venerdì 25 marzo 2011

Glenn Branca: le chitarre oltre, quinta parte


L’estro di Branca raggiunge tuttavia risultati ancor più efficaci e plateali con la "Symphony No. 2", registrata dal vivo il 14 maggio del 1982 in una chiesa newyorkese (location che deve aver ispirato anche il sottotitolo "The Peak OfThe Sacred"), ma pubblicata su Atavistic solo nel 1992. Monumentale già per la durata complessiva che oltrepassa i settanta minuti nel raggio di·cinque movimenti, questa sinfonia si contraddistingue per un climax sonoro ancor più ostico e primordiale, flagellato e deformato da ben undici chitarre, molte delle quali modificate appositamente per ospitare tre serie di corde. Branca utilizza anche cascate .di armonici preregistrati e manipolati su nastro, potenziando il ruolo ritmico e percussivo di Wischerth con i frastuoni metal-industrial suscitati dal funambolico Z'èv, solista implacabile soprattutto nel secondo movimento intitolato Radioactive Poltergeist Kitchen 1955.
Concettualmente poderosa e ambiziosa è invece "Symphony No.3 - Gloria" (Neutral, 1983), sostanza sonica dagli accenti drammaticamente lividi e trascendentali, suddivisa in tre movimenti per un ensemble di tredici elementi (oltre ai soliti Ranaldo e Moore tra i chitarristi figurano anche Michael Gira degli Swans e Margaret DeWys dei Theoretical Girls). Branca intende l'opera come un esperimento per sviluppare sonorità con i primi 127 intervalli della serie armonica, raggiungendo così la misura di sette ottave. L’intervallo musicale fra due suoni si esprime con il rapporto fra le rispettive frequenze. L’intervallo di "ottava" è un particolare intervallo in cui il cui rapporto di frequenze fra i suoni è pari a 2. Per calcolare le ottave superiori (o inferiori) di un suono è pertanto necessario moltiplicare (o dividere) la frequenza considerata per 2, 4,8, 16, cioè 21, 2', 2" 2" dove gli esponenti 1,2, 3, 4, rappresentano il numero di ottave contenute nell'intervallo. Tali esercizi logaritmici sui principi che regolano le scale musicali e le serie armoniche sono un po' la passione e la ragione di vita d'ogni compositore-musicista minimalista e tanto per non smentire la sua appartenenza a tale categoria, Branca s'applicherà ad essi con pervicacia e ostinazione sempre più crescenti.
Tralascio le sinfonie e le opere che mi risultano essere ancora prive di documentazione discografica ("Symphony No. 4 - Physics" del 1983, "Symphony No.7 - Graz" del 1989, "Symphony No. 11 - The Netherlands" e "Symphony No. 12 .Tonal Sexus" entrambe del 1998) non si può però affatto tacere di alcuni lavori e progetti che caratterizzano l'estetica e il peculiare discorso musicale di Branca dai medi anni Ottanta fino alle porte del secondo millennio. A nostro modesto avviso l'ultima opera centrale e autenticamente audace scaturita dal suo sconfinato (e scostante) ego artistico è "Symphony No. 5 - Describing Planes Of An Expanding Hypersphere" (New Tone, 1997), realizzata nel 1984 per un'orchestra di dieci elementi e un armamentario strumentale di chitarre, tastiere, basso, batteria. La base teorica da cui discendono i suoi sei movimenti risiede nella serie armonica naturale rispetto alla quale tutte le chitarre (costruite e modificate artigianalmente per essere picchiate e sfregate anche con bacchette in posizione orizzontale) sono puntigliosamente accordate. Veemenza e dolcezza si mescolano qui tra gli agglomerati dei sovratoni che salgono e scendono incessantemente fino a provocare un deflagramento massimalista d'entità colossale.
Per il cinema e la danza vedono rispettivamente la luce su album "The Belly Of An Architect" (1986), colonna sonora per orchestra ad archi di stampo nymaniano scritta insieme a Wim Mertens per l'omonima pellicola del regista Peter Greenaway, e "The World Upside Down" (Crepuscole, 1992) eseguita dalla New York Chamber Sinfonia. C'è da dire che la prolificità produttiva di Branca nell'ultimo decennio ha lambito spesso le sponde di quell'avanguardia accademica intelligentemente avversata agli esordi, ma per un genio di questo stampo, che nonostante tutto il ben di dio prodotto finora ancora fatica a sbarcare il lunario e a pagarsi le bollette di casa, le opere e i concerti commissionati dalle fondazioni artistiche costituiscono l'unica fonte di guadagno per condurre un'esistenza dignitosa quanto basta. L’estro di Branca raggiunge tuttavia risultati ancor più efficaci e plateali con la "Symphony No. 2", registrata dal vivo il 14 maggio del 1982 in una chiesa newyorkese (location che deve aver ispirato anche il sottotitolo "The Peak OfThe Sacred"), ma pubblicata su Atavistic solo nel 1992. Monumentale già per la durata complessiva che oltrepassa i settanta minuti nel raggio di·cinque movimenti, questa sinfonia si contraddistingue per un climax sonoro ancor più ostico e primordiale, flagellato e deformato da ben undici chitarre, molte delle quali modificate appositamente per ospitare tre serie di corde. Branca utilizza anche cascate .di armonici preregistrati e manipolati su nastro, potenziando il ruolo ritmico e percussivo di Wischerth con i frastuoni metal-industrial suscitati dal funambolico Z'èv, solista implacabile soprattutto nel secondo movimento intitolato Radioactive Poltergeist Kitchen 1955.
Concettualmente poderosa e ambiziosa è invece "Symphony No.3 - Gloria" (Neutral, 1983), sostanza sonica dagli accenti drammaticamente lividi e trascendentali, suddivisa in tre movimenti per un ensemble di tredici elementi (oltre ai soliti Ranaldo e Moore tra i chitarristi figurano anche Michael Gira degli Swans e Margaret DeWys dei Theoretical Girls). Branca intende l'opera come un esperimento per sviluppare sonorità con i primi 127 intervalli della serie armonica, raggiungendo così la misura di sette ottave. L’intervallo musicale fra due suoni si esprime con il rapporto fra le rispettive frequenze. L’intervallo di "ottava" è un particolare intervallo in cui il cui rapporto di frequenze fra i suoni è pari a 2. Per calcolare le ottave superiori (o inferiori) di un suono è pertanto necessario moltiplicare (o dividere) la frequenza considerata per 2, 4,8, 16, cioè 21, 2', 2" 2" dove gli esponenti 1,2, 3, 4, rappresentano il numero di ottave contenute nell'intervallo. Tali esercizi logaritmici sui principi che regolano le scale musicali e le serie armoniche sono un po' la passione e la ragione di vita d'ogni compositore-musicista minimalista e tanto per non smentire la sua appartenenza a tale categoria, Branca s'applicherà ad essi con pervicacia e ostinazione sempre più crescenti.




Tralascio le sinfonie e le opere che mi risultano essere ancora prive di documentazione discografica ("Symphony No. 4 - Physics" del 1983, "Symphony No.7 - Graz" del 1989, "Symphony No. 11 - The Netherlands" e "Symphony No. 12 .Tonal Sexus" entrambe del 1998) non si può però affatto tacere di alcuni lavori e progetti che caratterizzano l'estetica e il peculiare discorso musicale di Branca dai medi anni Ottanta fino alle porte del secondo millennio. A nostro modesto avviso l'ultima opera centrale e autenticamente audace scaturita dal suo sconfinato (e scostante) ego artistico è "Symphony No. 5 - Describing Planes Of An Expanding Hypersphere" (New Tone, 1997), realizzata nel 1984 per un'orchestra di dieci elementi e un armamentario strumentale di chitarre, tastiere, basso, batteria. La base teorica da cui discendono i suoi sei movimenti risiede nella serie armonica naturale rispetto alla quale tutte le chitarre (costruite e modificate artigianalmente per essere picchiate e sfregate anche con bacchette in posizione orizzontale) sono puntigliosamente accordate. Veemenza e dolcezza si mescolano qui tra gli agglomerati dei sovratoni che salgono e scendono incessantemente fino a provocare un deflagramento massimalista d'entità colossale.
Per il cinema e la danza vedono rispettivamente la luce su album "The Belly Of An Architect" (1986), colonna sonora per orchestra ad archi di stampo nymaniano scritta insieme a Wim Mertens per l'omonima pellicola del regista Peter Greenaway, e "The World Upside Down" (Crepuscole, 1992) eseguita dalla New York Chamber Sinfonia. C'è da dire che la prolificità produttiva di Branca nell'ultimo decennio ha lambito spesso le sponde di quell'avanguardia accademica intelligentemente avversata agli esordi, ma per un genio di questo stampo, che nonostante tutto il ben di dio prodotto finora ancora fatica a sbarcare il lunario e a pagarsi le bollette di casa, le opere e i concerti commissionati dalle fondazioni artistiche costituiscono l'unica fonte di guadagno per condurre un'esistenza dignitosa quanto basta.

Empedocle70

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