sabato 17 aprile 2010

Recensione di Bach Guitar Duo di Florindo Baldissera e Vittorino Nalato


A distanza di secoli dalla sua scomparsa e dalla sua riscoperta grazie a Mendelssohn la presenza e l’importanza quasi fisica di Bach nell’ambito della musica occidentale sembra non aver ancora esaurito la sua influenza e, cosa ancora più importante, le possibilità di esecuzione e di esplorazione di quel formidabile bagaglio musicale e culturale che il Grande Maestro ci ha lasciato in eredità.
Le sue musiche rappresentano cioè all’interno della immensa biblioteca musicale una ulteriore biblioteca, un cosmo organizzato e definito in forma aperta che generosamente lascia ai suoi interpreti sempre nuove libertà espressive e artistiche rinnovandosi di continuo e senza dover riconoscere alcun tributo formale al dio Kronos, della cui nefasta opera sembrano immuni.
Scrive il saggista Luciano Berio nel suo bellissimo libro “Un Ricordo al Futuro” a proposito dell’importanza della trascrizione: “La trascrizione è stata spesso uno strumento per commentare e assimilare elementi ed esperienze del passato e di altri luoghi. Questa è la ragione per cui è difficile a volte attribuire confini precisi al vasto territorio della trascrizione.”
Questo cd rappresenta un perfetta traduzione musicale di queste parole, come scrive Melita Fontana nel libretto che accompagna questo cd: “Le Tonalità sono spesso trasportate e alcune linee hanno subito spostamenti di ottava. … La struttura linguistica dei brani (temi, forme armonie) è rimasta in ogni caso inalterata, dal momento che gli adattamenti sono stati limitati alla componente idiomatico-strumentale.” Florindo Baldisssera e Vittorino Nalato con le loro chitarre rielaborano il Testo musicale di Bach donandogli nuova linfa e ottenendone in cambio nuove idee e forza questo perché (sempre Berio) “Se un pensiero musicale vuole manifestarsi pienamente in rapporto a un testo, deve essere capace di modificare quel testo e, pur essendone condizionato, condurre su di esso una trasformazione analitica.”
In questo senso QUESTA è la bellezza che traspare nelle note di questo cd: la capacità di rimanere nell’ambito della tradizione e allo stesso tempo il coraggio di operare delle trasformazioni formali che non ne alterano il contenuto, chi si aspetta di ascoltare dei chitarristi che eseguono Bach con il pensiero di Segovia ne rimarrà deluso, chi saprà accettare queste nuove trascrizioni ascolterà Bach con orecchie nuove traendone nuovi spunti e nuovi pensieri e, in un certo senso, questa è la sfida che attende tutta la musica classica.
Concludo citando ancora Berio: “… tutto può diventare musica a condizione che questa totalità possa essere musicalmente concettualizzata , analizzata e tradotta su livelli diversi. Tale concezione e tale traduzione sono possibili solo con la nozione di musica come Testo: un testo pluridimensionale in continua evoluzione.”
Baldissera e Nalato hanno superato la prova dell’ipertesto di Bach.

Empedocle70

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