giovedì 8 aprile 2010

L'Originale prima parte di Empedocle70


Qualche tempo fa, ritornando a casa dopo un concerto con un amico, riflettevamo sul fatto che mentre un pittore una volta terminate la sua opera, chiude in un certo senso il discorso attorno al suo lavoro, un musicista in realtà non termina mai le proprie musiche. Mesi passati a studiare un brano, che magari si esegue e esaurisce in pochi minuti, e ancora mesi che dovrà passare a ristudiarlo, magari per presentarlo sotto un’altra luce e con una nuova interpretazione, in un ciclo infinito che, con buona pace delle registrazioni discografiche, non vede mai partorire un Originale.
In questo ambito il potere delle arti visive si trova ad un livello sconcertante. La potenza dell'Originale. rappresenta infatti un valore estetico e feticistico che, nonostante tutti i tentativi operati da parte di chi opera con l’arte concettuale di derogare a tale principio e nonostante le migliori speranze di Walter Benjamin, il potere della Aura dell'Originale continua a risplendere e a esercitare il suo fascino, il fascino dell’autentico, tanto potente nella sua morsa, così come lo è nella sua totale falsità. Non mi credete? Penso che i recenti successi di vendite e i record segnati dalle case d’asta in merito alle quotazioni di opere d'arte contemporanea ne siano un buon esempio.

Il supplemento Arteconomy del Sole24Ore titolava nel settembre 2008 Un’insaziabile voglia di Bacon al sangue dando alcune cifre (da capogiro) sulle quotazioni raggiunte dall’artista: “Lo scorso anno, Al-Mayassa, figlia dell’emiro del Qatar, spendeva 35,5 milioni di euro per «Studio per Innocenzo X», 1932. Poi a febbraio, Joseph C. Lewis, miliardario inglese proprietario del Tottenham Hots (curiosa la passione baconiana del mondo del calcio) acquistava «Triptych 1974» per quello che oggi sembra un prezzo d’occasione, 32,7 milioni di euro. Si dice che sia stato un miliardario irlandese ad aggiudicarsi il trittico del 1975 «Autoritratto», venduto da Christie’s lo scorso giugno per 21,3 milioni di euro. Secondo Gerard Faggionato, rappresentante per l’Europa della proprietà Bacon (la mostra «Le donne di Francis Bacon» apre l’8 settembre nella sua galleria), «il mercato di Bacon è diverso da quello di Warhol per il semplice fatto che non ci sono abbastanza opere per tutti». Bacon ha distrutto molti dei suoi quadri e dopo la sua morte sono state scoperte nel suo studio 98 tele ridotte in pezzi. La sua intera opera si compone all’incirca di appena 600 quadri. L’anno scorso l’artista è salito al terzo posto, alle spalle di Warhol e Picasso nella classifica di ArtPrice dei migliori risultati in asta, mentre nel 2003 occupava appena la settantasettesima posizione.”

http://www.arteconomy24.ilsole24ore.com/news/news.php?type=quotazioni&id=279&

Nessuna allusione di sorta sui meriti estetici della pittura, ma ampia disquisizione sui loro meriti finanziari e sul fatto che la morte dell’autore e la successive scoperta di alcuni inediti (come sono? Perchè non li ha distrutti?) non potevano che utilmente promuovere il valore delle sue tele, poiché non vi è nulla come la morte o un po’ di velata schizofrenia per aggiungere qualche vitale e penosa rifinitura di autenticità artistica.
Ammettiamolo: la gente non posso farne a meno che correre attorno a un Originale. Siete mai stati al Louvre? Folle intere raggrumate in attesa di sfilare in riverente omaggio davanti alla teca di vetro antiproiettile contenente la prova dell’esistenza della Gioconda di Messer Leonardo da Vinci, come ipnotizzati e sedotti da anni di propaganda sulle proprietà intrinseche e sul potere di elevazione dell’arte.
Assieme all’autentico desiderio di esaminare la pittura e la meditazione le sue qualità, si avverte una sensazione di fondo che essere vicini alla Gioconda vuol dire essere esposti al misterioso, spiritualmente nutriti dai raggi che partono dalla suo essere vecchia di secoli, dalla vernice screpolata, la magia di un passato immortale creato da Messer Da Vinci e trasmesso attraverso le sue opere.
Questa è l'Aura, e si può anche non crederci, ma nella misura in cui essa esercita tale innegabile effetto magnetico, essa esiste. E ciò che emanano tutti gli oggetti definiti come opere d'arte, tra cui e a prescindere dalle sue intenzioni, anche il pitale di Marcel Duchamp. Possedere un tale “cesso” è come possedere la pietra filosofale che tutti desiderano, o una sacra reliquia della Vera Croce, o un pezzo di autentica anima immortale? O forse si limita semplicemente a confermare che sei un estremamente ricco, e quindi, una persona estremamente importante.

Probabilmente molti di coloro che frequentano le sale di concerto di musica classica, e l’opera lirica in particolare, lo fanno nella speranza di una sorta di crescita, di elevazione, sia spirituale che sociale. Tuttavia, nella musica, non vi è alcun equivalente all'Originale. Vi è un certo commercio di cimeli, anche se si parla di quotazioni al massimo per migliaia di euro e non di milioni, dai sottobicchieri su cui sono stati scarabocchiati i testi delle canzoni alle chitarre di Hendrix. E’ difficile da capire ciò che motiva le persone che comprano queste cose: la superstizione, la vanità? Che cosa immaginano di avere in loro possesso le persone che acquistano il pianoforte bianco di John Lennon?

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