sabato 24 aprile 2010

Recensione di The Infant T(h)ree, Laverna, 2010


The “Fourth world”. La tromba di John Hassell. Sound is deep, in the dark. I cani randagi. Il suono come immersione. Le spezie. Un colore blu cobalto. La notte come rifugio. Il sogno come chimera. Il suono 4AD. La morte può ballare? Tre Infanti. Three Immaginary Boys. Un pianoforte liquido.

Prima uscita discografica dei Tre Infanti Mirco “Micromix” Salvatori (già intervistato per lo speciale sulla net label Laverna), Gigi Masin (che abbiamo già incontrato e intervistato qui sul Blog) e Max Berizzi alla tromba, e prima mia recensione su un “qualcosa” che non sia su supporto fisico. Il “disco” in questione è infatti liberamente scaricabile dal sito della Net Label Laverna, esempio perfetto di prodotto musicale concepito e realizzato per il libero download e tutelato da una licenza Creative Commons.
Scaricato da internet, direttamente sul mio lettore mp3 (ribadisco, non ho un i-pod) e ascoltato più volte questo “disco” ha scatenato in me una divertente caccia alla citazione e al link musicale. E’ un disco fatto di intrecci e di passioni, questo. Passione per la musica ambient, per un suono anni ’80, ora scarno e minimale, ora cupo e lussureggiante, che tradisce una vita dedicata all’ascolto, un desiderio di accumulazione feticistica verso il vinile, la volontà di dimostrare che si esiste e che si esiste attraverso le proprie esperienze, una sedimentazione raffinata di suoni e una produzione musicale curata in maniera certosina.
Il desiderio non scomparire, di non volere diventare merce massificata, di ritagliarsi un proprio spazio esistenziale, di dire sono qui e ora e non sono un prodotto, di voler, dopo tanto aver ascoltato, dopo tanto aver amato, dire “ci sono, ascoltatemi, perché avrei tanto da dire e mi manca l’aria” in questa società che consuma tutto, fagocita tutto e vomita tutto senza gustare niente perché non ha tempo (crede di non avere tempo) e ha invece l’arroganza (e la vigliaccheria e l’ignoranza) di chi crede che tutto le spetti subito e gratis.
Ascoltateli, dategli una possibilità perché la meritano e perché dietro a questi suoni c’è un’idea, ci sono tre persone, ci sono migliaia di ore di ascolti e esperienze che non immaginate (ho visto le loro discoteche e se sono quello che sono ora lo devo anche a loro), c’è bella musica, c’è una possibilità e .. cazzo .. è free, non ci sono scuse.

Tre Infanti o forse Three Immaginary Boys.

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