sabato 31 dicembre 2011
Intervista a Bruskers di Carlo Siega, quarta parte
Come vedete questo fenomeno ormai sempre più in continua ascesa (e sotto un certo aspetto anche un po’ invadente) del supporto musicale digitale dell’mp3? E della conseguente circolazione libera del materiale musicale?...
M: Io faccio parte di quella generazione nata con la musicassetta.. i CD in circolazione erano pochi e costavano troppo. A suo tempo la ricerca di un artista o di un gruppo era cosa seria e richiedeva tempo: quando conquistavi l’ambito nastro te lo ascoltavi fino a quando non l’avevi consumato. Questo però permetteva di conoscere ogni singolo brano alla perfezione, di cogliere i dettagli e di appassionarsi alla musica del proprio beniamino cercando anche tutte le informazioni che riguardavano l’artista in questione. Oggigiorno i ragazzi hanno accesso alla musica in maniera estremamente facilitata: l’aspetto positivo è però vanificato dalla mancanza di un limite, ovvero l’eccesso di informazione porta all’annullamento dell’informazione stessa. Mi spiego meglio. Capita spesso che i miei allievi a lezione arrivino con il lettore mp3 stracolmo di canzoni (e parlo di centinaia e centinaia); alla mia domanda su qual è il loro criterio di scelta della musica che ascoltano mi sento spesso rispondere: “.. a caso!”. La facile reperibilità di musica ha annullato la capacità di possedere spirito critico nella selezione della stessa. Quando un teenager afferma di ascoltare musicalmente di tutto è la verità, l’inconveniente è che non si ricorda nulla di quello che ha ascoltato.
Il mercato musicale del futuro sarà indubbiamente digitale e la diffusione via internet diventerà sempre più importante: il formato fisico sarà destinato a sparire. Io stesso ho constatato la reale comodità di convertire in mp3 i miei cd e ascoltarli, mediante la chiavetta usb, durante i viaggi in macchina: è molto facile di doversi portare dietro pacchetti di dischi che inevitabilmente si disperdono all’interno dell’automobile (..almeno nel mio caso).
Quindi l’unica speranza, almeno nel caso delle nuove generazioni, è che rimanga uno spirito critico nella scelta della musica per evitare di essere sommersi e “normalizzati” ai canoni del business del mercato musicale. Insomma il rischio è che l’utente sia semplicemente spettatore e non protagonista della propria scelta musicale.
E.: Come molte cose, se utilizzata bene e in tutte le sue potenzialità, l’ascesa del supporto digitale dell’mp3 non può essere che un fatto positivo. Certamente manca l’aspetto più “romantico” del cd fisico, dell’apertura della confezione, del booklet da sfogliare ecc, ma il cd in formato digitale dà l’opportunità al pubblico di acquistare musica ad un prezzo mediamente vantaggioso, e all’artista di farsi conoscere ad un pubblico infinitamente più vasto di quello semplicemente locale o nazionale. I contro li sappiamo tutti: la pirateria è il pane quotidiano per milioni di persone. Non credo ci sia bisogno di aggiungere altro. Se vogliamo trovarci un aspetto positivo a quest’ultimo argomento da un lato c’è sempre da considerare l’eventuale vantaggio che può trarre un artista sconosciuto nell’essere “scaricato” illegalmente migliaia e migliaia di volte (che può avvenire se il suo progetto musicale risulta valido): aumentando a dismisura la propria popolarità può aprirsi maggiori possibilità dal punto di vista concertistico.
Prima di concludere mi piacerebbe risolvere una questione che a me resta ancora oscura... Come mai “Bruskers”?
E: Come ho scritto qualche risposta fa il nostro percorso è nato quasi per scherzo con la partecipazione ad un festival di “Buskers”. Il caso ha voluto che il mio maestro che mi ha portato fino al diploma e che è stato per un periodo anche insegnante di Matteo si chiami proprio Bruschi Mauro. Per rendergli omaggio, dal momento che ha contribuito in maniera determinante alla nostra formazione musicale, abbiamo così unito, ancora quasi casualmente, i due nomi creando questo “Bruskers” che tutt’ora conserviamo!
Quali saranno i vostri impegni futuri come duo e quali in veste di solistica o in altra formazione?
E.: Semplicemente cercheremo di far ascoltare il più possibile questo nuovo lavoro, e di promuoverlo soprattutto all’estero. Quello che verrà lo vedremo!
Il prossimo impegno in duo è il 17 Dicembre al Teatro Comunale di Carpi (MO). Per l’anno nuovo stiamo cercando di organizzare un po’ di date in giro tra il nord e il centro Italia soprattutto. E speriamo davvero che il nostro nuovo cd ci possa dare una mano a fare il più concerti possibile, perché è in quel momento che crediamo di essere più efficaci.
Per quanto mi riguarda le altre formazioni in cui suono: la Lybra Guitar Orchestra, un quintetto jazz-fusion e un duo con un flautista, sono altre attività che mantengo ma che sono un po’ più collaterali. Mi capita di fare concerti con queste formule ma quello a cui mi dedico principalmente è il duo di cui si parla in questa intervista.
Dal punto di vista solistico sto approfondendo parte del repertorio chitarristico del ‘900, che amo molto. L’ultimo pezzo a cui ho lavorato è il Capriccio Diabolico di Mario Castelnuovo-Tedesco, compositore davvero geniale.
M: Il principale obiettivo è quello di promuovere “Addition” sia dal punto di vista commerciale ma anche portando in giro dove sarà possibile lo spettacolo. Al momento riscontriamo alcune difficoltà in Italia.. stiamo decisamente puntando al mercato estero dove paradossalmente spesso riceviamo feedback migliori. Riguardo altri progetti la “Lybra Guitar Orchestra” rimane una realtà che porta molte soddisfazioni.. per velleità solistiche o altro non c’è tempo: i Bruskers richiedono un impegno totale!!
Ultima battuta (ormai diventata tradizione per il Blog): quali sono i vostri 5 cd da portare nell’ormai famosissima isola deserta?
E.: Premetto: non rispetterò molto le regole della domanda!
1 - Mike Stern: Play (un cd e un chitarrista che ha cambiato la mia concezione musicale..impressionante dal vivo)
2 - Tommy Emmanuel: Only (artista da vedere assolutamente in concerto!)
3 – Tutte le sinfonie di Beethoven, anche se non ci stanno in un cd (facciamo un dvd stavolta!)
4 – Un cd contenente il Concerto n°1 per violino e orchestra di Tchaikovsky, lo trovo semplicemente geniale, gli interpreti bravi sono molteplici, non indico un disco in particolare, mi riferisco più all’aspetto compositivo
5 - Prima di approdare in un’isola deserta spero di avere ancora tanta musica da ascoltare, per cui conto di trovarlo “strada facendo”
M: Il mio è un mix un po’ eterogeneo.. ma guardando la mia dispensa dischi sono quelli che affettivamente non potrei lasciare lì a prendere polvere.
1) “Concerti Brandeburghesi” – Johann Sebastian Bach.
Bach è il mio autore classico preferito fin da bambino.. i concerti Brandeburghesi mi mettono allegria: in macchina quando è primavera non possono mancare nel repertorio.
2) “The Wall” – Pink Floyd.
Tuttora adoro i Pink : a 14 anni hanno rappresentato il mio primo vero concerto dal vivo .. all’arena di Verona … emozione indescrivibile!!
3) “Surfing with the Alien” – Joe Satriani
Il maestro della chitarra elettrica.. poi da quando ha perso i capelli mi è ancora più simpatico perché mi assomiglia.
4) “Basquiat. colonna sonora”
Un film molto bello con una colonna sonora coi fiocchi: contiene alcune canzoni semplicemente struggenti quali “Summer in Siam”, “Hallelujah” e soprattutto “Last song I’ll ever Sing”
5) “Best of Depeche Mode”
I signori della musica elettronica: hanno saputo evolversi rimanendo al passo con i tempi senza diventare banali.. e concertisti formidabil
venerdì 30 dicembre 2011
Intervista a Bruskers di Carlo Siega, terza parte
9) Mi piacerebbe ora fare qualche passo indietro rispetto a quanto si è discusso prima: voi affrontate un repertorio che avete deciso, in un certo senso, di “ri-scrivere”. Ma che rapporto hanno i vostri arrangiamenti con la componente non-scritta? Mi spiego meglio: rielaborate i brani “solo” con “nuove” note oppure c’è anche un margine di “improvvisazione” in ciò che eseguite?
E: Entrambe le cose. Spesso i temi vengono rielaborati partendo proprio dall’improvvisazione. Alcuni fraseggi che crediamo possano essere efficaci li fissiamo e li riproponiamo quasi sempre uguali. In concerto però c’è sempre spazio all’improvvisazione, c’è sempre qualcosa che rimane indefinito e si concretizza durante il concerto. Anche le sezioni improvvisative vere e proprie all’interno dei brani sono state “assemblate” dopo tantissime versioni, prove, registrazioni ed hanno acquisito prima delle riprese del disco una forma pressoché definitiva. Durante il concerto l’approccio cambia, alcuni fraseggi preferiamo mantenerli, altre volte ci si lascia andare con più libertà e senza pensarci troppo.
M: In un certo senso, almeno nella fase iniziale, l’intera rilettura del brano è un’improvvisazione. Le melodie vengono spesso riviste in una differente chiave ritmica oppure subiscono un processo di “potatura” (..come negli alberi) per farle rinvigorire o adattarle al nuovo contesto. Identico destino riguarda la sezione armonica di accompagnamento. Il tutto accade senza un preciso schema predeterminato, in modo del tutto simile all’improvvisazione.
10) Come potrebbero riassumere Eugenio Polacchini e Matteo Minozzi, in pochissime battute, il proprio personale concetto di “improvvisazione musicale”?
M: Nella mia esperienza chitarristica l’improvvisazione ha sempre avuto un ruolo fondamentale e tuttora lo mantiene. Parallelamente al percorso classico ho affiancato, dopo i 14 anni, lo studio dello strumento elettrico con conseguenti stravolgimenti del mio approccio alla chitarra. Poco ci è voluto a far sì che l’armonia moderna avesse il sopravvento. Lo studio del genere blues, jazz o rock comporta l’approfondimento dell’improvvisazione, dato che spesso la chitarra elettrica riveste il ruolo di strumento solista e il momento dell’assolo chitarristico è parte imprescindibile di tali contesti musicali. Personalmente lascio sempre momenti di improvvisazione durante un brano o comunque all’interno di un concerto. Generalmente mi capita di affezionarmi a determinati fraseggi e di incominciare o terminare con quelli il momento di assolo: la fase intermedia è lasciata alla fantasia. Questo permette di non avere un numero prefissato di battute su cui poter improvvisare, ma di proseguire fintanto che la creatività mi assiste: il “riff conosciuto” richiama l’attenzione del mio collega e gli fa capire che è terminato il mio momento solistico e adesso è il suo turno.
Questa considerazione rappresenta il concetto tipico di improvvisazione, ovvero la presenza di uno strumento solista e di uno strumento di accompagnamento.
Considero peraltro improvvisazione anche il potersi prendere qualche licenza ritmico-melodica durante l’esecuzione delle parti già scritte: un po’ come creare una “variazione” in tempo reale, somigliante di più all’idea di improvvisazione tipica della musica classica. Il limite, in questo caso, è legato al fatto di non stravolgere troppo l’idea iniziale per non trarre in inganno il mio povero collega.. capita talvolta che mi si rimproveri dicendo : “.. accidenti, non capivo più cosa tu stessi suonando”. Certe volte mi prendo un po’ troppa libertà…
E: Sensazione, intenzione, divertimento. L’improvvisazione non ti lascia momenti in cui riposarti, devi stare concentrato, devi stare vigile, devi respirare per suonare sciolto e spontaneo ma non ti lascia fiato se vuoi che la tua intenzione si trasmetta pienamente al pubblico.
Abbiamo parlato di album, di concerti e di “endorserment”... Quindi viene da domandarsi: quanto è importante il marketing in un mestiere (perché di questo si parla) come quello del musicista?
M: Nel mercato musicale attuale il “sapersi vendere” nella maniera migliore è un requisito fondamentale. Conoscere i canali corretti di promozione è basilare: mai come ora la sola “bravura o perizia musicale” risulta insufficiente per poter vivere facendo questo mestiere. Se una volta era necessario conoscere le “persone giuste” per diventare una proposta musicale credibile, adesso, oltre probabilmente a questo, bisogna saper convivere con gli attuali mezzi di comunicazione. Se da un lato il facile accesso all’esposizione mediatica, attraverso gli attuali social-network, permette a tutti di avere una chance di celebrità, è indubbio il fatto che il sovraffollamento genera confusione e di conseguenza una minore attenzione e pazienza da parte degli utenti: devi essere in grado di stupire il pubblico alla prima occasione, altrimenti sei fregato. Per questa ragione escono vincenti spesso personaggi che sono più vicini a fenomeni da baraccone che altro.
E: Purtroppo è molto importante. Dico purtroppo perché il marketing, se studiato a dovere, toglie tantissimo tempo a quella che dovrebbe essere la principale attività di un musicista o comunque di un artista: lavorare con la propria creatività. C’è però da arrendersi all’evidenza: senza promozione è difficile arrivare da qualche parte e far diventare così la propria passione un vero e proprio lavoro, non intesa quindi come semplice integrazione ad altre attività professionali. Non è impossibile ma credo molto difficile.
Anche noi credo che dobbiamo imparare tanto riguardo a questo argomento. Un fatto che noto, anche tra altri musicisti è una sorta di “distanza” dal marketing, non perché non ci sia interesse ma perché la vediamo come una sfera completamente scollegata dal proprio ambito professionale: ed è così infatti!! Occorre invece applicarsi quasi quotidianamente nel promuovere il proprio lavoro.
giovedì 29 dicembre 2011
Intervista a Bruskers di Carlo Siega, seconda parte
5) A differenza del vostro precedente album “Guitar Sketch”, mi è sembrato di notare che in questo stiate sempre lavorando nella ricerca di personali rivisitazioni di brani già scritti. Dove però questa volta, come sostenete, cercate non di re-immaginare pagine assai meno note del repertorio “popular” e jazzistico, ma anche di “vestirle” con nuovi abiti. “Addiction” potrebbe descriversi già come “l’album della maturità”?
E: Parlando di se stessi credo sia sempre molto difficile definirsi più “maturi”, quello che però ti posso dire è che sono effettivamente cambiate molte cose dal primo disco: la scelta del repertorio, le sonorità e gli interventi più radicali sugli originali sono le prime cose che mi vengono in mente. Non mancano brani conosciuti, ma alcuni pezzi sono davvero rari da trovare nei concerti, oltre ad aver deciso di inserire questa volta tre brani originali, contro un singolo brano del primo disco. I brani originali sono sempre la scommessa più difficile da vincere e costituiscono il rischio più grande in lavori di questo genere. In definitiva, quella che c’è stata sicuramente è un’evoluzione. Forse sì: c’è maggiore maturità, sicuramente c’è maggiore consapevolezza nelle nostre scelte.
M: Lavorare su proprie composizioni inedite è un’esperienza indubbiamente attraente. Non è detto però che il pubblico sia già pronto, o sufficientemente paziente, per ascoltare idee nuove. L’obiettivo di un musicista è quello di far ascoltare la propria musica, altrimenti è come se non fosse mai esistita. Ritengo abbastanza stravagante l’opinione di chi afferma “..io voglio fare solo delle mie composizioni, non mi importa che al pubblico interessino o meno”. Indubbiamente se proporre melodie già note ci permette di non “spaventare” l’ascoltatore più pigro, è indubbio che lavorare a brani scritti da altri autori può risultare un’arma a doppio taglio. Il rischio è quello di cadere in una semplice “ri-proposta” e, soprattutto nel caso di brani già rivisitati da artisti famosi, di essere identificati come cloni di qualcun altro. Nonostante queste incognite amiamo lavorare su materiale già scritto poiché rappresenta una sfida alla creatività, ci impone di cercare nuove soluzioni sia tecniche che armoniche o ritmiche e di sfruttare a pieno le innumerevoli sfumature timbriche che la chitarra riesce a fornire. Inoltre, ritengo, allenare la propria inventiva ponendosi delle regole e dei vincoli permette al tempo stesso di irrobustirla e di accrescere il proprio patrimonio di fantasia, in modo da risultare maggiormente efficaci nel momento della composizione di materiale personale inedito.
Per tutte queste ragioni “Addition” è sicuramente più maturo di “Guitar Sketch”, ma siamo consapevoli che le cose da imparare sono ancora moltissime.
6) Per Eugenio: in altre piattaforme telematiche ti ho visto abbracciato ad un violoncello! Che cosa succede? Hai pensato di intraprendere una carriera parallela al vostro duo?
E.: La verità è che cerco di costruirmi un futuro! Sono previdente o no?? Se va male con la chitarra potrò giocarmela su altri fronti!!
A parte gli scherzi l’esperienza del violoncello è nata (di nuovo) come quasi un gioco. Mi ha sempre affascinato il suono dello strumento e ho sempre avuto la curiosità di provarlo. Un bel giorno la mia ragazza a mia insaputa ne ha noleggiato uno, e da lì ho avuto il mio primo approccio solitario con il violoncello. Poi ho preso alcune lezioni ma tutti gli impegni mi hanno sopraffatto per un periodo. Successivamente ho avuto occasione di suonarlo di nuovo e, ancora, quasi per gioco, ho provato inserirlo in un brano del duo. Alla fine abbiamo deciso di tenerlo e l’abbiamo registrato e inserito nel disco! In questo brano l’ho però suonato con le dita della mano destra, in stile più simile a quello di un contrabbassista, per l’arco..ci sto lavorando!!
7) Oltre alla vostra attività discografica, siete un duo molto attivo anche in campo concertistico: avete suonato in molte località nazionali (quali Bologna, Modena, Pesaro, Treviso, Mantova), nei locali ma anche in teatri, dove non è sempre facile ascoltare musica di questo carattere (eccetto i grandissimi nomi). Ma non solo: siete stati anche ospiti in importanti eventi e rassegne musicali nazionali ma anche stranieri. Che idea vi siete fatti dell’atmosfera e dell’ambiente musicali d’oltralpe?
E.: E’ brutto dover sempre parlare con termini non troppo felici del proprio paese, ma purtroppo dobbiamo constatare che noi, senza essere assolutamente conosciuti, abbiamo sempre avuto un ottimo trattamento e un ottimo feedback da parte del pubblico nelle nostre esperienze all’estero. In poche parole abbiamo notato un maggior rispetto verso il musicista: prima la gente ascolta, poi giudica. Non sto dicendo che in Italia non ci sia rispetto per l’artista, ma che è più facile avere rispetto con il nome rispetto che con la sola musica. Nelle esperienze, non tantissime purtroppo, in cui abbiamo avuto l’opportunità di esibirci all’estero abbiamo sicuramente ottenuto mediamente maggior successo e una miglior interazione da parte del pubblico rispetto alle esperienze italiane.
Un dato: “Guitar Sketch”, il primo lavoro in duo, è venduto regolarmente sulle piattaforme digitali in tutti i paesi europei, in USA, Canada e Giappone. In Italia credo che le vendite si contino sulle dita di una mano. Come fa piacere allo stesso tempo sicuramente dispiace.
M: Le nostre prime esperienze musicali all’estero si riferiscono alle trasferte con la nostra “Lybra Guitar Orchestra” inerenti in particolare agli scambi con altre scuole di musica. Già da questi primi momenti abbiamo però percepito come fuori dal nostro paese esista un maggiore rispetto per la cultura e più nello specifico per la musica e per la figura del musicista. Successivamente, sfruttando anche le conoscenze e i contatti derivanti da questi primi viaggi, abbiamo iniziato a muoverci come duo spesso in Germania e poi anche in Francia: ogni volta ritornavamo a casa stupiti del rispetto con cui eravamo stati trattati. Può sembrare una considerazione banale, ma è spiccatamente italiana l’incapacità di riconoscere l’artista come un qualsiasi altro lavoratore, ovvero una persona che dedica tempo e fatica a un proprio progetto di vita … forse l’unica differenza è che l’artista possiede anche passione per il proprio “lavoro” e questo, probabilmente, suscita l’invidia di molti.
8) Rimanendo nell’attuale: da pochissimi mesi siete entrati a far parte della grande e importante lista “Endorser” del marchio svizzero di chitarre e amplificatori Schertler. Dev’essere senz’altro un ottimo risultato per voi, soprattutto perché viene riconosciuta la rilevanza artistica del vostro lavoro.
E: E’ stato davvero un grande piacere entrare in una lista a fianco di nomi del calibro di Chick Corea, Stefano Bollani, Paulo Bellinati, Beppe Gambetta, Charlie Haden e tantissimi altri..
Nessuno ha l’intenzione di paragonarsi a loro, però è stata una piccola grande soddisfazione.
E’ di questi giorni tra l’altro la notizia che il liutaio tedesco Frank Krocker di “Frameworks Guitar” (chitarra posseduta da Matteo e utilizzata per registrare il disco) utilizzerà il nostro cd come esempio dimostrativo di come una chitarra modello “Silent” (senza cassa armonica) come la sua (che ha inventato e che produce) possa integrarsi al meglio anche con strumenti tradizionali. Anche questo scelta di rappresentare un suono “di riferimento” per noi è stata una notizia che ci ha fatto davvero molto piacere.
M: É stata una soddisfazione notevole poiché realmente è un premio alla propria professionalità: è una sorta di certificato che riconosce da parte di un marchio prestigioso il buon lavoro svolto dall’artista, cioè in questo caso dai Bruskers. Il target di clientela a cui si rivolge Schertler è indubbiamente professionale e questo ci ha reso ancora più soddisfatti. Inoltre recentemente è nata un’ulteriore importante collaborazione con “Frameworks Guitar”, un altro prestigioso marchio di liuteria tedesco noto per la produzione di silent-guitar.
mercoledì 28 dicembre 2011
Guitars Speak tredicesima puntata: Lucia D'Errico in concerto
Mercoledì 28 dicembre Lucia D'Errico in concerto su Guitars Speak alle 21 su RVS
Guitars Speak non si ferma neanche durante le vacanze di Natale! Troppa è la musica per chitarra che vogliamo farvi ascoltare e non ci tiriamo certo indietro. Per l’ultima trasmissione del 2011 ascolteremo il concerto suonato il 1 giugno 2011 da Lucia D’Errico presso lo Scarpon Live Club, per un recital in bilico tra la musica contemporanea e la classica e la chitarra classica e lo strumento elettrico! Musiche di Mauro Giuliani, Athanasius Kircher, Manuel De Falla, Maurice Ohana,Tristan Murail, Johan Kaspar Mertz, Hans Werner Henze, Fausto Romitelli.
Radio Voce della Speranza http://www.radiovocedellasperanza.it/
Streaming http://www.radiovocedellasperanza.it/streaming/default.html selezionate Forlì
martedì 27 dicembre 2011
Intervista a Bruskers di Carlo Siega, prima parte
La prima domanda è sempre quella classica: com’ è nato il vostro amore per la chitarra?
E: Tutto è nato molto semplicemente e un po’ inconsapevolmente. Ho iniziato perché c’era una chitarra in casa. A 8 anni io a dire il vero volevo suonare il pianoforte! E’ uno strumento che da bambini è visto come qualcosa di importante, misterioso, quasi imperscrutabile, ed è molto comune la volontà di avvicinarsi a questo “gigante” buono. Purtroppo non fui selezionato alla prova d’ingresso della scuola di musica della mia città e mi proposero di studiare chitarra classica. Mi ricordai della chitarra che avevo in casa perché mia madre molti anni prima prese lezioni e dei momenti in cui tentavo invano di tirarci qualche suono “sensato”, per cui prevalse la curiosità e risposi qualcosa come: “Ma sì, va bene!”. Iniziai proprio con l’insegnante che di fatto mi portò fino al diploma: Mauro Bruschi. All’inizio presi lo studio della chitarra quasi come un gioco, ma dopo gli alti e bassi dei primi 2 anni iniziai a capire che forse qualche suono sensato poteva uscire dalle mie mani: e ci presi proprio gusto! Poi il resto venne con gli anni: lo studio intensivo, il diploma, la curiosità di apprendere altri generi, di sperimentare, è stato un interesse che negli anni si è evoluto, ha preso nuove sfaccettature, ma è rimasto sicuramente inalterato.
M: La passione per la musica è nata da bambino, all’età di circa sette anni, ma devo ammettere che l’incontro con la chitarra è stato quasi casuale. Inizialmente infatti avevo fatto richiesta di essere iscritto al corso di pianoforte presso la locale scuola comunale: non vi era più posto e mi fu proposto di partecipare alla classe di chitarra classica.. una fortuna. Non ricordo esattamente quale fu la ragione scatenante della mia voglia di iscrivermi, ma rammento perfettamente, e facevo le scuole elementari, che quando il bidello entrò in classe domandando chi volesse partecipare ai corsi di musica, prontamente mi alzai esclamando “io, io !! ” … e in casa mia nessuno praticava uno strumento.
2) Nel panorama chitarristico italiano, ma anche internazionale, oggi sono presenti moltissimi duo di chitarra, però sembra che voi tendiate suonare “fuori dal seminato”, a cominciare proprio dal repertorio (di stampo non-accademico): volete raccontarci del vostro progetto? Chi sono il Bruskers duo? E com’è nato?
Hai ragione, suoniamo “fuori dal seminato”, ma ci permettiamo di aggiungere che non riguarda solo il repertorio di stampo accademico, ma anche quello jazzistico da cui prendiamo molti brani. Gli standard jazz solo soltanto un pretesto, un mezzo per trovare un terreno comune su cui lavorare e in cui far incontrare un chitarrista classico e uno di formazione più moderna. Non siamo jazzisti, quella musica ci piace e ci affascina molto ma non è quello che cerchiamo. Il jazz è il punto di partenza per cercare di creare il nostro linguaggio personale che non credo sia esattamente circoscrivibile da definizioni nette di genere.
La nascita del nostro progetto può risultare anomala poiché è nato in seno a un’orchestra che aveva, e tuttora ha, l’obiettivo di unire insieme chitarristi derivanti dalle due differenti preparazioni scolastiche: chitarra classica e moderna, o come è preferibile definire quest’ultima, “chitarra acustica”. Nella scuola di musica presso la quale siamo insegnanti (Fondazione C. e G. Andreoli), da sempre i corsi di chitarra hanno avuto numerosi iscritti: il problema è quello di far suonare insieme così tanti ragazzi. Una soluzione è stata quella di creare un’orchestra di sole chitarre che permettesse agli iscritti ai vari corsi (classico e acustico) di fare musica d’insieme: nel 2000 nacque così la “Lybra Guitar Orchestra”. In questa maniera ci siamo potuti conoscere e alcuni di noi hanno iniziato a sperimentare in una formazione ridotta questa contaminazione fra generi, prima con un ensamble di quattro, poi tre e infine soli due elementi: i Bruskers attuali, cioè un chitarrista classico e uno di estrazione moderna!
Siamo partiti, quasi per scherzo, partecipando ad un noto festival di “Buskers” come puro divertimento e come svago tra chitarristi che si conoscevano ma non avevano mai suonato insieme. Poi siamo rimasti in due e il lavoro si è intensificato, cercando di prendere una direzione il più possibile personale e riconoscibile. Hai detto giustamente che ad oggi sono presenti moltissimi duo di chitarra, tantissimi davvero bravi aggiungiamo. Crediamo che la strada per farsi notare sia proprio la ricerca di una propria identità musicale precisa, e per il nostro genere penso sia un fattore assolutamente determinante. Nel caso di un duo che esegue repertorio classico, oltre alla ricerca di questa propria personalità pensiamo che siano altrettanto importanti anche altri elementi, fatto dovuto semplicemente al repertorio che si esegue, come l’aspetto filologico o una ricerca maggiore del suono anche da un punto di vista “estetico”. La nostra è una ricerca focalizzata su dettagli di tipo leggermente differente, ma credo che non possa essere diversamente.
3)Nei vostri album, a partire dal primissimo (in cui eravate un trio), sino all’ultimo, eseguite vostri arrangiamenti di “standard” più o meno famosi. Ma come avviene la scelta dei brani da inserire nella scaletta?
E: Arriva da brani che ci sono rimasti impressi per qualche motivo, che conosciamo magari perché rivisitate in formazioni e con organici dei più svariati ma di cui non conosciamo rivisitazioni chitarristiche, e lo voglia di misurarci con questi brani è davvero tanta. Altre volte la scelta è molto più legata a serate passate insieme a suonare, a sfogliare i Real Book del jazz alla ricerca di nuovi stimoli o di brani a noi sconosciuti che possono tuttavia fornirci validi spunti al nostro lavoro. Quest’ultimo “processo” si svolge un po’ così:
E: “dai leggiamo questo..”
M: “..mmh..noioso..guarda questo invece!”
E.: “non mi piace, non suona..”
M: “questo??”
E.: “Bello, il tema si potrebbe rivedere così”
M: “Ok..magari lo trasportiamo di tonalità che funziona meglio”
E: “Sì giusto!”
E così si inizia a suonare e si passa una serata a metter in fila idee, provare magari versioni diverse con altrettanto svariati “feel” dello stesso brano, poi le registriamo e le riascoltiamo a casa a mente fresca. Magari dopo qualche giorno il nostro lavoro non ci piace affatto e viene accantonato, altre volte siamo più fortunati e un nuovo brano comincia a prendere vita. Ha inizio così il vero proprio processo di elaborazione, di arrangiamento e di rivisitazione. Molto spesso decidiamo di affiancare alle rivisitazioni dei temi e delle sezioni completamente nuove scritte da noi. I più attenti, e i conoscitori del genere, a volte le riconoscono, e ci fa piacere, altri invece pensano che siano parte dell’originale, e magari ci fa piacere comunque perché può significare che il brano ha una buona resa, e “funziona”. Questi interventi “strutturali” poi possono, anche a ragione, non piacere affatto, ma questa ovviamente è un’altra storia e siamo pienamente consapevoli che le nostre scelte possono non soddisfare ad esempio i puristi del jazz, ma non ce ne preoccupiamo. Il nostro come ho già detto non è jazz, come non è in realtà pienamente inscrivibile in altri generi.
M: Occorre innanzitutto precisare che noi non siamo musicisti jazz o “jazz addicted”. Questa puntualizzazione può far risultare strana la nostra scelta di includere numerosi brani derivanti appunto dalla tradizione jazzistica. Consideriamo il repertorio jazz come una ricca e generosa cornucopia di ispirazione dalla quale attingere con assiduità. Solitamente, a meno di brani particolarmente noti, la nostra scelta si basa sulla lettura dei cosiddetti “Real Book”, ovvero i testi che raccolgono numerosissimi spartiti jazz: li proviamo a suonare insieme a prima vista.. se scatta la scintilla della curiosità allora proseguiamo nell’elaborazione. Tutto questo necessita un tempo variabile: vi sono stati brani che hanno richiesto semplicemente un paio di incontri per raggiungere la forma definitiva, altri che hanno subito metamorfosi continue, anche di mesi, per poi magari alla fine essere scartati. Inoltre, per i brani meno noti, di solito non cerchiamo la versione audio originale e nemmeno una rielaborazione già eseguita da altri artisti, per non essere influenzati nella nostra creatività.
4) Nella domanda precedente mi sono riferito al vostro “ultimo” album, senza però specificare nulla: ebbene, si intitola “Addition” e, se non sbaglio, è uscito pochissimi giorni fa. Raccontateci di questo nuovo progetto!
M: “Addition” è il frutto di un’attività certosina e contemporaneamente frenetica in sala prove durata parecchi mesi. Il lavoro più impegnativo è stato quello di mantenere costantemente vivo il dialogo fra le nostre chitarre. Il disco è inteso come un conversazione fra due persone che, continuando a scambiarsi opinioni, reciprocamente si arricchiscono e scoprono vicendevolmente nuovi aspetti riguardo argomenti che pensavano già di conoscere. Il tutto senza pronunciare una sola parola ma esprimendo i propri pensieri attraverso la musica.
Uno dei commenti che spesso riceviamo al termine dei nostri concerti è quello di aver incuriosito l’ascoltatore mantenendo viva in lui, durante l’esibizione, la domanda “.. e adesso cosa farà quell’altro?!”
Questo è l’intento di “Addition”, ovvero creare un intreccio di idee che spostino ritmicamente l’attenzione prima su uno e poi sull’altro protagonista senza che ve ne sia uno sostanzialmente principale. “Addition” è realmente la somma dei contributi di due persone e non vuole limitarsi al semplice “1+1 = 2” ma mira a creare qualcosa in più, spesso inaspettato. Il vero valore aggiunto del disco è quello di concretizzare la sinergia fra idee provenienti da differenti esperienze.
E: “Addition” è senza dubbio un album che ci è costato tantissimo impegno. Un anno e mezzo di lavoro e due settimane in studio con ritmi decisamente faticosi. “Addition” credo però che rappresenti molto bene quello che sono i Bruskers in questo momento. Rappresenta una visione comune ma allo stesso tempo diversa di intendere la musica e unisce molte contaminazioni in brani legati dal filo conduttore del jazz. Al pubblico starà a decidere se è un bel disco, non certo a noi! Sicuramente è quasi tutto quello che possiamo dare in questo momento: dico volutamente “quasi” perché credo sia sempre presente, in qualsiasi cosa, un margine di miglioramento, piccolo o grande che sia.
lunedì 26 dicembre 2011
Bruskers: Biografia
La formazione dei Bruskers è costituita dai modenesi Matteo Minozzi ed Eugenio Polacchini. La singolarità di questo duo chitarristico sta nell’accostamento dei due mondi musicali propri della formazione dei due chitarristi: di stampo classico per Polacchini, moderna per Minozzi. Da questo contatto emerge uno stile frutto di un insieme di idee, sonorità, fraseggi e ritmiche estremamente eterogenee ma legate da una visione comune che ha l’obiettivo di eliminare ogni contrasto.
I Bruskers compiono i primi passi nel 2003 come artisti di strada partecipando a diversi festival internazionali in Italia e all’estero. Negli anni successivi diversificano la loro proposta musicale adattandola ad un ascolto più attento ed esigente, portandoli ad esibirsi presso auditorium e teatri. Recentemente sono stati invitati a partecipare a festival chitarristici internazionali (Arte a 6 Corde, San Benedetto Acoustic Guitar Festival, Acoustic Franciacorta). Hanno all’attivo collaborazioni con attori, tra cui spicca quella con Ivano Marescotti.
Nel 2009 i Bruskers registrano il loro disco "Guitar Sketch", ristampato nel 2010 per l’etichetta specializzata “Fingerpicking.net”, direttamente collegata al portale italiano della chitarra acustica frequentato da professionisti e appassionati in Italia e nel mondo. I Bruskers inoltre collaborano attivamente con questo portale web realizzando articoli e video dimostrativi o didattici. Il disco “Guitar Sketch” è stato recensito dalla stampa specializzata italiana (Chitarre, Axe Magazine) e da siti web nazionali ed esteri (USA, Francia, Canada). "Guitar Sketch" è stato venduto in tutti i paesi europei, USA, Canada e Giappone.
Nel Dicembre 2011 pubblicano sempre con l'etichetta "Fingerpicking.net" il loro ultimo disco, intitolato "Addition".
I Bruskers hanno suonato in Italia, Francia, Germania, Spagna, Austria, Belgio, Ungheria e Portogallo, in duo o come solisti della Lybra Guitar Orchestra, l’orchestra di chitarre di cui fanno parte, diretta dal Maestro Mauro Bruschi.
Dal 2011 Eugenio Polacchini e Matteo Minozzi sono endorser ufficiali per l'azienda svizzera specializzata nell'amplificazione di strumenti acustici "Schertler".
domenica 25 dicembre 2011
Guitars Speaks programma radio sulla chitarra in onda su Radio Voce della Speranza
Mercoledì 28 dicembre Lucia D'Errico in concerto su Guitars Speak alle 21 su RVS
Guitars Speak non si ferma neanche durante le vacanze di Natale! Troppa è la musica per chitarra che vogliamo farvi ascoltare e non ci tiriamo certo indietro. Per l’ultima trasmissione del 2011 ascolteremo il concerto suonato il 1 giugno 2011 da Lucia D’Errico presso lo Scarpon Live Club, per un recital in bilico tra la musica contemporanea e la classica e la chitarra classica e lo strumento elettrico! Musiche di Mauro Giuliani, Athanasius Kircher, Manuel De Falla, Maurice Ohana,Tristan Murail, Johan Kaspar Mertz, Hans Werner Henze, Fausto Romitelli.
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sabato 24 dicembre 2011
Tanti Auguri di Buon Natale!
venerdì 23 dicembre 2011
Matteo Mela & Lorenzo Micheli: Castelnuovo-Tedesco, Rumba
Seoul, Sejong Chamber Hall, June 2010
SoloDuo (Matteo Mela & Lorenzo Micheli) play Mario Castelnuovo-Tedesco's "Allegretto scherzando, alla Rumba" (Prelude no. 10 from "The Well-Tempered Guitars")
Recensione di I Advance Masked di Andy Summers e Robert Fripp, 1982 AM Records
giovedì 22 dicembre 2011
Recensione di Mario Castelnuovo Tedesco The Well Tempered Guitars 24 Preludes & Fugues Di Solo Duo, Matteo Mela e Lorenzo Micheli, Solaria 2012
mercoledì 21 dicembre 2011
Guitars Speak dodicesima puntata: Carlo Mattiuzzo in concerto
Mercoledì 21 dicembre Carlo Mattiuzzo in concerto su Guitars Speak alle 21 su RVS
Continua la serie dei live registrati allo Scarpon Live Club di Mestre nel corso del 2011 nell’ambito della rassegna per chitarra classica e contemporanea promosso da AlchEmistica, Blog Chitarra e Dintorni Nuove Musiche e LAMM. Ascolteremo il concerto di Carlo Mattiuzzo registrato il 7 giugno, musiche di Leo Brouwer, Lou Harrison, Bach, Tansman, Giuliani, Fontanelli
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martedì 20 dicembre 2011
McGuffin Electric - Petite Grenouille
vi ricordo che è possibile ascoltare e scaricare gratuitamente la Guitar Improvisation Project di McGuffin Electric dal sito di AlchEmistica
lunedì 19 dicembre 2011
domenica 18 dicembre 2011
Guitars Speaks programma radio sulla chitarra in onda su Radio Voce della Speranza
Mercoledì 21 dicembre Carlo Mattiuzzo in concerto su Guitars Speak alle 21 su RVS
Continua la serie dei live registrati allo Scarpon Live Club di Mestre nel corso del 2011 nell’ambito della rassegna per chitarra classica e contemporanea promosso da AlchEmistica, Blog Chitarra e Dintorni Nuove Musiche e LAMM. Ascolteremo il concerto di Carlo Mattiuzzo registrato il 7 giugno, musiche di Leo Brouwer, Lou Harrison, Bach, Tansman, Giuliani, Fontanelli
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sabato 17 dicembre 2011
venerdì 16 dicembre 2011
giovedì 15 dicembre 2011
Giornata della Chitarra Classica, 13° appuntamento
Come di consueto, a cadenza mensile, si rinnova l'appuntamento con la Giornata della Chitarra Classica. Il prossimo sarà Sabato 17 Dicembre; il Tema è libero e alla fine delle esibizioni è prevista una piccola sorpresa "natalizia".. perciò non mancate! I concerti si svolgeranno al C.A.M. Pecetta, in via Pecetta, 29 a Milano e inizieranno alle ore 15.00.
mercoledì 14 dicembre 2011
Ry Cooder su Guitars Speak questa sera su Radio Voce della Speranza
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sabato 10 dicembre 2011
Guitars Speak undicesima puntata: Ry Cooder
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mercoledì 7 dicembre 2011
Mercoledì 7 dicembre Paolo Sorge su Guitars Speak alle 21 su RVS
Decima puntata di Guitars Speak dedicata la chitarrista jazz Paolo Sorge. Tra i fondatori del collettivo Improvvisatore Involontario Paolo Sorge rappresenta una figura di musicista trasversale, perfettamente a suo agio sia nel linguaggio del jazz che in quello della musica contemporanea. In questa puntata ascolteremo diversi brani dai suoi dischi mostrando tutta la forza e la coerenza di un percorso artistico e creativo di altissimo livello.
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domenica 4 dicembre 2011
Guitars Speak decima puntata: Paolo Sorge
Mercoledì 7 dicembre Paolo Sorge su Guitars Speak alle 21 su RVS
Decima puntata di Guitars Speak dedicata la chitarrista jazz Paolo Sorge. Tra i fondatori del collettivo Improvvisatore Involontario Paolo Sorge rappresenta una figura di musicista trasversale, perfettamente a suo agio sia nel linguaggio del jazz che in quello della musica contemporanea. In questa puntata ascolteremo diversi brani dai suoi dischi mostrando tutta la forza e la coerenza di un percorso artistico e creativo di altissimo livello.
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