venerdì 13 febbraio 2009

Speciale Sante Tursi: Intervista di Empedocle70 parte seconda



Empedocle70. Parliamo di marketing. Quanto pensa che sia importante per un musicista moderno? Intendo dire: quanto è determinante essere dei buoni promotori di se stessi e del proprio lavoro nel mondo della musica di oggi?

Sante Tursi: Promuovere se stessi e il proprio lavoro, soprattutto in campo musicale, è sempre stato determinante, non solo oggi! Aggiungerei che la qualità del proprio prodotto è la migliore forma di marketing, per dirla in termini commerciali. Indubbiamente sono necessarie anche una certa valutazione del mercato, l'analisi del territorio, una buona capacità di relazione ma, in ultima analisi, la qualità vince (quasi) sempre ;-)

E. Ho notato in questi ultimi anni un progressivo avvicinamento tra due aspetti della musica d’avanguardia, da un lato l’aspetto più accademico e dall’altro quello portato avanti da musicisti ben lontani dai canoni classici e provenienti da aree come il jazz, l’elettronica e il rock estremo come Fred Frith, John Zorn, la scena downtown newyorkese e alcune etichette di musiche elettroniche come la Sub Rosa e la Mille Plateux. Che ne pensa di queste possibili interazioni?

S.T.: Ne penso tutto il bene possibile, l'importante è che siano operazioni intelligenti e di buon gusto. L'interazione, in tutte le sue forme, può essere considerata un tratto distintivo del nostro tempo; l'odierno clima culturale, a parte qualche "rigurgito" repressivo, permette e facilita l'incontro tra le diversità e quindi, a maggior ragione, anche l'avvicinamento e la fusione di correnti musicali anche molto distanti tra di loro.

E. Sembra essersi creata una piccola scena musicale di chitarristi classici dediti a un repertorio innovativo e contemporaneo, oltre a lei mi vengono in mente i nomi di Marco Cappelli, David Tanenbaum, David Starobin, Arturo Tallini, Geoffrey Morris, Magnus Anderson, Elena Càsoli, Emanuele Forni, Marc Ribot con gli studi di John Zorn … si può parlare di una scena musicale? Siete in contatto tra di voi o operate ciascuno in modo indipendente?

S.T.: Credo che si possa parlare di scena musicale, intendendo con questo termine un gruppo di interpreti che si dedica interamente o in parte ad un repertorio innovativo e/o sperimentale. Il contatto tra di noi poi, dipende soprattutto dalle occasioni che si vengono a creare di volta in volta; magari questo blog può contribuire a far nascere un progetto che ci veda tutti coinvolti!

E. Quale significato ha l’improvvisazione nella sua ricerca musicale? Si può tornare a parlare di improvvisazione in un repertorio così codificato come quello classico o bisogna per forza uscirne e rivolgersi ad altri repertori, jazz, contemporanea, etc?

S.T.: L'improvvisazione nella ricerca musicale contemporanea è sicuramente uno di quegli aspetti che contribuisce a liberare le potenzialità creative dell'interprete, come ho detto prima; anzi, direi che è la libertà tout court! E' un tipo di pratica che, utilizzata soprattutto nel passato barocco e classico, è stata ripresa dalle avanguardie del '900 (per non parlare del jazz). La ritengo quindi un aspetto molto importante della formazione di un musicista dei nostri giorni e credo debba essere maggiormente approfondita e studiata anche all'interno di un percorso di studi accademico.

E. Ascoltando la sua musica ho notato la tranquilla serenità con cui lei si approccia allo strumento indipendentemente dal repertorio, da con chi sta suonando, dal compositore, dallo strumento che lei adopera dimostrando sempre un totale controllo sia tecnico che emotivo, quanto è importante il lavoro sulla tecnica per raggiungere a questo livello di “sicurezza”?

S.T.: Il lavoro sulla tecnica è basilare, nel senso che non si dà interpretazione senza questo solido fondamento. Aggiungerei che deve essere anche un lavoro continuo, lungo tutta la vita artistica di un interprete, senza però che diventi un fine ma piuttosto un mezzo per costruire un'esecuzione viva e fantasiosa.

E. Come vede la crisi del mercato discografico, con il passaggio dal supporto digitale al download in mp3 e tutto questo nuovo scenario?

S.T.: Sono estremamente favorevole alla diffusione più capillare possibile della cultura e dell'arte, con qualsiasi mezzo. Se, seguendo Dostoevskij, "la bellezza salverà il mondo", allora è importante, anzi necessario, che il mondo sia raggiunto da questo messaggio. Internet e le nuove tecnologie offrono in questo senso un mezzo potente e "democratico" di condivisione globale della musica e dell'arte.
Certo, resta la dibattuta questione dei diritti d'autore, ma credo che si possa trovare una soluzione, prima o poi.

E. Ci consigli cinque dischi per lei indispensabili, da avere sempre con se.. i classici cinque dischi per l‘isola deserta..

S.T.: Aggiro la domanda proponendo un ventaglio di scelte (non saprei proprio decidere per soli cinque dischi!). Seguendo il mio gusto personale direi: il Mahler di Bernstein, il concerto di Ravel della Argerich, una selezione di arie d'opera interpretate dalle grandi voci del passato, qualsiasi registrazione di Carlos Kleiber, idem per John Coltrane.

E. Quali sono invece i suoi cinque spartiti indispensabili?

S.T.: Se parliamo di chitarra, allora: Chaconne di Bach (lo so, è una trascrizione, ma la porto lo stesso ;-), Nocturnal di Britten, Sonata omaggio a Boccherini di Castelnuovo-Tedesco, Royal Winter Music di Henze, Variazioni sulla "Folia" di Ponce.

E. Il Blog ha aperto di recente una nuova rubrica dedicata ai giovani neodiplomati e diplomandi, che consigli si sente di dare a chi, dopo anni di studio, ha deciso di iniziare la carriera di musicista?

S.T.: Soprattutto...tenere duro! ;-) A parte la battuta, credo che il suggerimento migliore sia quello, ovvio, di continuare a studiare con impegno in maniera da farsi trovare sempre preparati; molto spesso la carriera si costruisce a partire da occasioni (partecipazione a concorsi, incontri, etc.) che generano altre occasioni che a loro volta ne generano altre e via seguendo. Una cosa però sento di consigliare caldamente: non bisogna cedere alla tentazione di proporre unicamente programmi dall'approccio "leggero" o "strappa-applausi", perchè alla lunga non generano altro che assuefazione e quindi disinteresse; tra l'altro tale atteggiamento sta allontanando sempre più la chitarra dalle stagioni più importanti, relegandola in una sorta di ghetto musicale. E' importante invece, secondo il mio parere, proporre un repertorio originale e innovativo e che comprenda anche le grandi opere della nostra letteratura.
E. Con chi le piacerebbe suonare e chi le piacerebbe suonare?
S.T.: Mi piacerebbe suonare con chiunque (non necessariamente un chitarrista) abbia una visione della musica aperta al nuovo e una mentalità desiderosa di progresso.
Per quanto riguarda chi suonare, mi piacerebbe davvero se Henze componesse un nuovo pezzo per chitarra!

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