martedì 2 dicembre 2014

Recensione di Camera Lirica di Domenico Caliri, Caligola 2014



Cosa succede quando un chitarrista lascia il suo strumento e si impegna nella scrittura e nella orchestrazione? Ne può uscire una “Camera Lirica”, una sorta di ensemble-laboratorio caratterizzato da questa ricca formazione quasi orchestrale: Domenico Caliri (conduction, electric guitar), Mirco Rubegni (trumpet, french horn) Christian Thoma (oboe, english horn), Piero Bittolo Bon (alto sax, alto clarinet, flute), Guido Bombardieri (alto sax, Bb clarinet, flute), Francesco Bigoni (tenor sax, Bb clarinet), Beppe Scardino (baritone sax, bass clarinet), Glauco Benedetti (tuba), Paquale Mirra (vibraphone, xylophone), Fabio Costantini (electric guitar), Alfonso Santimone (piano, Korg ms–10), Francesco Guerri (cello), Federico Marchesano (electric bass, double bass) e Federico Scettri (drums). Una Camera che è allo stesso tempo un magna sonoro rigorosamente ordinato e orchestrato, gestito con l’attenzione Zappiana verso i layer di suoni dei fiati e una ritmica dispari e sincopata che scatena immediata simpatia e voglia di muovere il corpo e la mente.
Un approccio postmodernista quello di Caliri, un fondere assieme cose disparate generandone di nuovo, un rileggere a rovescio una carta geografica scoprendo che così si può creare (e esplorare) un mondo nuovo.

A noi ascoltatori resta sempre il piacere della ricerca del dettaglio, del gusto della citazione trovata, dell’ascolto come erudizione, del collegamento da scoprire ogni volta per poter riascoltare ogni volta con orecchie nuove. Vi sembra poco? Io non credo. Bravissimi tutti i musicisti impegnati nell’ensemble non solo dal punto di vista tecnico ma soprattutto nella capacità di saper coniugare una precisa esecuzione e interpretazione con la verse e il senso dell’umorismo tipico del jazz.


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