lunedì 27 luglio 2009

File Under Culture&Art 1.0.8

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Dove inizia un opera d’arte? Dove finisce un’opera d’arte? Come definire il suo contesto d’azione e la sua interazione con il mondo esterno? Normalmente noi siamo sempre molto concentrati sulle condizioni interne dell'opera, le melodie, i ritmi, le trame, i testi, le immagini, ma poco sappiamo del mondo che circonda l'opera, i pensieri, gli assunti, le aspettative, le leggende, le storie, le strutture economiche, le risposte critiche, le questioni legali e via così. Potremmo definire tutto questo come la cornice dell'opera?
Una cornice è un modo di creare un piccolo mondo intorno a qualcosa. Tradizionalmente, a quel piccolo mondo non si riservano molti pensieri... C'è quasi una sensazione che investire troppo tempo in quella parte dei lavoro significa guardare nel posto sbagliato. Così la cornice in un dipinto tradizionale è un oggetto standardizzato, un insieme di rimasugli culturali approssimativamente giusti. Se è un quadro vecchio, ci saranno un po' di dorature e un po' di fronzoli, se è un quadro nuovo è probabile che ci siano bordi netti, magari in acciaio satinato. Questi sono soltanto segni che agiscono più come isolatori (modi di escludere certi significati) che attrattori (modi di creare significati).
Anche perché molto spesso la cornice viene data per scontata, ad esempio ella musica classica, la sala da concerto, le code e gli abiti scuri sono tutti segni per il pubblico, che sta per assistere a un'esecuzione situata all'interno di un determinato insieme di valori relativi a quanto i musicisti fanno e a quanto i compositori fanno e a quanto il pubblico fa. Come le cornici dorate dei vecchi quadri, ciò che offrono è soprattutto isolamento, rassicurazione, un senso di collocazione appropriata.
Normalmente si pensa alla cornice quando essa è assente o così sfumata da non essere tangibile. Questo è vero per la maggior parte dell'arte moderna o per quasi tutte le culture tradizionali, in cui i margini dell'opera sono spesso così fluidi che non sappiamo dove siano... o forse non si trovano in un solo posto. Molta della confusione che la gente prova quando affronta la nuova arte, sia colta o popolare, è il problema: "Dove inizia e .. dove finisce?". Che è come dire: "Che senso ha?".
Per esempio, i silenzi di Cage vengono criticati perché sembrano attribuire altrettanta o più attenzione agli aspetti legati alla performance e al teatro piuttosto che alla musica. Queste critiche dicono moltissimo sulle aspettative dei critici e sulle loro gerarchie d'importanza: la musica dovrebbe essere al centro e tutto il resto poi andrebbe considerato come la confezione, il pacchetto. Non sarà che, come gran parte delle cose su cui i critici si infiammano, anche i silenzi di Cage sono un'idea vecchia rivestita di un linguaggio nuovo e alla moda? E poi chi ha detto che la musica dovrebbe essere al centro dell'esperienza? Perché non si può accettare che ci sia un artista capace di lavorare su diversi fronti, uno dei quali è la musica? E perché, poi, non accettare l'idea che la musica potrebbe essa stessa diventare la confezione, un modo interessante di presentare una esposizione in una galleria d’arte moderna, per esempio?
E la cornice? Certe opere sono quasi tutte cornice, che significa dire che quasi tutto il loro potere deriva da quello che può essere detto di loro, da ciò cui possono essere collegate. Il grande racconto di Borges, “Pierre Menard autore del Don Chisciotte”, è un esempio estremo di quell’idea: si tratta della storia di un bizzarro esperimento letterario, quello tentato da Pierre Menard di riscrivere nel Novecento l’indimenticabile romanzo seicentesco di Cervantes. L’esito è insieme comico e geniale: nello sforzo di reinventare nel presente il capolavoro del passato, l’autore finisce con ripeterlo alla perfezione pur credendo di avere apportato delle significative differenziazioni rispetto all’originale.
E che dire delle istantanee di Andy Warhol? Ma, di fatto, c'è qualcosa in un'opera che non sia (almeno un po’) cornice?

Empedocle70

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