martedì 8 marzo 2011

Labradford. Il post rock si fa contemporaneo. seconda parte



Le loro musiche possono essere prese a perfetto esempio di quanto proposto dal catalogo della loro casa discografica: la Kranky, da loro inaugurata con Prazision, uscito nell’ottobre del 1993, che ha da subito destato l’attenzione di stampa specializzata e intellighenzia underground.
Registrato dai soli Carter Brown (moog, vocoder, synths) e Mark Nelson (chitarre elettriche e acustiche, tape loops, voci), il disco è un’escursione lunga undici tracce in territori che solo di sfuggita lambiscono i luoghi comuni del rock, adottando piuttosto soluzioni prossime all’avanguardia. ". Melodie a tratti impalpabili, talvolta tangenti l’isolazionismo si alternano a momenti di segno opposto, in cui a dominare sono scenari post-industriali e atmosfere cupe, opprimenti, fotogrammi alla David Lynch. Suoni mai freddi o fini a se stessi, musiche sì d’ambiente ma dietro cui si celano le canzoni
Dopo il singolo Julius (Merge, 1994), ancora nello stile languidamente narcotico di Prazision, A Stable Reference (Kranky, 1995) cambia le regole del gioco, optando per un granuloso impasto di chitarre e tastiere, e arricchendo la formula con effetti melodici in stile vagamente gotico e con cadenze ritmiche più accentuate, grazie anche all'innesto del bassista Bobby Donne. La musica smussa parecchi spigoli, diventa meno stratificata e più quieta, in certi casi sembra di risentire gli echi rarefatti della colonna sonora di "Twin Peaks". Il merito di questo nuovo suono è probabilmente da ricondurre alla nuova formazione a tre che consente di colmare alcune lacune armoniche e di ottenere effetti ancor piu` suggestivi. Chitarra e basso hanno ruoli fondamentali: anche quano i brani hanno la forma della canzone gli accordi di chitarra vengono lasciati cadere distrattamente nel brusio del basso mentre le tastiere liberano volute di accordi su acquerelli tardo impressionisti. Musiche come bagni di vapore, melodie come fattori immersivi guidati dal riverbero e dal delay della chitarra di Nelson. Il canto (un bisbiglio impercettibile) non scalfisce quelle che sono fondamentalmente composizioni strumentali. Tutto e` soffuso e sfumato, come in sogno.
Le canzoni non sembrano avere la forza di continuare e finiscono per spegnersi senza aver graffiato.
Su un 10" escono Scenic Recovery e Underwood 5ive (Duophonic, 1996), anteprima di Labradford (Kranky, 1996), disco che mescola psichedelia, musica industriale e ambientale attraverso l'umore del proprio tempo, in un qualcosa di nuovo e inaspettato che si libera dei cliché di questi stili. Nelson ha aggiunto un campionatore al suo arsenale, dando alla sua musica un tono meno statico, con il ritmo, che è affidato principalmente a linee di basso in primo piano e primitive drum-machines. Il risultato è un'atmosfera più calda, dove la voce è diventata più "vera" e non è più solo un bisbiglio in sottofondo, immersa in una pulsazione e accompagnata dal solenne incedere quasi pink floydiano della chitarra. In questo disco convergono la classicità di Dark Side of The Moon, il minimalismo di Philip Glass e anche la musique concrete di Pierre Henry, passando per ballate noir, linee di basso jazz, echi tenebrosi di tastiere, febbrili rintocchi di chitarra, ritmo rilassato e rumori quasi snervanti.
Con questo disco i Labradford perfezionano lo stile del loro austero rock strumentale, unendolo alla musica contemporanea in un mix che trova le sue basi tanto sulla tecnologia (loops, campionamenti) quanto sui timbri degli strumenti acustici.

continua domani

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