sabato 3 aprile 2010

Recensione di SyntaxError di Marco Cappelli


Datato 2001 in realtà questo cd potrebbe essere stato realizzato in un momento qualsiasi tra il 1991 e adesso, l’essere infatti stato concepito come uno zibaldone sonoro e un game piece lo pone al riparo di qualsiasi possibile svalutazione derivante dal trascorrere del tempo. Attraverso i cinque brani dai titoli programmatici come Pulp Music, Organi senza Corpo, Ambient Music, Comic Music si dipana un percorso dove gli esperimenti chitarristici di Marco Cappelli con le elettroniche di Daniele Ledda e le percussioni di Roberto Pellegrini generano una musica senza confini, citazionistica, labirintica e dove il collante principale è l’improvvisazione.
Il libretto riporta la seguente frase “agli autori della musica, dei film e dei libri che hanno alimentato la nostra curiosità onnivora dall' infanzia ad oggi, ed in particolare a: Quentin Tarantino, Tob Hooper, John Zorn, Marc Ribot, Bill Frisell, Led Zeppelin, Fernando Sor, Francisco Tarrega ed infine agli anni '60, '70, '80 e '90 del secolo dei secoli” e l’inizio è infatti cinematografico con le battute di Pulp Fiction che si rincorrono ossessive, accompagnate da screzi elettronici e spruzzi chitarristici. Il gioco è nel riuscire a trovare in questo helzapopping sonoro i vari riferimenti musicali senza limiti geografici, temporali, gerarchici: si passa con assoluta disinvoltura dai riff di Jimi Page, alle canzoncine popolari, da ricordi alhambrandeschi riverberati a canti partigiani, dalla disco dello Studio54 alle chitarre oblique di Mr. Ribot, dalle pubblicità di Carosello alle colonne sonore dei B-movies. Più divertente di Endtroducing di DJ Shadow, più semiologico di Songs Of A Dead Dreamer di Dj Spooky. Irriverente. Intelligente. Colto. Ironico. Fumettistico. Jacovittiano. Cinematica. Mi piace da matti. Non resta che fare “Time warp again”.

Empedocle70

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