mercoledì 10 giugno 2009

Luciano Berio saggista parte terza di Empedocle70

Berio affronta anche il tema (non a caso i riferimenti a Eco) dell' impossibilità di un approccio semiologico alla musica. La semiologia non può occuparsi di processi non riconducibili a modelli linguistici, come quelli musicali. E quando non c' è posto per il prefisso "meta", il semiologo si ferma: una metamusica non esiste. Questa certezza è fondata sul presupposto che la musica non parla che di se stessa, perché se nella lingua la parola può non essere la cosa, la «parola» musicale è invece sempre la cosa: il nome della cosa - il suono - è già la sua esperienza. C' è poi l' indagine della traduzione come fatto creativo, che implica sempre un' interpretazione: "Ogni forma di creatività musicale è per sua natura aperta", afferma spiegando come la storia della trascrizione coincida con la storia stessa del pensiero musicale e che il dialogo inesauribile tra trascrizione e invenzione crea un flusso ancora una volta anti-storicistico. Berio conosce questa pratica, di cui spiccano numerosi esempi nella sua produzione. In uno dei suoi pezzi più famosi, Sinfonia, il terzo movimento adotta come base lo Scherzo della Seconda Sinfonia di Mahler per sviluppare, anche attraverso altre citazioni, una riflessione sonora sulla storia della musica. Alcune citazioni poso essere prese per delle «amnesie volontarie»: ogni atto creativo implica distruzione e infedeltà. Base irrinunciabile per la comprensione del presente, il passato è un divenire che rifiuta sequenze irreversibili e unitarie, procedendo a sbalzi e a ricongiunzioni la musica rinnova se stessa in un flusso continuo: il Novecento non può dimenticare Monteverdi, mentre può farlo il teatro musicale sette-ottocentesco, così come l' Ottocento ha bisogno di Bach.
Nell’analisi lucida e quasi distaccata della sua poetica, berio spiega l' imprescindibilità degli strumenti analitici per ogni forma di creatività: non solo per le necessarie concettualizzazioni, ma come profondo contributo al processo compositivo. Ovunque, in queste pagine dense ed esigenti, corrono provocazioni, stimoli, attacchi anche imprevedibili. Berio parla di musica in modo razionale, concreto nel misurarsi con la natura fisica del suono e i suoi strumenti, eppure, a tratti, l' esposizione offre sprazzi metafisici, come in certe disquisizioni di scienziati dove il rigore «matematico» può accogliere la libertà intuitiva della poesia.

Sono due libri eccellenti, leggeteli perché rappresentano al meglio lo svolgersi di un pensiero lucido e analitico e allo stesso tempo mai noioso o pedante. Per un attimo trascurate la figura di Berio compositore e accogliete quella di saggista e conferenziere e lasciatevi affascinare dalla sua affabulazione, vi scoprirete a sottolineare i suoi passaggi e a riprendere in mano i libri ogni tanto, per il gusto di aprirli a caso e di gustare nuovamente le sue idee e i suoi paradossi. Un grande.
Empedocle70

Testi:
- “Un ricordo al Futuro. Lezioni americane” , 2006 Einaudi
- “Intervista sulla Musica” , 2007 Laterza

Nessun commento: