venerdì 7 gennaio 2011

Recensione di Grondona plays Bach di Stefano Grondona, Stradivarius, 2010 (STR 33868)


Immancabile e puntuale come da un paio d’anni iniziamo il 2011 con la recensione dell’ultima fatica discografica del Maestro Stefano Grondona che idealmente fa da “cerniera musicale” tra il vecchio e il nuovo anno.

Dopo una lunga serie di cd dedicati all’esplorazione delle musiche della figura di Llobet e la monografia di un anno fa dedicata a Albeniz, Grondona sembra aver deciso una pausa di riflessione optando per le musiche di quello che viene da più parti indicato come il più grande compositore di ogni tempo: J.S. Bach.

La scelta non è sicuramente frutto di un passo casuale o di un momento di bizzarria, in un certo senso mi sembra come se Grondona avesse deciso di tirare una linea, incidere un momento particolarmente importante nella sua carriera di interprete confrontandosi con un compositore la cui genialità è riuscita a superare la prova dei tempi dimostrando sempre una costante, a volte ingombrante, attualità.

E’ l’arte della trascrizione che sembra aver raggiunto in Bach la sua vertigine più elevata. Pur non avendo mai scritto per chitarra il musicista che sceglie la nostra amata sei corde ha ormai a disposizione una interessante letteratura in grado sia di soddisfare i palati più raffinati ma anche di impensierire gli esecutori più capaci. Bach crea dei problemi, impone all’interprete delle risposte interiori che non si possono non affrontare, esige una qualità sonora elevatissima e una capacità di riflessione intensa e precisa. Bach non perdona.

Grondona in questo cd dimostra di saper abbondantemente padroneggiare l’ipertesto bachiano delle trascrizioni: Toccata BWV 914 in mi, Preludio BWV 999 (1725) in do, Fuga del Signore Bach BWV 1000, Preludio fuga e allegro per liuto BWV 998 in MI, Quaderno di Anna Magdalena Bach (1725), e le Variazioni Goldberg BWV 988 sono le musiche con cui la sua Torres si confronta alla ricerca di una nuova strada, di una nuova personale interpretazione, di una nuova visione poetica di concetti musicali che non sentono minimamente sulle loro spalle e sui loro pentagrammi il peso dei secoli. Non sono mai riuscito a spiegarmi razionalmente come Bach sia riuscito nell’intenso miracolo di rendere la propria musica unica e allo stesso tempo immediatamente riconoscibile indipendentemente dallo strumento che lo suoni e la chitarra di Grondona aggiunge nuova materia e nuovo peso a questa domanda.

Un nuovo cd, forse una nuova strada, forse un punto di riflessione in attesa di un nuovo slancio creativo. Bach sembra essere la personalità giusta con cui confrontarsi per allestire un nuovo vibrante, elegante edificio sonoro.

Qualità di registrazione come sempre eccellente!

Per chi volesse approfondire: http://www.stradivarius.it/scheda.php?ID=801157033868600

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