La prima domanda è sempre quella classica: come è nato il tuo amore e interesse per la chitarra e con quali strumenti suoni o hai suonato? Qual è il tuo background musicale?
Credo che parlare di amore per la chitarra nel mio caso non sia del tutto corretto. Considero la chitarra solo un mezzo, il mio mezzo privilegiato per accedere a un mondo personale di suggestioni.
Vengo da una famiglia completamente estranea al mondo dell’Arte, ma furono i miei genitori, con grande intelligenza e sensibilità, a indicarmi la possibilità di cominciare a studiare chitarra. Ma non mi sono mai sentita “solo”chitarrista: ho infatti alle spalle una maturità artistica e un anno di frequenza alla NABA (Nuova Accademia di Belle Arti, con indirizzo Fashion and Textile Design) di Milano. Un giorno, impaziente di acquisire fra le mie mani e dentro di me le capacità per esprimere me stessa, capii che dovevo fare una scelta, e scelsi la musica.
Ricordo, intorno ai dodici-tredici anni, degli ascolti che furono come folgorazioni: i primi furono la “Sagra della Primavera” di Stravinskij e il “Pierrot Lunaire” di Shoeberg. In seguito il “Choro da Saudade” di Barrios. Suonavo la chitarra da un paio d’anni e in seguito mi iscrissi alla Civica Scuola di Musica di Milano e feci i tradizionali esami di Conservatorio.
Attualmente suono una chitarra del bravissimo Angelo Vailati e ne ho suonata per diversi anni una di Lucio Carbone.
Ti sei diploma brillantemente come privatista al Conservatorio G. Verdi di Milano e attualmente frequenti il Master of Arts in Music Performance al Conservatorio della Svizzera Italiana di Lugano sotto la guida di Massimo Laura. Come ti trovi in Svizzera? Vuoi parlarci di questo Master?
Lugano è nella Svizzera Italiana, per cui molte cose sono simili all’Italia. Tuttavia per molti aspetti si respira un’aria diversa, un ordine maggiore.
Ho scelto di iscrivermi al Master di Lugano principalmente per il fatto che è un conservatorio che presta molta attenzione alla musica contemporanea e perché è centro di iniziative uniche nella branca della musica contemporanea, come per esempio la stagione “Novecento e Presente” o i vari festival gestiti in maniera intelligente, creativa e fresca. Posso dire che questo ambiente mi sta dando la possibilità e le risorse per realizzare i miei progetti, anche quelli meno tradizionali.
E poi c’è l’ottimo rapporto umano-artistico con il mio insegnante principale Massimo Laura.
So che stai frequentando, presso l’ IRMus, il corso di chitarra elettrica per la musica contemporanea sotto la guida di Francesco Zago. Trovo eccezionale la presenza di un corso per la chitarra elettrica segno evidente che la musica contemporanea sta ormai appropriandosi di strumenti che appartengono e provengono da altri generi musicali, come funziona questo corso?
Eccezionale è anche il fatto che la Scuola Civica di Milano abbia avuto, prima di altri, il coraggio di investire su un corso così “all’avanguardia”. E il fatto che a insegnare sia un bravissimo musicista e compositore, non un chitarrista classico prestato all’elettrica, ma un chitarrista elettrico autentico che (nonostante gli studi di conservatorio) ha sempre fatto parte del mondo del rock contemporaneo e della musica contemporanea in generale.
Il corso prevede lezioni individuali e collettive di chitarra elettrica di repertorio contemporaneo.
Hai realizzato di recente una uscita discografica con AlchEmistica, la nostra netlabel dedicata alla musica classica e contemporanea, ci vuoi parlare di questo tuo progetto? Come hai scelto i brani?
“Fuoco Pallido” di Francesco Zago e “Nightly” di Andrea Tremolada sono brani a cui sono molto affezionata. Ne ho seguito la nascita e lo sviluppo, li ho studiati, ne ho discusso coi compositori e ho cercato sempre di stabilire un equilibrio fra quello che loro e la loro musica mi chiedevano e quello che io volevo da essa cercando in questo confronto delle assonanze, delle connessioni con il mio personale mondo immaginativo ed emozionale. Lavorare a contatto coi compositori è una delle cose che preferisco!
La Fantasia su Temi del Trovatore di Mertz mette in luce il mio grande interesse per l’opera lirica. In passato andavo spessissimo alla Scala, e sono sempre rimasta affascinata da quell’abnorme macchina che è il teatro d’opera: le scene, i costumi, i drammi, i cantanti che sono anche attori, le trame pittoresche delle opere italiane, il grande sipario rosso..
“…che move il sole e le altre stelle” di Simone Fontanelli è un brano che amo perché evidenzia un aspetto dolce ed etereo della chitarra e del mio modo di godere lo strumento, fatto di risonanze, piccole cellule, pochi palpiti, densità dell’assenza, silenzi morbidi sopra e sotto i suoni.
continua domani
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