lunedì 19 aprile 2010

Speciale Gigi Masin



Nato a Venezia nel 1955, è nella scena musicale dai primi anni '70, prima suonando in alcuni gruppi rock/blues poi come solista, con uno stile blues/folk riminiscente di John Martyn e Dick Gaughan.

DJ radiofonico della prima ora, è considerato da molti un anticipatore dell'uso dei giradischi nel creare e manipolare suoni, iniziando dalla metà degli anni '70 una serie di concerti con giradischi, mixer, registratori e ‘tape loops’, in teatri, chiese ed in varie manifestazioni.

Dal 1977 ha stabilito una duratura collaborazione con lo scrittore e poeta Massimo Palladino che ha permesso di realizzare spettacoli teatrali e commedie radiofoniche.

Come regista e autore ha una lunga serie di collaborazioni teatrali. Ha realizzato o curato molti cortometraggi e audiovisivi ed è stato, negli anni ’70, doppiatore e voce in alcuni cartoni animati e musiche per l’infanzia.

Il primo disco esce nel 1986 ("Wind") ed è un lavoro autoprodotto che è considerato un anticipatore della teoria delle 'Creative Commons'. Segue nel 1989 “Les Nouvelles Musiques Du Chambre” con il musicista inglese Charles Hayward per l'etichetta belga SUB ROSA. Nel 1991 esce "Wind Collector" condiviso con Alessandro Monti ed Alessandro Pizzin.

Dopo un lungo periodo esce nel 2001 "Lontano" (una raccolta di brani del decennio precedente) e nel 2003 "Moltitudine In Labirinto" (condiviso con Giuseppe Caprioli) entrambi per l'etichetta romana Ants/Silenzio Distribuzione.

‘Moltitudine in Labirinto’ viene descritto come ‘’..un ibrido fascinante, una nuova musica moderna, dall’aspetto plumbeo e dolente, una voce perduta nei labirinti della memoria..’’.

Molti musicisti hanno riproposto (anche campionandola) la sua musica, prima tra tutti la cantante islandese Bjork ('It's In Our Hands' nel suo "Greatest Hits") e tra gli altri Robert Lippok, i To Rococo Rot, Alessandro Monti, il pianista Luca Miti, Alessandro Pizzin.

Con il pittore e grafico portoghese Luis Filipe Cunha inizia una proficua collaborazione che permette di pubblicare, tra l’altro, due dvd di immagini e musica (‘Portofolio’ nel 2005, ed ‘Ilustrat’ nel 2007).

Nel 2008, grazie alla volontà di Mirco Salvatori, esce un nuovo lavoro per la net label Laverna, intitolato "The Last DJ". Questo lavoro è in effetti un ritorno alla musica, perchè a parte qualche sporadica collaborazione, è la prima pubblicazione dopo ben 10 anni di assenza.

Così Marco Carcasi scrive di ‘The Last DJ’ su Sand-Zine nella primavera del 2008: “….nome storico senza mai aver ambito ad esserlo, un fluire di immagini romantiche disseminate lungo gli anni, album splendidi, che erano ancora neri e grandi ed il piccolo cd ancora non c’era. Uno del quale si erano accorti prima i To Rococo Rot (che gli avevano campionato un pezzo senza neanche dirglielo), uno del quale si era a sua volta accorta Bjork, ma dalle nostre parti poco o nulla la visibilità concessagli. Masin proseguiva imperterrito il suo cammino, un piano, dell’elettronica... Un’esposizione pubblica defilata e discreta, splendori dissimulati lungo il cammino come molliche di pane. Storie che quando ci entravi in contatto sapevi sin da subito che, in una maniera o nell’altra, l’avresti portato tatuato per sempre nel cuore.



Un esporsi gentile, frettolosamente mortificato come ‘ambient – elettronica’ ma è, appunto, un mortificarlo. Satie, Brian Eno, l’evocazione di un sobrio John Martyn, Steve Reich o Terry Riley. Eppure tanta magnificenza sembra produrre un bel nulla a livello di interesse, flebili segnali esterni ma mai troppo intensi (il bellissimo album del 1989 per la belga Sub Rosa, qualcuno lo ricorda?). Le cose che cambiano, la famiglia che cresce, il tempo che passa. Difficoltà e piaceri più intensi. Poi, nel settembre del 2007 la beffa: lo studio di Gigi che si riempie di acqua, l’intera strumentazione di una vita, l’archivio, tutto sommerso e distrutto. Pare la fine, ma Mirco Salvatori non molla, costringe Gigi a riflettere su quel che ha salvato, forse è il caso, potrebbe essere… proviamoci. ‘The Last DJ’ riparte da dove aveva lasciato, l’omonimo brano di apertura piega le gambe, irrimediabilmente romantico, irrimediabilmente necessario. L’elettronica circolare che avvolge molti brani, la sensazione tangibile del ‘non completo’, la certezza che questo è un regalo”.-

2 commenti:

Anonimo ha detto...

un vero poeta!

Gianni Dalrio
g.dalrio@libero.it

Andrea Aguzzi ha detto...

Ciao Gianni! Aspeta a leggere l'intervista ;-D