venerdì 2 maggio 2008

Speciale Elena Càsoli: intervista di Empedocle70 parte seconda

Foto di Roberto Masotti


Empedocle70: Sembra essersi creata una piccola scena musicale di chitarristi classici dediti a un repertorio innovativo e contemporaneo, oltre a lei mi vengono in mente i nomi di Marco Cappelli e David Tanenbaum, David Starobin, Marc Ribot con gli studi di John Zorn … si può parlare di una scena musicale? Ci sono altri chitarristi che lei conosce e ci può consigliare che si muovono su questi percorsi musicali?

Elena Càsoli: Credo si possa parlare di una vera e propria comunità di chitarristi che a livello internazionale è interessata a suonare e a incentivare la nascita di nuovo repertorio per questo strumento nelle sue varie forme. Un repertorio che appartenga al grande flusso della musica di ricerca, quella che prima definivamo come Nuova Musica, che tiene strettamente in contatto la chitarra con il resto del mondo musicale attivo e di qualità. Si lavora molto, dedicando un’infinità di ore a nuove partiture per strumento solista o inserito in ensembles, ci si tiene in contatto via mail, ci si manda i nuovi cd per diffondere tra noi la conoscenza di questi pezzi appena scritti, c’è poca competizione e molta intesa e collaborazione. I nomi citati sono sicuramente parte di questa comunità e almeno aggiungerei, chiedendo scusa per quelli che dimenticherò o che ancora non conosco, Geoffrey Morris in Australia, Norio Sato in Giappone, Jürgen Ruck e Seth Josel in Germania, Pablo Gomez a Città del Messico, Pablo Marquez in Francia e Magnus Andersson in Svezia.

E.: Lei ha dedicato il suo talento e le sue chitarre al repertorio e ai compositori contemporanei, qual è il suo rapporto con la tradizione classica, suona mai pezzi che so del repertorio ottocentesco o rinascimentale?

E.C.: Certamente, mi sono formata con questo repertorio ed esso continua ad appartenermi profondamente. Lo suono in concerto, l’ho inciso, seguo gli allievi che lo studiano e lo amo molto. Non è in contraddizione, ma in condivisione del mio tempo e delle mie energie con il repertorio contemporaneo, anche se quest’ultimo per il suo carattere di work in progress continuamente in collaborazione con altri musicisti occupa una parte importante del mio lavoro.
Tanto penso che approfondire la conoscenza di un dato repertorio o autore sia importante, quanto credo che ogni musicista possa sviluppare un pensiero elastico, duttile, che gli consenta di spostarsi, non dico tra i generi –dote riservata solo a pochi- ma tra gli autori di uno stesso genere, arricchendo la propria prospettiva interpretativa e mantenedo alta la qualità artistica.

E.: Lei ha fondato LArecords, etichetta indipendente dedicata ad incontri e produzioni particolari tra musica e letteratura, vuole parlarci di questo progetto e delle sue realizzazioni?

E.C.: LArecords è un progetto fondato con Maurizio Pisati, nato per poter realizzare progetti discografici particolari dedicati all’incontro tra letteratura e musica, in progetti che non potevano trovare spazio nei cataloghi di altre label per le quali incidiamo. LA è la nota la, che nell’Inno di S. Giovanni viene ricordata come “labii reatum”, la colpa del labbro. Noi abbiamo inteso questa colpa come “il piacere di raccontare”. Così è nato il primo cd Taxi! Con musiche di Maurizio Pisati e testi di Roberto Sanesi, poeta e traduttore di Milton, Blake e Shakespeare, la cui voce narrante è diventata parte della musica, un documento che acquista un’importanza particolare ora che egli non è più tra noi. Shin-On è l’incontro tra un pittore giapponese e quattro compositori –due giapponesi e due italiani-. Intorno alle sue opere fatte di ruggine e carta velina sono nate queste musiche, che riecheggiano filastrocche giapponesi, suoni di teiera, tra soffi di flauti e chitarre. Il Copiafavole è stata invece la sfida di trasformare in musica suoni e ritmi di macchine fotocopiatrici, raccontando nove storie molto diverse tra loro, sino a diventare uno spettacolo dal vivo al Piccolo Teatro Regio di Torino nel 2002. Ora abbiamo pronto il master di un cd dedicato aVilla-Lobos e al Brasile, con una festa brasiliana dalla quale emergono racconti, poesie, ninnananne, le musiche di Villa-Lobos e infine anche la sua stessa voce che ci dice che “il cuore è il metronomo della vita”!

E.: Lei è presente con diversi video su youtube che la riprendono in situazioni particolari, spesso di musica-teatro e comunque diverse dal classico video del chitarrista classico inquadrato nell’atto dell’esecuzione musicale. Come mai queste scelte e lei pensa che come già avviene in altri ambiti musicali anche la musica classica possa essere adottata per un uso innovativo del mezzo video-multimediale, così come è avvenuto per la trilogia “quatsi” di Godfrey Reggio per le musiche di Philip Glass?

E.C.: Come spesso racconto, è seguendo i compositori, le loro creazioni, che mi trovo in queste situazioni dove più arti si incontrano. Sono contesti che amo molto, che mi incuriosiscono, pur non rinnegando il fascino per la “purezza” del concerto classico. La difficoltà è creare una interazione reale e profonda tra i diversi linguaggi utilizzati e non accostare semplicemente sullo stesso palco musicisti e artisti di varia natura che usano media diversi. Io credo che fusione e transdisciplinarietà tra i media utilizzati siano una condizione necessaria perché accada nello spettacolo qualcosa di speciale sia per gli artisti che per il pubblico, ma questo richiede tempo, lavoro e un’ispirazione forte.

E.: Oltre a svolgere una notevole attività come concertista (i lettori del blog se ne saranno accorti), lei è "Gitarre Professorin" presso la Hochschule für Musik und Theater di Berna come riesce a combinare queste due attività? A volte si ha l’impressione di una dicotomia tra le due “carriere”:che un concertista non riesca ad essere allo stesso tempo anche un insegnante…

E.C.: Per me sono due espressioni diverse ma interattive del mio essere musicista. La mia attività concertistica credo sia di stimolo e non di ostacolo per i chitarristi che lavorano con me a Berna, così come l’energia dei miei studenti è per me nutrimento come concertista. A Berna
ho la classe di Chitarra e di Interpretazione della Musica Contemporanea, oltre a gruppi di musica da camera e progetti particolari in collaborazione con i dipartimenti di Elettronica, Teatro, VideoLab. Questo fa sì che i chitarristi incontrino e lavorino accanto ad altri strumentisti, attori, compositori e imparino attraverso questo contatto a vivere la musica non come motivo di isolamento, ma come un mezzo di comunicazione con altri artisti e con il pubblico. Ciò che dico potrebbe sembrare un’ovvietà a chi non frequenta il mondo della chitarra classica, ma ha un fondamento, perché nel mondo chitarristico purtroppo l’isolamento ha a volte arenato talenti molto promettenti che, non nutrendosi del dialogo continuo con altri musicisti, hanno finito per non credere più in ciò che stavano facendo. E il primo a mettermi in guardia da questo pericolo è stato proprio Ruggero Chiesa, che più volte aveva assistito con tristezza a questa strana forma di “invecchiamento precoce”, come lui stesso lo definiva, del chitarrista classico. Io cerco di aiutare ognuno a scoprire la propria direzione, a capire il perché di questo desiderio forte di voler fare della musica la propria vita, e come si può realizzare attraverso le scelte di repertorio e i contatti con il mondo musicale. Nel momento in cui un allievo trova chiarezza nelle sue motivazioni manifesta uno slancio e una energia straordinari, acquista la capacità di studiare ore e ore fino a dare una forma concreta e personale alle proprie aspirazioni.


E.: Al di fuori della musica classica e contemporanea ascolta altri generi musicali?

E.C.: Ascolto di tutto, dal jazz che amo molto, a tante espressioni cosiddette “di confine”, al blues, alla musica etnica, da dischi che arrivano in casa portati da amici di passaggio o di ritorno da viaggi, dal Giappone al Cile. In questo periodo sto ascoltando in particolare Chet Baker e Bill Evans e i Sigur Ròs. Spesso ascolto Astor Piazzolla per approfondire il suo fraseggio così particolare, che lavoro con i gruppi da camera a Berna. Mi piace molto la musica tradizionale indiana e Federico Sanesi, percussionista esperto di tabla con il quale abbiamo di recente suonato al Comunale di Bologna, mi guida a volte alla conoscenza di artisti straordinari di quel mondo. In questo momento sto ascoltando l’ultimo cd di Paul Beier dedicato a Francesco da Milano e Perino Fiorentino, che mi ha regalato proprio Paul stamattina mentre ci raccontavamo degli ultimi concerti.

E.: Quali sono i suoi prossimi progetti?

E.C.: Ho suonato il 28 aprile con Sentieri Selvaggi la nuova opera di Filippo Del Corno a Milano, poi suonerò di nuovo in Quartetto con flauto, percussione e tabla a Milano in maggio con prime esecuzioni di Gabriele Manca e Giulio Castagnoli. A Berna sta partendo un mio nuovo progetto intitolato HANDS, che lavorerà sul potenziale espressivo delle mani degli artisti, musicisti, pittori, attori. Sempre in Svizzera sta per uscire un nuovo cd che raccoglie alcuni momenti dello Saitenfestival2006 di Berna, nel quale ci sarà Casoleia di Hans-Joachim Hespos, un pezzo per l’elettrica fortemente sperimentale e improvvisativo composto per me nel 2003. A giugno inizierò le registrazioni per un DVD prodotto da Limen che presenterà un panorama della chitarra contemporanea attraverso opere di autori italiani, da Malipiero e Petrassi a Morricone e Donatoni, fino a Pisati e Manca. A ottobre ci sarà anche una masterclass al Conservatorio di Venezia e poi concerti con Jürgen in Germania.


Grazie per la Sua cortesia, disponibilità e gentilezza. Un grande bocca in lupo per i Suoi nuovi progetti e il Suo futuro artistico


Empedocle70



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