giovedì 24 maggio 2012

Recensione di J.S.. Bach Suites for Guitar di Luigi Attademo




Non c’è niente da fare. Prima o poi lo devi affrontare, devi affrontare la sua musica, definire delle trascrizioni/traduzioni, cercarne lo spirito, indagare la massa e la sua struttura sonora. Da Bach non si scappa.
Sembra incredibile pensare che un simile compositore, che ha dovuto aspettare secoli perché gli venisse riconosciuta la sua effettiva grandezza, possa attraverso il tempo continuare a influenzare e guidare i musicisti del nostro secolo e della nostra era, confermandosi un irresistibile attrattore artistico e come il più “contemporaneo” tra tutti i suoi colleghi compositori, di ogni era e età.
Cosa si nasconde nella sua musica? Quali sono i perché di questa malia che continua a richiamare attenzione ancora oggi? Perché questo potere?
A cosa attribuirebbe questa sua “aurea” Walter Benjiamin? Al carattere trascendentale della sua musica? Alla geometria rigorosa su cui è basata che la rende una architettura sonora? Alla sua capacità di adattarsi alle trascrizioni per qualunque strumento senza che questo comporti il minimo cedimento di quelle che sono le sue strutture fondamentali? Il fatto di essere poggiare le proprie basi su danze di estrazione popolare? Melodie comunque eleganti?
Temo che la risposta non sia alla mia portata. Ma la musica di Bach è sicuramente alla portata della chitarra classica di Luigi Attademo, che anche lui ammaliato, ha voluto realizzare questo doppio cd per la Brilliant (casa discografica che ci ha ormai abituato a una discreta e costante attenzione verso il nostro strumento preferito).
Attadamo è un musicista dalla solida preparazione e ne da abbondante dimostrazione mentre si muove con disinvoltura all’interno di Preludi, Sarabande, Bourre e Gavotte, mostrando non solo competenza e perizia, ma anche una piacevole vena melodica.
Sempre bravo.

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