Cosa
succede quando un chitarrista lascia il suo strumento e si impegna
nella scrittura e nella orchestrazione? Ne può uscire una “Camera
Lirica”, una sorta di ensemble-laboratorio caratterizzato da questa
ricca formazione quasi orchestrale: Domenico Caliri (conduction,
electric guitar), Mirco Rubegni (trumpet, french horn) Christian
Thoma (oboe, english horn), Piero Bittolo Bon (alto sax, alto
clarinet, flute), Guido Bombardieri (alto sax, Bb clarinet, flute),
Francesco Bigoni (tenor sax, Bb clarinet), Beppe Scardino (baritone
sax, bass clarinet), Glauco Benedetti (tuba), Paquale Mirra
(vibraphone, xylophone), Fabio Costantini (electric guitar), Alfonso
Santimone (piano, Korg ms–10), Francesco Guerri (cello), Federico
Marchesano (electric bass, double bass) e Federico Scettri (drums).
Una Camera che è allo stesso tempo un magna sonoro rigorosamente
ordinato e orchestrato, gestito con l’attenzione Zappiana verso i
layer di suoni dei fiati e una ritmica dispari e sincopata che
scatena immediata simpatia e voglia di muovere il corpo e la mente.
Un
approccio postmodernista quello di Caliri, un fondere assieme cose
disparate generandone di nuovo, un rileggere a rovescio una carta
geografica scoprendo che così si può creare (e esplorare) un mondo
nuovo.
A
noi ascoltatori resta sempre il piacere della ricerca del dettaglio,
del gusto della citazione trovata, dell’ascolto come erudizione,
del collegamento da scoprire ogni volta per poter riascoltare ogni
volta con orecchie nuove. Vi sembra poco? Io non credo. Bravissimi
tutti i musicisti impegnati nell’ensemble non solo dal punto di
vista tecnico ma soprattutto nella capacità di saper coniugare una
precisa esecuzione e interpretazione con la verse e il senso
dell’umorismo tipico del jazz.
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