venerdì 16 aprile 2010

Intervista a Florindo Baldissera e Vittorino Nalato, quarta parte


Ascoltando la Vostra musica ho notato la tranquilla serenità con cui vi approcciate allo strumento indipendentemente dal repertorio, dal compositore, dallo strumento che adoperate, dimostrando sempre un totale controllo sia tecnico sia emotivo. Quanto è importante il lavoro sulla tecnica per raggiungere a questo livello di “sicurezza”?

V.N. La tecnica è fondamentale: da essa si parte per poi esprimere la propria musicalità.

F.B. E’ essenziale nella misura in cui per esprimermi pubblicamente devo padroneggiare con sicurezza il linguaggio strumentale e le sue sfumature. Vorrei però che nel vocabolo tecnica fossero comprese tutte le essenziali componenti conoscitive che formano il fatto esecutivo: l’ascolto, il ritmo, la lettura, il fraseggio, la memoria, la gestualità, la diteggiatura, lo stile, la pronuncia e la cultura musicale e non solo.


Luciano Berio ha scritto “la conservazione del passato ha un senso anche negativo, quanto diventa un modo di dimenticare la musica. L’ascoltatore ne ricava un’illusione di continuità che gli permette di selezionare quanto pare confermare quella stessa continuità e di censurare tutto quanto pare disturbarla”, che ruolo può assumere la musica contemporanea in questo contesto?

F.B. E’ una domanda difficile. La tradizione ci rassicura, l’avanguardia ci destabilizza, ma ci incuriosisce. Credo che la musica contemporanea sia troppo distante e isolata nel panorama culturale di oggi per poter essere considerata a pieno diritto una vera “voce”. Una riflessione sull’efficacia della musica come comunicazione gioverebbe sicuramente ad una rinascita musicale più ampia. E la strada di Elena Casoli mi sembra che, in questo àmbito, si snodi nella giusta direzione.

Come vedete la crisi del mercato discografico, con il passaggio dal supporto digitale al download in mp3 e tutto questo nuovo scenario?

V.N. In modo negativo.

Consigliateci cinque dischi per voi indispensabili, da avere sempre con se.. i classici cinque dischi per l‘isola deserta..

V.N. Bach – Variazioni Goldberg di eseguite da G. Gould
J. Bream & J. Williams LIVE
Parkening plays Bach
Bach Messa in si minore – H. Karajan
J. Dowland – Complete music for solo lute – J. Lindberg

F.B. I dischi di Jordi Savall (praticamente tutti)
Il disco celebrativo dei 50 di carriera di Andrés Segovia
Il Bach di Glenn Gould, di Andras Schiff e di Gustav Leonhard
Lo Scarlatti eseguito da Ottavio Dantone (CD Amadeus)
L’ultimo concerto di Emil Gilels (CD Ermitage)
I dischi di Julian Bream (esclusi solo alcuni) e quelli di Oscar Ghiglia
Il 2° Concerto di Rachmaninov con Sviatoslav Richter al pf
Gaspard de la nuit di Ravel eseguito da Arturo Benedetti Michelangeli
E molti altri (credo però che nell’isola ci andrò con un grosso baule)

Quali sono invece i vostri cinque spartiti indispensabili?

V.N. Bach – Preludio, fuga e allegro BWV 998
Bach – Chaconne
B. Britten - Nocturnal
S. Dodgson – Partita for Guitar
A. Josè – Sonata

F.B. Giuliani, Sonata op. 15
Sor, Variazioni op. 9 e i Minuetti
Castelnuovo Tedesco, Sonata op. 77
Martin, 4 Pièces brèves
De Falla, Homenaje

Il Blog ha aperto di recente una nuova rubrica dedicata ai giovani neodiplomati e diplomandi, che consigli si sente di dare a chi, dopo anni di studio, ha deciso di iniziare la carriera di musicista?

V.N. Di continuare, mantenendo sempre costanza, tenacia e passione per la musica, nonostante le numerose difficoltà.

F.B. Di non arrendersi e di amare ciò che fanno.

Con chi vi piacerebbe suonare?

V.N. Con J. Williams.

F.B. Con Giuseppe Pepicelli

Quali sono i vostri prossimi progetti? Su cosa state lavorando?

V.N. e F.B. Stiamo lavorando alla preparazione del prossimo CD, anch'esso dedicato interamente a Bach, con l'ausilio di una chitarra accordata una quarta sopra per aumentare l'estensione strumentale.

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