giovedì 24 aprile 2008

Athanasius Kircher e la musurgia mirifica, di Carlo Mario Chierotti, parte prima

Autore di molte opere dedicate a vari campi del sapere, dalla filologia alla liturgia sacra, , dall’astronomia alla fisica, alla storia naturale, alla matematica, alla musica, all'egittologia, alla geografia, Athanasius Kircher si trovò in bilico fra due epoche: ’sostenitore di un ideale unitario della conoscenza negato dalla specializzazione crescente nel mondo del sapere, la sua figura di studioso è stata travolta dalla successiva evoluzione delle scienze e le sue opere sono state spesso liquidate, talvolta non senza ragione, come inestricabili coacervi privi di sistematicità in cui le nozioni importanti sono mescolate alle fantasticherie’ (Chierotti). Pur tuttavia un fascino indiscutibile circonda la sua figura e la sua opera, forse dovuta, oggi, 'alla sua apparente prossimità con le questioni concernenti lo studio della struttura e della sistemazione dei saperi nell'età della globalizzazione multimediale' (A. Bertinetto, F.Vercellone; A.K., l’idea di scienza universale, Mimesis).

Ringraziamo Carlo Mario Chierotti, che ha gentilmente concesso a ‘Chitarra e dintorni’ di ospitare questo suo interessantissimo saggio.

Comporre senza conoscere la musica.

Athanasius Kircher e la musurgia mirifica:
un singolare esempio di scienza musicale nell'età barocca

1. Athanasius Kircher e la Musurgia Universalis

La Musurgia Universalis di Athanasius Kircher venne pubblicata a Roma nel 1650. Si tratta di un'opera dalle aspirazioni enciclopediche, come denuncia ampiamente il titolo (…)[1]. Lungo 1152 pagine ricche di esempi musicali e incisioni Kircher si dedicò alla sistematica esposizione delle basi teoriche e pratiche della musica, senza trascurare quanto potesse concernere il fenomeno sonoro sotto tutti i punti di vista. La Musurgia Universalis è un pianeta che la moderna musicologia ha ingiustamente trascurato. L'opera mostra peraltro tutti i difetti imputabili alle altre opere di Kircher e senza ombra di dubbio procede non di rado in modo erratico o rapsodico; si aggiunga poi la interdisciplinarità degli argomenti contenuti senza dimenticare il fatto che Kircher si esprimeva in un latino dalla sintassi decisamente complicata: si comprenderà perché la Musurgia Universalis sia stata poco esplorata. Così facendo tuttavia si è ignorata una delle più interessanti testimonianze della musicografia barocca. Certamente una delle parti per noi più oscure della Musurgia Universalis è costituita dall'ottavo libro «de Musurgia Mirifica», che destò invece l'interesse vivissimo dei contemporanei e determinò il successo invero enorme dell'intero lavoro. Discostandosi dall'impianto enciclopedico e ampiamente compilatorio del resto dell'opera, Kircher espose in queste pagine un proprio personale metodo di composizione che egli chiamò musurgia mirifica (neologismo coniato da Kircher e traducibile come «meravigliosa arte di forgiare la musica»), che avrebbe consentito la composizione musicale anche a chi, del tutto privo delle più elementari nozioni di teoria musicale, volesse tuttavia cimentarsi in questa impresa. Questo studio intende quindi contribuire a colmare la carenza delle ricerche musicologiche su questo aspetto dell'opera di Athanasius Kircher (…). La Musurgia Universalis si articola in dieci libri divisi in due tomi.[2] Kircher prende le mosse dal suono naturale esaminato in una dimensione preartistica unitamente ad uno studio sulla fisiologia della voce (I libro); ragiona poi (II libro) circa l'origine della musica: in questo contesto inserisce un frammento da lui attribuito a Pindaro. Nel III e IV libro Kircher si dedica alla speculazione teorica sulla divisione del monocordo e sulla scienza armonica. Il V libro è un compendio di teoria della composizione. Quindi Kircher si occupa degli strumenti musicali (VI libro): si tratta di una sezione molto interessante dal punto di vista storico-documentario. Il VII libro costituisce una delle principali fonti della teoria degli affetti barocca, di cui Kircher è uno dei più significativi teorici. In questa sezione egli cercò di elaborare una propria personale classificazione degli stili musicali, distinguendo fra stylus impressus e stylus expressus, cioè fra determinazione antropologica (legata alle cause naturali e al genius loci di una nazione) e determinazione poetica (istituendo una tipologia dei generi legata alle caratteristiche strutturali). Il IX libro tratta in modo fantasioso i misteriosi effetti della musica, ritenuta fra l'altro in grado di curare le malattie: secondo Kircher essa sarebbe stata efficace non solo contro il morso della tarantola, ma addirittura contro la peste. Il X libro costituisce una delle più importanti teorizzazioni della concezione barocca dell'armonia delle sfere: Kircher affermò che l'intera compagine del mondo era determinata da un'intima armonia di tutti gli esseri, accordati fra loro da Dio, che egli definì supremo organista come già aveva fatto Keplero.

2. «Liber Octavus de Musurgia Mirifica». Osservazioni

All'interno della Musurgia Universalis l'ottavo libro costituisce una sezione dalle dimensioni non indifferenti, che si estende per le prime duecento pagine del secondo tomo: si divide in quattro parti, le quali intendono esporre la materia in modo sistematico e progressivo. Nella «Musurgia Combinatoria» e nella «Musurgia Rhythmica sive Poetica» trovano posto rispettivamente un'esposizione dei principi generali e delle tecniche combinatorie ed un breve trattato di prosodia e metrica: sono parti introduttive e più avanti ne capiremo le ragioni d'essere. La sezione più specifica del «Liber Octavus», la più ampia (139 pagine) e la più densa di contenuti è la «Pars III, Musarithmorum melotheticorum praxin exhibens». Questa parte si divide a sua volta in tre grossi blocchi denominati «Syntagma I», «Syntagma II», e «Syntagma III». Questa tripartizione rispecchia l'ampliarsi progressivo delle possibilità offerte dalla tecnica della musurgia mirifica. Inizialmente è possibile realizzare una semplice armonizzazione a quattro voci nota contro nota in contrapunctus simplex. In seguito è possibile utilizzare anche note di passaggio ed altro nel contrapunctus floridus. Infine avrebbe dovuto essere contemplata la possibilità di comporre utilizzando tutti gli artifici in qualunque stile: questo ultimo stadio della musurgia mirifica, denominato musurgia rethorica, è rimasto concepito in astratto, delineato solo da scarne indicazioni di massima. Kircher giustificò la lacuna affermando che si trattava di qualcosa che non poteva essere divulgato indiscriminatamente; egli si riservò di svelare i dettagli della musurgia rethorica esclusivamente «solis Principibus, & summis Viris, Amicisque». La naturale curiosità e il desiderio di entrare a far parte di tale comunità ristretta spinse molti a tentare in tutti i modi di convincere Kircher a trasmettere loro tali informazioni. Con ogni probabilità, per quanto è dato sapere, nessuno potè vantare un così grande privilegio: Scharlau, che nel suo saggio ha esaminato anche a tale proposito la corrispondenza di Kircher conservata a Roma, non fa menzione alcuna di lettere o comunicazioni che confermino l'avvenuto passaggio di tali informazioni, mentre abbondano le lettere di richiesta e perorazione. Nel corso delle mie ricerche ho trovato un'unica vaga menzione (priva di altri riscontri) in merito a una qualche rivelazione fatta da Kircher in un passo di una lettera inviatagli dal duca di Brunswick. (…)Nella quarta ed ultima sezione dell'ottavo libro, denominata «Musurgia Mechanica, si ve de varia mobilium Musurithmicarum columnarum Metathesi sive transpositione», Kircher espose molto succintamente (solo quattordici pagine) l'arca musarithmica, uno strumento che egli aveva ideato per rendere più facile e veloce il lavoro di composizione secondo la musurgia mirifica.
[3] Inoltre nei capitoli «Rabdologia Musurgica» e «Plectrologia Musarum», egli trattò altri metodi di composizione da lui escogitati in gioventù, tutti prodromi della musurgia mirifica. Kircher dichiarò di aver voluto soprattutto supportare l'opera missionaria dei gesuiti che si servivano della musica per indottrinare le popolazioni con cui venivano in contatto. I missionari avevano il problema di adattare alle melodie liturgiche della chiesa di Roma i testi che venivano cantati nelle lingue indigene: i tentativi si rivelavano spesso infruttuosi o poco soddisfacenti. Kircher offrì a tutti la possibilità di comporre canti ad hoc per uno specifico testo in qualsiasi lingua. La musurgia mirifica venne molto apprezzata e contribuì in larga parte al successo della Musurgia Universalis. Trecento esemplari vennero distribuiti a padri della Compagnia giunti a Roma nel 1650 da ogni parte del mondo in occasione dell'elezione del nuovo Generale dell'Ordine: grazie ad essi l'opera conobbe una rapida diffusione in tutto il mondo. Kircher non risolse solo i problemi contingenti dei padri gesuiti: senza dubbio il metodo di composizione della musurgia mirifica mostrò di andare incontro anche alle esigenze di chi, musicae imperitus ma animato dall'interesse e spinto dalla curiosità per questo nuovo metodo, volesse dedicarsi con spirito amatoriale alla composizione musicale, saltando a piè pari le ostiche ed aride secche dello studio teorico.[4] Nel secolo del grande sviluppo della meccanica Kircher destò gli interessi dei nobili eruditi e degli intellettuali, che furono affascinati dalle prospettive del metodo combinatorio e meccanico contenuto nella musurgia mirifica, ma riscosse un maggior successo presso musicisti dilettanti, mai sazi della gioia ludica di poter finalmente «comporre»: Kircher ricevette molte lettere di entusiasti. Questo fatto è interessante anche perché rivela che già nel Seicento esisteva una fascia di persone che si dedicava per diletto alla pratica musicale.
3. Una prima descrizione

La tecnica compositiva denominata da Kircher musurgia mirifica ha un campo d'azione limitato alla sola musica vocale e il compositore deve necessariamente partire da un testo poetico per avviare una serie di operazioni che lo condurranno attraverso scelte più o meno obbligate ad ottenere il brano finito. Tanto per il contrapunctus simplex quanto per il contrapunctus floridus la composizione è basata sull'uso di tavole chiamate tabellae melotacticae, che contengono accordi (o brevi sequenze più complesse) a quattro voci; il tutto seguendo la cifratura in numeri harmonici, cioè le convenzioni del basso continuo. Kircher dichiarò di averle elaborate sfruttando in modo peculiare le potenzialità delle tecniche combinatorie. (…) Ciascuna tabella melotactica, chiamata anche pinax, contiene le sequenze preparate per collimare con uno specifico metro poetico, come vedremo meglio in seguito. Ogni sequenza così preparata viene definita musarithmus. (…) I musarithmi si presentano come insiemi di cifre disposte su quattro righe:
553233875777323455868733
Nell'esempio il blocco si riferisce ad un singolo verso di sei sillabe: la lettura è melodica su ogni riga da destra verso sinistra, armonica dal basso verso l'alto; ogni accordo corrisponde ad una sillaba del testo da musicare. Le quattro linee orizzontali si riferiscono alle quattro parti tradizionali dell'armonia vocale: bassus, tenor, altus e cantus. Unitamente ai musarithmi è presente nelle tabellae melotacticae un certo numero di strutture ritmiche, definite notae metrometrae, da applicare alle note. Kircher ha preparato notae metrometrae in tempo binario ed in tempo ternario, che possono essere applicate senza restrizioni a qualunque sequenza di note del pinax. Il lavoro compositivo quindi consiste nell'assemblare in successione e nel trascrivere sui pentagrammi diverse sequenze di accordi cifrati, cioè vari musarithmi, finché non si è musicato tutto il testo scelto. (…) Il testo orienta una serie di scelte che abbiamo detto essere più o meno vincolate: il compositore (sarebbe meglio dire l'operatore) che utilizzi la musurgia mirifica deve infatti prendere in considerazione tre variabili del testo: il contenuto affettivo complessivo, il numero delle sillabe dei versi (e la struttura della strofa) e la distribuzione degli accenti tonici. Esaminiamo quindi questo aspetto del lavoro del compositore mirificus.

4. Il testo da musicare: alcune considerazioni

Nella sezione dedicata alla musurgia poetica Kircher esamina il testo sul piano del significante, ovvero nei suoi aspetti ritmici e metrici: egli cerca di spiegare come la struttura dei versi influenzi la scelta dei valori delle note che li devono musicare. Kircher sottolinea la distinzione esistente fra la metrica poetica in senso stretto, cioè quella ormai desueta ricevuta in eredità dalla poesia latina, e la metrica musicale, che della prima sarebbe una versione semplificata e ridotta: anche terminologicamente egli marca questa diversità utilizzando due diversi aggettivi, poeticum e harmonicum, per caratterizzare nel corso della sua esposizione i due differenti punti di vista. Ci troviamo decisamente nell'ambito di una metrica quantitativa e non più qualitativa: per quanto Kircher utilizzi la terminologia classica, egli sfrutta nomi antichi per indicare concetti nuovi. Già da molto tempo la terminologia indicativa della quantità delle sillabe brevi o lunghe era ormai un flatus vocis: come sillabe «lunghe» venivano indicate le sillabe marcate dall'accento tonico, mentre le sillabe «brevi» erano in realtà sillabe atone. All'interno del verso il compositore dovrà inoltre considerare come valore discriminante solo la caratteristica (ovvero la presenza o l'assenza dell'accento tonico) di un'unica sillaba, la penultima. Vi sono due gruppi: versi piani e versi sdruccioli, ovvero versi con l'accento tonico sulla penultima sillaba e versi con l'accento tonico sulla terzultima sillaba. Al primo gruppo appartengono versi di 5, 6, 7, 9, 11 sillabe; nel secondo troviamo versi di 6, 8, 10, 12 sillabe. Risulta assai interessante esaminare la distribuzione di arsi e tesi (cioè l'assegnazione di un tempo forte o debole) fra le varie notae metrometrae delle sequenze elaborate da Kircher per ogni tabella. Nelle notae metrometrae per i versi piani si trovano sul tempo forte della battuta sempre l'ultima, la penultima e la quartultima nota; nei versi più lunghi si trovano su tempi forti tutte le note pari: ad esempio in un endecasillabo sono sul tempo forte la seconda, quarta, sesta, ottava, decima (penultima) e undicesima nota. Nelle notae metrometrae per i versi sdruccioli la nota sul tempo forte della battuta è sempre la terzultima; nei versi più lunghi sono su tempo forte anche le altre note pari.

NOTE

[1] Tradotto, il titolo completo suona così: Musurgia Universale, ovverosia Grande Arte della consonanza e della dissonanza distribuita in dieci libri, nella quale sono esposte con grandissima varietà la Completa Teoria e la Filosofia dei Suoni e la scienza musicale tanto teorica quanto pratica; vengono resi manifesti nei dettagli i poteri e gli effetti della Consonanza e della Dissonanza nel mondo e soprattutto in Tutta la Natura con l'esposizione di vari esempi tanto nuovi quanto inusitati per gli usi straordinari, tanto in quasi tutte le occasioni quanto soprattutto in Filologia, Matematica, Fisica, Meccanica, Medicina, Politica, Metafisica e Teologia.
[2] La scelta del numero dieci non fu casuale: Kircher lo considerava un simbolo della perfezione divina, rifacendosi in ultima istanza ai pitagorici secondo i quali tutto ciò che era divisibile per dieci, risultante dalla somma delle cifre della tetraktis (1+2+3+4) manifestava di essere improntato ad una indistruttibile armonia e compattezza.
[3] Non si tratta certo di una macchina per comporre come taluni hanno ritenuto di affermare, interpretando arditamente le affermazioni di Kircher. Si veda ad esempio Fred K. Prieberg nel suo Musica ex machina. Uber das Verhältnis von Musik und Technik, Berlin-Frankfurt-Wien, Verlag Ullstein, 1960 (tr. it. di Paola Tonini, Musica ex machina, Torino, Einaudi, 1963, p. 112): «Nel suo libro Musurgia Universalis, [...] stampato a Roma nel 1660 (sic!), il padre gesuita Athanasius Kircher [...] descrive un dispositivo meccanico per la composizione di musica». Anche George J. Buelow nella voce «Kircher» del Grove's Dictionary of Music and Musicians, sostiene che l'arca musarithmica fosse una «composing machine that made automatic composition possible». In realtà l'arca musarithmica è molto più semplicemente una cassetta di legno che deve contenere i vari pinaces trascritti su tavolette di legno o di carta spessa: «Arcam Musarithmicam vocamus receptaculum columnarum Musarithmicarum; Columnas vero Musarithmicas vocamus a Musarithmis pinacum in ligneis aut chartaceis virgis seorsim descriptas» (Musurgia Universalis, tomo II, p. 185). L'unico esemplare ancora esistente di arca è conservato presso la Herzog August Bibliothek a Wolfenbüttel (Sign.: Cod. Guelf. 90 Aug 8°).
[4] Per quanto il fenomeno del dilettantismo compaia in epoca decisamente successiva, esistono precise testimonianze, lettere di appassionati adepti della musurgia mirifica, in merito ad una nutrita fascia di profani e dilettanti che sfruttarono con gioia il metodo compositivo. Si vedano le lettere citate da Scharlau, Athanasius Kircher (1601-1680) als Musikschriftsteller, op. cit., pp. 351-353.

Per ulteriori approfondimenti relativi agli studi di Carlo Mario Chierotti sulla figura e l’opera di Athanasius Kircher, vedasi

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