giovedì 8 ottobre 2009

Intervista di Gisbert Watty con Empedocle70 parte terza

Di recente sia come solista sia con trio altrove 1.3 lei ha suonato in due dischi Kappa e Hard Chambers della casa discografica Move Records, eseguendo brani di compositori australiani, come è nata questa collaborazione? Sono molto curioso di sapere qualcosa di più sulla scena musicale contemporanea australiana, le sue peculiarità e differenze rispetto a quella europea e americana, ce ne vuole parlare?

Questa collaborazione nasce dalla mia amicizia con Thomas Reiner. Lui è tedesco di nascita, ma vive dall’inizio degli anni ottanta in Australia. Oggi è il direttore del Dipartimento di Composizione della Monash University di Melbourne. Siamo sempre stati in contatto ed io ho eseguito molte delle sue composizioni per chitarra. Una delle quali è “Flexions” del1995/96 per flauto e chitarra, scritto per il mio Duo con Luciano Tristaino. L’abbiamo inciso per una trasmissione della radio Abc e sucessivamente è stato incluso in “Hard Chambers”, un cd monografico dedicato alle composizioni cameristiche di Thomas Reiner. Dopo la nascita del “trio altrove 1.3”, lui si è subito anche interessato alla formazione flauto, clarinetto e chitarra. E’ venuto nel 2003 in Italia ed abbiamo fatto un concerto dedicato alla musica australiana nel Monash Center di Prato e nel 2005 siamo finalmente riusciti ad organizzare la nostra tournée in Australia. Nell’occasione abbiamo suonato un concerto trasmesso dalla Abc, un confronto fra la musica contemporanea italiana e quella australiana. “Kappa” è stato inciso subito dopo il concerto e contiene proprio le composizioni australiane nate in quel momento (opere di Melanie Chilianis, Paul Moulatlet, Steve Adam e Thomas Reiner) più altre due composizioni aggiunte in seguito per completare il cd (di Philip Czaplowski e Brendan Colbert).

La scena musicale australiana è un melting-pot creato dall’incontro di tante culture diverse. Molti provengono dall’Europa, ma forse hanno più legami ed affinità con la cultura statunitense. I paesi dell’Asia poi sono i loro “vicini di casa”. La loro peculiarità sta forse nella ricerca e nell’uso della musica elettronica ed elettroacustica, nella diffusione dell’improvvisazione, un fenomeno veramente impressionante, nel frequente utilizzo di elementi aleatori anche in composizioni strutturate. Non avendo una “Storia” alle spalle (a parte ovviamente quella degli aborigeni), c’è una creatività più libera, meno condizionata dal passato.

Nel 2000 e nel 2001 lei ha invece pubblicato con la casa discografica italiana ARS PUBLICA due dischi: il primo un doppio cd da lei curato insieme a suo fratello Siegmund intitolato Tuchfühlung 2 Körperkonturen e il secondo Vocelettronica, due progetti molto particolari, ce ne vuole parlare?

Particolari sì, ma proprio per questo molto stimolanti, di grande arricchimento personale. Come sempre quando sono coinvolte tante persone nella nascita di qualcosa di nuovo.

Tuchfühlung 2 Körperkonturen era un evento culturale dell’estate del 2000, progettata da Norbert Bauer con il Kunsthaus Langenberg. Sono stati invitati 250 artisti internazionali a confrontarsi con il contorno di un corpo umano esponendo i risultati nel centro storico di Velbert-Langenberg. Ci hanno permesso di formare un Ensemble per l’occasione (Tuchfühlungsensemble: Luciano Tristaino, flauti; Michelangelo Rinaldi, oboe, corno inglese, didgeridoo, percussioni; Siegmund Watty, pianoforte, Håkon Thelin, contrabbasso ed io alla chitarra) invitando alcuni compositori a far “cantare” l’acciaio del contorno della figura umano, ispirandosi al tema della mostra per nuove composizioni musicali. Questo era naturalmente un punto di partenza con molte implicazioni: qual’è il rapporto fra musica ed il corpo umano? Fra musica e le arti visive? Possibile che una statua in acciaio possa ispirare una composizione musicale? Quali idee specificamente musicali possono derivare da un oggetto fisico, ecc.?
Il primo cd “Singender Stahl” presenta opere con idee ed approcci liberamente sviluppati da ogni compositore con l’unica limitazione data dall’organico strumentale (Ida Helene Heidel, Maurizio Pisati, Björn Sverre Kristensen, Joerg Todzy, Øyvind Torvund e Riccardo Vaglini).
Il secondo cd, un’idea del compositore australiano Ross Hazeldine, riunisce le sei opere della suite “Resurrection”. Un ciclo di composizioni indipendenti, della durata singola di ca. 5 minuti. L’unione musicale deriva dall’interazione degli strumenti con un nastro che documenta la distruzione della statua a forza di martellate, nel vero senso della parola! Nessun autore (Volker Heyn, Ross Hazeldine, Andrée Greenwell, Paul Panhuysen, Rainer Linz e Sachiyo Tsurumi) aveva delle informazioni sul lavoro delle altre persone coinvolte nel progetto fino al termine della stesura di tutte le composizioni.
I cd sono la documentazione “live” della prima esecuzione assoluta di tutte le composizioni.

“Gli echi chiamano” per chitarra e cd di Andrea Nicoli è stato scritto nel
1995 durante la guerra nella ex Jugoslavia. La parte elettronica è in larga parte una rielaborazione e trasformazione di voci che esprimono l’orrore per quella tragedia. La chitarra dispone di un certo numero di frammenti scritti che servono per un dialogo improvvisato molto intenso e profondo. E’ una bella composizione elettroacustica, un genere ancora poco sviluppato per la chitarra classica.


continua domani...

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