Che nessi ci sono tra architettura e musica?
La musica sta assumendo sempre più un carattere preponderante nella nostra vita, attenzione ho scritto preponderante .. non importante. Da una ricerca commissionata da Scf (Consorzio fonografici italiani http://www.scfitalia.it/) risulta che in media un italiano ascolta 60 minuti di musica al giorno, di cui buona parte per radio, mentre stiamo guidando, oppure in treno, in aereo o sui mezzi pubblici, oppure mentre facciamo sport, o studiamo o lavoriamo.
Tutta musica personale, ovviamente, solo uno su 4 ricorda di aver ascoltato musica facendo shopping anche se poi 3 su 4 apprezzerebbero un buona programmazione musicale. Non solo nei centri commerciali, ma ovunque si condivida uno spazio con gli altri. Quanto detto potrebbe sembrare scontato, ma contiene forse i presupposti per una riflessione sullo spazio sonoro o, meglio, sulle iniezioni sonore nello spazio urbano.
Il caos urbano, gli stridori del traffico, la sovrapposizione delle voci e i suoni ritmici degli agenti atmosferici sono parte integrante della percezione urbana. Una piazza silenziosa è deserta, vuota, senza vita. In una parola metafisica. Lo spazio urbano è permeato, inondato, posseduto dal suono urbano sicché la fruizione di uno spazio è assimilabile alla scena di un film, quindi definita dalla giustapposizione di due registri percettivi, quello dell’immagine spaziale e quello dell’effetto sonoro.
In questo senso di può leggere l’iniziativa di diffondere musica classica nell’ambito esterno della zona d’ingresso della stazione ferroviaria di Amburgo, in uno spazio che abbraccia le porte d’entrata e arriva fino a 8 metri di distanza dalle mura, fino allo spazio del marciapiede e dell’entrate della metro. Dalle 3 del pomeriggio alle 10 di sera, tutti i giorni della settimana vengono diffuse musiche classiche, il programma viene cambiato ogni due mesi.
Oppure come ad Anversa, dove circa 9 anni fa i negozi di Driekoningen Straat, all’interno del quartiere di Berchem hanno creato un’associazione che ha trasformato la strada commerciale in una via sonora, il tutto finanziato direttamente solo da privati.
Il suono (intendiamo il suono spaziante) potrebbe attirare e respingere persone, potrebbe generare e controllare i flussi, oppure esserne una conseguenza.
Video: Hydrophonic Sound Fountains
Una piazza vuota, per esempio, potrebbe calamitare, attirare, incuriosire e svelarsi attraverso il suono. Occorre dunque scoprire la forza, la potenzialità del suono nel tratteggiare campi spaziali a forte valenza induttiva.
L’informatica, rappresenta poi, un punto centrale di convergenza. Essa ha aperto nuovi orizzonti anche alla ricerca musicale, primo tra tutti quello della propagazione del suono nello spazio. Sarebbe impensabile oggi il giardino sonoro senza la tecnologia digitale, malgrado questa non sia visibile. In questa cornice va comunque osservato che le perplessità riguardanti l’architettura e la musica e il loro rispettivo rapporto con l’informatica sono della stessa entità. Oggi è possibile raggiungere un certo livello di complessità formale affidandosi passivamente all’ausilio dei software, ricorrendo a operazioni di modellazione delle superfici. Allo stesso modo è possibile comporre un brano musicale affidandosi ai programmi di manipolazione e distorsione sonora. Il principio è identico, malgrado i linguaggi espressivi operino su differenti livelli percettivi, ma l’obiettivo principale da perseguire in questa fase storica è l’uso creativo dei software, intesi come infrastrutture per conseguire obiettivi reali, esigenze precise e meditate.
Video: The Singing, Ringing Tree
Simpatia, gioco, divertimento, relax. Questo sembra regalare la musica, ma le potenzialità sono enormi: una buona educazione musicale potrebbe trasformare il volto delle nostre città e lasciare in sottofondo il caos, il rumore del traffico, l’inquinamento acustico. La musica potrebbe valorizzare le caratteristiche di una piazzatta, di un vicolo, creando un soundscape adeguato, trasformandosi da forma d’arte a elemento di socializzazione, ridisegnando gli spazi alla luce di una concezione innovativa del sound design.
Empedocle70
A dusk to dawn collaboration with dublab featuring performances by Albert Ortega, Steve Roden, Unrecognizable Nowand White Rainbow, dublab djs and video by Jessica Bronson, Cal Crawford, Carole Kim and Matt Sheridan Recorded July 19, 2008 Camera: RJ WardEditing: Cal Crawford Produced by SASSAS and dublab
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