mercoledì 21 ottobre 2009

Intervista a Gigi Masin (Laverna) di Empedocle70 seconda parte



Parlaci del tuo rapporto che con internet e il download, credi che questi due fenomeni abbiano cambiato il modo in cui si produce e si ascolta la musica? Hai mai pensato di tornare al vinile?

La mia casa è felicemente piena di vinile, talvolta mi pare che suoni decisamente meglio… Certamente, la rete è un oggetto così semplice e meraviglioso, non ha ancora interrotto la sua veloce ascesa nelle nostre vite. La disponibilità di musica on-line è enorme, le possibilità che la rete offre per presentare la propria musica è, quanto meno, immensa. Qualcuno ha detto che in rete non c’è tanta musica ma ce n’è troppa…. Dove finisca la libertà di espressione e dove inizi la speculazione non è un tema di facile svolgimento. La totale libertà di download è apparentemente un opposto alla doverosa difesa del diritto d’autore, e come ogni opposto tende a somigliarsi, a specchiarsi e a piacersi.

A volte ho la sensazione che la possibilità di scaricare tutto, qualunque cosa da internet gratis abbia creato una frattura all’interno del desiderio di musica, una sorta di banalizzazione: insomma dov’è la spinta per un musicista a incidere un disco che con pochi euro riesci da solo a registrare e stampare quello che vuoi e chiunque può farlo? Alla fine diventa quasi un gesto quotidiano che si perde in un mare di download dove scegliere diventa impossibile … stiamo entrando in un epoca radicalmente diversa da quella che abbiamo vissuto finora? Come poter scegliere?

Sono convito che il kaos apparente nella moltitudine di musica disponibile sia una vera e propria strategia di mercato o sia diventata tale nel corso del tempo. Ora la musica è ovunque, negli ascensori, nei ristoranti, dai dentisti, supermercati, aerei, spiagge…. Poiché nella legge del mercato nulla è gratis, pare che il costo sia addebitato esclusivamente agli autori ed ai musicisti di quei brani. Pare chiare che non esiste una cultura dell’arte, ma un uso dell’arte, mediocre o villano se vuoi ma in stile con la pochezza, con la mancanza di un progetto, di una costruzione di una società e di una nazione che (se c’era) pare annientata e persa per sempre. Io mi chiedo sempre chi guadagna da tutto questo kaos, chi può trarne vantaggio. Si è deciso che la musica vada usata da ‘’pastura’’ in attesa di una pesca più remunerativa, vedi telefonini, abbigliamento, vacanze e mille altri ‘gabelli’ nascosti dal suono della musica. Siamo merce, dei ‘target’ commerciali e pure decidere di non esserlo più non è affare facile.

Sei un musicista veneziano .. come vedi la possibilità di fare musica elettronica o comunque avanguardia in una città come Venezia che da una parte sembra ormai addormentata nel suo passato e d’altra ospita un evento come la Biennale?

Venezia che dorme e muore è una bella cartolina che tutti comperano volentieri. Anche se falsa, l’immagine è appagante per addolcire il senso di morte e sconforto che genera il futuro. E poi dire ‘’morte a Venezia’’ suona dannatamente meglio che ‘’morte a Frascati’’, no? Venezia è una bottega, e io qui non ho nulla da vendere o comperare. Io amo la mia città, so che mi tradisce e che si fa beffe di me, ma non ho scelta. Il mio sentimento è puro e sincero. L’esperienza insegna ad essere un pescatore e attendere. Dopo aver chiamato musicisti da tutto il mondo, cugini, amici, parenti di parenti, chi organizza dovrà forzatamente ricominciare da capo. E metti che si sbaglia e mi richiama credendomi una cantautrice parigina? Siccome è successo veramente, io attendo una seconda possibilità. Imparerò il francese.

continua domani...

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