martedì 6 ottobre 2009

Recensione di KAPPA del trio altrove 1.3 di Empedocle 70

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Confesso la mia ignoranza nei confronti della musica contemporanea australiana, finora avevo solo ascoltato le musiche di compositori come Kevin Volans e chitarristi classici come Geoffrey Morris o avangarde come Oren Ambarchi. Sono quindi grato al trio altrove 1.3, Luciano Tristaino al flauto, Marcello Bonacchelli al clarinetto e Gisbert Watty alla chitarra classica, per avermi dato la possibilità di colmare questa lacuna con l'ascolto del loro ottimo cd KAPPA, uscito nella 2007 per la Move Records e interamente basato su musiche di compositori from "down under".
Sette brani distribuiti fra sei compositori, Thomas Reiner fa la parte del leone con due composizioni, caratterizzati da un uso estremamente creativo degli strumenti del trio e di tessiture elettroniche dal sapore un po’ glitch, laptop e digital recording.
Ad aprire le danze è Melanie Chilianis con il pezzo che da il titolo al disco, basato sul nome di un demone giapponese non esattamente simpatico, segue il primo brano di Thomas Reiner, Trio/Quartet, musica atonale da camera con aggiunta di suoni elettronici e sample vocali, basato su indicazioni ritmiche che obbligano gli esecutori a fraseggi di volta in volta rapidissimi o lentissimi. Solo per clarinetto invece il pezzo di Paul Moulatlet, Ellipsis, basato su una serie di dodici toni nella quale a ciascuna nota è assegnato un numero, con la conseguenza di rendere la serie musicale suscettibile di continue trasformazioni sulla base dei processi aritmetici. Titolo senz'altro azzeccato per HibriD di Steve Adam dove oltre al trio trovano posto forme sonore/musicali generate dal computer, mentre senz'altro affascinante l'idea di base sottostante a The Blackbird's Song of Peace per solo flauto di Philip Czaplowsky, pezzo realizzato su una scala di sette note estratte dal canto del merlo. A chiudere il pezzo per trio Spiel di Brendan Colbert e il secondo brano di Reiner Time Sliding che vede sempre l'utilizzo dell'elettronica, con l’utilizzo combinatorio quasi aleatorio di sampler da altre composizioni.
Chi si aspetta strutture melodiche vicine alle forme ottocentesche rimarrà deluso, mentre grande sarà la soddisfazione di chi cerca idee nuove e coraggiose, questi sono brani magari di non facile comprensione e ascolto, ma caratterizzati da un uso innovativo della materia sonora al fine di realizzare tessiture musicali volte a disegnare ipotetici paesaggi di grande suggestione. E' obbligatorio non lasciarsi scoraggiare e ritornare all'ascolto, senza voler per forza codificare i brani ma lasciandosi affascinare dalle loro forme astratte e dall'uso cromatico delle note e dei suoni. L'abilità musicale e strumentistica del trio altrove 1.3 faranno il resto. Registrazione impeccabile e volta a mostrare la perfetta armonia tra le dinamiche, il senso di spazialità e i colori dei suoni, senza cadere nella trappola di un uso eccessivamente disinvolto dei riverberi.
Un'ottima prova per il trio altrove 1.3 e un'ottimo biglietto da visita per i compositori australiani coinvolti!

Empedocle70

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