mercoledì 2 marzo 2011

Intervista a Stefano Viola, seconda parte


Lei ha concentrato la sua attenzione sull’attività di insegnante anche se ha dei notevoli trascorsi come concertista, com’è la situazione nei Conservatori italiani?

Se devo considerare l’ambito didattico-chitarristico devo dire che nei Conservatori si rispecchia un po’ la stessa situazione delle Università nel senso che vi sono dei poli dove il livello qualitativo della docenza è di assoluto rilievo rispetto ad altre realtà dove la didattica non raggiunge nemmeno un livello di sufficienza spesso a causa di un immobilismo culturale ma talvolta per vera e propria inadeguatezza professionale. Ritengo comunque che la scuola chitarristica italiana sia una delle più significative nel panorama didattico mondiale.
Nell’ambito organizzativo e logistico riferito all’iter degli studi in questo momento regna una grande confusione dovuta al fatto che la legge di riforma 508 del ’99 non ha ancora trovato piena applicazione per la mancanza dei regolamenti attuativi della stessa, ad esempio riguardo alla equipollenza del titolo di studio rispetto alle lauree universitarie; solo da quest’anno è sancita a livello ministeriale la validità del nuovo titolo di studio (il diploma di laurea triennale) con l’emanazione dei relativi regolamenti senza considerare che in questo momento convivono all’interno del Conservatorio tre percorsi di studio diversi: il “vecchio ordinamento” con il quale gli studenti che abbiano iniziato a studiare precedentemente hanno il diritto di concludere gli studi, il “nuovo ordinamento” con l’attivazione delle lauree di primo e secondo livello e, per finire, i cosiddetti “corsi di base o pre-accademici” di cui il Conservatorio dovrà farsi carico fino al momento in cui vi sarà un adeguato numero di scuole medie e superiori ad indirizzo musicale (i costituendi licei) presenti sul territorio.

Quali sono stati gli effetti dei recenti tagli operati dal Governo nell’ambito dell’Istruzione e della Riforma Gelmini?

Credo che i tagli dei fondi destinati in genere alla cultura abbiano colpito soprattutto gli enti lirici, le orchestre e gli enti di produzione musicale dove peraltro bisogna riconoscere vi fossero degli sprechi piuttosto evidenti; di riflesso, naturalmente, anche i Conservatori che però non hanno mai potuto disporre di quantità di fondi paragonabile alle realtà sopra citate. Stesso discorso vale per i tagli dei fondi destinati alla didattica e alla ricerca nelle Università che si vedono ridurre drasticamente i finanziamenti rispetto al passato andando ovviamente in sofferenza; anche in questo caso bisogna dire però che l’entita dei finanziamenti riservati agli Atenei ha , per ovvi motivi numerici, una consistenza decisamente diversa rispetto a quelli destinati ai Conservatori. Il nocciolo del problema è, a mio avviso, riconducibile alle modalità con cui le risorse vengono impiegate seguendo la logica della distribuzione a pioggia piuttosto che riferendola a parametri di produttività didattica e culturale delle Istituzioni Musicali; ben venga quindi una logica meritocratica che mi sembra forse l’aspetto più interessante della riforma, soprattutto se applicata al reclutamento dei docenti.

Lei insegna attualmente al Conservatorio di Udine, ci vuole parlare di questa struttura e delle iniziative che avete in programma per quest’anno accademico?

Il Conservatorio di Udine rappresenta per me un punto di arrivo per quanto riguarda la mia carriera accademica e penso che , salvo imprevisti, sarà difficile che lo abbandoni; ho fatto questa scelta per svariati motivi tra cui i più significativi sono la pregressa conoscenza dell’ambiente e di molti colleghi dovuta ad una serie di supplenze che avevo fatto all’inizio della mia carriera e l’idea che una città universitaria come Udine potesse offrire agli studenti strutture scolastiche e logistiche di prim’ordine, considerando il fatto che la metà degli studenti presenti nella mia classe sono stranieri. Ho considerato poi il fatto che la sua collocazione geografica potesse avere un bacino d’utenza molto vasto (vista la presenza in regione di un solo altro Conservatorio) che si proietta e si amplia verso paesi stranieri quali l’Austria, la Slovenia, la Croazia. Attualmente il Conservatorio udinese è in fase di ampliamento e ristrutturazione per dare vita, nel giro di qualche anno, ad una vera e propria “cittadella della musica” che vuole porsi come punto di riferimento per le attività musicali e culturali dell’intera regione. Devo riconoscere che in questa realtà le possibilità che ho avuto di poter realizzare iniziative importanti e determinanti per gli studenti (concerti, masterclass, seminari) sono state moltissime ed hanno goduto sempre del sostegno umano, economico e logistico da parte di tutte le componenti scolastiche (…e non è poco visto il totale immobilismo che ho vissuto in altre realtà); per quest’anno sono previsti (nell’ambito di una masterclass annuale per gli studenti del biennio specialistico) tre incontri con il M° Pavel Steidl che sono in via di definizione e un interessantissimo seminario tenuto dal M° Elena Casoli sul repertorio contemporaneo e sui nuovi linguaggi.

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