venerdì 18 marzo 2011

Intervista a Silvia Cignoli, quarta parte


Con chi ti piacerebbe suonare e chi ti piacerebbe suonare? Quali sono i tuoi prossimi progetti? Su cosa stai lavorando?

I pezzi che desidero maggiormente suonare non sono ancora stati scritti: mi vedo dentro la musica di oggi a prestare le mie mani a chi crea musica ora. Fra i pezzi già composti però mi vengono in mente subito due titoli: “Professor Bad Trip” di Fausto Romitelli e le “Quattro Danze Macabre” di Nadir Vassena. Inoltre spero di avere presto a che fare con musiche di Giorgio Colombo Taccani e Fabio Vacchi.
Per quanto riguarda il mio progetto più imminente sto cominciando a organizzare il mio recital
di fine master (interamente su brani contemporanei, uno di questi in fase di scrittura), che sarà
composto da una serie di performance interdisciplinari tante quanti sono i pezzi che suonerò. Per ogni brano ho pensato a qualcosa che potesse distogliere lo spettatore dalla sensazione di dover assistere a un concerto inteso in modo tradizionale, ma che comunque avesse un legame forte col pezzo. Ci saranno attori, video, proiezioni, cura del gesto e dei movimenti dei musicisti, cura delle luci e utilizzo del buio e dei costumi.
Dopo quest’ultimo, intenso, anno di Master credo che avvertirò la necessità di sviluppare o
riprendere aspetti che fino ad ora non ho avuto il tempo di coltivare: mi piacerebbe studiare un minimo di recitazione e riprendere a lavorare un po’ anche con l’immagine.
Continuerò sicuramente a portare avanti il Duo Antilia con Cinzia Cruder ma parallelamente vorrei cominciare a formare una squadra di persone con intenti simili ai miei per proseguire a lavorare su progetti interdisciplinari, cosa che ho sempre sentito di voler fare.

Dato che ci scambiamo spesso le letture .. cosa stai leggendo adesso e cosa ci consigli?

In questo momento sto leggendo “Le figure della musica” di Sciarrino.
Fra i libri che consiglierei c’è sicuramente “Lo spirituale nell’arte” di Kandinskj, un libro secondo me di importanza capitale scritto da un pittore illuminato, rivoluzionario, ma che parla a tutti gli artisti.
Letture indimenticabili sono inoltre i saggi di Paolo Repetto, in particolare “La Visione dei Suoni”, raccolta di articoli che trattano dei parallelismi profondi fra compositori e pittori o architetti, raccontati con delicatezza e grandissima poesia.
Altre letture che consiglio sono: “Il resto è rumore” di Alex Ross, “Il paesaggio sonoro” di Murray Shafer, “Musicofilia” di Oliver Sacks, “Musica e Pittura” (Shoenberg e Kandinskj).

Ultima domanda: Roberto Freak Antoni, il cantante degli Skiantos, ha scritto una volta un libro intitolato “Non c’è gusto in Italia ad essere intelligenti” … tanti chitarristi italiani, specialmente se interessati alla musica contemporanea si sono da tempo trasferiti all’estero e lì hanno avviato una carriera impensabile in Italia .. pensi di seguire le loro orme?

Al momento i miei legami lavorativi e di studio si tendono fra Milano e Lugano. Non ho intenzione, per ora, di trasferirmi in via stabile all’estero, poiché sento di non aver esaurito le mie possibilità qui. Ma mi piacerebbe lavorare in Svizzera e rimango aperta a qualsiasi possibilità.

Ultimissima domanda, proviamo a voltare verso la musica le tre domande di J.P.Sartre verso la letteratura: Perché si fa musica? E ancora: qual è il posto di chi fa musica nella società contemporanea? In quale misura la musica può contribuire all’evoluzione di questa società?

Si fa musica principalmente per necessità interiore.
La seconda e la terza domanda sono assimilabili: il posto di chi fa musica nella società contemporanea è ovunque: come schematizza Kandinsky, la società può essere rappresentata come un triangolo suddiviso in diversi fasci orizzontali in cui si collocano rispettivamente le persone con diversi livelli di consapevolezza. Esso rappresenta la vita spirituale della società. In ogni sua fascia sono presenti gli artisti, ma se il loro prodotto è di contenuto impuro o non elevato può far precipitare un livello superiore ad uno inferiore: non per forza questo triangolo avrà un movimento di ascesa, anzi ci sono periodi di decadenza spirituale, ovvero di staticità artistica, in cui gli artisti tendono a riprodurre gli stessi oggetti o le stesse idee. E’ il caso per esempio di molta musica commerciale, la cui banalità e i cui contenuti scontati relegano le persone delle fasce inferiori del triangolo a uno stato basso di consapevolezza, senza dar loro la possibilità di salire a un livello superiore del triangolo.
Rispettare sterilmente le tecniche tradizionali dà luogo a opere d’arte vuote, come anche stravolgerle inutilmente. Gli artisti hanno quindi una grande responsabilità verso se stessi e verso la società, perché, come dice Kandinsky, del loro pane spirituale la società si nutre, perché ne sono lo specchio profondo.

Grazie Silvia!
Empedocle70

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