mercoledì 30 aprile 2008
Speciale Elena Càsoli: Jurgen Ruck
Recensione di Hans Werner Henze – Works for 2 guitars di Elena Càsoli e Jurgen Ruck, DG
English Version
Il cd è diviso in tre parti. La prima è dedicata alla ritrascrizione per due chitarre dell’opera The English Cat, ora rinominata dal nome della protagonista “Minette:Canti e rimpianti amorosi”. La storia è quella di Minette, giovane gattina di campagna, che va in città, a Londra, per sposare Lord Puff, il presidente della Reale Società per la Protezione dei Topi, finendo per innamorarsi di Tom e fuggendo con lui fino al triste epilogo in cui lei muore affogata nel Tamigi. Il ritratto dell’opera si articola in sette movimenti e la musica emana sensazioni quasi folk, dove per folk intendo naturalezza, spontaneità, autenticità e profonda espressività. L’inizio è solare, quasi campestre diventanto via via più malinconica, quasi cupa, man mano che col progredire della storia le illusioni svaniscono e la durezza e il cinismo del mondo prendono il sopravvento. Le chitarre vibrano, si agitano con eleganza, si fanno quasi feline nelle loro espressioni e nei duetti, richiamando i movemnti e giochi dei gatti.
“Memorias de El Cimarròn for two guitars” riflette invece la figura di Henze come “homo politicus”. Composto nel 1995 attraverso la collaborazione con Elena Càsoli e Jurgen Ruck, quest’opera ha come riferimento El Cimarròn – Recital for Four Musicians, una composizione scritta a Cuba nel 1969/70, basata sulla storia della schiavo Esteban Montejo narrata dallo scrittore cubano Miguel Barnet. Influenzata dagli ideali della rivoluzione cubana quest’opera lascia ampi margini agli interpreti, la sensazione è che questo rimanga anche nelle Memorias dove la musica, privata delle parti cantate e riarrangiata, riluce per i continui scambi tra le chitarre, tra continui cambi di ritmo, brevi improvvisazioni, interventi vocali e l’uso “percussivo” della chitarra da parte dei due interpreti.
L’opera per bambini “Pollicino” è stata scritta tra il 1979 e il 1980 per i bambini della citta di Montepulciano in Toscana. La favola viene trasformata in tre movimenti per le chitarre che racontano, semplicemente e serenamente questa vecchia cara favola.
E’ un eccellente cd, dalla registrazione impeccabile, edito come cd gold e accompagnato da una bellissimo libretto di 32 pagine redatto in tre lingue: inglese, francese e tedesco. Non ve ne pentirete.
martedì 29 aprile 2008
Recensione di Changes Chances di Elena Càsoli, Stradivarius 2006
English Version
Dopo il bellissimo esordio di StrongStrangeStrings Elena Càsoli torna con l’ideale seguito di Changes Chances sempre edito dalla Stradivarius nel 2006. Il disco già al primo ascolto conferma le sue doti eccezionali di chitarrista e interprete, questa volta messe a disposizione di “tre compositori americani, incontrati ognuno una sola volta, ascoltati a lungo prima e dopo l’incontro, illuminati ognuno a suo tempo e modo, per il mio percorso attraverso la Nuova Musica.”
E’ un disco impegnativo, che richiede tempo e dedizione nell’ascolto e che si lascia scoprire un poco alla volta in un lento processo di maturazione. Tre compositori con cui Elena Càsoli misura le proprie chitarre e sono tre nomi importanti come John Cage, Elliott Carter e Terry Riley.
“Changes, for guitar solo, is music of mercurial contrasts of character and mood, unified by its harmonic structure. Various aspects of the basic harmony are brought out in the course of the work, somewhat like the patterns used in ringing changes. The score was written during the summer of 1983 and is dedicated to David Starobin, who commissioned it and generously gave me advice about the guitar." Elliott Carter
Si comincia l’ascolto con il brano di Elliott Carter “Changes”, realizzato con la chitarra Fritz Ober. Un brano estremamente energico, dal tessuto ritmico complesso, teso che non lascia spazio a cali di tensione e di attenzione.
“A sound does no view itself as a thought, as a ought, as needing another sound for its delucidation, as tec.; it has no time for any consideration – it is occupied with the performance of his characteristics: before it has died away it must have made perfectly exact its frequency, its loudness, its length, its overtone structure, the precise morphology of these and of itself.” John Cage (1)
Il brano di Cage è quello meno “chitarristico” del cd, ma contemporaneamente è quello in cui Elena è dovuta ricorrere a tutto il “arsenale” di chitarre classiche e non. Il pezzo “for every instrument or way of producing sounds” è composto da 4 parti distinte, ogni interprete sceglie 12 suoni e poi esegue il pezzo collocando ogni oggetto sonoro in precisi ambiti temporali, il compositore in pratica controlla la durata e il momento dell’apparizione dei suoni, mentre la loro natura è lasciata agli interpreti. (2) Ne esce un pezzo dilatato, quasi in sospensione che cresce di ascolto in ascolto, non è un brano facile e può risultare spiazzante per chi si avvicina la prima volta alle idee di Cage, ma la pazienza e la costanza premiano e catturano, introducendo un mondo musicale che ha ancora grandi margini di possibilità per nuove scoperte e sorprese.
Dulcis in fundo, a chiudere il cd riportando il suono nei colori della Panormo, arrivano i tre pezzi di Terry Riley, che sorprendono invece chiunque conosca “In C”, “A rainbow in the curved air”, “Persian Surgery Dervishes” o le altre opere minimaliste del maestro. Questi tre brani appartengono a un ciclo di più di 20 pezzi per chitarra chiamato Book of Abbeyozzud, realizzati per il figlio Gyan e incisi assieme al chitarrista David Tanenbaum nel 1999 per la New Albion. Questi pezzi suonano stranamente “spagnoleggianti”, iberici, così lontani dalle sonorità spesso ipnotiche, sognanti e minimali cui Riley ci aveva abituato. L’ascolto ripetuto dei brani tuttavia mette lentamente in risalto una ricchezza musicale fatta di intrecci, soluzioni compositive, quasi contrappunti che spaziono liberamente e “profumano” di jazz, minimalismo, musica indiana, folk riflettendo tutto il background musicale del loro compositore.
Registrazione estremamente accurata e precisa.
(1) pag 50 Experimental Music Cage and Beyond – Michael Nyman
(2) intervista su BlowUp Aprile 2007
p.s. per coloro che volessero leggere un'altra recensione dello stesso disco vi segnalo il bel libro di Carlo Boccadoro "Lunario della musica" edizioni Einaudi. A pagina 346.
Empedocle70
Recensione di StrongStrangeStrings di Elena Càsoli, Stradivarius 2001
Si inizia l’ascolto col primo brano di Roberto Doati “L’apparizione di tre rughe” del 2001. In realtà si tratta del primo di 5 frammenti di durata diversa e crescente (30”, 1’, 2’, 3’ 5’ forse al compositore piace la serie di Fibonacci http://it.wikipedia.org/wiki/Sezione_aurea_(musica) ), scritti come interludi da utilizzare durante i concerti e qui ripresi con la stessa funzione all’interno del cd.
Sono brani che risuonano come delle prove orchestrali di inizio concerto, cascate di suoni dai colori irridiscenti, liquidi, multiformi, dai suoni scomposti, quasi interlocutori, paesaggi isolazionisti, echi di Loren MazzaCane Connors. Dopo questo approccio iniziale così al di fuori dei canoni “classici” si ascolta il bellissimo brano di Leo Brouwer “Paisaje cubano con campanas” del 1986. Come lo definisce la stessa interprete: “un omaggio affettuoso di Leo Brouwer alla propria isola” dove il compositore riesce a fondere “semplicemente” la tradizione musicale popolare afro-cubana con la musica “colta” sperimentale europea tramite una serie di passaggi e paesaggi musicali colorati, freschi e rilassanti allo stesso tempo.
Lupus in fabula, ritroviamo Steve Reich con il suo Electric Counterpoint, brano e compositore di cui abbiamo già parlato qui nel blog.
“.. suono la chitarra elettrica da più di dieci anni e anche questo è accaduto grazie ad alcuni compositori. Ho sentito da parte loro un interesse per questo strumento e al tempo stesso ho notato la difficoltà nell’entrare in contatto con chitarristi elettrici che fossero in grado di leggere le loro partiture. Così ho studiato, letto, provato, ascoltato molto e mi sono accorta che in certi casi i compositori la usavano come tramite per avvicinarsi a un linguaggio più simile al rock, altre volte partivano da presupposti di tipo elettronici o elettroacustici. Quindi l’esperienza compositiva si applicava anche alla chitarra elettrica, prescindendo da quella che è stata la sua storia nel rock o nel jazz. A volte è fin irriconoscibile come chitarra elettrica, essendo talmente trasformata attraverso anche tecniche specifiche, che modificano a tal punto il suono e l’attacco da non rendere più riconoscibile il suono più noto di una chitarra elettrica. Rimane comunque uno strumento in cui l’intervento delle mani è sempre molto fisico, a differenza ad esempio di una tastiera. (da: "Amadeus", n.152, 2002. © Paragon / Michele Coralli)”
Ascoltando il brano mi sono domandato se l’interprete adoperi il plettro o la tecnica classica, il risultato è comunque notevole, un’interpretazione a mio modesto parere più delicata, con un tocco migliore di quella di Pat Metheny e con un suono pulito e bilanciato (registrazione impeccabile) in grado di far risaltare al meglio il contrappunto di Reich.
A seguire quelle che per me sono le gemme del disco: tre pezzi tratti dal Guitar Book del compositore americano Lou Harrison, tre brevi composizioni con atmosfere che ricordano molto da vicino chitarristi come John Fahey nei suoi periodi più intimisti e rilassati (Yellow Princess). Harrison è un compositore famoso per i suoi lavori nell’ambito delle microtonalità e per i suoi interessi per la musica indonesiana e questi pezzi, eseguiti con la chitarra acustica sono semplicemente stupendi per intensità e capacità evocativa.
L’ascolto prosegue con l'inserimento di repertori che sono di casa nella cosiddetta "contemporary steel guitar", con un uso più manipolatorio del suono con le composizioni di Maurizio Pisati con Spiegelkontaktfabrik, il cui pensiero visivo ricorda non casualmente un'opera come La fabbrica illuminata di Luigi Nono e Michele Tadini con Scenario, quasi a chiudere un triangolo sonoro iniziato con L'apparizione di tre rughe di Roberto Doati.
Si ritorna su terreni decisamente melodici con le trascrizioni di Toru Takemitsu dei tre evergreen Over The Rainbow, Summertime e Yesterday. Chi è abituato alle versioni jazzistiche di questi standard avrà una (piacevole) sorpresa: nella tradizione jazzistica l’attenzione nella rilettura dello standard viene posta più sulla componente armonica piuttosto che sulla parte melodica del brano, invece Takemitsu ribalta la questione portando la melodia in primo piano, creando dei brani intrisi di romanticismo e ben interpretati in questo senso dalla Càsoli, con sentimento e con un tocco davvero pregevole.
Il bilancio di questo disco è indubbiamente più che positivo e la conferma sono la facilità e la frequenza con cui torna periodicamente a girare sul mio lettore cd.
Una nota di merito per l’eccellente qualità di incisione e per il libretto allegato, 28 pagine di interessante lettura dove la Càsoli idealmente accompagna con le sue riflessioni l’ascoltatore nei percorsi musicali proposti.
Roberto Doati
http://www.cematitalia.it/servizi/bio.php?cat=comp&id=92&lg=ita
Steve Reich
http://chitarraedintorni.blogspot.com/2007/11/steve-reich-different-trains-electric.html
http://en.wikipedia.org/wiki/Steve_Reich
Lou Harrison
http://en.wikipedia.org/wiki/Lou_Harrison
Maurizio Pisati (video su Youtube)
http://it.youtube.com/results?search_query=Maurizio+Pisati+&search=Cerca
Michele Tadini
http://it.youtube.com/watch?v=282XgLBj9vA
http://www.esz.it/esz_ita/autori/autori_tadini.html
Toru Takemitsu
http://it.wikipedia.org/wiki/Toru_Takemitsu
lunedì 28 aprile 2008
Speciale Elena Càsoli: Discografia e strumentazione
Discografia
RivoAlto M. Giuliani Studi per Chitarra CRR9401
Stradivarius G. Castagnoli Costellazioni STR 33572
BMG Ricordi A. Guarnieri Orfeo cantando…tolse
CRMCD1048
LArecords M. Pisati Quanti Animali ParlantiLA001
LArecords Y. Sugiyama CapriccioLA003
Stradivarius B. Maderna Y Después
Dabringhaus&Grimm H.W.Henze Chamber Music-vol I MDG304 0881-2
Foto di Roberto Masotti
Stradivarius: StrongStrangeStrings 2001
Stradivarius: Changes Chances 2006
Video
G. Di Capua Venezia/Fondamenta Nove S. Reich, M. Pisati, M. Tadiniel. Guitar: E. Càsoli
Strumentazione
Chitarre classiche
Fritz Ober - München 1998
Masaru Kohno 30 - Tokyo 1977
Masaru Kohno Special - Tokyo 1983
Pietro Gallinotti - Alessandria 1974
Bertrand Martin - Vevey 1981
Bertrand Martin - Vevey 1982
Luis Panormo - London 1846
Arciliuto Pascal Goldsmith - Copia Sellas 1613
Steel String Guitar Robert Taylor 512 K
Pick Up Schertler Acoustic Guitar Transducer
Chitarra elettrica Blade - G. Levinson 1992
Pre-amplifier: Carvin Quad x Amp (4 canali, connessioni MIDI, uscite bilanciate, FX loop)
Instrument Effects Processor : Zoom 9030, Vol/expr pedal, Midi Foot controller 8050 Noise gate: Boss NS2Wah-Wah pedal Morley
Speciale Elena Càsoli
Empedocle70
Biografia
domenica 27 aprile 2008
Speciale Elena Càsoli: biografia
Ospite di festival e centri musicali europei, americani e giapponesi, Elena Càsoli presenta un'immagine varia e composita del suo strumento, attraverso una ricerca costante nella letteratura del passato e un vivo interesse per la produzione contemporanea, sovente in collaborazione diretta con i compositori: chitarra classica e chitarra elettrica si accostano e si alternano in concerto, così come in teatro o in eventi multimediali, unendo Tradizione e Nuova Musica. Elena Càsoli ha compiuto gli studi musicali presso il Conservatorio di Milano con Ruggero Chiesa e parallelamente all'Accademia Chigiana con Oscar Ghiglia.
Foto di Roberto Masotti
Ha vinto premi in concorsi nazionali ed internazionali ("F. Sor", Roma 1989, "A.Segovia", Madrid 1989; Kranichsteiner, Darmstadt 1990).
Svolge attività concertistica come solista (Amsterdam-De Jisbreker '98, Liverpool-Manchester '98, Tokyo '99,Bourges '99, Wien Modern 2000, AdK-Berlin 2000) e con orchestre sinfoniche (Radio France-Parigi, Maggio Musicale Fiorentino, La Fenice Venezia, Mahler Chamber Orchestra), in duo con Jürgen Ruck (Estate Musicale Chigiana '95, Darmstadt '96, Madrid '98, Münchener Biennale '99, Musikakademie Basel 2001), in collaborazione con gruppi cameristici (Divertimento Ensemble-Milano, Ensemble Modern-Francoforte), enti lirici e sinfonici (Orchestra Toscanini-Parma, Teatro Regio-Torino) e studi di elettronica e informatica musicale quali Studio Agon-Milano, Tempo Reale-Firenze, FMyT-Buenos Aires, Cemat-Rome.Ha preso parte ad opere musicali ed eventi teatrali in collaborazione con C.R.T.-Milano (M.Pisati "Umbra" 1988), Teatro alla Scala-Milano (Donatoni "Il velo dissolto" 1993), Cantiere Internazionale-Montepulciano (Guarnieri "Orfeo" 1994) Salzburg Oster Festspiele (A. Berg "Wozzeck" 1997, C. Abbado, Berliner Philarmonisches Orchester).Ha partecipato a trasmissioni e produzioni radiofoniche per RAI, SWR, Radio France, DBR e ha inciso con RivoAlto (Giuliani), Dabringhaus & Grimm (Henze), Stradivarius (Maderna, De Pablo, Castagnoli) e BMG Ricordi (Guarnieri).
Inoltre ha fondato LArecords, etichetta indipendente dedicata ad incontri e produzioni particolari tra musica e letteratura ("Taxi", "Il Copiafavole", "Shin-On").
Ha tenuto masterclasses in Italia, Svezia, Germania, Argentina; collabora stabilmente con la rivista musicologica "Il Fronimo", con interviste a compositori e articoli sulla produzione contemporanea.Nel '98 ha partecipato ad una tournée con la Chamber Orchestra of Europe, in un progetto dedicato a B. A. Zimmermann ed è stata ospite del Festival de Musica Electroacustica di Buenos Aires e del International Guitar Festival di Liverpool.
Nel '99 ha compiuto una seconda serie di concerti in Giappone, ed è stata ospite dei Festivals Ferrara Musica e Syntèse di Bourges; nel marzo 2000 ha realizzato la prima esecuzione di "Al" di F. Donatoni, e il cd Dabringhaus&Grimm dedicato a musiche di H.W. Henze, realizzato con Jürgen Ruck, ha ricevuto il premio Echo Klassik Preis 2000 - Solistisch Einspielung des Jahres für Musik des XX Jahrundes.
Nel dicembre 2000 ha collaborato con John Adams, Deutsches Symphonie Orchester-Berlin e Kent Nagano alla prima mondiale dell'opera "El Nino" al Teatro Chatelet di Parigi, con produzione discografica Nonesuch, e nel febbraio 2001 è stata interprete a Milano del Terzo Concerto per Chitarra, Marimba e Orchestra di Ennio Morricone. Nel 2001 è stato realizzato a Venezia un video monografico su Elena Càsoli dal regista Gianni Di Capua, in coproduzione con Studio Agon-Milano, con musiche di S. Reich, M. Tadini, M. Pisati.
"Suono diversi tipi di chitarre e strumenti simili - dall'arciliuto alla p'i'p'a' cinese - e musiche di autori dal Rinascimento alla contemporaneità. Viaggio per i miei concerti come solista, o con ensamble e orchestre. Sperimento con i compositori e collabora alla nascita di nuovi pezzi per chitarra, prendendo parte a spettacoli ed eventi di teatro musicale o multimediali come solista (Australia/Melbourne Festival, Hamburg Festspiel), con orchestre (Mahler Chamber Orchestra), in duo con J. Ruck (Munchener Biennale), in collaborazione con ensambles (Divertimento Ensamble, Sentieri Selvaggi) o con studi di live-electronics e computer music.
Dal 2002 insegno Chitarra e interpretazione della Musica Contemporanea alla Hochschule der Kunste di Bern" dal libretto di Changes Changes (Stradivarius 2006)
Riferimenti su internet:
http://www.hkb.bfh.ch/persoenlich.html
http://www.larecords.it/
http://www.cematitalia.it/servizi/bio.php?lg=ita&cat=inte&let=3&id=350
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Empedocle70
sabato 26 aprile 2008
Variazioni di stile su una favola di Esopo, parte prima
“Stabilire un confine tra esperimento e gioco è sempre stato difficile" così diceva Italo Calvino a proposito delle invenzioni verbali di Raymond Queneau, sospese fra "il divertimento del trattamento linguistico insolito d'un tema dato e il divertimento della formalizzazione rigorosa applicata all'invenzione poetica". Anche queste "Variazioni", infatti, come il precedente illustre a cui si richiamano (gli "Esercizi di stile" di Queneau, appunto) nascono dal gusto, forse un po' sadico, di affettare, sezionare, rivoltare, scombussolare un testo per poi rimetterlo insieme in forme metriche e stili diversi, in modo da ottenere ogni volta testi letterari distantissimi fra loro. Ma così facendo, grazie all'artificio e alla bizzarria del gioco apparentemente fine a se stesso, si compie in fondo un esperimento molto serio: si sondano le potenzialità di una lingua e delle sue convenzioni letterarie. E lo si fa, a mio modesto parere, nel modo più accattivante: invitando i lettori a mettersi a loro agio e a giocare alla pari, visitando, come vecchi amici, il retrobottega del "poeta" (con tutti i ferri del suo sano mestiere artigianale ben allineati sul banco di lavoro). Come dire: accostatevi pure sereni alla poesia, imparate a gustare le sue qualità di linguaggio senza spaventarvi per l'aura di oscurità e sacralità di cui la Poesia e i Poeti troppo spesso, a torto, amano circondarsi...
Due parole, infine, sul testo prescelto per questi "esercizi di stile": differentemente da Queneau che era partito da un banale episodio di cronaca, qui il punto di partenza è un testo di antiche e nobili ascendenze: una favola esopica.D'altronde, come scriveva Giorgio Manganelli, "una favola esopica è una fulminea epifania, una apparizione: balena un disegno, appare qualcosa di umile, ma disegnato con estrema parsimonia, una nudità non frettolosa". Proprio quella nudità, quella scheletrica asciuttezza del narrare che si presta a meraviglia, credo, al gioco del rivestimento stilistico.
Testo-base
La colomba e la cornacchia
Una colomba, allevata in piccionaia, faceva tutta la spocchiosa per la sua fecondità. Una cornacchia che aveva sentito quelle vanterie: "Bella mia, smettila"disse "più figli farai e più servi avrai da compiangere."
Filastrocca
Filastrocca, filastrocca,
la colomba è proprio sciocca,
che si loda a perdifiato
per aver prolificato.
Filastrocca, filastrocca,
la cornacchia ha aperto bocca:
"Cresci figli e cresci schiavi
e di questo ti lodavi?"
La cornacchia glielo dice
che di lei è più felice
perché il cielo ha per dimora,
perché è libera e signora.
"Tanti figli nella gabbia,
tanti figli nella rabbia...
e per questo, mia comare,
non dovresti più covare."
Filastrocca, filastrocca,
la colomba è proprio sciocca,
la cornacchia ha aperto bocca,
tutta qui la filastrocca.
Romanesco
'Na colomba, allevata 'n piccionaia,
d'esse la più feconda se vantava
fra le 'bbestie rinchiuse drento l'aia.
'Na cornacchia l'udì mentre passava
e "Smetti" disse "de farnetica'!
tu covi servi, nun te lo scorda'."
Dadaista
Una cornacchia
che
avrai da compiangere
in piccionaia
-bella mia smettila!
aveva sentito
una colomba
per la tua fecondità
faceva tutta
allevata
quelle vanterie
e più servi
disse
più figli farai
la spocchiosa.
Ode
Una colombella
con aria gioconda
si fa grande e bella
per esser feconda:
fra bestie a lei uguali
di bassi natali
boriosa ristà.
Passandole accanto
la fiera cornacchia
offendesi alquanto
e cupa le gracchia:
"Chi sta nel cortile
dimessa e servile
non ha dignità.
Per questo mi pare
un pò inverecondo
udirti vantare
d'aver messo al mondo
la prole affollata
che mai -sciagurata-
vivrà in libertà."
Cosa Brava – Fred Frith – 9 aprile 2008 a Venezia
In esclusiva per la rassegna veneziana di musiche contemporanee Risonanze il 9 aprile si è esibito, unica data italiana, il nuovo gruppo “avant-rock” di Fred Frith e Zeena Parkins: Cosa Brava.
La loro nuova creatura ha un nome italiano, Cosa Brava e unisce idealmente due "coppie". A Frith e all'arpista Zeena Parkins [già complici negli indimenticabili Skeleton Crew] si uniscono la violinista Carla Kihlstedt e il batterista Matthias Bossi, a loro volta compagni di avventura negli Sleepytime Gorilla Museum, sapientemente “miscelati” da The Norman Conquest al mixer.
Cosa Brava è "a rock’roll band", e in concerto lo ha abbondantemente dimostrato. Frith e soci hanno presentato un rock d’avanguardia, in cui forma canzone, nuove sonorità, tempi dispari, idee progressive alla Henry Cow e improvvisazione si sono fuse in un magma sonoro forte, coinvolgente e intenso.
Un grande concerto culminato con l’ovazione del pubblico (il Teatro delle Fondamenta Nuove era pieno) e la palese soddisfazione dei musicisti, tutti di eccellente bravura, che hanno regalato ben 5 bis. Aspetto con ansia l’uscita discografica su cd.
giovedì 24 aprile 2008
"[4]Waiting for Platone" a Il Torchio 26 aprile Somma Vesuviana
Il testo, scritto da Alessandro De Vita,regista e videoartist della compagnia,si incastra e si fonde con i video proiettatisullo sfondo nel corpo della rappresentazione. Rilievo fondamentale è dato alla musica, composta da Cristian Sommaiuolo con la partecipazione di Claudio Di Gennaro. Gli attori (Francesca Esposito,Marina Esposito, Luca Marra e Fiorella Rinaldi)danno forma a quattro personaggi bloccati in un luogo paradossale, legati per il collo da catene: sono nel mezzo della grotta, buttati,perduti senza speranza di ritrovarsi.
Vedono riflesse sulla parete di fronte a loro, immagini di entità sconosciute, che in realtà sono persone che passano all' altezza dell'apertura della grotta. È ovviamente il mito della caverna di Platone, quello da cui trae spunto la pièce, riscritto per un pubblico moderno.
Quattro personaggi (la donna che immagina sempre, la donna che crede a tutto, la donna che non crede a nulla, l'uomo che crea la realtà), ma anche quattro modi di riflettere il mondo, quattro visioni dell'universo, quattro persone che aspettano, tra dubbi e perplessità, tra visioni e racconti, di uscire dalla prigionia.
Athanasius Kircher e la musurgia mirifica, di Carlo Mario Chierotti, parte prima
Comporre senza conoscere la musica.
2. «Liber Octavus de Musurgia Mirifica». Osservazioni
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Nell'esempio il blocco si riferisce ad un singolo verso di sei sillabe: la lettura è melodica su ogni riga da destra verso sinistra, armonica dal basso verso l'alto; ogni accordo corrisponde ad una sillaba del testo da musicare. Le quattro linee orizzontali si riferiscono alle quattro parti tradizionali dell'armonia vocale: bassus, tenor, altus e cantus. Unitamente ai musarithmi è presente nelle tabellae melotacticae un certo numero di strutture ritmiche, definite notae metrometrae, da applicare alle note. Kircher ha preparato notae metrometrae in tempo binario ed in tempo ternario, che possono essere applicate senza restrizioni a qualunque sequenza di note del pinax. Il lavoro compositivo quindi consiste nell'assemblare in successione e nel trascrivere sui pentagrammi diverse sequenze di accordi cifrati, cioè vari musarithmi, finché non si è musicato tutto il testo scelto. (…) Il testo orienta una serie di scelte che abbiamo detto essere più o meno vincolate: il compositore (sarebbe meglio dire l'operatore) che utilizzi la musurgia mirifica deve infatti prendere in considerazione tre variabili del testo: il contenuto affettivo complessivo, il numero delle sillabe dei versi (e la struttura della strofa) e la distribuzione degli accenti tonici. Esaminiamo quindi questo aspetto del lavoro del compositore mirificus.
[1] Tradotto, il titolo completo suona così: Musurgia Universale, ovverosia Grande Arte della consonanza e della dissonanza distribuita in dieci libri, nella quale sono esposte con grandissima varietà la Completa Teoria e la Filosofia dei Suoni e la scienza musicale tanto teorica quanto pratica; vengono resi manifesti nei dettagli i poteri e gli effetti della Consonanza e della Dissonanza nel mondo e soprattutto in Tutta la Natura con l'esposizione di vari esempi tanto nuovi quanto inusitati per gli usi straordinari, tanto in quasi tutte le occasioni quanto soprattutto in Filologia, Matematica, Fisica, Meccanica, Medicina, Politica, Metafisica e Teologia.
[2] La scelta del numero dieci non fu casuale: Kircher lo considerava un simbolo della perfezione divina, rifacendosi in ultima istanza ai pitagorici secondo i quali tutto ciò che era divisibile per dieci, risultante dalla somma delle cifre della tetraktis (1+2+3+4) manifestava di essere improntato ad una indistruttibile armonia e compattezza.
[3] Non si tratta certo di una macchina per comporre come taluni hanno ritenuto di affermare, interpretando arditamente le affermazioni di Kircher. Si veda ad esempio Fred K. Prieberg nel suo Musica ex machina. Uber das Verhältnis von Musik und Technik, Berlin-Frankfurt-Wien, Verlag Ullstein, 1960 (tr. it. di Paola Tonini, Musica ex machina, Torino, Einaudi, 1963, p. 112): «Nel suo libro Musurgia Universalis, [...] stampato a Roma nel 1660 (sic!), il padre gesuita Athanasius Kircher [...] descrive un dispositivo meccanico per la composizione di musica». Anche George J. Buelow nella voce «Kircher» del Grove's Dictionary of Music and Musicians, sostiene che l'arca musarithmica fosse una «composing machine that made automatic composition possible». In realtà l'arca musarithmica è molto più semplicemente una cassetta di legno che deve contenere i vari pinaces trascritti su tavolette di legno o di carta spessa: «Arcam Musarithmicam vocamus receptaculum columnarum Musarithmicarum; Columnas vero Musarithmicas vocamus a Musarithmis pinacum in ligneis aut chartaceis virgis seorsim descriptas» (Musurgia Universalis, tomo II, p. 185). L'unico esemplare ancora esistente di arca è conservato presso la Herzog August Bibliothek a Wolfenbüttel (Sign.: Cod. Guelf. 90 Aug 8°).
[4] Per quanto il fenomeno del dilettantismo compaia in epoca decisamente successiva, esistono precise testimonianze, lettere di appassionati adepti della musurgia mirifica, in merito ad una nutrita fascia di profani e dilettanti che sfruttarono con gioia il metodo compositivo. Si vedano le lettere citate da Scharlau, Athanasius Kircher (1601-1680) als Musikschriftsteller, op. cit., pp. 351-353.
Per ulteriori approfondimenti relativi agli studi di Carlo Mario Chierotti sulla figura e l’opera di Athanasius Kircher, vedasi
martedì 22 aprile 2008
Ensemble Sentieri Selvaggi (E. Càsoli): Conflitto tragico di Filippo Del Corno 28 aprile a Milano
Filippo Del Corno
Non guardate al domani (prima assoluta) 90'
Testo di Angelo Miotto
Angelo Miotto incontra Agnese Moro
Aldo Moro baritono Roberto Abbondanza
Un giornalista tenore Luigi Petroni
Un brigatista tenore Mirko Guadagnini
Un osservatore alto Annamaria Calciolari
Un politico basso Enrico Bava
Un agente segreto basso Filippo Tuccimei
Il Papa tenore Giuseppe Maletto
Una brigatista soprano Valentina Coladonato
Ensemble Sentieri selvaggi
Flauto Paola Fre
Clarinetto Mirco Ghirardini
Trombone Valentino Spaggiari
Pianoforte Andrea Rebaudengo
Vibrafono Andrea Dulbecco
Batteria Luca Gusella
Chitarra elettrica Elena Càsoli
Basso elettrico Marco Ricci
Violino Piercarlo Sacco
Violoncello Aya Shimura
Direttore Carlo Boccadoro
Composizioni a sezioni finali di verso obbligate
Sera
Forse perché della fatal quiete
tu sei l'imago a me sì cara vieni
o sera! E quando ti corteggian liete
le nubi estive e i zeffiri sereni,
e quando dal nevoso aere inquiete
tenebre e lunghe all'universo meni
sempre scendi invocata, e le secrete
vie del mio cor soavemente tieni.
Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme
che vanno al nulla eterno; e intanto fugge
questo reo tempo, e van con lui le torme
delle cure onde meco egli si strugge;
e mentre io guardo la tua pace, dorme
quello spirto guerrier ch'entro mi rugge.
Se consideriamo solo le sezioni finali dei versi (in questo caso, per altro, le sole parole finali), compiamo una 'restrizione della poesia' simile a quella propugnata da Queneau nei suoi esercizi di 'hai-keizzazione'. "Si noterà" diceva ancora Queneau "che, se l'hai-kaizzazione è una restrizione, l'estensione dell'hai-kai non è altro che una composizione a rime obbligate" (a sezioni finali obbligate). Questo è appunto il nostro gioco: una ricostruzione di un testo poetico a partire dal vincolo costituito da una sequenza di parole poste alla fine di ogni verso. In questo senso il testo originario non è che uno dei tanti, virtualmente infiniti, che possono essere composti a partire da quella sequenza. Questo modo di ragionare di poesia sembrerà senz'altro artificioso ed arbitrario a quanti non si sono mai cimentati con indagini intorno al "rimario" di un poeta: tempo fa, tanto per fare un esempio, significativo nella sua modestia, mi sono preso la briga di compiere una piccola indagine a campione sulle rime dell'"Orlando Furioso", per trovare quelle più ricorrenti. Bene,su un totale di circa un migliaio di versi, ho scoperto che la rima più usata è quella in -ORTE (77 versi sono infatti così rimati, 24 volte (!) con la parola MORTE, 21 FORTE, 12 SORTE, 8 CORTE, 4 CONSORTE, 2 SCORTE etc.). Se poi si considerano le combinazioni, troviamo che l'accoppiata MORTE-FORTE si ripresenta in 15 circostanze! La sequenza MORTE-CORTE-FORTE 3 volte! La tendenza ad incanalare il discorso poetico, magari inconsapevolmente, lungo un 'percorso obbligato' (dall'osservanza dei vincoli imposti dalla rima) pare dunque innegabile. Vale la pena, a questo punto, riportare per esteso le parole che Umberto Eco ha dedicato all'argomento (in Opera Aperta, Bompiani): "Con l'invenzione della rima si pongono dei moduli e delle convenzioni stilistiche.. perché si riconosce che solo la disciplina stimola l'invenzione.. Dal momento che la convenzione è elaborata, il poeta non è più prigioniero della propria pericolosa espansività e della propria emotività: le regole della rima, se da un lato lo obbligano, dall'altro lo liberano, così come una cavigliera libera il podista dal pericolo di lussarsi il piede. (D'altra parte) più la pratica si afferma, più mi propone esempi di alta libertà creativa, più mi imprigiona; la consuetudine della rima genera il rimario, che dapprima è repertorio del rimabile ma via via diviene repertorio del rimato..." Ecco definita, con rara efficacia, la problematica dell'eterno scontro dialettico tra invenzione e maniera, libertà e necessità, proprio di ogni forma d'arte: un dissidio fecondissimo che, come sosteneva Montale, non è solo tra epoca ed epoca, ma vive anche nel cuore di ogni singolo artista, fra momenti in cui "le linee tendono ad aprirsi, il significatovaga e si sforza di disfarsi della c.d. forma, e momenti che segnano un ritorno classico, di piena diffidenza per i significati, per i valori di contenuto."
Nei momenti di crisi, quando il condizionamento imposto dalle consuetudini formali è tale da costringerlo al più bieco manierismo, "il poeta ha la possibilità di ricercare un linguaggio inconsueto, una rimabilità impensata, e quest'uso determinerà la sua tematica e il concatenarsi delle sue idee. Ancora una volta egli sarà in un certo senso agito dalla situazione, ma di questa sua alienazione, fattosene conscio, egli farà strumento di liberazione" (Eco).
Come dire, in altre parole, la condizione del poeta contemporaneo, che ha rifiutato baldanzosamente i vincoli della tradizione, disdegnando quasi sempre la rima in favore di un sistema di concordanze fonetiche più libero (assonanze, allitterazioni); e ancora spezzando il periodo (il ritmo) in frammenti, oppure allungandolo a dismisura, facendolo simile alla prosa etc. etc., in un'opera di continua, feroce dissacrazione delle forme 'classiche'…
Uno dei modi più usuali onde esercitare questa ‘dissacrazione’ è da sempre quello di assumere la norma tradizionale come puro e semplice pretesto 'ludico'. Salvo ricordare che in ogni ‘dissacrazione’ di tal fatta c’è sempre in fondo un minimo di ambiguità, quella per cui la norma dissacrata può ancora conservare paradossalmente qualcosa del suo antico fascino. Come a mio avviso dimostrano l’esempio di ri-composizione del testo a partire dalle sezioni finali dei versi, opera dell’amico Fausto Bottai.
Poesia d'amore
O dolce amica, come sembran quiete
le ombre della sera, quando "Vieni"
mi dici sottovoce, e sono liete
le labbra tue baciando e son sereni
i miei e i tuoi sospiri e le più inquiete
cure del giorno per incanto meni
lungi da noi. Oh, come son secrete
le tue arti d'amore, per cui tieni
e soggiogato qui sulle tue orme!
Così -tu chini appena il capo- fugge
la memoria del mondo nelle torme
dei lumi che si accendono e mi strugge,
nella notte che viene e che non dorme,
il pensiero di te ch'entro mi rugge.
Fauvel
lunedì 21 aprile 2008
Requiem per Thomas Humphrey di Empedocle70
domenica 20 aprile 2008
"I Fotografi e la Chitarra Classica". foto di Ileana Abstractionsss
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sabato 19 aprile 2008
Through the Darkness
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Empedocle70
Guitariaaa
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Guitare
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Strings
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Bridge.
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Nylon
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Empedocle70
PROSSIMI CONCERTI NUOVA COMPAGNIA DI CANTO POPOLARE
24 aprile 2008
Stazione Birra ore 20,30via Placanica, 172 - Morena (Roma)00040 - Roma
Mappa
http://maps.google.com/maps?f=q&q=via+Placanica%2C+172+-+Morena+%28Roma%29,+Roma,+00040,+IT&ie=UTF8&om=1&iwloc=addr
1 Maggio 2008
Piazza 4 novembre ore 21,00
87027 Paola - Cosenza
Mappa
http://maps.google.it/maps?f=q&hl=it&geocode=&q=Piazza+4+novembre+++87027+Paola+Cosenza&jsv=107&sll=41.442726,12.392578&sspn=14.383526,29.707031&ie=UTF8&ll=39.360084,16.041241&spn=0.00725,0.014505&z=16
Speciale Corrado Sfogli: la voce del mio canto ...
Corrado Sfogli racconta…
Brano presentato a San Remo nel 1998 molto bello, dotato di una forza particolare, ma forse in quel contesto non valutato a fondo in cui emerge l’esigenza di ricercare un Dio, … se ci sei, dove sei, dove ti nascondi…, ed il “bene”, non quello individuale, per la singola persona, ma quello collettivo, “il bene comune”.
La tammurriata si conclude con un omaggio alla città di Somma Vesuviana.
MP3 “Quando fernesce a guerra”
E’ un brano che mi piace molto, un brano cantato, contenuto nel CD Medina: che, attraverso una metafora, attraverso il sogno di una persona, auspica l’arrivo di un giorno in cui sulla terra non ci saranno più guerre. L’immagine è un po’ particolare, poetica, il sogno si concretizza attraverso il vento del mare che arriva, ti accarezza, ti entra dentro… è la libertà di non essere più assoggettato.
http://www.4shared.com/file/43889037/f03ad654/07_Quando_Fernesce_a_Guerra.html
MP3 “Chi è devoto”
E’ il racconto di un pellegrinaggio, di una “salita” verso la chiesa della Madonna di Castello sul monte Somma. L’immagine che affiora è quella di un cammino di devozione, fatto di notte, accompagnato da canti, in cui emerge l’impossibilità a volte di accedere all’interno del luogo sacro per le origini pagane dei canti stessi che pertanto vengono poi intonati fuori le porte del Santuario.
Una vera e propria tammurriata di devozione che ho scritto insieme a Pasquale Ziccardi.
MP3 “Il cammino”
Indica il cammino interiore, la purificazione dell’anima, del proprio essere.
Una rievocazione, direi, del significato dei pellegrinaggi che si facevano nel Medioevo verso Santiago de Composero o verso la Città Santa.
Ricco di significati nascosti, il testo fa riferimento ad alcuni rituali antichissimi che si facevano una volta con le “pietre verdi”, riconducibili al culto di Iside, e anche al rito della “divinazione” che si era soliti espletare la notte di San Giovanni, il 24 giugno, buttando del piombo fuso nell’acqua.
In base alla forma che il metallo assumeva, allora si “prevedeva” il proprio futuro.
MP3 “Parole perdute”
Parole perdute va inteso come “il linguaggio degli uccelli”. In sintesi ci si collega alla convinzione di un tempo secondo la quale solo chi sapeva parlare e ascoltare il linguaggio degli uccelli era in grado di comunicare poi con il Divino.
Anche questo brano, come Il cammino e Chi è devoto, è ricchissimo di significati esoterici, significati celati che, in un certo senso, come dicevano i vecchi esoteristi, possono essere letti solo da chi sa leggere e ascoltati solo da chi sa sentire certe cose…
MP3 “Gli occhi di Salgado”
Sebastiano Salgado è un fotografo brasiliano che è riuscito a cogliere con il suo obiettivo sempre scene molto particolari, forti… come le grandi
migrazioni di popoli…
Ricordo che eravamo in Brasile, a San Paolo, e lì c’era una sua mostra che occupava un capannone enorme, di fianco al teatro dove noi dovevamo la sera esibirci. Tra i tanti scatti, esposta vi era una sua opera che ritraeva un panno scuro da cui “uscivano” tre paia di occhi bianchi, appartenenti a
bambini di colore. Il tutto era molto commovente e fummo ispirati a comporre questa canzone.
Gli occhi, quindi, fanno riferimento sia a Salgado, al suo modo di vedere il mondo, sia ai tre
bambini ritratti nella foto.