Bologna, 16 febbraio 2009 h. 20.30
Dip. Musica e Spettacolo Università di Bologna
Violino Valentino Corvino
Chitarra Elena Càsoli
Accordeon Corrado Rojac
GLYPHOZOO è uno zoo portatile di creature del segno, della pre-scrittura, di quando ancora i glifi erano pure linee incise e dipinte.Pre-gero-glifi insomma, antichi da poterne fantasticare. Lungo le rive dei torrenti e ai margini dei boschi, abitano questi piccoli “mostri” legnosi, levigati dal tempo e dall’acqua: due elementi basilari di ciò che oggi chiamiamo scrittura.Essi vengono per la prima volta qui esposti e catalogati, ma in realtà hanno accompagnato e sorvegliato l’uomo nella sua lenta evoluzione della scrittura, lasciando segni che la mente umana ha tenuto in serbo per millenni sino al momento del bisogno.Ed eccoli riaffiorare alla mente -alla mano- in forma di segni sfuggiti, brevi linee curve, segmenti, tratti obliqui, punti, incisioni o passaggi leggeri.Fondamentalmente si dividono in due specie: i Calamus e i Mostrofoglio. I primi segnano, i secondi accolgono i segni.Il loro percorso evolutivo si è anche orientato verso la fusione delle due specie, dando origine a varietà ibride in cui è a tutt’oggi evidente il tentativo unificare le due funzioni: quella scrittoria e quella di conservazione e forse anche lettura. Una sorta di penna-carta auto scrivente e leggente.Notizie dettagliate si trovano nel catalogo stesso dello zoo, ma è necessario ancora aggiungere -più per amore di verità che per chiarezza- che le creature sono tutt’ora in grado di espletare le loro funzioni (prossime musiche verranno realmente scritte ed eseguite con questi “strumenti”) e che la musica qui ascoltata è frutto dei punti di contatto trovati con la loro inesauribile vitalità.
mpGLYPHOZOO is a portable zoo whose inhabitants are creatures of the signs, of a pre-writing time, when a glyph was still a pure engraved or drafted line.Pre-gero-glyphs, one could say. So antiques to easily became object of phantasies: theese tiny wooden “monstres”, smoothed by time and water (the two elements that we actually call “writing”) they use to live on the torrents banks and at the borders of woods.For the first time they are here catalogued and showed in public, but they “escorted” the human being throughout his slow evolution of writing. Then, little by little, these signs came back to the mind -to the hand- as short lines, points, escaped drafts, tiny slanting or curved strokes, carved or light signs.They basically could be divided in two species: Calamus, who can draft the signs, and Mostrofoglio, the one who keeps the signs. Their evolution also pointed the fusion of the two species, and at now it’s clear the attempt to unificate not the bodies but their functions: to write and maybe even reading. A sort of a self-reader paper-pen.Better details are available on the zoo’s catalogue, at now we must just add -not to be more clear, but just sincere- that these creatures are still able to fulfil their drafting and writing work (some next musics will be probably written with and maybe for them), and that the music here performed is a result of the concrete contact point with their endless vitality.
mp
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