Evidentemente,
questo è il prezzo da pagare per chi vuole agire ed operare in modo
moderno e provocatorio al di fuori degli stereotipi previsti
dall’orientalismo “tradizionale”. Ma quali le motivazioni
sottostanti all’azione di Zorn? Da una prospettiva postmoderna, la
musica di Zorn combina liberamente qualunque stile e soggetto che gli
possa interessare. Il rischio in questo caso, come abbiamo visto per
Crumb è che l’eclettismo internazionale si trasformi in una
assenza di riguardo verso le differenze culturali. A mio avviso Zorn
evita questa trappola in virtù della sua accurata conoscenza della
cultura giapponese: non usa a caso “significati” privi di
contenuto, ma conosce esattamente gli elementi orientali che usa
nella sua musica.
È interessante
notare infatti che furono gli americani di origine asiatica e non i
giapponesi a sentirsi offesi dalla musica di Zorn. I dischi di Zorn
continuarono (e continuano tuttora) a essere prodotti, stampati e
messi in vendita liberamente in Giappone senza polemiche di sorta e
con le cover e le foto al posto giusto, senza censure.
È possibile che
Zorn conosca le specifiche aree della cultura giapponese moderna
meglio degli americani giapponesi? Forse Zorn, affascinato dal lato
più scuro della cultura giapponese, sa che le pratiche bondage non
sono in Giappone di per sé considerate riprovevoli, diversamente che
in Occidente dove sono considerate devianti e aberranti.
Mentre i giapponesi
hanno una tradizione ricca di erotismo, molto cambiò nel ventesimo
secolo e fu solo negli anni sessanta, con film come Craze Fruit che
quella sessualità cominciò a riguadagnare il suo posto all’interno
della cultura giapponese grazie soprattutto a Nagisa Oshima, l'uomo
riportò il sesso al cinema col genere pinkueiga (film rosa). Nel
Reame dei Sensi resta il suo lavoro più famoso, ma altri come Storia
Crudele di Gioventù e Morte di un Impiccato cominciarono a sfidare
quello che Oshima considerava una società repressa dove il percorso
verso la modernizzazione schiacciava l'approccio giapponese e
tradizionale alla sessualità. Lui guardava all’era Edo (1868
-1903) quando esisteva già una cultura sessuale più aperta e
disinvolta. E anche a quell’epoca era presente una certa ossessione
per il bondage e il sadomaso.
Il risultato fu la
rinascita di un genere progressivamente sempre più trasgressivo e
violento, quasi sempre contro le donne, che riuscì a guadagnare una
tale popolarità verso il grande pubblico a tal punto che dalla metà
degli anni 60’ il genere pinku-eiga impiegava metà della
produzione cinematografica giapponese. Evidente dimostrazione del
fatto che il sadomasochismo è normalmente presente nella cultura
giapponese e che l'uso che ne fa Zorn non è in Giappone così
radicale come può apparire in America.
L'uso da parte Zorn
dei manga mantiene questa stessa impostazione. Diversamente dai
fumetti americani i Manga si occupano di tutti gli aspetti della
società giapponese, trattando una serie incredibile di temi: da come
essere educati a tavola, alle invasioni di alieni, alle buffonate di
criceti voyeuristi , all’economia domestica. C'è il sotto genere
hentai, un tipo di manga ed anime che tratta esclusivamente la
pornografia, quasi sempre connaturato da una gran varietà di
trasgressioni. Il raccapricciante disegno all’interno dell’album
Torture Garden ne è un esempio. Sebbene questo sia considerato
riprovevole per gli Occidentali, in Giappone è considerato
accettabile e non è difficile trovare persone che leggono questo
tipo di materiale in pubblico senza la minima vergogna. Logico quindi
che le scelte estetiche di Zorn non siano considerate come offensive
in questo paese.
La violenza è anche
presente nella cultura giapponese, come appare nei film di samurai di
Kurosawa o i film di yakuza (banditi giapponesi) di Takashi Miike. È
certamente presente in molti generi di anime e in molti tipi di
musica, come ad esempio nel lavoro di Merzbow (Masami Akita). Akita è
primariamente un compositore, ma anche un direttore cinematografico
che tratta in modo molto specifico un mix di sesso, violenza e morte,
ad esempio nel film Paradise Lost.
Evidentemente qui
siamo lontani anni luce dagli stereotipi più comodi
dell’orientalismo: le caricature asiatiche sorridenti, vestite nei
tradizionali kimoni e mangiatori di riso (rigorosamente con le
bacchette). Allo stesso tempo non tutti i giapponesi consumano questo
tipo estremo di arte, ma essa è una parte sostanziale della loro
cultura, aspetto finora accuratamente trascurato dagli accademici
occidentali. Henti e pinku-eiga non sono movimenti culturali
underground, eppure Hisama sembra totalmente ignorare quest’aspetto
della società giapponese e, da brava orientalista occidentale, li
giudica unicamente in base ai nostri parametri culturali. Peggio,
giudica Zorn un violentatore di donne asiatiche unicamente in base
alle foto degli artwork dei suoi dischi, ma forse parte della ragione
per le sue invettive nei suoi confronti è si tratta di un maschio
americano, ebreo e bianco.
Forse se fossero
state presentate da un asiatico (come nel caso di Merzbow) sarebbe
stato più facile per gli americani asiatici accettarle? Il dubbio
sulla legittimità e accuratezza di queste critiche sale in maniera
esponenziale non solo sulla base delle dichiarazioni di Zorn al
riguardo:
[The images] were
never intended to denigrate or insult any particular …
groups of persons … If someone criticizes me, they’re not looking
at the scope of my work, as an artist who deals with these themes in
a consistent way. I’ve used Caucasians in violent situations too.
Le posizioni di
Hisama sono inoltre carenti di molti elementi: Ad esempio Hisama non
menziona persone come Ikue Mori, una batterista e esperta di musica
elettronica giapponese che non solo lavora a stretto contatto con
Zorn, ma che fino al 2001 ha seguito e curato la parte grafica dei
dischi usciti per casa discografica indipendente Tzadik, di proprietà
di John Zorn!
E’ comprensibile
che una donna possa sentirsi offesa da quelle immagini, ma Hisama nel
suo saggio non dice che lei si è sentita offesa personalmente, ma
che Zorn è una persona perversa, razzista, e misogina, in
particolare nei confronti delle donne asiatiche. Affermazioni che non
si basano su nessun fatto certo, ma solo su una deliberata e palese
male interpretazione della musica di John Zorn. La Hisama guarda solo
due lavori di Zorn e solo esaminando l’aspetto grafico … peccato
solo che la sua musica non si limiti a questi aspetti. All’epoca
erano a disposizione di questi studiosi altri dischi di Zorn che non
sono nemmeno stati presi in considerazione, è ora di parlarne e di
dare un’ulteriore spallata a questo saggio, palesemente dozzinale e
frutto di un impianto ideologico-critico datato e miope.
... continua domani
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