Empedocle70: Qual‘è la storia di questo Teatro? Da quanto è “operativo” nell’ambito delle manifestazioni culturali veneziane?
Enrico Bettinello: Il Teatro è attivo dalla prima metà degli anni Novanta e "nasce" come palcoscenico per la danza, ma poi negli anni si è connotato sempre più come "luogo" della contemporaneità in una città che, Biennale esclusa, sulle arti sceniche contemporanee non ha poi così tante occasioni di confronto.
Dopo avere organizzato al Teatro alcuni concerti molto seguiti, dal 2003 l’Associazione Vortice gestisce direttamente la struttura e si è ritagliata in questi anni un ruolo di centralità nel panorama culturale veneziano.
E: Quali sono le sue caratteristiche tecniche? Cosa mettete a disposizione degli artisti, siano essi impegnati nella danza, teatro, musica o multimedialità?
E.B.: Il Teatro ha una struttura molto semplice e "postindustriale", con una pianta rettangolare e un grande palcoscenico: la sua caratteristica sono i muri in mattoni, che spesso affascinano compagnie e artisti, che ne fanno una scenografia semplice e di grande impatto emozionale.
Il reparto tecnico, gestito da uno staff di assoluta qualità, ha a disposizione una scheda tecnica ampia [la si trova nel nostro sito web] e ovviamente consente agli artisti di disporre di possibilità tecniche molto varie, anche se – come è evidente – compatibili con lo spazio.
E.: Quante persone occupa l’organizzazione del teatro?
E.B.: C’è uno staff organizzativo di quattro persone, cui si aggiungono tirocinanti e collaboratori esterni, mentre il reparto tecnico conta, oltre ai responsabili, un numero variabile di persone di differente competenza [luci, audio, scenografia, macchinisti…]
E.: Come è composta la vostra programmazione? A cosa date maggiore importanza?
E.B.:Originariamente sia Massimo Ongaro – che è stato direttore fino alla primavera del 2008 – che io, proveniamo da interessi e ambiti professionali legati alla musica e il lavoro di Vortice è nato con la rassegna "Risonanze", che è ancora il fiore all’occhiello della nostra programmazione. Negli anni poi l’indagine si è allargata anche alla danza e al teatro contemporaneo, creando un programma nel quale le varie proposte costituiscono un affascinante viaggio nella contemporaneità. Attualmente la stagione è composta, oltre che da "Risonanze", da "danzedautunno" – in collaborazione con Arteven – e da "Movimenti – gesti di teatro necessario", in collaborazione con OperaEstate Festival di Bassano, ma anche da appuntamenti come "Resi/dance" "Happy New Ears" a Capodanno e via dicendo. Negli anni l’importanza viene assunta sempre più dall’integrazione fra questi percorsi, alle possibilità di residenza e di network che la presenza degli artisti crea.
E.: Il pubblico come reagisce alle manifestazioni? Io personalmente ho assistito a diversi concerti qui nel corso degli anni e ho sempre trovato il Teatro pieno, anche se le proposte non erano ..semplici.
E.B.: Per quanto riguarda la musica, abbiamo costruito un pubblico negli anni e posso dire con orgoglio che "Risonanze" è una rassegna che ha dimensione europea [ne parla Wire, etc.]: chi viene nel nostro Teatro sa che trova qualità massima, che nella contemporaneità è molto importante. Abbiamo poi, accanto agli appassionati della danza e del teatro contemporaneo, un vasto pubblico universitario curioso di confrontarsi con esperienze linguistiche e espressive sempre nuove. Diciamo che il pubblico reagisce in modi sempre vari, certamente è molto attento e rispettoso, anche se poi riesce a sviluppare una propria opinione e questo è per noi un grande risultato, in un’epoca di menefreghismo o di adesione cieca e entusiasta a qualsiasi cosa venga spacciata per "cult".
E.: Dal 2003 le rassegne Risonanze e La Costruzione del Suono sono confluite nel Teatro ci vuoi parlare di queste due rassegne storiche? Ero ancora studente universitario quando andavo a sentire le loro proposte allo IUAV ed erano sempre delle belle esperienze ….anzi forse ci siamo conosciuti proprio in una di quelle occasioni…
E.B.: Come accennavo, "Risonanze" è nata prima che gestissimo il teatro, in seno allo IUAV e ci è sembrato naturale trovarle una "casa" che garantisse continuità e sviluppo. Per quanto riguarda La Costruzione del Suono, che sviluppava un percorso laboratoriale e artistico su musica e nuove tecnologie, era legata al Centro Culturale Candiani e ha avuto, a dispetto di quanto forse viene percepito oggi [forse perché il luogo non godeva all’epoca di un gran favore di pubblico] un grande successo, con i concerti di artisti come Mouse on Mars o Otomo Yoshihide, ma anche con seminari che hanno chiamato allievi da tutta Europa. Non c’è dubbio che in molte proposte di "Risonanze" siano confluite anche le tensioni e le riflessioni di quell’esperienza.
2 commenti:
Bello questo intervento sul Teatro Fondamenta Nuove, o FondamentaNove, come lo chiamavamo con gli amici veneziani qualche anno fa. Le mie due presenze -Biennale con Manuel Zurria e Risonanze con Elena Càsoli e Video DiCapua- sono un ricordo ancora vivo: è un luogo di grande fascino, veramente ben gestito, come dice Bettinello, con la programmazione che sin dall'inizio Ongaro ha fatto con coraggio e gusto.
Faccio quindi tanti auguri di buon proseguimento del lavoro a tutti.
Maurizio Pisati
E' sempre stato un bel posto dove andare a sentire grandi musicche e a stupirsi ... il concerto di Fennesz non me lo perdo di sicuro .. avviserò per tempo sul Blog chi vuol venire con me è il benvenuto! :)
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