la paletta con una mano per spostare la chitarra, mi rendo conto di una strana flessibilità della paletta medesima. In sostanza in passato la chitarra aveva subito una riparazione alla paletta, eseguita non proprio a regola d'arte, e le vibrazini del martelletto avevano crepato e fatto staccare la colla. L'ncastro della paletta era di tipo tedesco, a coda di rondine, e per attaccarla, il “restauratore” aveva inserito diversi chiodi, vuoi di legno, vuoi di ferro, per saldare il tutto, non curandosi dell'adesione delle facce dell'incastro. Quindi si era scollata ma non staccata, e la cosa più difficile era quella di capire la direzione d'ingresso dei chiodi e cercare di rimuoverli senza fare troppi danni. Insomma, una settimana di lavoro per ricostruire pezzetto su pezzetto l'incastro e restaurare la vernice. Alla fine è venuto un bel lavoro, ma ricorderò sempre il panico durante la telefonata che spiegava al Professore quello che era successo. Lui, con voce ferma che mi diceva: “Se non te la senti, forse è meglio passare il lavoro ad un'altro”. Ed io: “No Maestro, non posso, lo finisco io”. Sicuramente avrà inteso il “finire” come si usa il colpo di grazia per un nemico morente....ma mi ha dato fiducia per la seconda volta...ed è andata bene.
pensavi avessimo finito? Un’ultima domanda, dai: quando lo finisci quel violino?
Ci penso ogni volta che ci passo davanti. Spero presto, ma dovrò andare a bussare alla porta del Maestro Bellei per ritrovare lo spirito da violinaio.
Ringrazio Andrea che ha pazientato molto per vedere l'intervista completata, e tutti coloro che hanno avuto la pazienza e la curiosità dei leggerla. Vi aspetto nel mio laboratorio per un caffè e quattro chiacchere!
A presto.
Marco Maguolo
ci vediamo una di queste sere come al solito
Grazie
Empedocle70