mercoledì 2 aprile 2008

Recensione di Filmworks XIX: The Rain Horse di John Zorn, Tzadik 2008


Eccoci all'apertura del 2008 per John Zorn, ovvero un nuovo Filmwork, per la precisione il XIX (a distanza di 2 anni dal XVIII) della celebre serie (dedicata a musica scritta per cinema, tv e teatro).

Si intitola Filmworks XIX: The Rain Horse e nasce per sonorizzare un cartone animato del regista russo Dimitri Geller che ha commissionato a Zorn alcune composizioni Masada per vedersi consegnare un’opera originale fatta su misura per il film.

Personalmente concordo con chi sostiene che Zorn dia il meglio di sé proprio nei Filmworks, serie e se quest’opinione rimane opinabile, sicuramente la musica del volume XIX è tra le migliori mai uscite dalla sua penna. Zorn confeziona un disco poco invadente ma affascinante, più essenziale, senza sperimentazioni o eccessive stranezze rispetto ad altre opere “zorniane” (come le musiche dei Naked City o di Electric Masada o The Book of Head) e più vicino alle sonorità lounge-jazz-sefardite espresse in lavori come The Gift.

I musicisti coinvolti, Erik Friedlander (cello), Greg Cohen (basso) e Rob Burger (piano), tutti di classe e eccezionale bravura fanno un lavoro esile ma concreto, intavolando una conversazione sonora limpida e suadente che fa venire voglia di vedere il film di Geller. C’è una prorompente vena eroica in certi brani ed un’atmosfera malinconicamente mesta in altri. Il richiamo al jazz tradizionale di Wedding of Wild Horses, tra notazioni klezmer e inserimenti noise, è eccitante ed inquietante così come è superbamente evocativa l’aura tzigana di Dance Exotique e quella soavemente dolce di Bird in The Mist, a metà strada tra le delicate sonorità del Bar Kokhba Sexter e quelle del già citato The Gift del 2001.

Semplice, quasi disadorno: basso, violoncello e piano. Nessuno sbalzo di tono, melodie orecchiabili, delicate. Un momento quasi rilassante, lontane anni luce dallo Zorn fracassone e "pattoniano", un disco che scivola via senza problemi, accompagnato da un violoncello azzeccatissimo, un pianoforte mesto e un po' jazzistico, un basso quasi discreto e inaudibile.

Di sicuro un eccellente biglietto da visita per chi vuole “assaggiare” la vasta materia musicale zorniana senza voler troppo rischiare in sperimentalismi eccessivi e un po’ troppo, a volte, autoreferenziali.

Empedocle70

Tracklist:
1.Tears of Morning
2.The Stallion
3.Tree of Life
4.Wedding of Wild Horses
5.Forests in the Mist
6.Dance Exotique
7.Bird in the Mist
8.Parable of Job
9.Encounter
10.The Rain Horse
11.End Credits

Musicisti:

Greg Cohen: Bass
Erik Friedlander: Cello
Rob Burger: Piano

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