lunedì 5 ottobre 2009

Recensione di "Hard Chamber" (Move, MD 3280, 2003) di Thomas Reiner di Empedocle70

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Il titolo e le considerazioni inserite dal compositore australiano Thomas Reiner nel bel libretto carico di texture musicali coloratissime all'interno del cd lasciano pochi dubbi: "As the title hard chambers suggest, the music on this CD is not to for easy listening."
Ma non è il caso di lasciarsi scoraggiare. Questo CD rappresenta un valido biglietto da visita per le ambizioni musicali del compositore australiano: è un disco vario, a mio avviso ben costruito dove si può apprezzare un caleidoscopio di stili e di prerogative ben controllate ed eseguite. Nove pezzi per strumenti e ensamble diversi, di cui nutrita la presenza chitarristica con Gisbert Watty alla chitarra classica, assieme all'amico Luciano Tristaino al flauto, nel pezzo "Flexions e Ken Murray alla classica nel brano Contemplation e all'elettrica in "fan-fair".
Si passa da un pezzo "astratto" di musica da camera come Highett Pointillism, all'electro-funky di "duet/trio for drums, bass and CD", quasi in puro Dj style. Si vola nell'irregolarità di "Flexions", pezzo dalla dichiarata complessità ritimica, si plana sull pulsare stile Discipline/Track dei King Crimson vigorosamente elettrico di "fan-fair", ci si disorienta un poco in Septet dove si fa fatica a trovare il focus il centro armonico del brano. Dulcis in fundo due pezzi per solisti: "Contemplation" e "Fleeting" rispettivamente per chitarra e per flauto, pezzi di free- tonal music, vicini alle idee di Hans Warner Henze.
Questo Cd da in un certo senso la direzione in cui sembra muoversi molta musica di oggi. Un non-luogo quasi borgessiano nella sua delicata forma astratta dove manipolazione digitale, oceani di suono prodotti da strumenti acustici e visioni formali di trascendenza accademica si uniscono, si semplificano, si intrecciano tra di loro. Anche Reiner non sembra esimersi dal citare forme musicali più tradizionali come quelle dello strumento solista o dei piccoli ensemble cameristici, dimostrando un certo spirito scolastico di ascendenza accademica. Dodecafonia e serialismo esulano da ogni tipo di approccio materico, sonoro e improvvisativo definendo una visione di una musica contemporanea dove il compositore ha ferreamente in mano le regole dell'agire, nulla di male, anzi. Credo che del signor Reiner ne sentiremo ancora parlare.



Empedocle70

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